•  
  •  
  •  
Apri le opzioni

Rassegna stampa di Marco Bellocchio

Marco Bellocchio è un attore italiano, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, è nato il 9 novembre 1939 a Bobbio (Italia). Marco Bellocchio ha oggi 84 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.

LIETTA TORNABUONI
Specchio

Marco Bellocchio, bravissimo regista, esempio di coerenza in politica e nelle idee, anticonformista per sempre, ha fatto con Il regista di matrimoni, a 67 anni, un bel film avventuroso, divertente, ironico e autoironico, intorno a una figura che ha sempre fatto piangere il cinema italiano: il regista in crisi, qui interpretato da Sergio Castellitto. È un gran film, capace di armonizzare l'estetica visiva con la comunicazione di ideali, aspirazioni, rabbie.

EMANUELA MARTINI
Il Sole-24 Ore

È, forse, l’occhio più raffinato prodotto dal nostro cinema negli ultimi trent’anni. La qualità delle sue immagini, delle sue scelte cromatiche e dei suoi contrasti, delle sue ricercate oscurità e delle sue volute sgranature, ha una pulizia riscontrabile solo in quel grande tessitore di forme che è Godard (cui lo accomuna anche il lavoro incessante su musica e sonoro). È anche l’autore italiano che negli ultimi trent’anni, con 27 film (compresi film militanti, documentari e cortometraggi) è rimasto più legato a un percorso di ostinata originalità e ricerca; che, più di tutti gli altri, ha rifiutato di lasciarsi adescare dalla logica del mercato, anche (e magari soprattutto) quando si è trattato di quel "mercato di qualità" (qualità politica prima e qualità artistica poi) che ha sedotto ed edulcorato tanti degli autori emersi come lui a metà degli anni Sessanta.
Marco Bellocchio, a differenza dei Petri e dei Rosi, non si è abbandonato alle suggestioni del "cinema politico" che all’epoca pacificò tante coscienze d’artista e che certamente avrebbe accolto a braccia aperte il giovane autore del rivoluzionario I pugni in tasca (tranne che in un caso, e non a caso non uno dei suoi film migliori, Sbatti il mostro in prima pagina, che accettò di dirigere dopo che il regista Sergio Donati si era ammalato). E dopo, a differenza dei Taviani, non si è lasciato neppure ingannare dall’eleganza un po’ stantia del cinema d’autore fine a se stesso, della riproduzione letteraria che, forte di radici colte, abbandona i legami con il suo tempo. Il Principe di Homburg, tratta il conflitto romantico tra utopia e razionalità, tra eroismo individuale e necessità della legge, con una modernità inquietante, sottolineata da uno stile che rifiuta vezzi ed estetismi, per condurre il conflitto tra il Principe e l’Elettore su un set di oscure profondità inconsce. E altrettanta lucidità ci si aspetta dalle sue prossime escursioni "letterarie" (Il mercante di Venezia da Shakespeare e La balia da Pirandello), che sembrano corrispondere oggi alla sua naturale evoluzione d’artista, una volta conclusa (nel 1994), con Il sogno della farfalla la fase "analitica" nata dalla ricerca e dalla collaborazione con Massimo Fagioli.

