denilson
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domenica 18 giugno 2023
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evanescente
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Il cinema di oggi è esattamente questo. Grottesco, grottesco e ancora grottesco. Stranezze, misteri irrisolti e privi di senso e di significato. Humor nero che non fa mai, mai ridere. Bella cornice (quella non può mai mancare), qualche celebrità e battute serrate.
Sembra che i registi vogliano fuggire da una realtà talmente arida e banale attraverso la rappresentazione del surreale, meglio ancora se collocata molto indietro nel tempo, quando le giornate erano effettivamente segnate dal rapporto umano.
Sarò limitato ma non riesco a sentire il bisogno di film come questo, come "Triangle of Sadness", come "Everything Everywehere ecc ecc".
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Il cinema di oggi è esattamente questo. Grottesco, grottesco e ancora grottesco. Stranezze, misteri irrisolti e privi di senso e di significato. Humor nero che non fa mai, mai ridere. Bella cornice (quella non può mai mancare), qualche celebrità e battute serrate.
Sembra che i registi vogliano fuggire da una realtà talmente arida e banale attraverso la rappresentazione del surreale, meglio ancora se collocata molto indietro nel tempo, quando le giornate erano effettivamente segnate dal rapporto umano.
Sarò limitato ma non riesco a sentire il bisogno di film come questo, come "Triangle of Sadness", come "Everything Everywehere ecc ecc".. sono stucchevoli, noiosi, artefatti, senza spunti concreti, senza pathos, senza dramma, senza divertimento. Insomma totalmente evanescenti, nessuno se li ricoderà.
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nino raffa
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giovedì 6 aprile 2023
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di sé stessi e degli altri demoni
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Aprile 1923. Appena conquistata l’indipendenza, l’Irlanda è caduta in una feroce guerra civile. Fratelli e amici che pochi mesi prima avevano combattuto fianco a fianco contro gl’inglesi, adesso si uccidono senza pietà, in un conflitto che non fa prigionieri.
Inisherin è un’isola, non troppo immaginaria, al largo della costa occidentale. Un tavolato verde spezzettato in mille piccoli poderi, con muretti a secco di pietre piatte e taglienti; un reticolo di spessi confini che visto dall’alto ricorda le malcucite ferite della terra. Da qui la guerra è indistinta e lontana: arriva solo con i giornali, e gli echi e il fumo degli spari, oltre uno stretto braccio di mare.
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Aprile 1923. Appena conquistata l’indipendenza, l’Irlanda è caduta in una feroce guerra civile. Fratelli e amici che pochi mesi prima avevano combattuto fianco a fianco contro gl’inglesi, adesso si uccidono senza pietà, in un conflitto che non fa prigionieri.
Inisherin è un’isola, non troppo immaginaria, al largo della costa occidentale. Un tavolato verde spezzettato in mille piccoli poderi, con muretti a secco di pietre piatte e taglienti; un reticolo di spessi confini che visto dall’alto ricorda le malcucite ferite della terra. Da qui la guerra è indistinta e lontana: arriva solo con i giornali, e gli echi e il fumo degli spari, oltre uno stretto braccio di mare. Nessuno degli isolani sa da che parte stare.
Il violinista Colm e l’allevatore Pádraic sono amici inseparabili da una vita. Una mattina, senza preavviso, Pádraic scopre che Colm non vuole più saperne di lui. Ogni rifiuto, come ogni guerra, invoca sempre un’alta causa. Il motivo è che vuole concentrarsi sulla sua musica, per non rimanere un uomo insignificante in attesa della morte, come tutti gli altri dell’isola.
L’allevatore è una persona semplice e gentile: prima non capisce, poi non accetta. Presto tra i due si innescherà una dinamica distruttiva. La futile guerra di due uomini sull’isola piccola è specchio della guerra civile sull’isola grande, e della Grande Guerra solo sospesa sul continente. Pádraic e Colm sono lo specchio degli enigmi di tutte le guerre che durano e prosperano fino a ora, dalla notte dei tempi in cui pietre e fuoco servivano a conquistare – o vendicare – una capanna, un asino, una pecora, un pozzo.
