zarar
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mercoledì 2 maggio 2018
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due giovani improbabili si aggirano per l'europa
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Film molto modesto del regista haitiano Raoul Peck, con un tono che richiama gli aspetti più superficiali della letteratura romantica ottocentesca, costruito in studio apparentemente con pochi mezzi (nonostante il contributo di produttori francesi, tedeschi e belgi…) e un manierismo da serie televisiva. Manca qualsiasi approfondimento storico, filosofico, psicologico. Il giovane Marx (August Diehl), esule, perseguitato da censura e polizia, con problemi economici, isolato da quelli stessi che avrebbero dovuto essere suoi sodali, con una strenua dedizione alla definizione di una nuova identità politica e di un nuovo modello di società, è qui rappresentato con fanciullesca leggerezza e dotato di un sorrisino fisso tra ironico e ingiustificatamente gaio, con cui sembra far l’occhiolino allo spettatore per segnalare di non prendere sul serio l’intera faccenda.
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Film molto modesto del regista haitiano Raoul Peck, con un tono che richiama gli aspetti più superficiali della letteratura romantica ottocentesca, costruito in studio apparentemente con pochi mezzi (nonostante il contributo di produttori francesi, tedeschi e belgi…) e un manierismo da serie televisiva. Manca qualsiasi approfondimento storico, filosofico, psicologico. Il giovane Marx (August Diehl), esule, perseguitato da censura e polizia, con problemi economici, isolato da quelli stessi che avrebbero dovuto essere suoi sodali, con una strenua dedizione alla definizione di una nuova identità politica e di un nuovo modello di società, è qui rappresentato con fanciullesca leggerezza e dotato di un sorrisino fisso tra ironico e ingiustificatamente gaio, con cui sembra far l’occhiolino allo spettatore per segnalare di non prendere sul serio l’intera faccenda. La vicenda di Engels (Stefan Konarske), con la scelta radicale che lo porta a farsi analista appassionato della condizione operaia, ad abbracciare il socialismo, a sostenere Marx e a collaborare con lui sino alla morte, pur nella sua posizione di ricco industriale (conservò la comproprietà dell’azienda paterna sino al 1869) , è trattata con il semplicismo di un libro di lettura per le elementari. Lo stesso si può dire del rapporto tra Marx e Engels, o del ruolo delle figure femminili, ugualmente stereotipate nei loro opposti caratteri, l’angelica paziente Jenny moglie di Marx, l’irruente operaia irlandese donna di Engels. Film pedagogico? Magari. Si impara ben poco, al di là di qualche vaga informazione di superficie. Ad ogni evento o incontro chiave i due protagonisti in tuba sembrano arrivare quasi per caso, passeggiando per l’Europa, mettendosi via via in posa in scenette di genere, come in un quadro vivente ottocentesco. Il precipitare (si fa per dire) verso la composizione del “Manifesto”, che chiude il film, appare altrettanto casuale che un temporale d’estate. Niente vera passione, niente senso critico, molti sbadigli.
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kimkiduk
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lunedì 9 aprile 2018
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forse non è cambiato niente
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Parlare di questo film si rischia di esprimere ideale politico e non vorrei, ma certo che uscendo dal cinema sembra che quei pensieri siano più attuali adesso che allora.
Altra sensazione disturbante è che nel 1840 la gente pensasse a 500 mila persone senza lavoro come un dramma quando ora noi ne abbiamo milioni ... forse miliardi.
Il lavoro e la dignità prima di tutto ... anche sotto la bandiera francese al posto di fraternità c'era lavoro.
Parole e concetti che ora dovrebbero essere un verbo ed invece lo erano nel 1800.
Uscendo e chiaramente discutendone con tutti, è apparso palese che a quel tempo era logico lottare, a me sembrerebbe logico anche adesso.
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Parlare di questo film si rischia di esprimere ideale politico e non vorrei, ma certo che uscendo dal cinema sembra che quei pensieri siano più attuali adesso che allora.
Altra sensazione disturbante è che nel 1840 la gente pensasse a 500 mila persone senza lavoro come un dramma quando ora noi ne abbiamo milioni ... forse miliardi.
