Rodéo

Tra la stretta cabina di un camion e lo splendore dei paesaggi canadesi che passano attraverso i suoi finestrini, il film racconta una storia on the road che oscilla tra il dramma e la commedia. Al suono della musica metal e del rumore dei motori, la regista esordiente Joëlle Desjardins Paquette ci immerge nella relazione stretta, ma sempre più fragile, tra un padre camionista e la sua adorata figlia di nove anni, in un rocambolesco viaggio verso il leggendario Badland's rodeo, una competizione di corse di camion.

Lo spettacolo si apre in una grande nuvola di smog. Due automezzi scendono in pista davanti a una folla di famiglie strepitanti, che si godono la gara al suono del rombo dei camion.

Al volante di uno di essi c'è Serge, al suo fianco la figlia Lily. "Vi spazzeremo via!", urla la bambina agli altri concorrenti.

Rodeo sarà anche incentrato su una famiglia disfunzionale, ma ha il sapore di un road movie ispirato ai rodei urbani delle periferie canadesi, una sorta di sottocultura diffusa nelle comunità a basso reddito in cui i camion occupano le strade, gareggiano e compiono acrobazie rischiose.

Cresciuta con un padre che ha lavorato per 50 anni in una società di autocarri, la regista Joëlle Desjardins Paquette ha attinto ai ricordi d'infanzia per scrivere, insieme a Sarah Lévesque, la sceneggiatura di questa promettente opera prima. Chiaramente esperta del suo argomento, la regista dipinge un ritratto senza fronzoli del mondo dei camionisti, iniettando nella sua narrazione tensione e poesia.

I primi film possono ovviamente essere una forma di ostentazione, e questo è in effetti parte di ciò che è stimolante e magnetico nella volatile fuga di Serge tra crimine e comunità. Tuttavia, Rodeo non è un esercizio appariscente, piuttosto un pezzo di teatro brutale, ringhioso e alla ricerca di calore, vissuto dal punto di vista di una bambina la cui vita cambierà per sempre. Se il film della Paquette tocca il cuore, è soprattutto grazie alla recitazione naturale della sua coppia. Nel suo primo ruolo cinematografico dopo Piché: entre ciel et terre del 2010, Maxime Le Flaguais colpisce per l'azzeccata interpretazione di un padre impulsivo che prende una serie di decisioni sbagliate per amore della figlia. Incapace di sopportare l'idea di dover vivere senza di lei, egli parte alla deriva, negando ogni nozione di logica o di prudenza, e scendendo lungo un baratro che sarà molto difficile risalire.

Testardo e sconsiderato, Serge è un personaggio senza tempo, in parte tragedia - il rapimento della bambina - in parte commedia - l'inseguimento attraverso il Canada - la facilità con cui la sceneggiatura mescola i generi aggiunge un'allure estremamente affascinante all'opera. Ma non ci sono dubbi sull'esito del suo viaggio. Lily non commette errori. Più si inoltra lungo il nastro d'asfalto, più comincia a mettere in dubbio le intenzioni del padre che idolatra e più si rende conto del vicolo cieco in cui sono finiti. Rivuole sua madre. Alla fine si rende conto che lui sta mentendo.

La qualità dell'interpretazione di Lilou Roy-Lanouette risiede nella sua capacità di cogliere la giocosità e l'innocenza che caratterizzano la sua età, sapendo allo stesso tempo risparmiare gli sfoghi estrosi del suo personaggio per infonderle un tono più serio e accattivante. Il dramma familiare assume l'aria di un racconto di iniziazione.

Oltre a queste memorabili prove attoriali, Rodeo è messo in scena con sicurezza, ben supportato dalla gestione del piccolo spazio della cabina e da un'abile fotografia che sfrutta il paesaggio desertico e la frenetica competizione di questi autoveicoli. Punteggiata da deviazioni che evocano una suspense ansiogena, la storia risulta essere tremendamente convincente. 