Titolo originale | Free Solo |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Jimmy Chin, Elizabeth Chai Vasarhelyi |
Attori | Tommy Caldwell (II), Jimmy Chin, Alex Honnold, Sanni McCandless, Tommy Caldwell Cheyne Lempe, Mikey Schaefer, Dierdre Wolownick, Peter Croft. |
Uscita | martedì 19 febbraio 2019 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Itaca srl |
MYmonetro | 3,56 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 26 aprile 2019
Un documentario che racconta una delle incredibili imprese dello scalatore Alex Honnold. Ha vinto un premio ai Premi Oscar, ha vinto un premio ai BAFTA, Il film ha ottenuto 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, In Italia al Box Office Free Solo - Sfida estrema ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 400 mila euro e 22,5 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Alex Honnold è un ragazzo introverso che fatica a socializzare. Una cosa, però, la sa fare bene, anzi, come nessun altro: scalare. Così, montagna dopo montagna, a mani rigorosamente nude, senza protezioni, si conquista la fama mondiale del free climber più intrepido, tanto da riuscire a scalare la vetta di El Capitan, sua ultima leggendaria impresa che ha richiesto ben tre anni di preparazione, atletica quanto mentale.
La prima scena è da capogiro. C'è un trentenne che scala un'impervia parete rocciosa in t-shirt, senza corde. Vertigini si alternano alla voglia di scoprire chi sia costui e perché si impegni in un'impresa tanto stra-ordinaria.
Si passa subito al racconto della persona, alla vita trascorsa in un camioncino tra pentole e docce tutt'altro che confortevoli, allenamenti fisici e appunti quotidiani su un diario. A metà tra flusso di coscienza e intervista, Alex Hannold si racconta al suo amico Jimmy Chin, regista e climber professionista, che lo segue in tutti i sensi. Ci illustra le copertina dei giornali dedicate all'atleta, ma anche la filosofia del ragazzo che, malgrado la fama mondiale, è rimasto se stesso: un appassionato di arrampicata a mano libera, tra sudore, polvere di roccia, volatili e sole.
Ha un QI più alto della media e il centro di controllo della paura (amigdala) inibito dagli anni di allenamento senza tener conto delle paure, eppure resta un ragazzo modesto, semplice, alla mano.
Immancabile il flashback sulla sua infanzia, con tanto di repertorio fotografico: Alex era un bambino "timido e malinconico", che preferiva arrampicarsi piuttosto che parlare con chicchessia. La fortuna è stata, per lui, poter trasformare il proprio hobby in una carriera dove l'unico, non indifferente, limite è che un solo passo fuori posto può essere fatale.
C'è il tocco e la sensibilità della co-regista Chai Vasarhelyi nella descrizione, poi, dell'incontro che colora la vita di Honnold, quello con Sanni McCandless, grazie alla quale scopre il significato del verbo abbracciare e, in sostanza, amare. Ma un free climber può permettersi di abbandonarsi ad una relazione? Il film lascia che questo interrogativo si insinui, sottolineando la filosofia da guerriero del protagonista: da una parte l'abnegazione totale e la necessità di concentrarsi sull'obiettivo al 101%, dall'altra la ricerca della perfezione nell'impossibilità dell'errore. Nel mezzo la maestosità della natura, il trionfo di rumori e colori, l'arcobaleno che spunta involontario e regale tra le cascate.
Il lavoro di Chin non è invidiabile solo a livello di montaggio (due anni di riprese, per un totale di circa 700 ore di girato) ma anche e soprattutto da un punto di vista umano: è un documentario "in arrampicata", girato scalando tutti quanti, protagonista e troupe, in uno strano mix di adrenalina e paura condivisa di rischiare di riprendere l'irriprendibile.
È un film potente e coraggioso, Free Solo, di indubbio impatto emotivo, ma anche esteticamente ricercato. Colpisce l'attenzione ai dettagli, dal tocco di una roccia simile a una carezza fino al rito di allacciarsi le scarpe, convince il focus sullo spirito prima che sull'impresa. Paradossalmente Honnold avrebbe potuto non arrampicarsi mai, il film non ne avrebbe risentito. Perché mira a raccontare la precarietà della condizione umana che solo il coraggio e l'accanita preparazione di un uomo possono sfidare. E vincere, addirittura: quando raggiunge la cima di El Capitan, un obiettivo dichiarato impossibile da tutti prima di lui, Honnold sancisce il trionfo della finitezza umana sull'infinito. Questa la vera forza di un documentario giustamente candidato agli Oscar dopo aver vinto ai Bafta, suggellato dalla perfetta canzone di Tim McGraw: "Gravity is a fragile thing".
Nel 2017, il free climber californiano Alex Honnold scala senza corde (e con un'intensità fisica e psicologica da samurai) la formazione rocciosa di 900 e rotti metri di altezza El Capitan, Yosemite Valley, ritenuta impossibile da attaccare. Ma il documentario candidato all'Oscar 2019 (tre anni di riprese e centinaia di ore di girato) si focalizza sulla persona, più che sull'impresa, sulla preparazione [...] Vai alla recensione »
La sequenza più surreale di Free Solo, documentario - premio Oscar nel 2019 - sullo scalatore Alex Honnold, è quando il fuoriclasse dell' arrampicata in solitaria incrocia un collega vestito da unicorno mentre sta affrontando la prova della vita: conquistare nel giugno 2017 la vetta di El Capitan, nel parco Yosemite in California, senza corde, moschettoni e chiodi.
In molti lo definiscono un alieno. Non tanto nel senso spaziale del termine (Alex Honnold è un essere umano, come tutti noi, o quasi) quanto per la matrice letterale di questa parola. L'alieno è colui che arriva da un'altra parte, uno straniero, un forestiero. Honnold è diverso da noi, ha delle capacità innate differenti dalle nostre, un corpo in costante allenamento che gli permette di compiere gesti [...] Vai alla recensione »