Il lavoro e la dignità prima di tutto ... anche sotto la bandiera francese al posto di fraternità c'era lavoro.
Parole e concetti che ora dovrebbero essere un verbo ed invece lo erano nel 1800.
Uscendo e chiaramente discutendone con tutti, è apparso palese che a quel tempo era logico lottare, a me sembrerebbe logico anche adesso.
Però mi devo fermare, il pensiero è di un certo Karl Marx ..... il marxismo ... il terrore.
Un pensiero che ha perso indubbiamente; che è stato mangiato e digerito dal capitalismo.
Forse giustamente, perchè il marxismo è giusto per chi non ha niente, come ti evolvi ed hai qualcosa non ha senso. Il concetto che il lavoro deve essere pagato per la fatica e non per il frutto che ne ricava a qualcuno è qualcosa di commovente, ma irrealizzabile.
I comunisti devono avere le tasche rotte?
Non lo so e non mi interessa perchè Bakunin nel film stava a Marx come la libertà ed il lavoro sta al capitalismo ed ormai non si torna indietro, ma si può anche commuoverci per chi aveva degli ideali ... merce rara 200 anni dopo.
Film da vedere indipendentemente dalle idee, va bene anche criticarlo. Penso che pensare e riflettere faccia bene comunque ed ognuno giunga alle conclusioni che vuole, anche questo si chiama libertà e dignità.
Difficile rappresentare un pensiero di questa difficoltà in un film; difficile penso, per chi conosce approfonditamente lo stesso pensiero, non trovare critiche; risulta strano l'aspetto bohemien di Marx e anche fantasioso ed improbabile tutto quello narrato per il modo in cui accade, ma vista la difficoltà, scuso il regista.
Mi ha fatto pensare e nel 2018 già è un successo qualcuno che ti fa pensare.
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ruzzante
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domenica 15 aprile 2018
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fatti e idee ben amalgamati: film riuscito
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Non era assolutamente facile fare un film su due filosofi, sia pure rivoluzionari e con una vita non proprio tranquilla, come Marx ed Engels. Certo con Che Guevara, Zapata e Pancho Villa la trasposizione scenica è meno complicata ... qui invece si trattava di fare un film su delle idee, le idee rivoluzionarie di due giganti della filosofia, dando loro forma attrraverso fatti (reali) che coinvolgano lo spettatore e gli facciano toccare con mano la realtà da cui quelle idee sono nate e hanno preso consistenza.
Direi che l'operazione è riuscita: le due ore volano via che nemmeno te ne accorgi, e lasciano il segno. La loro vita privata di giovani "contro" viene rappresentata con sincerità e realismo: Engels che sfida il padre, ricco industriale del tessile, e va a convivere con un'operaia irlandese scegliendo una vita da sovversivo; Marx, sposato con una nobile a sua volta in rotta con la famiglia, con i suoi scritti denuncia i soprusi delle classi dominanti ed è costretto ad un vita precaria, da esule perenne, in povertà assolouta e con l'unico appoggio dell'amico.
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Non era assolutamente facile fare un film su due filosofi, sia pure rivoluzionari e con una vita non proprio tranquilla, come Marx ed Engels. Certo con Che Guevara, Zapata e Pancho Villa la trasposizione scenica è meno complicata ... qui invece si trattava di fare un film su delle idee, le idee rivoluzionarie di due giganti della filosofia, dando loro forma attrraverso fatti (reali) che coinvolgano lo spettatore e gli facciano toccare con mano la realtà da cui quelle idee sono nate e hanno preso consistenza.
Direi che l'operazione è riuscita: le due ore volano via che nemmeno te ne accorgi, e lasciano il segno. La loro vita privata di giovani "contro" viene rappresentata con sincerità e realismo: Engels che sfida il padre, ricco industriale del tessile, e va a convivere con un'operaia irlandese scegliendo una vita da sovversivo; Marx, sposato con una nobile a sua volta in rotta con la famiglia, con i suoi scritti denuncia i soprusi delle classi dominanti ed è costretto ad un vita precaria, da esule perenne, in povertà assolouta e con l'unico appoggio dell'amico. Un Marx dal carattere spigoloso, orgoglioso ed inflessibile verso gli avversari politici nel nascente movimento operaio, ma con un rigore teorico e scientifico che gli permette di penetrare a fondo l'intima essenza dei rapporti sociali.
