Titolo internazionale | No Trace |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Canada |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Simon Lavoie |
Attori | Nathalie Doummar, Monique Gosselin . |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 4 ottobre 2021
Due donne lottano per la sopravvivenza.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Alla guida di una draisina ferroviaria in un tempo imprecisato una donna dall'atteggiamento deciso raggiunge una giovane che ha in braccio una figlia piccola. La nasconde in un cassone per farle passare un posto di blocco nel quale, corrompendo un soldato, supera il controllo. Dopo poco la donna verrà raggiunta dal marito che la porterà con sé.
Inizia così il film di Simon Lavoie, un regista noto per il rigore formale e l'analisi del rapporto tra fede religiosa ed incredulità.
La sua è una ricerca dichiarata mirante a filmare ciò che è invisibile, mistico ed indicibile. L'attua in questo caso lavorando sul levare, puntando all'essenzialità di ogni inquadratura a partire dall'alternarsi di due formati, uno panoramico ed uno ristretto. Non c'è una ragione apparente per la scelta dell'uno o dell'altro ma piuttosto l'intenzione di una resa visiva che offra un'ulteriore tensione ritmica a quanto accade all'interno dell'inquadratura.
Ciò che accade è il procedere di un rapporto tra due figure femminili estremamente distanti per scelte di vita e per culture l'una dall'altra. Nessuna delle due ha un nome nel film (una si rifiuta esplicitamente di rivelarlo) e questo anonimato sembra precludere ogni possibilità di contatto che non sia quello di chi non aiuta ma si limita a sfruttare il bisogno dell'altra. Un'altra che è profondamente legata a una fede (quella musulmana) mentre chi la trasporta sembra essere impermeabile a tutto ciò che non si riferisca al qui ed ora.
La realtà che le circonda è intrisa di una morte che può non essere visivamente presente ma domina una natura che in altre circostanze potrebbe essere goduta ed ammirata.
Lavoie interviene in modo quasi geometrico su ogni inquadratura andandone a ricercare l'essenza mentre la sceneggiatura, che lui stesso ha scritto, produce progressivi slittamenti che dovrebbero avvicinare le due donne a causa di quanto loro accade. Le loro visioni del mondo, sembra voler affermare il regista proseguendo nel percorso sopra citato, non possono e non debbono essere sufficienti per impedirne una reciproca se non comprensione accettazione reciproca.
Una nota a margine: il cast & credits, caso più unico che raro, viene presentato tutto nei titoli di testa.
Il cinema del regista canadese francofono Simon Lavoie si è finora configurato come un ritratto del Quebec rurale in varie fasi storiche, con un occhio al primo Malick, attingendo spesso alla letteratura. Un ritratto impietoso di un regione vasta, con i suoi grandi spazi naturali, un territorio sparso di nuclei famigliari isolati in case nella prateria, dove albergano mostruosità, sotto l'opprimente [...] Vai alla recensione »