Ma più in profondità c’è una guerra interna a ogni uomo. Nessun uomo è un’isola, scrisse il reverendo John Donne, ammonendo ad ascoltare la campana che suona sempre per ognuno di noi. La stessa campana che alle due di pomeriggio rintocca nei passaggi cruciali del film, perentorio ignorato avvertimento. Nessuno è innocente. Colm rifiuta Pádraic accusandolo del suo fallimento, Pádraic rifiuta la libertà di Colm di rifiutarlo. Il primo si perde dietro un vuoto ideale di immortalità, l’altro dietro un falso senso di amicizia esclusivo e possessivo. Uno innesca la catastrofe, l’altro è ossessionato nel condurla alle estreme conseguenze.
Il mondo degli Spiriti dell’isola è quello primordiale delle tragedie greche, segnato dal Fato, dalla hybris, dalle Parche – qui si chiamano Banshees – che anticipano la morte. Le croci, le madonne, i santi, i rosari, le messe, i sacramenti della cattolicissima Irlanda, in duemila anni non hanno scalfito la pietra della natura dell’uomo. Lo hanno solo rivestito (alcune volte) di buone maniere e gentilezza. Gentilezza è una parola che ricorre spesso nel racconto, e gentile è l’atteggiamento dei protagonisti mentre sprofondano nel loro egocentrismo autodistruttivo.
Istinto di autodistruzione che possiede anche i comprimari. Dominic, il giovane pervertito dal suo stesso padre – ingenuo, e a tratti, diabolico tentatore – muore annegato dopo che Siobhán, sorella di Pádraic, lo respinge. Ofelia al maschile. Ancora il rifiuto del rifiuto che porta la morte.
Completano il quadro un poliziotto degenerato e violento, e un prete senza amore; insieme a braccetto sul molo: sinistra profezia dell’Irlanda – e dell’Europa – che prepara gli oscuri decenni a venire.
Esiste comunque una possibilità di salvezza. Siobhán, terza protagonista, dopo aver provato a rimediare tra il fratello e Colm, si lascia tutto alla spalle, compresi gli amati libri. Mette in fretta due abiti dentro una valigia di cartone e sale su una barca verso la terraferma. Siobhán, insieme a Colm, è l’intellettuale del villaggio; loro, più degli altri, ne patiscono la ristrettezza. Nella piccola comunità il tempo scorre uguale e regna la monotonia; dalla noia nasce l'esigenza per gli spiriti più acuti di dare un senso alla vita. Ma Siobhán conosce anche i pericoli di cercarlo in un ideale di sé che assorbe tutto il resto. Da solida donna irlandese è realista: considera tutto e prende quello che arriva; crede più alla vita che alle idee; se confida in un’immortalità, non è quella della letteratura o della musica. Lei – non Colm – conosce la vera storia di Mozart.
Martin McDonagh, dopo “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” racconta un’altra storia emblematica. Ritroviamo dopo quindici anni i malinconici sicari in esilio di “In Bruges” – gli ottimi Colin Farrel e Brendam Gleeson – di nuovo invischiati nelle logiche follie dell’agire umano; dove orrori piccoli e privati ne sottendono altri su vasta scala. Magistrale anche l’interpretazione di Kerry Condon (Siobhán).
La mano leggera del regista e i frequenti passaggi ironici avvantaggiano la riflessione sul sentimento, acuendo il senso della tragedia. “Gli Spiriti dell’Isola” è un film significativo, ben scritto, ambientato, girato e interpretato. Un film tradizionale, dinanzi all’incalzare di premiate pellicole dai soggetti inverosimili e dagli imperscrutabili significati.