Altra cosa che colpisce: un mondo operaio fatto di solidarietà fra lavoratori delle varie razze e nazioni, tutti consapevoli di stare dalla stessa parte. Un mondo nel quale il razzismo è prerogativa solo di nobili e ricchi. Un mondo, ahimé, ben lontano da quello attuale.
Poco altro da dire: gran bel film.
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sergiodalmaso
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domenica 14 ottobre 2018
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il giovane karl marx
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"… è giusto rendere onore alle grandi idealità nate dal marxismo e alla sua gente. La violenza criminale del gulag, lo stalinismo, gli errori, non possono cancellare gli ideali che hanno fatto vibrare milioni di uomini, di intellettuali, di operai, milioni di creature che hanno dato la vita non per Stalin, ma per un'idea di riscatto del mondo. L'identità di questi uomini lascia aperto un ammaestramento morale imprescindibile…” Moni Ovadia – Ballata di fine millennio
Meno di due secoli fa, in piena rivoluzione industriale, le condizioni di lavoro delle masse operaie erano disumane. Orari di lavoro pesantissimi, mediamente dalle 13 alle 15 ore giornaliere, in ambienti di lavoro malsani, per salari che permettevano a stento la sopravvivenza.
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"… è giusto rendere onore alle grandi idealità nate dal marxismo e alla sua gente. La violenza criminale del gulag, lo stalinismo, gli errori, non possono cancellare gli ideali che hanno fatto vibrare milioni di uomini, di intellettuali, di operai, milioni di creature che hanno dato la vita non per Stalin, ma per un'idea di riscatto del mondo. L'identità di questi uomini lascia aperto un ammaestramento morale imprescindibile…” Moni Ovadia – Ballata di fine millennio
Meno di due secoli fa, in piena rivoluzione industriale, le condizioni di lavoro delle masse operaie erano disumane. Orari di lavoro pesantissimi, mediamente dalle 13 alle 15 ore giornaliere, in ambienti di lavoro malsani, per salari che permettevano a stento la sopravvivenza. L’impiego di bambini, a partire dai 5 anni di età, era sistematico, specialmente nell’industria tessile, come del resto il bieco sfruttamento delle donne.
Verso la metà dell’ottocento, con i primi fermenti di protesta e di ribellione, iniziarono le tensioni nelle fabbriche. Il vento delle nascenti idee anarchiche e socialiste alimentò rapidamente il fuoco delle rivendicazioni di giustizia e uguaglianza, favorendo la nascita dei movimenti rivoluzionari che avrebbero stravolto in pochi decenni il corso della storia contemporanea.
Gli anni tra il 1843 e il 1848 furono cruciali. Protagonisti di quel quinquennio, culminato con la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista, sono stati due giovani tedeschi, nemmeno trentenni, Karl Marx e Friedrich Engels.
Il giovane Karl Marx racconta l’incontro tra i due pensatori, l’amicizia nata tra i fumi delle brasserie parigine nelle lunghe nottate passate a discutere, tra bevute e partite a scacchi. Ci immerge nella grande Storia e negli eventi che l’hanno plasmata attraverso la loro passione, gli slanci vitali, ma anche i dubbi e le afflizioni che li tormentavano. Intreccia mirabilmente le dinamiche storico-sociali alla dimensione intima e privata.
Le grandi idealità che animano l’azione rivoluzionaria si scontrano con i patimenti della quotidianità e la necessità di sbarcare il lunario per mantenere la famiglia. E’ un Marx assai diverso dall’icona seriosa dell’anziano barbuto che tutti conosciamo.
Le figure femminili sono fondamentali. Jenny von Westphalen abbandona gli agi della famiglia aristocratica per sposare Marx, lo seguirà ovunque condividendo la sua lotta fino alla fine. Per l’opera di Engels sarà invece determinante Mary Burns, l’operaia ribelle della fabbrica del padre che diventerà la sua compagna.
