Titolo originale | Bill Viola: The Road To St Paul's |
Anno | 2017 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Gerald Fox |
Attori | Bill Viola, Kira Perov, Alessia Patregnani, Ariana Afradi . |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,03 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 febbraio 2018
L'arte di Bill Viola ci interroga sul nostro ruolo nel mondo e sul destino a cui siamo chiamati.
CONSIGLIATO SÌ
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Se abbiamo bisogno di motivazioni per comprendere le azioni umane significa che queste, di fatto, sono latenti in ciò che l'uomo crea. L'ossessione di Bill Viola per l'acqua come elemento estetico nel quale fa fluttuare i corpi degli attori protagonisti delle sue video installazioni e come materia simbolica di rigenerazione, vita e purificazione, ha radici in una grande paura, quella della morte. Aveva sei anni quando ha rischiato di affogare, racconta l'autore di quei video empatici e scenografici che il pubblico ha fruito negli ultimi vent'anni in luoghi sempre preziosi.
Bill Viola infatti racconta il percorso - "the path", per citare il titolo di una delle sue opere - intrapreso per giungere all'interno di un tempio importante: la Cattedrale di St. Paul a Londra, dove il mitico Don Moses e il clero della Cattedrale, commissionano una grande opera permanente all'artista newyorkese che realizza, site specific, due grandi video installazioni che richiamano le antiche pale d'altare, nelle quali troneggiano la Madonna e quattro martiri, da Viola rappresentati attraverso i quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua.
Il richiamo alla nostra storia dell'arte, all'estetica rinascimentale, è chiaro e tangibile: Viola si ispira molto all'Italia - ha vissuto a Firenze negli anni '70, ed è li che ha potuto assorbire dal vivo la pittura di Pontormo, di Paolo Uccello e degli altri "grandi" maestri - tanto da realizzare parte delle sue video installazioni all'interno di chiese nel nostro paese, o istituzioni museali, e a utilizzare attori italiani per la resa di alcuni soggetti, come la Madonna - interpretata da Alessia Patregnani.
È un percorso predestinato quello di Bill Viola per giungere alla Cattedrale di San Paul nel 2014. Si tratta di un viaggio sviluppato in tappe, e ognuna di queste è rappresentata da un video. In questo documentario, dove il fruitore è partecipe delle scelte, delle spiegazioni, dei ragionamenti e delle passioni di Viola, da sempre accompagnato dalla compagna Kira, artefice, insieme al videomaker, di tanti degli spunti delle opere, scorrono le bellissime immagini dal forte impatto di The Raft (2004), The Messenger (1996) presentato presso la Durhan Cathedral, Fire Angels (2001), dove la tematica è quella della rinascita e resurrezione; e poi ancora la suggestiva installazione The Sleepers del '92 a Villa Panza a Varese o, ancora, la performance toccante di Ocean without a shore, realizzata su tre schermi ad alta definizione nella cripta dell'intima chiesa di San Gallo a Venezia, durante la Biennale del 2007. Le installazioni di Viola sono evocative e teatrali: il pubblico è colpito dalla presenza, quasi fisica, di attori immedesimati in quelle tematiche esistenziali necessarie per l'autore. La vita, la morte, la rinascita, la resurrezione; il corpo, la vecchiaia, i quattro elementi; la fede che, unita all'intensità dell'immagine visiva e alle sofisticate tecnologie utilizzate, diventa tangibile. Anche la tecnica in slow motion per enfatizzare i gesti umani sono ormai un timbro di riconoscibilità dell'autore, apprezzato da un vasto pubblico internazionale e da professionisti del mondo dell'arte e del cinema.
Il documentario termina con il toccante opening alla Cattedrale dove i fan, da Nicholas Serota, direttore della Tate Gallery di Londra, a Jhon Harnardt, storico dell'arte, fino ai preti di St. Paul, applaudono questa grande opera, durata vent'anni di passione per la vita e le immagini in movimento. Il documentario è semplice e lineare. Non c'è bisogno di rendere complesso un percorso di un artista visivo che racconta con chiarezza la sua ricerca, tangibile in ogni produzione realizzata. Quando l'arte incontra il grande pubblico, bastano le immagini d'impatto e un buon racconto. Come avviene in questo caso.