Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Carlo Michele Schirinzi |
MYmonetro |
Condividi
|
Ultimo aggiornamento venerdì 15 novembre 2019
Un film intimo, tutto proteso verso le pulsioni del visibile e dell'udibile.
CONSIGLIATO N.D.
|
Figure maschili vanno alla deriva nella bruma torinese o nel controluce piovoso salentino; bagliori di un corpo femminile sfiorato e astratto; stacchi dolenti su un'anziana madre nel letto della sua sofferenza; i Joy Division dialogano con This Mortal Coil, mentre Bernini sta a guardare Bosch. Il secondo lungo di Schirinzi (I resti di Bisanzio) è un atto di dolore ispirato dagli schizzi del suo taccuino.
Padrone dove sei è l'atto più inconfessabile del cinema di Schirinzi, il punto d'arrivo di un percorso di riscrittura della percezione delle profondità (del Sud, del proprio inconscio, del gesto artistico) che giunge qui alla messa a nudo definitiva: non è più possibile provare un desiderio che sia veramente verso un corpo, sinceramente verso l'altro.
"Guarda la carne". "Respira la mia anima". Sono due delle scritte-didascalie-testi "incise" nelle immagini di Padrone dove sei (nella sezione Onde del Torino Film Festival) di Carlo Michele Schirinzi. Un film-saggio, senza dialoghi, «umido affresco sull'atto e la visione masturbatoria» (nelle parole del suo autore). Un'opera potente, intima, pienamente, carnalmente/spiritualmente hard, nel senso dell'hard [...] Vai alla recensione »