Il film di Raoul Peck è un biopic atipico, inconsueto, senza dubbio schietto e sincero. Tiene sempre la giusta distanza dalla retorica e dalla propaganda militante. Pur narrando vicende storiche controverse e speculazioni filosofiche complesse non rinuncia a rappresentarle. Molto efficaci in questo senso i comizi e gli scontri dialettici con Bakunin e il suo anarchismo, con il socialismo libertario di Proudhon o quello utopico di Weitling. E sempre evitando eccessi enfatici o didascalici. Il giovane Karl Marx appassiona proprio per questa sua sincerità di fondo.
L’accuratezza della ricostruzione degli ambienti dell’epoca, con scenografie e costumi rigorosi, restituisce un affresco storico credibile e ammaliante, anche grazie a una impeccabile fotografia desaturata, dai colori pastello e invecchiati. La struttura corale del film, invece di risultare penalizzante, esalta le magnetiche interpretazioni di August Diehl e Stephan Konarske, espressivi e affiatati sia tra di loro che con le rispettive compagne, Vicky Krieps e Hannah Steele, anch’esse bravissime.
Dopo l’acclamato I not your negro sull’intellettuale afroamericano James Baldwin, candidato all’Oscar e considerato uno dei migliori documentari della scorsa stagione, il regista haitiano Raoul Peck continua il suo racconto di personaggi storici “fuori moda” ma più che mai attuali. E anche questa volta parlando del passato riesce a farci riflettere sul presente.
L’urgenza di Marx e Engels di capire e interpretare le grandi trasformazioni socio-economiche portate dalle rivoluzione industriale e di trovare nello stesso tempo una via per cambiare quel capitalismo fatto di alienazione e sfruttamento è ancora più necessarianell’odierna crisi del mondo globalizzato, travolto dalla rivoluzione digitale e senza più riferimenti ideologici. Come ricorda Moni Ovadia, proprio la tensione morale di Karl Marx, la sua intransigenza nella lotta per un mondo più giusto, senza sfruttamento né sfruttati, è l’ammaestramento più importante che ci ha lasciato.
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enricodanelli
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domenica 29 aprile 2018
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film perfettino che mal si addice ..
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... al protagonista. Onore al merito di aver portato sugli schermi questo gigante della storia sempre attualissimo: nella ricorrenza dei 200 anni dalla nascita meno male che qualcuno ci ha pensato !!! I meriti del film e del regista però finiscono qua. Stridente la manifattura e la sceneggiatura di questo film (classica, scontata, scolastica, televisiva, buonista, quasi da libro Cuore) con il personaggio stesso e i suoi insegnamenti rivoluzionari: qualcosa di più originale nel film doveva esserci. Un Marx più travagliato, con più pathos e meno englishman ci sarebbbe voluto. In fin dei conti era un uomo che a torto o a ragione considerava la violenza come "la levatrice della storia" e quelli che predicavano gentilezza verso i borghesi li ha esplulsi dal partito: dal film Marx ne esce appena un po' più "agitato" di un predicatore della non violenza (ma l'avete visto "il giovane Mussolini" del 1993 con Antonio Banderas ? tutt'altro vigore e colore).
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... al protagonista. Onore al merito di aver portato sugli schermi questo gigante della storia sempre attualissimo: nella ricorrenza dei 200 anni dalla nascita meno male che qualcuno ci ha pensato !!! I meriti del film e del regista però finiscono qua. Stridente la manifattura e la sceneggiatura di questo film (classica, scontata, scolastica, televisiva, buonista, quasi da libro Cuore) con il personaggio stesso e i suoi insegnamenti rivoluzionari: qualcosa di più originale nel film doveva esserci. Un Marx più travagliato, con più pathos e meno englishman ci sarebbbe voluto. In fin dei conti era un uomo che a torto o a ragione considerava la violenza come "la levatrice della storia" e quelli che predicavano gentilezza verso i borghesi li ha esplulsi dal partito: dal film Marx ne esce appena un po' più "agitato" di un predicatore della non violenza (ma l'avete visto "il giovane Mussolini" del 1993 con Antonio Banderas ? tutt'altro vigore e colore). Certo, concentrare perle del pensiero marxiano in pochi minuti, compiacendo lo spettatore con una trama non noiosa, non era facile: qualcosa ne esce, ma siamo ovviamente sul divulgativo di entry-level. Sembra che il regista sappia bene che Marx oggi non è di moda e quindi sia stato un po' ritroso per farlo accettare almeno così sbiadito ai moderni spettatori. Veramente riuscite invece le due figure femminili, le mogli di Marx ed Engels: due donne con gli attributi, come uno se le aspetta visti i rispettivi mariti. Speriamo che prima della fine dell'anno sugli schermi esca qualcos'altro su Marx perchè sicuramente dopo 200 anni dalla nascita il povero Karl si merita qualcosa di meglio.
