Dante, per nostra fortuna

Massimiliano Finazzer Flory ha sempre trattato personaggi della cultura mondiale mettendo in scena i loro pensieri, le azioni, le creazioni e le estetiche diverse per ogni epoca storica a cui appartenevano. Finazzer ha raccontato Leonardo da Vinci vestendone i panni e proiettandolo verso il nostro contemporaneo; ha recitato e letto Borges - Lo specchio di Borges - accompagnato dalle musiche di Astor Piazzolla; ha letto e recitato "I Promessi sposi" di Alessandro Manzoni viaggiando letteralmente per tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, accompagnato dalla ballerina Gilda Gelati, étoile della Scala di Milano, con le musiche dal vivo di alcuni componenti dell'Orchestra Verdi. E ancora, andando a ritroso nel tempo, ha interpretato Mozart nel 2011. La sua forza è la commistione di più arti in dialogo e in movimento tra loro: letteratura, filologia, musica, danza, performance. Queste opere teatrali o cinematografiche venivano ideate sempre ponendosi in discussione, mediando tra la fruizione del colto intellettuale, stemperata con quella del pubblico più generico, che deve capire, imparare.

Dante, per nostra fortuna è un insieme di queste tematiche e azioni articolato e sintetizzato in un cortometraggio d'autore. O meglio, un corto d'artista.

Diverse sequenze del film su Dante Alighieri sono veri e propri tableaux vivants dove ballerini, attori, performer e comparse recitano, si muovono e danzano su un palcoscenico di teatro, proprio come in uno spettacolo dal vivo, rigorosamente diviso in capitoli. L'incipit vede infatti un ragazzino di nove anni, Filippo Tommaso, mentre legge, dando le spalle al pubblico, la Divina Commedia regalatagli dal padre. La sua voce fuori campo, a sottofondo di scene narrative, senza orpelli, ma dove implode solo l'immaginazione di Dante messa in vita, crea quello strato di nozioni dantesche per preapare il pubblico alla visione.

"Quando noi pensiamo, ascoltiamo" risponde Riccardo Muti a Massimo Cacciari alla domanda "parli del suono come suono, o del suono delle parole?". In Dante, per nostra fortuna si tratta proprio di questo, di un susseguirsi incalzante e morbido di parole, visioni, musica e suoni. Immaginare ascoltando. Ascoltare immaginando.

Bastano le parole di Dante, selezionate da regista per rendere il film scorrevole e mai pedante, e i movimenti naturali, drammatici, dolci, energici dei danzatori e performer guidati da Michela Lucenti nelle coreografie, con quei costumi tratti da dipinti cinquecenteschi che morbidi lavorano coi corpi sul palcoscenico. Ricordano le sequenze poetiche di "Trecento", ricordano l'"Ofelia" di Dante Gabriel Rossetti, o quei personaggi d'altri tempi narrati nelle fiabe medievali. Questo racconto di Dante è una messa in scena tra elementi pittorici e musica. 