Dopo che Pádraic ha provato a bruciare Colm nella sua casa, i due si ritrovano tranquilli sulla spiaggia. La guerra civile continua, anche se si dice che stia per finire. Quasi se ne dispiacciono. Ma tanto presto ne ricomincerà un’altra, e comunque la loro personale guerra continua. Colm ringrazia Pádraic per essersi occupato del suo cane, e poi si separano. Hanno perso tutto per loro stessa volontà, e sembrano non accorgersene. Una donna incappucciata di nero, in trono su una sedia mezza bruciata, li sorveglia dalla cima del costone. Le Banshees – gli spiriti che prefigurano il destino – esistono veramente, o siamo noi?
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paolp78
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venerdì 28 luglio 2023
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commedia per stomaci forti
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Benché le commedie raccontino storie leggere, non è inconsueto che abbiano ad oggetto fatti gravi e persino tragici, come nelle classiche commedie nere che costituisce uno dei filoni più apprezzati e praticati del genere.
Questa pellicola del britannico Martin McDonagh, pur dovendosi classificare come commedia per la narrazione leggera e ironica, valica decisamente i limiti della black comedy, introducendo degli elementi grotteschi che disturbano non poco lo spettatore, sia sul piano visivo che su quello psicologico. Il regista di origini irlandesi conferma in questo modo una peculiarità stilistica già rintracciabile in alcune sue precedenti pellicole ed in particolare in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, l’ultimo film che aveva girato prima di questo.
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Benché le commedie raccontino storie leggere, non è inconsueto che abbiano ad oggetto fatti gravi e persino tragici, come nelle classiche commedie nere che costituisce uno dei filoni più apprezzati e praticati del genere.
Questa pellicola del britannico Martin McDonagh, pur dovendosi classificare come commedia per la narrazione leggera e ironica, valica decisamente i limiti della black comedy, introducendo degli elementi grotteschi che disturbano non poco lo spettatore, sia sul piano visivo che su quello psicologico. Il regista di origini irlandesi conferma in questo modo una peculiarità stilistica già rintracciabile in alcune sue precedenti pellicole ed in particolare in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, l’ultimo film che aveva girato prima di questo. Anche stavolta il film funziona beneficiando a pieno del coraggioso stile narrativo, che lo caratterizza.
In realtà la pellicola non ha molto da raccontare; gli accadimenti che caratterizzano la storia sono ben pochi (di fatto si limitano soltanto a quelli più drammatici e sconvolgenti) e il film ha non pochi momenti morti, nonché soffre di una certa lentezza.
Nonostante questi difetti la pellicola riesce comunque a salvarsi: ciò è dovuto in parte alla curiosità, anche morbosa, che suscita la storia principale; nonché inoltre per merito dell’ambientazione suggestiva, con gli incantevoli paesaggi, tipicamente irlandesi, che lasciano a bocca aperta. In quest’ottica si segnalano le riprese dall’alto a campo lunghissimo, con cui McDonagh esalta le bellezze naturali di quelle terre.
Molto bravi gli interpreti, le cui performance costituiscono un altro punto di forza della pellicola. Su tutti si impone Colin Farrell che personalmente non ricordo così ispirato in altre sue prove attoriali; accanto a lui il sempre bravissimo Brendan Gleeson, che come Farrell aveva già avuto più collaborazioni con McDonagh, tra cui si ricorda “In Bruges - La coscienza dell'assassino” pellicola in cui McDonagh li aveva già diretti insieme. Ottimi anche gli altri interpreti nei ruoli di contorno, tra cui vanno ricordati la brava Kerry Condon ed il giovane Barry Keoghan.
La storia costituisce una specie di metafora della guerra, ed in particolare della Guerra civile irlandese, di cui il regista denuncia l’insensatezza ed il carattere autodistruttivo.
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gabriella
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lunedì 27 marzo 2023
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a stone cold classic
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Chi si aspetta di vedere un film tremendamente divertente, come promette la locandina e il trailer, rimarrà tremendamente deluso. Devo dire che pur essendomi documentata prima , finito il film sono rimasta un pò perplessa, non ero sicura di avere capito o di non avere capito, ci ho un pò rimuginato, perchè è un film che secondo me si deve interiorizzare e giudicare a freddo, lasciare che passi l’amarezza di una visione cupa, crudele, di lasciare quell’isola sperduta in Irlanda , le sue scogliere a picco sul mare, le strade deserte sorvegliate dalla statua di una Madonna il lamento delle banshees, approdare sulla terraferma per ritrovare un equilibrio.