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fabiofeli
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lunedì 9 aprile 2018
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come ti senti, tu, pietra rotolante?
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Nel 1843 un grande fermento agita il mondo occidentale ed una Europa già sviluppata industrialmente, ancora inceppata in stati monarchici i cui sovrani frenano qualsiasi cambiamento. Karl Marx (August Diehl) all’epoca ha 25 anni e Friedrich Engels (Stephan Konarske) appena 23, ma già i due hanno chiaro che può esserci un futuro alle porte per i diseredati e per gli operai che vendono la loro forza lavoro per salari di fame. Non basta l’umanitarismo di Proudhon o il ribellismo anarchico di Bakunin; si deve incidere sull’economia, sui rapporti di produzione: la classe operaia deve conquistare spazio e peso mentre l’Europa entra in ebollizione.
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Nel 1843 un grande fermento agita il mondo occidentale ed una Europa già sviluppata industrialmente, ancora inceppata in stati monarchici i cui sovrani frenano qualsiasi cambiamento. Karl Marx (August Diehl) all’epoca ha 25 anni e Friedrich Engels (Stephan Konarske) appena 23, ma già i due hanno chiaro che può esserci un futuro alle porte per i diseredati e per gli operai che vendono la loro forza lavoro per salari di fame. Non basta l’umanitarismo di Proudhon o il ribellismo anarchico di Bakunin; si deve incidere sull’economia, sui rapporti di produzione: la classe operaia deve conquistare spazio e peso mentre l’Europa entra in ebollizione. La vita del giovane Marx è grama: scrive come un disperato libri, articoli e pamphlet la pubblicazione dei quali non basta ai bisogni della sua famiglia: è sposato con Jenny (Vicky Krieps), una donna che ha abbandonato una vita agiata in Germania e che cresce le loro due figlie. Engels se la passa meglio e spesso aiuta l’amico: lavora nell’azienda del padre, un rigido industriale e gli operai diffidano di lui nonostante abbia già scritto il saggio-inchiesta “La condizione della classe operaia in Inghilterra”, che spiega chiaramente come la pensi. La convergenza con le idee propugnate da Marx e la stima reciproca cementano un’amicizia che rivolterà il mondo …
Il film di Peck è onesto nella ricostruzione storica, con grande attenzione a costumi e ambienti, del crocevia 1843-48 negli anni che precedettero l’uscita del Manifesto. La pellicola è certamente didascalica, proprio come doveva essere, secondo l’idea di Engels, lo scritto di Marx: una vulgata comprensibile al “pubblico” al quale era rivolto, la classe operaia, affinché non fosse più una accozzaglia di pietre rotolanti senza scopo e direzione. Nel film la descrizione delle vite dei due filosofi li umanizza, mantenendo una aderenza con la realtà e non inventando nulla. I personaggi sono calati nelle loro parti e ben diretti. Si individuano tre scene fondamentali, con pregio narrativo e artistico: quella iniziale con gli straccioni, il lumpenproletariat, che raccolgono la legna caduta nelle terre di nobili e borghesi e che vengono duramente repressi; quella di fronte al mare dove Jenny, la moglie di Marx, conversa con Mary (Hanna Steele), la compagna di Engels: le due donne si confrontano sui rispettivi progetti di vita, anticipando un cambiamento importante per le aspirazioni e la vita delle donne, un inizio di rivoluzione per una vera e totale uguaglianza anche tra i sessi; ed infine quella, davanti allo stesso mare, nella quale Engels convince un Marx stanco e sfiduciato a scrivere il Manifesto, un’opera che produrrà grandi cambiamenti. In chiusura è perfetta la scelta del brano musicale di Bob Dylan, Like a rolling stone. Il film è una vera lezione dedicata a chi è in età scolare o già si confronta con un futuro che non gli promette un vero lavoro ed una dignità umana. Da non mancare.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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mauridal
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martedì 15 maggio 2018
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la futura umanità
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IL GIOVANE KARL MARX di Raoul Peck 2017
Quando si intraprende un lavoro su di un personaggio storico, conosciuto in tutto il mondo, una biografia che non vuole essere pedagogica o una lezione di storia, e quando il lavoro Ë un film con lo scopo di coinvolgere un vasto pubblico ,allora bisogna
apprezzare lo sforzo e le intenzioni del regista che ha voluto interpretare la figura complessa di Karl Marx , riuscendoci adottando il punto di vista della gioventù˘, ovvero degli slanci, delle passioni, delle ingenuità di un trentenne Karl che come spesso accade ha un insieme di idee e di ideali che non coincidono con una realtà di vita comune.
