| Anno | 2023 |
| Genere | Documentario |
| Produzione | Norvegia |
| Durata | 97 minuti |
| Regia di | Tonje Hessen Schei, Michael Rowley [II] |
| MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
|
Ultimo aggiornamento venerdì 10 ottobre 2025
Un thriller politico che indaga le pericolose conseguenze della fusione tra cristianesimo evangelico e politica statunitense In Italia al Box Office Praying for Armageddon ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 2 mila euro e 415 mila euro nel primo weekend.
|
CONSIGLIATO SÌ
|
Un'indagine sul fondamentalismo religioso negli Stati Uniti, e in particolare dei movimenti evangelici, che tra pittoreschi gruppi di motociclisti predicatori, figure para-sacerdotali pericolosamente influenti presso politici d'estrema destra, fondatori di movimenti cristiano-sionisti e santoni televisivi in giacca e cravatta hanno come obiettivo quello di velocizzare l'arrivo dell'Apocalisse e così, secondo loro, favorire il ritorno di Gesù Cristo. Primo obiettivo: difendere a ogni costo Israele e generare il caos in Medio Oriente. Ovviamente con l'approvazione del Presidente Donald Trump.
L'inquietante documentario della regista norvegese Tonje Hessen Schei e del giornalista americana Michael Rowley indaga la messianica visione del mondo di una parte sempre più potente di destra americana.
Chissà se i motociclisti evangelici protagonisti di Praying For Armageddon sanno che quando Gesù disse, «Sono venuto a portare la spada e non la pace» (Lc 12,51), non intendeva incitare alla guerra, come invece ama dire il loro leader Gary Burd, ma usava un'immagine figurata per indicare la necessità di portare divisione in nome del cambiamento?
Dovrebbero saperlo, in realtà, visto che proprio la figura più in vista dell'evangelismo americano, Robert Jeffres, potentissimo predicatore televisivo, in uno dei suoi discorsi spiega che le immagini di morte dell'Apocalisse non sono da prendere alla lettera, ma non per questo sono meno vere. Anzi!
È la solita vecchia di storia di quando si ha a che fare coi fanatici: la mistificazione degli intenti e dei risultati, per cui la realtà e la fantasia si piegano alla bisogna e il proprio credo giustifica ogni azione o parola. Tanto più oggi, come mostra il film, che l'estrema destra ultraconservatrice ha aperto agli evangelici le porte del governo.
Non c'è dunque speranza per le sorti del dibattito democratico americano: qualsiasi argomentazione contro il pensiero del fondamentalismo religioso viene ingurgitata e risputata da un movimento il cui unico principio è la fede nel creatore (a dirlo è un parlamentare repubblicano intervistato a pochi passi dal Campidoglio) e che dunque fonda le proprie azioni su una certezza non verificabile, dicendo tutto e il contrario di tutto, mentendo contro ogni evidenza e facendola sempre franca perché impermeabile a una realtà piegata dalla cecità ideologica (che di religioso ha ben poco...).
Il risultato è al tempo allarmante e disarmante: ossessionata dal libro dell'Apocalisse, la chiesa evangelica americana si è data la missione di creare il caos per preparare la seconda venuta di Gesù Cristo, e in particolare di unire gli intenti della destra americana e israeliana per seminare il putiferio in Medio Oriente e poi controllarlo. Di messianico in tutto questo c'è molto poco, in realtà, e si capisce perché la destra ne approfitti, ma è indubbio che per qualcuno in questo modo si prepari l'Armageddon della democrazia.
Praying for Armageddon mostra Fang mentre incontra i membri della M25, il gruppo di predicatori in motocicletta (gente che fa invocazioni al signore sotto la pensilina di un distributore di benzina); intervista gente influente e pericolosa come Ralph Drollinger (ex cestista diventato predicatore e consigliere del Segretario di Stato Mike Pompeo) o John Hagee, fondatore del gruppo cristiano-sionista Christian Unite for Israel, che ospita sul suo palco l'ex vicepresidente Mike Pence, o lo stesso Jeffres, che chiama nientemeno che il Presidente Donald Trump.
Tutta questa umanità arrogante, superficiale e incredibilmente banale (con la fortuna, però, di credere fermamente alle cose arroganti, superficiali e incredibilmente banali che dice e che fa), sfila nel corso del film facendo bella mostra del proprio potere e del proprio inconsapevole orrore.
Come spesso succede in questi casi, però, il rischio di un film come Praying for Armageddon è quello di mettere in fila le atrocità di un movimento contrario a ogni principio di razionalità (basta vedere le immagini dell'assalto a Capitol Hill, con decine di energumeni che invocano il Signore mentre sfondano porte) finendo così per dargli una patente di credibilità, specie se il tono assunto è quello di un racconto drammatico e incalzante.
In questo momento storico è giusto capire a fondo chi ha il bastone del comando, ma quand'è che si comincerà davvero a contrastarlo?