Gli Spiriti dell'Isola

Un film di Martin McDonagh. Con Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan.
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Titolo originale The Banshees of Inisherin. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 114 min. - Irlanda, USA, Gran Bretagna 2022. - Walt Disney uscita giovedì 2 febbraio 2023. MYMONETRO Gli Spiriti dell'Isola * * * 1/2 - valutazione media: 3,78 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Di sé stessi e degli altri demoni Valutazione 4 stelle su cinque

di nino raffa


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giovedì 6 aprile 2023

 Aprile 1923. Appena conquistata l’indipendenza, l’Irlanda è caduta in una feroce guerra civile. Fratelli e amici che pochi mesi prima avevano combattuto fianco a fianco contro gl’inglesi, adesso si uccidono senza pietà, in un conflitto che non fa prigionieri.
 Inisherin è un’isola, non troppo immaginaria, al largo della costa occidentale. Un tavolato verde spezzettato in mille piccoli poderi, con muretti a secco di pietre piatte e taglienti; un reticolo di spessi confini che visto dall’alto ricorda le malcucite ferite della terra. Da qui la guerra è indistinta e lontana: arriva solo con i giornali, e gli echi e il fumo degli spari, oltre uno stretto braccio di mare. Nessuno degli isolani sa da che parte stare.
 
Il violinista Colm e l’allevatore Pádraic sono amici inseparabili da una vita. Una mattina, senza preavviso, Pádraic scopre che Colm non vuole più saperne di lui. Ogni rifiuto, come ogni guerra, invoca sempre un’alta causa. Il motivo è che vuole concentrarsi sulla sua musica, per non rimanere un uomo insignificante in attesa della morte, come tutti gli altri dell’isola.
L’allevatore è una persona semplice e gentile: prima non capisce, poi non accetta. Presto tra i due si innescherà una dinamica distruttiva. La futile guerra di due uomini sull’isola piccola è specchio della guerra civile sull’isola grande, e della Grande Guerra solo sospesa sul continente. Pádraic e Colm sono lo specchio degli enigmi di tutte le guerre che durano e prosperano fino a ora, dalla notte dei tempi in cui pietre e fuoco servivano a conquistare – o vendicare – una capanna, un asino, una pecora, un pozzo.
 
Ma più in profondità c’è una guerra interna a ogni uomo. Nessun uomo è un’isola, scrisse il reverendo John Donne, ammonendo ad ascoltare la campana che suona sempre per ognuno di noi. La stessa campana che alle due di pomeriggio rintocca nei passaggi cruciali del film, perentorio ignorato avvertimento. Nessuno è innocente. Colm rifiuta Pádraic accusandolo del suo fallimento, Pádraic rifiuta la libertà di Colm di rifiutarlo. Il primo si perde dietro un vuoto ideale di immortalità, l’altro dietro un falso senso di amicizia esclusivo e possessivo. Uno innesca la catastrofe, l’altro è ossessionato nel condurla alle estreme conseguenze. 

Il mondo degli Spiriti dell’isola è quello primordiale delle tragedie greche, segnato dal Fato, dalla hybris, dalle Parche – qui si chiamano Banshees – che anticipano la morte. Le croci, le madonne, i santi, i rosari, le messe, i sacramenti della cattolicissima Irlanda, in duemila anni non hanno scalfito la pietra della natura dell’uomo. Lo hanno solo rivestito (alcune volte) di buone maniere e gentilezza. Gentilezza è una parola che ricorre spesso nel racconto, e gentile è l’atteggiamento dei protagonisti mentre sprofondano nel loro egocentrismo autodistruttivo.  

Istinto di autodistruzione che possiede anche i comprimari. Dominic, il giovane pervertito dal suo stesso padre – ingenuo, e a tratti, diabolico tentatore – muore annegato dopo che Siobhán, sorella di Pádraic, lo respinge. Ofelia al maschile. Ancora il rifiuto del rifiuto che porta la morte.
Completano il quadro un poliziotto degenerato e violento, e un prete senza amore; insieme a braccetto sul molo: sinistra profezia dell’Irlanda – e dell’Europa – che prepara gli oscuri decenni a venire.
 
Esiste comunque una possibilità di salvezza. Siobhán, terza protagonista, dopo aver provato a rimediare tra il fratello e Colm, si lascia tutto alla spalle, compresi gli amati libri. Mette in fretta due abiti dentro una valigia di cartone e sale su una barca verso la terraferma. Siobhán, insieme a Colm, è l’intellettuale del villaggio; loro, più degli altri, ne patiscono la ristrettezza. Nella piccola comunità il tempo scorre uguale e regna la monotonia; dalla noia nasce l'esigenza per gli spiriti più acuti di dare un senso alla vita. Ma Siobhán  conosce anche i pericoli di cercarlo in un ideale di sé che assorbe tutto il resto. Da solida donna irlandese è realista: considera tutto e prende quello che arriva; crede più alla vita che alle idee; se confida in un’immortalità, non è quella della letteratura o della musica. Lei – non Colm – conosce la vera storia di Mozart.

Martin McDonagh, dopo “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” racconta un’altra storia emblematica. Ritroviamo dopo quindici anni i malinconici sicari in esilio di “In Bruges” – gli ottimi Colin Farrel e Brendam Gleeson – di nuovo invischiati nelle logiche follie dell’agire umano; dove orrori piccoli e privati ne sottendono altri su vasta scala. Magistrale anche l’interpretazione di Kerry Condon (Siobhán).
La mano leggera del regista e i frequenti passaggi ironici avvantaggiano la riflessione sul sentimento, acuendo il senso della tragedia. “Gli Spiriti dell’Isola” è un film significativo,  ben scritto, ambientato, girato e interpretato. Un film tradizionale, dinanzi all’incalzare di premiate pellicole dai soggetti inverosimili e dagli imperscrutabili significati.
 
Dopo che Pádraic ha provato a bruciare Colm nella sua casa, i due si ritrovano tranquilli sulla spiaggia. La guerra civile continua, anche se si dice che stia per finire. Quasi se ne dispiacciono. Ma tanto presto ne ricomincerà un’altra, e comunque la loro personale guerra continua. Colm ringrazia Pádraic per essersi occupato del suo cane, e poi si separano. Hanno perso tutto per loro stessa volontà, e sembrano non accorgersene. Una donna incappucciata di nero, in trono su una sedia mezza bruciata, li sorveglia dalla cima del costone. Le Banshees – gli spiriti che prefigurano il destino – esistono veramente, o siamo noi?

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