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IL GIOVANE KARL MARX di Raoul Peck 2017
Quando si intraprende un lavoro su di un personaggio storico, conosciuto in tutto il mondo, una biografia che non vuole essere pedagogica o una lezione di storia, e quando il lavoro Ë un film con lo scopo di coinvolgere un vasto pubblico ,allora bisogna
apprezzare lo sforzo e le intenzioni del regista che ha voluto interpretare la figura complessa di Karl Marx , riuscendoci adottando il punto di vista della gioventù˘, ovvero degli slanci, delle passioni, delle ingenuità di un trentenne Karl che come spesso accade ha un insieme di idee e di ideali che non coincidono con una realtà di vita comune. Questo aspetto della vita di Marx non era stato ancora raccontato nella storia divulgata oltre la sfera intellettuale degli storici e filosofi, e forse neanche in quella, l'aspetto anche romantico legato al proprio tempo e alla vita affettiva personale , alla giovane moglie e il piccolo figlio. Da spettatori di un film così dunque non bisogna pretendere un trattato sulla nascente filosofia di Marx e della teoria politica che ne scaturì anche dopo l'incontro e le discussioni con l'altro giovane amico Engels , anch'egli visto come un giovane, ma ribelle alla famiglia e alle ingiustizie del tempo. Tuttavia alcuni spunti di riflessione il film lo offre sui temi cari a Marx come il lavoro sfruttato dal padrone capitalista, oppure il rapporto tra democrazia liberale e socialismo .Altro tema, ben reso nelle scene di riunioni tra compagni di ideali rivoluzionari, soprattutto nei dialoghi molto puntuali e a volte verbosi, è sulla proprietà dei beni che ogni individuo deve possedere per godere di un minimo di benessere, non in conflitto però con i diritti di tutti gli altri componenti una società civile. In conclusione un film riuscito nell'intento di offrire al pubblico una versione inedita dei giovani Marx ed Engels agli albori della stesura del celebre Manifesto del Partito Comunista, che sconvolgerà la storia dell’umanità nel suo successivo sviluppo ed applicazione politica e ideologica. (mauridal)
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eugen
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lunedì 12 giugno 2023
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la teoria per immagini
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Rendere la teoria per immagini e'difficile, ma questa coproduzione che realizza"Le Jeune Karl Marx"e'riuscita nell'impresa, Il film, di Raoul Peck, anche autore della sceneggiatura, insieme a Pascal Bonitzer, e'riuscito nell'impresa, dove bisogna precisare che l'unico soggetto che ha ispirato l'opera e in primis la sceneggaitura, soo gli scritti giovnale di Marx ed Engels, di cui si narra l'inizio della loro straordinaria amcizia e collaborazione, ossia "La situazione della classe operaia in Inghilterra"di Friedrich Engels, "Per la critica della filofia del dirittto di Marx"(ma nelll'jncipit si accenna anche allo scritto ipergionvanile"Sul furto della legna"fino all descisione di scrivere insieme "La sacra famiglia"che segna la rottura con Arnold Ruge, Moses Hess, Buno e Edgar Bauer, Max Stirner, ma anche con Ludwig Feuerbach, ossia quei pensatori ancora troppo intrisi di hegelismo, non a caso detti"giovani hegeliani"o"hegeliani di sinistra"che non riuscivnao ad uscire dall'astrattezza delle categorie hegeliane, mentre Marx ed Engels(e qui Engels si caratterizza gia'come "secondo violino"rispetto a Marx, l'autodefonizione celebre e in parte dettata da eccessiva modestia, ma soprattutto da vera amicizia, dettata dalla venerazione per il genio di Marx)che caratteriza poi il prosieguo della loro opera sinergicamente endiadica.
