Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania, Francia, Lussemburgo, Norvegia |
Durata | 122 minuti |
Regia di | Emily Atef |
Attori | Gaspard Ulliel, Vicky Krieps, Jesper Christensen, Ulrich Tukur, Bjørn Floberg Aymeric Harter, Sophie Langevin, Valerie Bodson. |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento domenica 29 maggio 2022
Una donna parte per un viaggio in Norvegia per comprendere meglio la profondità dell'amore che prova per un uomo.
CONSIGLIATO SÌ
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Da qualche tempo tra Hélène e Mathieu le cose non funzionano. Il male che divora Hélène ha intossicato la loro relazione. Lei vorrebbe solo andar via, lui vorrebbe tanto che lei restasse. Affetta da un male incurabile, che le impedisce progressivamente di respirare, Hélène parte per la Norvegia in cerca di pace e di una conclusione degna della vita che ha vissuto. Mathieu non approva ma cede alla sua ultima volontà.
È un film che spezza il cuore Plus que jamais, per diverse ragioni.
Prima di tutto per il genere, è un melodramma nero in un fiordo soleggiato, poi per la sua eroina, una giovane donna gravemente malata, e il suo consorte, che la sostiene nella decisione di rifiutare un trapianto senza garanzie e di scegliere la sua fine, la possibilità di essere felice un'ultima volta. La terza ragione dimora, infine, nel suo protagonista, Gaspard Ulliel, morto tragicamente a gennaio in Savoia. Il più viscontiano degli attori francesi, rivelato da André Téchiné (Anime erranti), magnificato da Bertrand Bonello (Saint Laurent) e consacrato da Xavier Dolan (È solo la fine del mondo), avrebbe potuto inventarsi cento destini cinematografici e invece ci ha lasciati sul molo, come Hélène, a guardarlo andar via.
Una scena dolorosa e involontariamente simbolica. Difficile non cedere alle lacrime, difficile accettare la dipartita guardandolo ancora vivo e vibrante sullo schermo. Un'aura abbagliante la sua che faceva il paio con la fossetta canaglia lasciata come un marchio dal 'bacio' di un dobermann. Ma sarebbe ingiusto guardare il film attraverso il prisma di Gaspard Ulliel, tutto pudore e fragilità contenuta, ingiusto verso un'autrice, Emily Atef, e un'attrice, Vicky Krieps, che cuciono insieme una partitura precisa di gesti e parole sul 'lasciare andare'.
Il tono è donato nella prima sequenza, dove la protagonista, a cena da amici che le usano ogni riguardo, accetta il suo destino ma rifiuta l'autocommiserazione. Il film, che non elude né edulcora mai il suo soggetto, rifiuta alla stessa maniera il miseralismo. L'ultimo viaggio di Hélène sarà luminoso, fisicamente luminoso, perché in Norvegia d'estate il sole non scende mai sotto l'orizzonte. La notte assolata non è soltanto un 'luogo' fisico ma anche una metafora dello spirito. In quell'ultimo bagliore, l'eroina resiste al buio, nuota nuda, cammina fino a perdere il fiato, accarezza il corpo del suo compagno, smette di lottare ed evade da sé, dalla contingenza del (suo) corpo.
Plus que jamais è un film solare, un film blu come gli occhi di Gaspard che non si staccano mai dalla su amata in comunione amniotica con la natura. Plus que jamais assume tutte le lacrime del mélo viaggiando verso la morte, mai alla ricerca di un sollievo terapeutico, sempre con la volontà di riprendere il controllo sulla vita. Possiamo scegliere di arrenderci alla morte? O dobbiamo affrontare la malattia ad ogni costo? Per chi? Per noi? Per gli altri? Sono alcune delle questioni che solleva Emily Atef posando uno sguardo delicato su due persone che si amano tanto ma che hanno concezioni opposte dell'amore. Lui desidera vederla vivere il più a lungo possibile, aggrappandosi al miraggio di un trapianto, lei vorrebbe andarsene il prima possibile divorata dal senso di colpa per tutto quello che non potrà più essere per e con chi ama.
Plus que jamais lavora sui corpi, su cui indugia filmando l'ultima notte d'amore di una coppia che dimentica per un istante, tra carezze e abbracci, la sua tribolazione. Il film esplora l'amore davanti alla morte, l'egoismo che suscita da entrambe le parti, sondando la devozione che unisce Hélène e Mathieu. Allacciati nell'amplesso, l'unione-comunione dei loro corpi e dei loro cuori, confessano l'accettazione comune dell'inevitabile. Questa lunga scena rivela l'alchimia emozionale della coppia Krieps/Ulliel e congeda à jamais Gaspard. A restare al cuore del film è un'attrice elettrica che incarna un discorso sulla fine della vita affrancato da qualsiasi polemica e concentrato sull'esperienza intima di una volontà. Quella di andarsene a modo proprio, di spegnersi come si vuole cercando il senso della finitezza di ogni cosa in quel tempo sospeso in cui non si è ancora morti ma non si è più completamente vivi.
Hélène e Mathieu vivono felici insieme da molti anni. Il legame tra loro è molto profondo. Di fronte a una importante decisione esistenziale, Hélène va da sola in Norvegia per cercare la pace e incontrare un blogger trovato su Internet.