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Chi si aspetta di vedere un film tremendamente divertente, come promette la locandina e il trailer, rimarrà tremendamente deluso. Devo dire che pur essendomi documentata prima , finito il film sono rimasta un pò perplessa, non ero sicura di avere capito o di non avere capito, ci ho un pò rimuginato, perchè è un film che secondo me si deve interiorizzare e giudicare a freddo, lasciare che passi l’amarezza di una visione cupa, crudele, di lasciare quell’isola sperduta in Irlanda , le sue scogliere a picco sul mare, le strade deserte sorvegliate dalla statua di una Madonna il lamento delle banshees, approdare sulla terraferma per ritrovare un equilibrio. Nell’isola immaginaria di Irisherin , mentre aldilà del mare si svolge un violento conflitto tra i nazionalisti irlandesi che vogliono lo stato libero e i moderati , affiancati dagli inglesi, si svolge un altro conflitto, tra Colm e Padrac, amici di vecchia data, in quanto il primo decide di troncare l’amicizia con l’altro perché lo ritiene noioso e stupido. Per Pedraic, uomo mite e tranquillo, la scelta dell’amico è inaccettabile, non si dà pace e diventa invadente e ossessivo nei confronti di Colm che esasperato minaccia e poi mette in atto una soluzione drastica e cruenta. E’ solo l’inizio di una faida che assumerà nel tempo tinte sempre più fosche e drammatiche, un ‘escalation che culminerà in un abbrutimento e una ferocia senza scampo. Nel film di Mc Donagh c’è tutta l’indifferenza dell’umanità in un universo chiuso, annichilito, il tormento dell’animo , personificato da Colm e dal suo desiderio di sopravvivere, di lasciare una qualche eredità, la presunzione di immortalità, senza comprendere invece che l’unica cosa che ci sopravviverà sarà l’amore, l’amicizia , la compassione e la gentilezza, quella stessa gentilezza tanto invocata e poi perduta da Padrac. Sicuramente ho commesso lo sbaglio di vedere il film doppiato, l’ho capito dalle espressioni di Colin Farrel in particolare, quella malinconica monotonia che purtroppo non ho ritrovato nella voce, mutilata da un doppiaggio impersonale , anziché impreziosita dalla musicale cadenza irlandese.
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luca scialo
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mercoledì 22 febbraio 2023
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i demoni prodotti da un'isola che isola
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In una remota e tipica isoletta irlandese, quelle da "più capre che anime" le vite dei pochi abitanti prosegue in una routine monotona e asfissiante. Tra loro qualcuno però si ribella. E' Colm, musicista compositore, che di punto e in bianco, decide di stroncare l'amicizia con il pastore Padraic, poiché lo ritiene mentalmente limitato e noioso. Arriva perfino ad amputarsi le dita ogni qualvolta lui provi a riprendere i contatti. Come non bastasse, la confort zone di Padraic viene stravolta dalla partenza della sorella. Tanti eventi drammatici che cambieranno il suo modo di essere mite ed ingenuo. Martin McDonagh scrive, dirige e produce un film sui rapporti umani, che rischiano di diventare deleteri e limitanti.
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In una remota e tipica isoletta irlandese, quelle da "più capre che anime" le vite dei pochi abitanti prosegue in una routine monotona e asfissiante. Tra loro qualcuno però si ribella. E' Colm, musicista compositore, che di punto e in bianco, decide di stroncare l'amicizia con il pastore Padraic, poiché lo ritiene mentalmente limitato e noioso. Arriva perfino ad amputarsi le dita ogni qualvolta lui provi a riprendere i contatti. Come non bastasse, la confort zone di Padraic viene stravolta dalla partenza della sorella. Tanti eventi drammatici che cambieranno il suo modo di essere mite ed ingenuo. Martin McDonagh scrive, dirige e produce un film sui rapporti umani, che rischiano di diventare deleteri e limitanti. Gli spiriti dell'isola sono intesi come i demoni prodotti dalla solitudine e dalla stanca routine quotidiana. Che genera mostri anche in luoghi immersi nella natura e nella serenità, ritenuti perfino una panacea per l'anima. Ma ogni medicinale ha le sue controindicazioni. La donna anziana vestita di nero, che girovaga per l'isola, ben incarna quegli spiriti che tormentano i suoi abitanti.