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Rendere la teoria per immagini e'difficile, ma questa coproduzione che realizza"Le Jeune Karl Marx"e'riuscita nell'impresa, Il film, di Raoul Peck, anche autore della sceneggiatura, insieme a Pascal Bonitzer, e'riuscito nell'impresa, dove bisogna precisare che l'unico soggetto che ha ispirato l'opera e in primis la sceneggaitura, soo gli scritti giovnale di Marx ed Engels, di cui si narra l'inizio della loro straordinaria amcizia e collaborazione, ossia "La situazione della classe operaia in Inghilterra"di Friedrich Engels, "Per la critica della filofia del dirittto di Marx"(ma nelll'jncipit si accenna anche allo scritto ipergionvanile"Sul furto della legna"fino all descisione di scrivere insieme "La sacra famiglia"che segna la rottura con Arnold Ruge, Moses Hess, Buno e Edgar Bauer, Max Stirner, ma anche con Ludwig Feuerbach, ossia quei pensatori ancora troppo intrisi di hegelismo, non a caso detti"giovani hegeliani"o"hegeliani di sinistra"che non riuscivnao ad uscire dall'astrattezza delle categorie hegeliane, mentre Marx ed Engels(e qui Engels si caratterizza gia'come "secondo violino"rispetto a Marx, l'autodefonizione celebre e in parte dettata da eccessiva modestia, ma soprattutto da vera amicizia, dettata dalla venerazione per il genio di Marx)che caratteriza poi il prosieguo della loro opera sinergicamente endiadica. Siamo qui alla"Sacra famiglia", come si e'detto, dunque alla vigilia dell"Ideologia tedesca"(1845)e al prologo del"Manifesto del Partito cominista"che e' del 1848, ma gia' scritto, sostanzialmente, l'anno precedente. E non manca, nel film, il riferimento ai fatti reali, al rapporto gi'conflituale con Pierre.Joseph Proudhon, che Marx da solo, cioe'senza Engels, esprime in"La miseria della filofia"(contro "La filosfia dlela miseria"di Proudhon), con i l misticismo(socialismo evangelico)di Wilhelm Weitling, ma anche con la costizuione della"Lega dei giusti#etc. E ancora si insiste sul diverso status economico di Marx, gia'sposato con Jenny von Westfalen, aristrocratica, anche lei comunista e atea in rotta con la sua famiglia, che aveava gia'due figli, povero ed Engels, figlio di un indistruale tedesco ben introdotto in Gran Bretagna, dove aveva alcune fabbriche. E ancora i rapporti personali etc. Bene soprattutto il protaogtnista Augsut Diehl, ma anche gli altri/le altre interpreti principali. Eugen
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zim
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mercoledì 18 aprile 2018
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like a rolling stone
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In questo film vediamo il giovane Marx muoversi col suo amico e collega Hengels nei quartieri più poveri di Parigi Londra e Bruxelles, attenti osservatori degli effetti devastanti della prima rivoluzione industriale, Hengels british Karl ironico disincantato e attivo critico soprattutto di quei movimenti che credevano di poter mettere fine all'ingiustizia con dottrine filantropiche. E invece lui e l'amico vanno nocciolo della questione. L'economia. Il conflitto tra modi e forze di produzione.
I dialoghi del film fanno da sfondo ad una umanità raccontata per immagini forti di un corrusco realismo dove i telai a spoletta volante luccicano di grasso quanto di sudore scuro il volto delle sfruttate e i tuguri visitati svelano impietosamente condizioni di esistenza subumana anche quando si tratta dello studio del pittore Courbet o anche peggio quando si va fuori fuori nella natura nel bosco dove una fascina di legna può costare la vita.
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In questo film vediamo il giovane Marx muoversi col suo amico e collega Hengels nei quartieri più poveri di Parigi Londra e Bruxelles, attenti osservatori degli effetti devastanti della prima rivoluzione industriale, Hengels british Karl ironico disincantato e attivo critico soprattutto di quei movimenti che credevano di poter mettere fine all'ingiustizia con dottrine filantropiche. E invece lui e l'amico vanno nocciolo della questione. L'economia. Il conflitto tra modi e forze di produzione.
I dialoghi del film fanno da sfondo ad una umanità raccontata per immagini forti di un corrusco realismo dove i telai a spoletta volante luccicano di grasso quanto di sudore scuro il volto delle sfruttate e i tuguri visitati svelano impietosamente condizioni di esistenza subumana anche quando si tratta dello studio del pittore Courbet o anche peggio quando si va fuori fuori nella natura nel bosco dove una fascina di legna può costare la vita.
Ed è in questa flagranza di realtà che le proposizioni più note del magistero marxista perdono la loro patina di slogan usurati e riacquistano nuovo vigore come se effettivamente assistessimo alla loro prima formulazione, alla loro nascita.
Che il pensiero di Marx sia ormai fuori gioco è una opinione diffusa, soprattutto tra coloro che si professano ancora comunisti, di fatto ci sono indizi dell'esatto contrario almeno per quanto riguarda le domande che il filosofo economista rivoluzionario si pose circa duecento anni fa: guerre alienazione e sfruttamento sono ancora tragici nodi sostanzialmente irrisolti.
Like a rolling stone cantata dal nobel Dylan sotto le immagini più evocative delle lotte sociali del secolo breve conclude il film.
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alberto
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lunedì 8 ottobre 2018
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marx, il liberale precursore dei tempi
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In questo film Marx viene dipinto come un liberale liberista piuttosto che come l'ideatore di un'economia che è l'antitesi del capitalismo.
La "collettivizzazione dei mezzi di produzione" e la "fine della proprietá privata" di tali mezzi diventa cosí la liberalizzazione di essi, cioé privatizzazione con concorrenza di mercato.
Marx nel film parla di rendere i lavoratori "liberi" di vendere il proprio lavoro, con l'intenzione quindi di trasformare i lavoratori in imprenditori di sé stessi, che si mettono su mercato.
In questo film si vede la mano del capitalismo di sinistra che ha vinto, di quel liberalismo liberista che ha emancipato il capitalismo dagli stati usando i diritti civili (che sono l'unica cosa che il comunismo ha un comune con il liberalismo) come cavallo di troia.
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In questo film Marx viene dipinto come un liberale liberista piuttosto che come l'ideatore di un'economia che è l'antitesi del capitalismo.
La "collettivizzazione dei mezzi di produzione" e la "fine della proprietá privata" di tali mezzi diventa cosí la liberalizzazione di essi, cioé privatizzazione con concorrenza di mercato.
Marx nel film parla di rendere i lavoratori "liberi" di vendere il proprio lavoro, con l'intenzione quindi di trasformare i lavoratori in imprenditori di sé stessi, che si mettono su mercato.
In questo film si vede la mano del capitalismo di sinistra che ha vinto, di quel liberalismo liberista che ha emancipato il capitalismo dagli stati usando i diritti civili (che sono l'unica cosa che il comunismo ha un comune con il liberalismo) come cavallo di troia.
Questo film è un capolavoro, perchè è illuminante sulle capacità di mimetismo del liberalismo, che riesce a indossare i panni di qualsiasi ideale, sterilizzandone i fondamenti, a annullandone gli effetti usandoli uno contro l'altro, affinché trionfi sempre l'economia di mercato cioè il capitalismo libero "comunista".
Non ho letto "il Capitale" di Marx, ma ho letto i fondamenti del comunismo, ed è un sistema economico che si antepone al capitalismo (che il capitalismo sia di stato o libero), perchè nega un'economia che si fonda sulla proprietà privata e sul reinvestimento dei "capitali" privati che da questo ne deriva.
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