Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Antonio Bigini |
Attori | Martino Zaccara, David Pasquesi, Antonio Buil Puejo, Edoardo Marcucci, Enzo Vetrano Cristiana Raggi. |
Uscita | giovedì 18 maggio 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Kiné |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,61 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 maggio 2023
Un bambino manifesta strani poteri. Degli scienziati cominciano a studiarlo. In Italia al Box Office Le proprietà dei metalli ha incassato 8,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Anni '70. Un ragazzino, Pietro, vive con il padre vedovo in un paesino sugli Appennini. Il genitore è oppresso dai debiti e vive male la scomparsa della moglie. Pietro sembra avere un dono: è in grado di piegare i metalli con la forza della mente e delle mani. Diventa quindi oggetto di studio per un docente italoamericano e un possibile vincitore di un'ingente somma di denaro che risolverebbe i problemi paterni.
Un lungometraggio d'esordio che va contro corrente per scrutare nel profondo l'animo di un ragazzino che sembra avere un dono speciale.
Come molti sanno gli anni '70 furono quelli in cui le cronache tornarono più volte sullo scontro tra Uri Geller (che piegava i metalli) e i suoi detrattori che lo consideravano un ciarlatano abile nell'utilizzo dei media. Tra questi c'era Randi, un prestigiatore che mise in palio un premio inizialmente di 10.000 dollari, ma destinato ad essere incrementato fino ad arrivare ad un milione, per chi fosse stato in grado di piegare i metalli 'senza trucchi e senza inganni'. A questi accadimenti e allo studio (mai pubblicato) del fisico Ferdinando Bersani e del docente universitario Aldo Martelli su chi dichiarava di poter attuare questi eventi, si è ispirato Antonio Bigini per il suo primo lungometraggio di finzione. Chi ricorda le 5 puntate (correva l'anno 1978) su Rai 1 del compianto Piero Angela, miranti a sconfessare il mondo del paranormale potrebbe legittimamente chiedersi che senso abbia tornare ad occuparsi dell'argomento. Bigini lo trova come occasione per portare sullo schermo, con una semplicità che non ha nulla di banale, quella fase della storia nazionale in cui il mondo contadino veniva sempre più lasciato alle spalle con una perdita profonda dell'elemento magico che era uno degli elementi non secondari di quel tipo di cultura. Quella che ci racconta è una vicenda di solitudini. Solo è il padre che si indebita, vive il mondo come nemico e finisce con il sopportare malamente la presenza del figlio che gli ricorda costantemente la moglie che non c'è più. Almeno fino a quando potrebbe divenire fonte di ricchezza. Solo è il professore italoamericano che vuole credere, nonostante l'avversione del mondo accademico, a questo ragazzino che non ha alcun motivo per mentire. Non ne ha perché proprio questa sua dote lo isola rispetto ai coetanei e lo costringe a crescere anzitempo rapportandosi ad un mondo adulto che si interessa a lui più come 'caso particolare' (da confermare o da sconfessare) che non come personalità in formazione. La scena in cui si vogliono testare in laboratorio le sue capacità extrasensoriali è costruita con un perfetto senso del ritmo e della progressione della tensione.
Pietro, l'interessante tredicenne Martino Zaccara scelto per la sua capacità di un certo magnetismo ma anche di una forma di distacco rispetto al ruolo, vive questa sua condizione non come un superpotere da esibire ma quasi come un peso da dover sostenere che diviene ancor più gravoso da quando viene messo a conoscenza della possibilità di poter vincere del denaro. La scena in cui sottrae i pochi gioielli della madre, che va a vendere nell'ingenuo tentativo di aiutare il genitore, ci dice quanto Bigini non abbia girato un film su un 'fenomeno' quanto su un essere umano sensibile e attento a chi gli sta intorno.
Anni Settanta, Appennino Romagnolo. In un paesino di montagna, Pietro, un bambino cresciuto da un padre duro e asfissiato dai debiti, manifesta doti misteriose: piega metalli al solo tocco. Uno scienziato americano comincia a studiarlo. Gli esperimenti porteranno Pietro a contatto col mondo invisibile, dove le leggi della fisica lasciano il passo ai desideri più profondi.