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rosmersholm
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domenica 5 febbraio 2023
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una ballata
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Come una vecchia ballata irlandese. L'equilibrio si spezza quando uno dei due amici decide inopinatamente, di eternarsi nella musica rinunciando ad una noiosa amicizia. Sotto gli occhi innocenti dei loro animali, è l'nizio di un conflitto senza fine tra i due. (Ricorda molto "The Dead of Winter" di Dominic Cooper) Interessante film che trova il suo limite nei "mustacchi sopracciliari" di Farrell, così come era stato nel caso di Alexander...
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eugenio
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giovedì 22 dicembre 2022
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l’apologo della discordia
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Un film di Martin McDonagh potente, evocativo e dal climax tragico. Il regista di Tre manifesti a Ebbing-. Missouri, di In Bruges- La coscienza dell’assassino, tratteggia in un luogo ancestrale e perduto dal tempo, un conflitto apparentemente insensato tra due amici, rendendone apodittica la conclusione nel lontano refolo di una guerra civile.
Irlanda 1923, sembra un giorno come tanti su un’isola immaginaria poco distante dalla costa irlandese, Inisherin (nella realtà le isole Aran, nel nord ovest dell’Irlanda). I due amici di una vita Colm (Brendan Glesson), burbero violinista e Padraic (Colin Farrell) mite allevatore, hanno l’abitudine di trovarsi alle due di ogni pomeriggio per la classica pinta al pub.
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Un film di Martin McDonagh potente, evocativo e dal climax tragico. Il regista di Tre manifesti a Ebbing-. Missouri, di In Bruges- La coscienza dell’assassino, tratteggia in un luogo ancestrale e perduto dal tempo, un conflitto apparentemente insensato tra due amici, rendendone apodittica la conclusione nel lontano refolo di una guerra civile.
Irlanda 1923, sembra un giorno come tanti su un’isola immaginaria poco distante dalla costa irlandese, Inisherin (nella realtà le isole Aran, nel nord ovest dell’Irlanda). I due amici di una vita Colm (Brendan Glesson), burbero violinista e Padraic (Colin Farrell) mite allevatore, hanno l’abitudine di trovarsi alle due di ogni pomeriggio per la classica pinta al pub. Ma Colm quel giorno rifiuta l’invito dell’amico, non ritiene più necessaria la sua presenza, lo reputa noioso. Padraic è stupito, cerca di comprendere la reazione di Colm a qualche suo atteggiamento magari reputato poco chiaro. Da animo gentile e sincero, non capisce cosa mai possa essere stato il quid tale da aver generato quell’allontanamento. Ma Colm è secco: vuole stare solo o almeno dedicarsi a comporre musica e suonarla con il violino nel pub dell’isola evitando un chiacchiericcio inutile che lo distoglierebbe dalle sue intenzioni. Spaesati entrambi dalla fine di una fratellanza che sembrava essere inscalfibile, i due inizieranno una lenta ma inesorabile lotta intestina: da un lato Padraic che non si rassegnerà all’insensato gesto di Colm, comportandosi a tratti infantilmente con i suoi incerti avvicinamenti, dall’altro il polo della rivalsa che arriverà persino a mozzarsi le dita della mano (il pane di ogni violinista) lasciandole dinanzi all’abitazione dell’amico, come segnale evidente di una follia totale.
