Titolo originale | Zama |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Argentina, Spagna, Francia, Paesi Bassi, USA |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Lucrecia Martel |
Attori | Daniel Giménez Cacho, Lola Dueñas, Matheus Nachtergaele, Juan Minujín, Rafael Spregelburd Nahuel Cano, Daniel Veronese, Mariana Nunes, Carlos Defeo. |
Uscita | lunedì 7 gennaio 2019 |
Distribuzione | Fondazione Cineteca Italiana |
MYmonetro | 2,70 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 18 gennaio 2019
La storia segue un ufficiale della corona spagnola, in attesa di trasferirsi a Buenos Aires.
CONSIGLIATO SÌ
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Paraguay, 1700 circa: don Diego de Zama è un ufficiale della Corona spagnola relegato in una terra brulla e inospitale. Costretto ad accettare con atteggiamento remissivo qualsiasi tipo di lavoro imposto dall'alto, è in attesa di una lettera che gli consenta di tornare a casa, dove ha lasciato una moglie e un figlio. Passano gli anni ma la possibilità di ricongiungersi alla sua famiglia diventa sempre più lontana: cerca di riparare a tale mancanza lasciandosi trasportare dai desideri carnali che quella terra può offrire ma questi piccoli momenti di piacere non riescono a distrarlo dalla speranza, sempre più remota, che il suo futura possa essere vissuto lontano da quella frontiera.
Don Diego de Zama decide, così, di partire per orizzonti nuovi alla ricerca di un pericoloso bandito: liberato dalla speranza in un futuro migliore, capirà che l'unico vero obiettivo è sopravvivere.
Un incipit nebuloso e faticoso che riflette il senso di noia e sfinimento provato dal protagonista lascia il posto, nella parte centrale del film, a un ritmo più concitato: alla staticità delle sequenze iniziali, perlopiù ambientate in interni, si contrappone l'animosità delle scene di lotta e combattimento finali che hanno luogo in spazi aperti e quasi sconfinati.
Essenziale è, qui, il rapporto con la natura che è talvolta nascondiglio, altre minaccia, restrizione: quella terra all'orizzonte, lontana e anelata, è irraggiungibile, separata da Zama da una distesa infinita d'acqua. I colori terrei e fangosi pervadono il film, non solo nelle ambientazioni ma anche sui corpi dei personaggi: il biancore degli insediati spagnoli si contrappone alla pelle d'ebano degli schiavi africani e quella, scura, degli indigeni.
Nonostante l'illusione della propria superiorità, gli insediati spagnoli vengono spesso "sporcati" da quegli stessi colori da cui vogliono distinguersi: immersi nel fango, pitturati di rosso, ma soprattutto dividendo l'inquadratura con gli animali che, tranquillamente, si muovono nei loro stessi spazi; questa scelta per sottolineare costantemente la loro bestialità, nonostante l'illusione di supremazia del conquistadores. Per questo motivo i suoni hanno un'importanza rilevante: ai silenzi degli uomini conquistati e schiavizzati, si contrappongono i rumori fastidiosi dei bianchi che mangiano, annusano, deglutiscono fragorosamente.
Ambientando il film in un'epoca decisamente travagliata della storia, in un paesaggio fotografato elegantemente, Zama riflette sull'istinto primordiale dell'uomo: nonostante le circostanze avverse che il protagonista è costretto ad affrontare, spesso con atteggiamento remissivo, l'obiettivo è sempre uno solo, cercare di sopravvivere.
La vita di Don Diego de Zama, corregidor al soldo della corona spagnola nell'immenso Paraguay, popolato di tribù indio. In attesa di un trasferimento che non arriva mai, l'uomo langue in un monotono nulla, tra incontri e servigi opprimenti, fino a quando non decide di partecipare a una pericolosa missione votata alla cattura di un inafferabile criminale.