Le coordinate spazio-temporali sono decisive. La vicenda si svolge in un paesino innominato dell'appennino romagnolo; ancor più importa la datazione, gli anni Settanta. Fu infatti in quel periodo che, nel nome dell'illusionista israeliano Uri Geller, i media alimentarono la curiosità collettiva per i fenomeni paranormali, tra cui la presunta capacità di piegare oggetti metallici con la mente o al solo [...] Vai alla recensione »
Prima di Matrix e di «il cucchiaio non esiste» c'era Uri Geller, illusionista (o vero "supereroe"?) israeliano che negli anni 70 si guadagnò il suo posto nell'immaginario collettivo piegando posate col dono apparente della telecinesi sotto gli occhi delle platee mondiali. La curiosa opera prima di Antonio Bigini (produttivamente coraggiosa perché lontana dal realismo mesto, dalla commedia e pure dall'autofi [...] Vai alla recensione »
"Se mi guardi non ci riesco": sono le parole di Pietro, di fronte allo scienziato che è venuto dall'America per esaminarlo. Siamo negli anni Settanta, in un paesino di montagna dell'Appennino romagnolo, e Pietro è un bambino capace di piegare i metalli al solo tocco: cresciuto da un padre duro e pieno di debiti, in un contesto povero e umile, ha delle doti eccezionali che lo fanno muovere in un mondo [...] Vai alla recensione »
Non è un viaggio alla fine dell'innocenza, Le proprietà dei metalli, il film d'esordio di Antonio Bigini presentato nella competizione Generation alla Berlinale 73. Non lo è perché lavora su un protagonista che con l'innocenza ha poco a che fare: Pietro è un ragazzino della profonda provincia dell'Italia settentrionale della metà degli anni Settanta.
Un film delicato e sensibile, rigoroso e attento, che rielabora un episodio realmente accaduto in Italia negli anni Settanta. "Non sono un mago... sono un bambino" afferma Pietro, che vive in un paesino dell'Appennino tra Emilia e Toscana con un fratellino, un piccolo, irresistibile monello; la nonna; un padre burbero e angosciato dai debiti e il ricordo della madre morta che continuamente visita [...] Vai alla recensione »
Uno dei fenomeni più curiosi degli anni Settanta è al centro di un film italiano presentato in cartellone al Festival di Berlino: si tratta de "Le proprietà dei metalli", esordio nel cinema di finzione di Antonio Bigini, che prende ispirazione dal caso dei cosiddetti "minigeller", ovvero quei bambini che, alla fine degli anni Settanta, dopo aver assistito all'esibizione televisiva dell'illusionista [...] Vai alla recensione »
Antonio Bigini, sceneggiatore, curatore e regista classe 1980, esordisce al lungometraggio con Le proprietà dei metalli, in cartellone al festival tedesco nella sezione Berlinale Generation - K Plus. Il film ha due problemi: il primo intrinseco, non è riuscito, almeno non del tutto, ché troppo menar il bambin prodigio per l'aia, troppo iterare, cincischiare, insomma, è irresoluto; il secondo estrinseco, [...] Vai alla recensione »
Anni '70, appennino romagnolo. In un paesino di montagna, Pietro, un bambino cresciuto col fratellino da un padre (padrone) duro e asfissiato dai debiti, sembra manifestare alcune doti misteriose: riesce a piegare i metalli con le mani. Per questa ragione un professore americano incuriosito inizia a far visita regolarmente a Pietro. Gli esperimenti sono una gradita distrazione per il bambino, perché [...] Vai alla recensione »
Pietro vive in un paesino dell'Italia centrale. Di lui si dice che sappia piegare i metalli. Un professore americano arriva per studiarlo. Qual è la verità? L'esordio di Bigini è un film che evita ogni spettacolarizzazione del fenomeno, tiene uno stile scabro ed essenziale, lasciando che il mistero non venga risolto, ma chiedendo allo spettatore di scegliere.