Titolo originale | Piligrimai |
Titolo internazionale | Pilgrims |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Lituania |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Laurynas Bareisa |
Attori | Gabija Bargailaite, Jolanta Dapkunaite, Zygimante Jakstaite, Giedrius Kiela Paulius Markevicius, Indre Patkauskaite, Julius Zalakevicius. |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,92 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 10 settembre 2021
Il dramma di due persone che cercano di capire com'è morto un ragazzo al quale erano molto legati. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Indre e Paulius si ritrovano dopo essersi persi di vista per alcuni anni. Lui ha un piede ingessato, lei lo accompagna in auto nella zona periferica di Vilinius dove il fratello Matas passò le ultime ore di vita, prima di essere misteriosamente ucciso in una sera di diverso tempo prima. All’epoca Indre era la fidanzata di Matas, e come Paulius anche lei non ha mai superato il dolore. Insieme, i due ex amici ripercorrono i luoghi frequentati Matas – la zona vicina l’aeroporto, il locale dove venne coinvolto in una rissa, le case in cui passò – parlano con le persone che forse ricordano qualcosa. Indre e Paulius cercano però risposte a domande che nessuno vuol sentir pronunciare, abbandonati al loro dolore e alla solitudine.
Il racconto del viaggio nel passato di due persone alla ricerca della verità sulla morte di un loro caro: un film impressionista, all’inseguimento di un fantasma impossibile da evocare.
Come mettere in scena un trauma? Come racchiuderlo nei corpi dei personaggi, nelle loro parole trattenute, nei loro movimenti accennati? E ancora, come cercare con la macchina da presa, in un paesaggio anonimo e spersonalizzante, i segni del passato, la persistenza degli affetti, la fedeltà nei confronti di sé stessi? Sono queste alcune delle domande che il film lituano Pellegrini, primo lungometraggio di Laurynas Bareisa, già a Venezia nel 2017 con il corto By the Pool, si pone implicitamente seguendo due personaggi segnati e uniti dal lutto. Indre e Paulius tornano nei luoghi di una morte mai accettata, condividono informazioni, ricostruiscono gli eventi, attraversano luoghi sia affollati sia desolati, ai lati delle case, nel parcheggio di un aeroporto, sotto un ponte, alla luce del giorno o nel buio della notte. Nei non-luoghi di una Vilnius periferica e senz’anima, i due «pellegrini» inseguono frammenti della loro storia, interrogano spazi trasformati in testimoni muti del passato, mentre tutte le persone che incontrano e con le quali parlano sembrano non sapere o non ricordare. Forse, semplicemente, la morte di Matas, il convitato di pietra del loro viaggio, è stata una semplice rissa, niente che non si riduca alla paura e alla solitudine chi non c’è più e di chi è rimasto. Inevitabilmente, in Pellegrini la morte pervade ogni cosa: le case vuote, i corpi stanchi (significativamente, Paulius zoppica e non può guidare), gli oggetti carichi di senso (il lenzuolo dentro il quale ancora Paulius si avvolge per sfogare la rabbia), le azioni simboliche o semplicemente commoventi (Indre che si lascia andare in una pozza d’acqua…).
Filmando a una distanza di guardia, né troppo vicino, né troppo distante, la macchina da presa coglie la dispersione e lo smarrimento dei protagonisti. Le panoramiche allargano lo spazio, cercano nel vuoto ciò che nessuno riesce a trovare; i vetri delle macchine e gli specchi di un appartamento sfocano e riflettono i volti, i muri o i cancelli delle case separano i personaggi all’interno delle inquadrature e fanno pesare la loro presenza. La questione irrisolta della morte di una persona – impossibile da riportare indietro, da ricordare e ricreare nello spazio e nel tempo che ha occupato – lascia dietro di sé una traccia malinconica dolce e al tempo stesso appiccicosa. Ed è questo sentimento incerto che Pellegrini coglie con la sua messinscena impressionista, delineando poco alla volta le personalità dei due protagonisti: Paulius, claudicante, un po’ infantile, minaccioso e violento, è in realtà pronto a cambiare vita, a proseguire anche senza la guida del fratello; Indre, al contrario, inizialmente sicura di sé, nel corso del racconto perde le proprie certezze e nel finale si abbandona a uno sconforto senza redenzione. Il trauma resta dunque impresso nei segni visibili dell’esistente, parlando una lingua comprensibile a chiunque ma impossibile da spiegare e razionalizzare. Con il suo film geometrico eppure commovente, Laurynas Bareisa li insegue, quei segni, li mette in scena e li accumula, cogliendo in questo modo la complessità di una realtà indifferente al tempo che passa e al dolore di chi resta.
L'esordio nel lungo del lituano Laurynas Bareiša, già a Venezia e Locarno con i suoi corti, è un dramma raggelato in cui il paesaggio è la misura del racconto. I due protagonisti, una giovane donna e un uomo con una gamba ingessata, cercano nei sobborghi di Vilnius i resti della sola cosa che li lega: il ricordo del fratello di lui e fidanzato di lei, ucciso anni prima in una rissa.
Non solo la selezione ufficiale veneziana ma anche le altre ("Giornate degli Autori" e "Orizzonti") hanno potuto contare su un nutrito gruppo di film interessanti. La Giuria di "Orizzonti" (composta fra le altre/fra gli altri dalla scrittrice italiana Nadia Terranova e dalla regista bosniaca Jasmila Žbanic) ha assegnato il premio principale al film lituano Pilgrimai ovvero Pellegrini, scritto, diretto [...] Vai alla recensione »
C'è un senso di ineluttabilità che spezza il respiro in Pilgrims, l'opera prima del lituano Laurynas Bareisa che ha vinto la sezione Orizzonti a Venezia 78. Non è solo una questione di struttura drammatica, di scrittura e di sviluppo narrativo, che già di per sé si espone a una dinamica che rivela per sottrazione ed evoca letteralmente in astrazione, a distanza dalla flagranza dell'evento ricostruito. [...] Vai alla recensione »