Sullo sfondo, gli echi di una guerra civile che si consuma inascoltata e i partecipi a tratti passivi di una lotta ben più esacerbata, in un villaggio metaforico, apologo della cattiveria umana: la sorella di Padraic, Siobhan (Kerry Condon), appassionata lettrice, dal desiderio nascosto di lasciare l’isola per “la civiltà”, Dominic, lo “scemo del villaggio” segretamente innamorato di lei e vessato da un padre ottuso e incapace, tra l’altro tutore della legge dell’isola e una misteriosa vecchietta con un bastone, mezza matta, che va in giro a raccontar profezie di morte.
Non manca nessuno in questo “non luogo” avulso dal mondo dove l’unico richiamo è il tempo delle stagioni tra sentieri in terra segnati dai muretti a secco e lo sguardo di animali supplici dalle fattezze quasi mistiche. Eppure, ci dice Mc Donald, isolamento non significa sempre felicità, ma il seme della discordia e della follia, nasce dove la sola solitudo, unica beatitudo può attecchire liberamente, senza che l’afflato misericordioso di una Madonna il cui simulacro è rappresentato là in mezzo alla Natura, in un’unione dei sensi tutt’altro che irenica, riesca a intercedere tramite le preci di un officiante superstizioso.
Non pare esserci speranza in questa fiaba nera dove in qualche occasione si riesce pure a sorridere amaramente, come fossimo in una pellicola dei fratelli Coen. Colm e Padriac assumono la consistenza eterea e immorale di archetipi di una lotta esistenziale, ancorati a un’isola senza via d’uscita, vincolati da quegli spiriti mentali, gli spiriti dell’isola appunto, barriere di cocciutaggine ed estrema disperazione che non potranno che condurli alla disfatta. Sotto l’occhio di una natura struggente e bellissima, dove l’orizzonte si estende a vista d’occhio inafferrabile e chimerico. Vincitore della premio come miglior sceneggiatura al Festival del cinema di Venezia.
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johnny1988
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sabato 4 febbraio 2023
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bello ma non aspettatevi in bruges
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Il contadino Padraic (C.Farrell) e il musicista Colm (B.Gleeson) vivono nella immaginaria isola di Inisherin al largo della costa occidentale irlandese e sono amici di vecchia data. Un giorno, tuttavia, Colm interrompe bruscamente e senza apparente motivo il loro sodalizio, sprofondando Padraic nello sconforto. A nulla serviranno gli sforzi del mugnaio, nè l'intervento della sorella nè della comunità, per riconciliare la frattura perseguita con ostinazione dal vecchio violinista, che in seno alle sue ragioni, ricusa l'amico di essere "noioso", mentre lui desidera dedicarsi a comporre musica negli anni di vita che gli restano.
Martin McDonagh, a cinque anni dalla consacrazione di autore dopo la direzione di Tre Manifesti a Ebbing Missouri, torna nella natia Irlanda ed erige una favola cupa sullo sfondo della guerra civile degli anni Venti del '900.
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Il contadino Padraic (C.Farrell) e il musicista Colm (B.Gleeson) vivono nella immaginaria isola di Inisherin al largo della costa occidentale irlandese e sono amici di vecchia data. Un giorno, tuttavia, Colm interrompe bruscamente e senza apparente motivo il loro sodalizio, sprofondando Padraic nello sconforto. A nulla serviranno gli sforzi del mugnaio, nè l'intervento della sorella nè della comunità, per riconciliare la frattura perseguita con ostinazione dal vecchio violinista, che in seno alle sue ragioni, ricusa l'amico di essere "noioso", mentre lui desidera dedicarsi a comporre musica negli anni di vita che gli restano.
Martin McDonagh, a cinque anni dalla consacrazione di autore dopo la direzione di Tre Manifesti a Ebbing Missouri, torna nella natia Irlanda ed erige una favola cupa sullo sfondo della guerra civile degli anni Venti del '900.
Tendendo il filo semantico delle sue opere precedenti, McDonagh prende in prestito Beckett, la religione e il folklore mitologico per ritrarre una umanità divelta dalla sua intrinseca ottusità, che tenta di "tirare avanti", ora con il semplice candore fanciullesco, ora di "lasciare una traccia nella "Storia", come spiega il vecchio Colm che imita l'esempio dei grandi artisti che l'hanno preceduto, come alla rincorsa spasmodica di trovare un senso all'esistenza, da scolpire fisicamente, se non nella fede cattolica, in uno spartito.
La separazione, per non dire "abbandono", innesta una guerra degenerativa fra i due umili cristiani, e la "pace" che declama il velleitario suonatore ha lo stesso sapore di sproloquio dell'ingenuo Pedraic quando gli fa rapporto dettagliato sulle deiezioni dei suoi animali.
Non ci sarà armistizio fra i due e gli ultimi disperati tentativi di risanarsi regredirà la natura pia di Padraic in un istinto opposto di rabbia e violenza. Esattamente in una logica che ricorda quella bellica, a cui non sappiamo antropologicamente nè spiritualmente trovare una spiegazione. E a farne le spese, sono gli innocenti, come il toccante Dominic Kearney, un altro "semplice" che respinto anche lui, si troverà a fare una scelta esistenziale, o come il bestiame, che osserva passivamente, ma con dolcezza, lo scorrere inevitabile degli eventi, come la banshee chiamata come nel mito locale a predire la morte con la sua presenza.
Un film indubbiamente bello, ma sorprendentemente più contemplativo e privo dell'umorismo con cui McDonagh si è fatto notare e dal quale ci si aspettava un'opera irriverente e "anarchica" come In Bruges, che vede riuniti Farrell e Gleeson di nuovo insieme, in una prova dolente e rugosa, e più "adulta".
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rosalinda gaudiano
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mercoledì 22 febbraio 2023
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...nell''abbraccio mortale della consuetudine...
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Un’isola , al largo della costa orientale dell’Irlanda, dove il lessico della natura, imponente con le sue montagne frastagliate a picco sull’immensità di un mare azzurro accecante, è parte integrante della vita dei suoi abitanti. Pàdraic abita quest’isola, con la sorella Siobhàn. C’è anche Colm, grande amico di Pàdriac. I due s’incontrano tutti i pomeriggi alle 14, nell’unico pub dell’isola. Un’abitudine consolatoria, attesa, desiderata. Ma un giorno Colm non apre la porta di casa all’amico Pàdriac.
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Un’isola , al largo della costa orientale dell’Irlanda, dove il lessico della natura, imponente con le sue montagne frastagliate a picco sull’immensità di un mare azzurro accecante, è parte integrante della vita dei suoi abitanti. Pàdraic abita quest’isola, con la sorella Siobhàn. C’è anche Colm, grande amico di Pàdriac. I due s’incontrano tutti i pomeriggi alle 14, nell’unico pub dell’isola. Un’abitudine consolatoria, attesa, desiderata. Ma un giorno Colm non apre la porta di casa all’amico Pàdriac. Non c’è una ragione apparente e Pàdriac, giovane, dolce e contento della sua amicizia con Colm, si tormenta per questa rottura improvvisa con l’amico più anziano di lui di più di 15 anni, che addirittura non vuole più parlargli. L’isola , nella sua aggressiva bellezza naturale, è il luogo dove le vite di Pàdriac e Colm sono relegate ogni giorno nell’abbraccio mortale della consuetudine. Colm si ribella e decide di affidarsi all’arte, alla creatività musicale, per sfuggire a questa consuetudine, e decide di troncare l’amicizia con Pàdriac che invece non comprende e non accetta, e assiste a comportamenti inauditi dell’amico. Sullo sfondo della storia c’è la tragedia della Guerra Civile Irlandese, 1923, che rimbomba con spari e detonazioni al di là dal mare. Ma è l’isola, racchiusa dal suo mare, a rappresentarsi come luogo di quei pochi abitanti ,con le loro esistenze cupe e misere, i loro vizi e poche virtù, gente che ha bisogno l’uno degli altri, persone che ambiscono a ritrovarsi nell’unico pub per scrutarsi, guardarsi, molestarsi e bere insieme pinte di buona birra irlandese. E’ la vita di quest’isola, che contiene queste sofferte esistenze umane, chiamate a giudicare la dolorosa novità della decisione di Colm a rompere l’amicizia con Pàdriac. Tra i due amici è come se fosse scoppiata una guerra, insensata, come la stessa guerra fratricida irlandese di quel 1923, fratelli contro fratelli e…amici contro amici. E la mitologia irlandese si materializza nello spirito dell’isola, nella figura sinistra della signora Mc Cormick, una specie di guardiana, incarnazione della banshee, che annuncia sempre la morte di una persona del luogo. Martin McDonagh compie un’opera cinematografica, sublime, carica di sentimento, espresso negli sguardi e nei dialoghi dei personaggi. La scenografia di Mark Tildesley accoglie nella maestosità del paesaggio la caratterizzazione dei due personaggi chiave, Pàdriac e Colm, magistralmente interpretati da Colin Farell e Brendan Gleeson. E tutto il racconto della storia trova la sua studiata essenza nella fotografia di Ben Davis.
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[+] hahahaha
(di paolorol)
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peer gynt
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lunedì 5 settembre 2022
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epica battaglia fra gentilezza e silenzio
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Coloro che vivono nelle isole sono esseri umani come tutti gli altri? Questo film ci dice chiaramente di no: l'isola, luogo chiuso dove tutto si concentra e che il mare che la circonda tiene compresso, influisce profondamente sui suoi abitanti e li permea di sé, li ammala della propria malattia. L'ultimo film dell'inglese Martin McDonagh (al suo 4. lungometraggio, con alle spalle 3 film tutti di grandissimo livello) è assolutamente superbo: per la capacità di racconto, per la location (suggestiva e rocciosa isola irlandese), per la brillantezza della sceneggiatura (diciamolo: McDonagh scrive proprio bene!), per recitazione (imponenti Colin Farrell e Brendan Gleeson, ottimi anche Barry Keoghan e Kerry Condon).
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Coloro che vivono nelle isole sono esseri umani come tutti gli altri? Questo film ci dice chiaramente di no: l'isola, luogo chiuso dove tutto si concentra e che il mare che la circonda tiene compresso, influisce profondamente sui suoi abitanti e li permea di sé, li ammala della propria malattia. L'ultimo film dell'inglese Martin McDonagh (al suo 4. lungometraggio, con alle spalle 3 film tutti di grandissimo livello) è assolutamente superbo: per la capacità di racconto, per la location (suggestiva e rocciosa isola irlandese), per la brillantezza della sceneggiatura (diciamolo: McDonagh scrive proprio bene!), per recitazione (imponenti Colin Farrell e Brendan Gleeson, ottimi anche Barry Keoghan e Kerry Condon). Si narra la storia di Padraic (Farrell), buono e gentile, che, da un giorno all'altro, perde la considerazione del suo più grande amico, Colm (Gleeson). Perché? Perché non mi vai più a genio, perché sei noioso, gli risponde Colm, e non voglio più perdere tempo con te. E Padraic, che non è acuto e intelligente come vorrebbe ma è stimato per la sua cortesia e per il suo buon animo, non se ne capacita. Colm, che suona il violino e compone musica, è ossessionato dal tempo che passa, dalla necessità di concedersi alla sua arte per non essere dimenticato. La sua arte gli chiede un'esclusività totale, che non lascia spazio alla banalità dei sentimenti. Ma è proprio questo il vero motivo oppure Colm sta impazzendo? A questo punto, quel che ne segue è un jeu de massacre fra i due ex-amici, attorniati da vari personaggi minori che McDonagh sa connotare con felici notazioni psicologiche e con uno spiccato senso umoristico. E poi ci sono gli animali, quasi emanazioni sacre dell'isola, amati e rispettati, più che umani nelle loro reazioni affettive. E c'è la guerra, lontana ma presente, della quale si sentono in lontananza inquietanti esplosioni. E infine c'è la vecchia strega, una rappresentazione della Morte che gareggia alla pari anche col Bengt Ekerot del "Settimo sigillo". Insomma, un film bello e struggente come se ne vedono pochi. Imperdibile!
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