GIAN PIERO BRUNETTA

In questa formazione di attaccanti il più giovane e irruente è Marco Bellocchio, che esordisce ad anni Sessanta avanzati, quando ormai la situazione registica pare assestarsi su posizioni più arretrate.
«En la Mostra de Venecia de 1966, en una sala parroquial del Lido, en la qual suelen proyetarse los film 'no oficiales', los rechasados por el certamen y les que se repiten cuandò gustan mucho, I pugni in tasca costituyé la revelación de un desconocido». Queste parole del critico spagnolo Ricardo Munoz Suay rievocano e restituiscono la memoria di un'esperienza e sensazione collettiva di chi aveva assistito alla proiezione del film di Bellocchio: la sensazione e l'esperienza di essere di fronte a un'opera destinata a segnare una svolta nel nostro cinema. Da anni non si assisteva a un così immediato coinvolgimento della critica nei confronti di un'opera prima. Non a caso, a più riprese viene citato il ricordo di Ossessione.
Attorno a Bellocchio si mobilita, da parte dei rappresentanti della critica marxista più giovane, un fronte di consensi e di dibattito molto ampio. Mentre per il film d'esordio di Visconti ci si trovava di fronte al prodotto di un lungo lavoro collettivo anteriore, I pugni in tasca nasceva dalla carica e dalla rabbia di un singolo autore di ventisei anni e da un'aggressiva volontà di rivolta contro le istituzioni e, prima di tutto, contro la famiglia. I pugni in tasca non appare tanto importante ancora oggi per la sua capacità di interpretare «lo spirito di un'epoca», quanto per le sue capacità predittive e prolettiche. Il film enuncia, a partire dal nucleo minimale che fonda la società italiana, un malessere che avrà nel breve periodo una evoluzione e degenerazione patologica capace di produrre effetti catastrofici. Un'intera generazione vi si riconosce, lo sceglie come piano e punto ideale di riferimento. La famiglia appare, anche in seguito, come il microcosmo esemplare in cui si riproducono i rapporti della società esterna, il punto d'incrocio tra l'individuo e tutte le strutture autoritarie diffuse nel sociale. Poco per volta, per via di sostituzioni progressive, lo sguardo si sposta oltre lo spazio chiuso della casa per entrare in altri universi dall'analoga struttura concentrazionaria: il collegio, la scuola, la caserma, il manicomio. Nella sua opera degli anni Settanta (II gabbiano, Salto nel vuoto) Bellocchio torna alla realtà dei suoi esordi, per misurare la distanza e il senso del suo percorso stilistico e ideologico. Film dopo film, con risultati alterni, egli investe nelle opere il senso della propria esperienza. A partire dalla Cina è vicina cerca di variare il suo sguardo, allargare l'analisi ai meccanismi delle istituzioni, mettersi in discussione anche sul piano delle scelte stilistiche. Certo il peso del senso prevale e pochi critici osservano in prima battuta le caratteristiche del processo espressivo. È un lavoro che va fatto partendo dall'evidenza del segno e muovendosi in direzione del senso.

BARBARA PALOMBELLI

«La cuccagna promessa da Silvio Berlusconi non è mai arrivata. La grande promessa, il ricco premio, la tombola annunciata non li abbiamo vinti. Non mi ha stupito il suo successo elettorale: penso che se il tenore di vita collettivo si fosse innalzato, avrebbe continuato a vincere. La caduta delle ideologie ha lasciato il Paese in baiìa degli eventi e delle emozioni: mi deprime vedere il fronte laico che annaspa e si fa condizionare dalla fede e dalla religione. Appartengo all’area di sinistra, ma non ho alcun legame con i partiti: voto per i Ds, ma non ho mai frequentato i politici, a parte forse un’intesa cinematografica con il generoso Ve!troni. Da ragazzo, il mio idolo era Lenin. Ero un rivoluzionario, uno che si batteva contro il revisionismo del Pci, ma personalmente non ho mai piegato un capello a nessuno. L’ironia e la prudenza, innate, mi hanno salvato in più di un’occasione. Ho sempre partecipato, con il mio mestiere, al grande cambiamento nazionale che ha preso l’avvio, all’inizio degli anni Sessanta, proprio da Piacenza, proprio da casa mia. Un cammino lungo, che ancora continua. Era il 1962 quando mio fratello maggiore Piergiorgio, insieme a Grazia Checchi, Cesare Cases, Goffredo Fofi, Franco Fortini e tanti altri, fondò i “Quaderni Piacentini”, rivista marxista su cui si sono, ci siamo, formati in tantissimi. Oggi, il mio slogan personale potrebbe essere sintetizzato così: la questione morale è viva e lotta insieme a noi. So che non è tutto, ma il senso della morale, nella mia vita, è importante. Per questo, non ho mai capito il craxismo: mi dicevano che era moderno, ma io continuavo a non capire».

News

La notizia arriva a poche ore dalla cerimonia all’Harpa Concert Hall. Il regista annuncia il suo prossimo...
Il riconoscimento va al regista per la serie Esterno Notte, dal 14 novembre su Rai1.
Le dolorose esplorazioni del cuore del regista di Marx può aspettare. Al cinema.
Il suo ultimo film Marx può aspettare sarà presentato in anteprima mondiale in un Evento Speciale Fuori...
Il film scelto dall'Italia è stato escluso da shortlist per il Best International Feature Film.
La selezione del festival conferma i grandi nomi: da Almodovar a Malick, da Loach a Dolan.
Vai alla home di MYmovies.it »
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | Serie TV | Dvd | Stasera in Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | TROVASTREAMING
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati