brunopepi
|
giovedì 24 settembre 2020
|
quel guizzo mancato al regista
|
|
|
|
Per anni una donna, la dolce Lili, ha dormito velata nel corpo del pittore Einar Wegener, ma una sessione di posa in abiti femminili e un gioco erotico con Gerda, la moglie, risvegliano in lui la sua reale entità interna. Da quel momento cambia la vita tra i coniugi pittori, dando vita a sentimenti struggenti, realtà celate e lotte interiori. Affascinante biopic dai colori tenui richiamanti gli anni venti ed abbellito da una morbida scenografia, ottima la fotografia che accompagna ogni scena del film con toni caldi e pittorici, mentre la regia doveva dare quel tocco in più, quel guizzo che poteva esserci e non c'è stato.
[+]
Per anni una donna, la dolce Lili, ha dormito velata nel corpo del pittore Einar Wegener, ma una sessione di posa in abiti femminili e un gioco erotico con Gerda, la moglie, risvegliano in lui la sua reale entità interna. Da quel momento cambia la vita tra i coniugi pittori, dando vita a sentimenti struggenti, realtà celate e lotte interiori. Affascinante biopic dai colori tenui richiamanti gli anni venti ed abbellito da una morbida scenografia, ottima la fotografia che accompagna ogni scena del film con toni caldi e pittorici, mentre la regia doveva dare quel tocco in più, quel guizzo che poteva esserci e non c'è stato. I due protagonisti da Oscar con un Redmayne eccelso candidato fra gli attori per un ruolo difficilissimo, e una Vikander sottilmente erotica che strappa la firma inizialmente proposta a Nicole Kidman e Gwyneth Paltrow. Il film riesce a trasmettere apprensioni, dilemmi e confronti in una situazione per quell'epoca considerata taboo ed emarginante.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a brunopepi »
[ - ] lascia un commento a brunopepi »
|
|
d'accordo? |
|
|
venerdì 4 gennaio 2019
|
non sono d'accordo col commento
|
|
|
|
Mai letto un commento tanto miope. Nella prima parte il corpo è in evidenza nella fase "normale", poi in quella dell'evoluzione verso la femminilità. Da lì in poi, il corpo scompare perchè il/la protagonista si vergogna profondamente del proprio corpo maschile che non sente più "suo": non a caso rifiuta ogni rapporto sessuale, perfino ogni contatto fisico. Inutile sottolineare quanto il "gender" sia questione di testa/psiche (applicate a un corpo sbagliato). Il/la protagonista, senza aiuti di ordine psicologico, diviene profondamente autolesionista: vuole a tutti i costi eliminare la sua parte maschile ("Einar non esiste più"), e affronta la seconda operazione, così rischiosa e troppo presto, per coronare il suo sogno.
[+]
Mai letto un commento tanto miope. Nella prima parte il corpo è in evidenza nella fase "normale", poi in quella dell'evoluzione verso la femminilità. Da lì in poi, il corpo scompare perchè il/la protagonista si vergogna profondamente del proprio corpo maschile che non sente più "suo": non a caso rifiuta ogni rapporto sessuale, perfino ogni contatto fisico. Inutile sottolineare quanto il "gender" sia questione di testa/psiche (applicate a un corpo sbagliato). Il/la protagonista, senza aiuti di ordine psicologico, diviene profondamente autolesionista: vuole a tutti i costi eliminare la sua parte maschile ("Einar non esiste più"), e affronta la seconda operazione, così rischiosa e troppo presto, per coronare il suo sogno. Che è piegare il suo corpo a quello che esige la sua psiche. Sia pur moribondo/a, non è stato mai così felice perchè finalmente donna. Lamentare la mancanza di fisicità quando è la testa che domina, è del tutto fuori luogo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
fabio
|
martedì 4 settembre 2018
|
una grande interpretazione.
|
|
|
|
Il valore aggiunto a quest'ottima trasposizione cinematografica è lui: Redmayne.
Il film narra una storia vera e tocca vari temi in modo molto intelligente e sensibile ma solo grazie all'eccellente prova d'attore diventa un piccolo gioiello.
Più volte l'attore inglese ha dato prova delle sue capacità ed il paragone corre veloce a Daniel Day Lewis.
Qui da' corpo e anima a ben due personaggi, forse tre.
|
|
[+] lascia un commento a fabio »
[ - ] lascia un commento a fabio »
|
|
d'accordo? |
|
valterchiappa
|
mercoledì 20 settembre 2017
|
il tormento di un corpo sbagliato
|
|
|
|
Fra quelle che potremo definire le specializzazioni dell’attore, c’è ne una che descrive esattamente Eddie Redmayne: un trasformista. La capacità e la propensione a diventare sul set qualcosa di assolutamente diverso da sé pare sia la frontiera che con la sua arte egli intenda esplorare. Dopo il prodigioso lavoro in riduzione sulle potenzialità fisiche, richiestogli dal ruolo di Stephen Hawking e dalla descrizione del progredire della malattia degenerativa dello scienziato (vero valore di un film non eccelso come “La teoria del tutto”), performance che gli ha fruttato l’Oscar come migliore attore nel 2015, l’attore britannico, grazie a questo “The Danish Girl”, tratto dall’omonimo, fortunato romanzo di David Ebershoff, ha potuto spingere all’estremo la sua ricerca, investigando le profondità dell’animo maschile alla scoperta di quell’identità più meno forte, più o meno nascosta che alberga in ogni uomo.
[+]
Fra quelle che potremo definire le specializzazioni dell’attore, c’è ne una che descrive esattamente Eddie Redmayne: un trasformista. La capacità e la propensione a diventare sul set qualcosa di assolutamente diverso da sé pare sia la frontiera che con la sua arte egli intenda esplorare. Dopo il prodigioso lavoro in riduzione sulle potenzialità fisiche, richiestogli dal ruolo di Stephen Hawking e dalla descrizione del progredire della malattia degenerativa dello scienziato (vero valore di un film non eccelso come “La teoria del tutto”), performance che gli ha fruttato l’Oscar come migliore attore nel 2015, l’attore britannico, grazie a questo “The Danish Girl”, tratto dall’omonimo, fortunato romanzo di David Ebershoff, ha potuto spingere all’estremo la sua ricerca, investigando le profondità dell’animo maschile alla scoperta di quell’identità più meno forte, più o meno nascosta che alberga in ogni uomo. Un ruolo ideale per lui: quello di Lili Elbe, l’artista danese che negli anni ’30 decise di non convivere più con la sua conflittuale identità e si sottopose, prima nella storia, a una serie di interventi chirurgici che le donassero un corpo femminile.
Nata con attributi maschili come Einar Wegener, l’artista contrasse matrimonio con Gerda, anche lei pittrice talentuosa. I due formavano una coppia assai in vista negli ambienti culturali della capitale danese, complice ed affiatatissima. Proprio da un gioco di travestitismo organizzato dalla stessa moglie, scoccò la scintilla che illuminò l’inconscio di Einar, riportando a galla la rimossa identità femminile. Da allora l’artista convisse a lungo con una duplice identità, trasformandosi però in Lili sempre più frequentemente. Fino alla drastica decisione: Einar sarebbe morto, Lili sarebbe stata finalmente libera in un corpo che, grazie alla chirurgia, avrebbe potuto riconoscere come suo. Combatté impavidamente la sua battaglia, pagando con la vita, spenta da quegli interventi che all’epoca erano solo meri esperimenti. Einar, nonostante l’inevitabile divorzio, non fu mai abbandonato dalla moglie Gerda, che, dopo lo sconvolgimento iniziale accettò e sostenne fino alla fine il cammino dell’ex marito.
Un cambiamento graduale e tormentatissimo, fino al raggiungimento dell’opposto di sé: cosa avrebbe potuto chiedere di meglio Eddie Redmayne? E difatti risponde con un’altra interpretazione eccezionale, aiutato invero anche dalla efebica bellezza, sottolineando, più che con le movenze o le posture, con la naturale mutevolezza dello sguardo, pronto ad accendersi di repentini bagliori o ad obnubilarsi per sopraggiunte tempeste, un processo di mutazione, di cui il regista Tom Hooper ha voluto enfatizzare la componente interiore piuttosto che quella fisica, come poteva essere scontato.
Eppure, in “The Danish Girl”, a brillare non è Redmayne, bensì la giovane svedese Alicia Vikander, chiamata ad interpretare Greta.
Certo, è davvero bello il ruolo assegnatole: una donna pulsante d’amore ma forte e determinata, trasgressiva ed emancipata ma al contempo devotamente legata al suo uomo, anche quando uomo non sarà più. Tutt’altro che una comprimaria, bensì presenza fondamentale: il solido tronco dove il fiore di Lili potrà abbarbicarsi per riuscire a sbocciare.
Ma se il primo, pur dipingendo efficacemente i tormenti interiori della protagonista, sembra indulgere nel tecnicismo, sottintendendo un certo autocompiacimento per le sue straordinarie doti, la seconda fa vibrare di pura emozione il suo personaggio. Se Redmayne suscita ammirazione, la Vikander trova con naturalezza la via del cuore dello spettatore e gli parla da dentro.
Se “The Danish Girl” è senz’altro un bel film lo si deve principalmente all’interpretazione dei due protagonisti, capaci di accendere di partecipazione emotiva e far risuonare di intime ed intense vibrazioni una storia, che poteva essere raccontata in molti modi.
Ma non vorremmo negare meriti al regista Tom Hooper (“Il discorso del re”, ”Les Misérables”), nonostante molte critiche gli attribuiscano la colpa di un eccessivo distacco, a causa della ricerca esasperatamente estetizzante che caratterizza il suo lavoro, qui concretizzata in inquadrature curatissime e dal gusto pittorico, oleografici paesaggi, attento studio di luci e cromatismi.
Nel narrare la vicenda di Lili Elbe forse molti attendevano lo scandalo, ma questo fa parte di pregiudizi ancora vivi. Bene fa, a nostro giudizio, Tom Hooper a puntare l’obiettivo nel profondo dei suoi personaggi, bene fa ad usare un tocco rispettosamente delicato. Per Tom Hooper “The Danish Girl” non è la storia di un transessuale; è, come deve essere, il racconto di un viaggio interiore, una intima vicenda di cambiamento, una storia di coraggio, una storia d’amore.
E l’amore, fatevene una ragione, non fa scandalo, ma soprattutto non ha limiti di sesso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a valterchiappa »
[ - ] lascia un commento a valterchiappa »
|
|
d'accordo? |
|
marcobrenni
|
sabato 24 dicembre 2016
|
eccellente film su di un tema tuttora scabroso
|
|
|
|
Il film tratto da una storia vera, e con ogni probabilità è stato molto romanzato: non credo affatto che la realtà vera fosse così idilliaca come risulta nella parte iniziale del film. Più credibile invece la seconda parte, ove la presa di coscienza spalanca il problema in tutta la sua drammaticità. In ogni caso, il risultato è ottimo grazie soprattutto all'incredibile attore Eddie Redmayne che si dimostra come uno dei più validi attori dei nostri tempi. Ricordiamo pure la sua eccellente-incredibile interpretazione del fisico cosmologo Stephen Hawking. La trama è assai delicata e complessa: a tutt'oggi la problematica "transgender" è vista sovente ancora con sospetoi e pregiudizi crudeli, nonostante la sbandierata, sovente solo ipocrita "political correctness".
[+]
Il film tratto da una storia vera, e con ogni probabilità è stato molto romanzato: non credo affatto che la realtà vera fosse così idilliaca come risulta nella parte iniziale del film. Più credibile invece la seconda parte, ove la presa di coscienza spalanca il problema in tutta la sua drammaticità. In ogni caso, il risultato è ottimo grazie soprattutto all'incredibile attore Eddie Redmayne che si dimostra come uno dei più validi attori dei nostri tempi. Ricordiamo pure la sua eccellente-incredibile interpretazione del fisico cosmologo Stephen Hawking. La trama è assai delicata e complessa: a tutt'oggi la problematica "transgender" è vista sovente ancora con sospetoi e pregiudizi crudeli, nonostante la sbandierata, sovente solo ipocrita "political correctness". Il film è più che opportuno anche come messaggio, ma a tratti il racconto si dilunga-dilata eccessivamente. Comunque il tutto è molto solido e ben concepito. Premi meritatisssimi!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a marcobrenni »
[ - ] lascia un commento a marcobrenni »
|
|
d'accordo? |
|
riccardo tavani
|
venerdì 25 novembre 2016
|
quella luce di ieri nell'oggi
|
|
|
|
Dentro le vesti, gli aspetti di ieri appare meglio ciò che è oggi. Potremmo anche dire: dentro le vesti, gli aspetti dell’altro si vede meglio l’identico, l’identità. Così se cronologicamente ieri è l’altro dell’oggi, ecco che il cinema riesce a dirci con appassionante limpidezza quello che sta accadendo oggi, domani, presentandocelo attraverso una vicenda realmente accaduta nel passato.
Siamo tra Copenaghen e Parigi di inizio ‘900. I coniugi Einar e Gerda Wegener, belli della loro briosa giovinezza, sono entrambi pittori. Innamorati perdutamente l’uno dell’altra, Einar e Gerda si addormentano e si svegliano facendo l’amore: eppure – nonostante lo desiderino – Gerda non rimane mai incinta.
[+]
Dentro le vesti, gli aspetti di ieri appare meglio ciò che è oggi. Potremmo anche dire: dentro le vesti, gli aspetti dell’altro si vede meglio l’identico, l’identità. Così se cronologicamente ieri è l’altro dell’oggi, ecco che il cinema riesce a dirci con appassionante limpidezza quello che sta accadendo oggi, domani, presentandocelo attraverso una vicenda realmente accaduta nel passato.
Siamo tra Copenaghen e Parigi di inizio ‘900. I coniugi Einar e Gerda Wegener, belli della loro briosa giovinezza, sono entrambi pittori. Innamorati perdutamente l’uno dell’altra, Einar e Gerda si addormentano e si svegliano facendo l’amore: eppure – nonostante lo desiderino – Gerda non rimane mai incinta.
Gerda lavora anche alle scenografie di balletti, rappresentazioni teatrali. Un giorno chiede a suo marito di mettersi in posa con un tutù appoggiato sopra, calze bianche alle gambe e scarpette da ballerina infilate ai piedi per un dipinto di scena. Da questa piccola goccia mimetica viene giù tutto il cielo splendente della loro vita. Gerda comincia a ritrarre il marito in questa sua alterità, o identità diversamente esibita. Il suo successo artistico è immediato, oltrepassa i confini danesi e arriva fino a Parigi, dove la reclamano per un’importante mostra celebrativa. Da quel momento suo marito Einar non apparirà più in pubblico. Gerda si presenta in società, ai ricevimenti, ai vernissage delle sue mostre accompagnata da Lili Elbe, la cugina di suo marito, la quale – gli somiglia molto. È lei il nuovo dominante soggetto dei ritratti di Gerda Wegener.
A travolgere la giovane, bella pittrice non è però il successo artistico, ma il dramma del giovane bel marito pittore che ha scoperto la sua identità diversamente dislocata da quella maschile. I sentimenti tra loro sono immutati, anzi, più forti che prima, poiché Gerda fa del tutto per aiutare Einar nella lacerante contraddizione di sentirsi ormai pienamente donna ma in un corpo di uomo. Lui ormai è Lili Elba e non può più fare a meno di vestire fisicamente e psicologicamente i suoi panni. I pregiudizi culturali, mentali e persino sanitari dell’epoca servono a mettere meglio in risalto proprio il contrasto tra l’intimità di una condizione sentimentale, di un amore tra persone al di là del genere sessuale e l’ambiente sociale esterno.
Molti di quei pregiudizi oggi sono caduti, eppure altri rimangono ben radicati. Soprattutto in Italia. Abbiamo anzi assistito a un loro volgare rinfocolamento in tutta la vicenda sulla legge per le unioni civili. I pregiudizi, però – come è nell’etimologia stessa della parola –, partono sempre da una triviale astrazione. Se noi entrassimo nella concretezza di una situazione umana data ci accorgeremmo che il vero nocciolo della questione non ha niente a che fare con quegli irreali preconcetti. Ecco, The Danish Girl ci conduce dentro l’intimità di una vicenda storica vera, mostrando limpidamente, con la forza e la forma alta dell’immagine, la purezza e l’autenticità dei sentimenti in gioco. Sentimenti che l’astratto, ottuso pregiudizio sociale e culturale ha trasformato in un concreto dramma per le due persone che amandosi lo hanno vissuto fino all’ultimo respiro. E i sentimenti veri non hanno tempo, come sa mostrarci solo il grande cinema: quelli di oggi sono già da sempre quelli di ieri.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a riccardo tavani »
[ - ] lascia un commento a riccardo tavani »
|
|
d'accordo? |
|
onufrio
|
domenica 6 novembre 2016
|
la danese
|
|
|
|
Einar Wegener è un noto pittore danese, pittore come sua moglie Gerda Wegener ma poco affermata rispetto al marito. Un piccolo gioco intimo di coppia fa nascere in Einar una donna, il suo nome è Lili, si veste da donna, si trucca da donna, ma quel piccolo gioco diventa a lungo andare un'ossessione, Einar non si ritrova più nel suo corpo di uomo, numerose saranno le visite da tanti dottori che vista l'epoca (primi anni del '900) esprimeranno diagnosi poco credibili; il Dottor Warnekros è l'unico ad aver capito quale possa essere il vero problema del protagonista. Film toccante, ben strutturato che consacra Eddie Redmayne dopo la prova in "La Teoria del Tutto" come uno dei migliori attori in circolazione, non vincerà l'Oscar per questa prova, Oscar che andrà invece meritatamente alla splendida Alicia Vikander.
[+]
Einar Wegener è un noto pittore danese, pittore come sua moglie Gerda Wegener ma poco affermata rispetto al marito. Un piccolo gioco intimo di coppia fa nascere in Einar una donna, il suo nome è Lili, si veste da donna, si trucca da donna, ma quel piccolo gioco diventa a lungo andare un'ossessione, Einar non si ritrova più nel suo corpo di uomo, numerose saranno le visite da tanti dottori che vista l'epoca (primi anni del '900) esprimeranno diagnosi poco credibili; il Dottor Warnekros è l'unico ad aver capito quale possa essere il vero problema del protagonista. Film toccante, ben strutturato che consacra Eddie Redmayne dopo la prova in "La Teoria del Tutto" come uno dei migliori attori in circolazione, non vincerà l'Oscar per questa prova, Oscar che andrà invece meritatamente alla splendida Alicia Vikander.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a onufrio »
[ - ] lascia un commento a onufrio »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
lunedì 19 settembre 2016
|
il corpo non può essere protagonista
|
|
|
|
Per non svilire la complessità dell'argomento oggetto del film, trovo essenziale dare più spazio all'aspetto interiore della vicenda piuttosto che a quello fisico. Quando il corpo intrappola l'anima non è lui che va posto al centro del viaggio di una persona che cerca se stessa. Proprio come l'errore de Il giovane favoloso è stato incentrare la trama su un corpo che soffoca la personalità di chi lo possiede, il pregio di The Danish girl è raccontare imtensamente la scioccante rivelazione intima di una persona che trova se stessa nonostante l'inganno tesole dalla natura nel dotarla di un corpo maschile.
In entrambi i film si racconta il tormento interiore di due persone che sono riuscite ad esprimersi ed esistere riconoscendo e superando i limiti imposti a ciascuna dal proprio corpo.
[+]
Per non svilire la complessità dell'argomento oggetto del film, trovo essenziale dare più spazio all'aspetto interiore della vicenda piuttosto che a quello fisico. Quando il corpo intrappola l'anima non è lui che va posto al centro del viaggio di una persona che cerca se stessa. Proprio come l'errore de Il giovane favoloso è stato incentrare la trama su un corpo che soffoca la personalità di chi lo possiede, il pregio di The Danish girl è raccontare imtensamente la scioccante rivelazione intima di una persona che trova se stessa nonostante l'inganno tesole dalla natura nel dotarla di un corpo maschile.
In entrambi i film si racconta il tormento interiore di due persone che sono riuscite ad esprimersi ed esistere riconoscendo e superando i limiti imposti a ciascuna dal proprio corpo. L'amore per l'altro comprende anche amore corporeo ma, come testimonia Gerda, esiste a prescindere dalla materialita del corpo, quindi, per una volta, può essere raccontato senza esporre sopratutto il corpo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
fausta rosa
|
giovedì 8 settembre 2016
|
alla ricerca della propria identità
|
|
|
|
Viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale.
The Danish Girl, film presentato in concorso alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015, è ispirato alla vita dei pittori danesi Einer Wegener e Gerda Wanda, sua moglie. Gerda, spirito libero, anticonformista, pittrice alla ricerca di un soggetto che ispiri il nuovo modello di donna che si affaccia sulla scena sociale intorno agli Anni 20’, in assenza di una modella, fa posare il marito con abiti femminili, e rimane colpita dalla forza misteriosa di quel volto, interpretazione androgina della femminilità. Einer, pittore sensibile e introverso, scopre così la sua vera natura, ricostruisce i suoi tentavi passati di metterla a tacere e comincia ad avvertire nelle pose e negli abiti femminili un turbamento compiaciuto tanto da non poterne fare più a meno , sentendosi donna dentro.
[+]
Viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale.
The Danish Girl, film presentato in concorso alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015, è ispirato alla vita dei pittori danesi Einer Wegener e Gerda Wanda, sua moglie. Gerda, spirito libero, anticonformista, pittrice alla ricerca di un soggetto che ispiri il nuovo modello di donna che si affaccia sulla scena sociale intorno agli Anni 20’, in assenza di una modella, fa posare il marito con abiti femminili, e rimane colpita dalla forza misteriosa di quel volto, interpretazione androgina della femminilità. Einer, pittore sensibile e introverso, scopre così la sua vera natura, ricostruisce i suoi tentavi passati di metterla a tacere e comincia ad avvertire nelle pose e negli abiti femminili un turbamento compiaciuto tanto da non poterne fare più a meno , sentendosi donna dentro. La pittrice accompagna il marito nel percorso di liberazione da dubbi, condizionamenti esteriori, senso di colpa, anche a scapito del loro rapporto di coppia, fino alla decisione di un intervento chirurgico, il primo nella storia della medicina, che porterà Einer a diventare donna anche fisicamente, dopo la trasformazione psichica. Tema quanto mai delicato che il regista, Tom Hooper, ha saputo rendere con eleganza, mantenendo sempre alto il livello espressivo, ancor più di quello narrativo. Il film è il racconto di un viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale, nella progressiva consapevolezza che il corpo è una gabbia che imprigiona. E’ il racconto del coraggio di una donna sincera, appassionata fino alla devozione che , per amore, quello vero, quello dell’anima, che è incondizionato e non si risolve nel rapporto sessuale, lascia libero colui che ama pur rimanendogli accanto. E’ il racconto di una tenera e intensa storia d’amore e della sofferenza di chi si sente estraneo al proprio corpo e alla propria mente. Il racconto si risolve però soprattutto attraverso le immagini. Primi piani del protagonista, E.Redmayne, sguardi bassi, sfuggenti, pose manierate, sorriso pudico e sommesso, e della protagonista femminile, Alicia Vikander,intensamente drammatica, che attraverso le sue tele esprime l’incorporeità delle sue figure. Curate nel dettaglio la ricostruzione storica , i costumi, la fotografia ( Paco Delgado), le musiche (A. Desplat), la direzione degli attori. Stilisticamente sofisticato, a tratti pittorico, il film, pur nel rispetto della tradizione , come è nello stile di questo regista, riesce , in maniera pregievole, a far entrare lo spettatore nella vicenda, altalenante tra il melodramma e la tragedia umana.
Viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale.
The Danish Girl, film presentato in concorso alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015, è ispirato alla vita dei pittori danesi Einer Wegener e Gerda Wanda, sua moglie. Gerda, spirito libero, anticonformista, pittrice alla ricerca di un soggetto che ispiri il nuovo modello di donna che si affaccia sulla scena sociale intorno agli Anni 20’, in assenza di una modella, fa posare il marito con abiti femminili, e rimane colpita dalla forza misteriosa di quel volto, interpretazione androgina della femminilità. Einer, pittore sensibile e introverso, scopre così la sua vera natura, ricostruisce i suoi tentavi passati di metterla a tacere e comincia ad avvertire nelle pose e negli abiti femminili un turbamento compiaciuto tanto da non poterne fare più a meno , sentendosi donna dentro. La pittrice accompagna il marito nel percorso di liberazione da dubbi, condizionamenti esteriori, senso di colpa, anche a scapito del loro rapporto di coppia, fino alla decisione di un intervento chirurgico, il primo nella storia della medicina, che porterà Einer a diventare donna anche fisicamente, dopo la trasformazione psichica. Tema quanto mai delicato che il regista, Tom Hooper, ha saputo rendere con eleganza, mantenendo sempre alto il livello espressivo, ancor più di quello narrativo. Il film è il racconto di un viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale, nella progressiva consapevolezza che il corpo è una gabbia che imprigiona. E’ il racconto del coraggio di una donna sincera, appassionata fino alla devozione che , per amore, quello vero, quello dell’anima, che è incondizionato e non si risolve nel rapporto sessuale, lascia libero colui che ama pur rimanendogli accanto. E’ il racconto di una tenera e intensa storia d’amore e della sofferenza di chi si sente estraneo al proprio corpo e alla propria mente. Il racconto si risolve però soprattutto attraverso le immagini. Primi piani del protagonista, E.Redmayne, sguardi bassi, sfuggenti, pose manierate, sorriso pudico e sommesso, e della protagonista femminile, Alicia Vikander,intensamente drammatica, che attraverso le sue tele esprime l’incorporeità delle sue figure. Curate nel dettaglio la ricostruzione storica , i costumi, la fotografia ( Paco Delgado), le musiche (A. Desplat), la direzione degli attori. Stilisticamente sofisticato, a tratti pittorico, il film, pur nel rispetto della tradizione , come è nello stile di questo regista, riesce , in maniera pregievole, a far entrare lo spettatore nella vicenda, altalenante tra il melodramma e la tragedia umana.
Viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale.
The Danish Girl, film presentato in concorso alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015, è ispirato alla vita dei pittori danesi Einer Wegener e Gerda Wanda, sua moglie. Gerda, spirito libero, anticonformista, pittrice alla ricerca di un soggetto che ispiri il nuovo modello di donna che si affaccia sulla scena sociale intorno agli Anni 20’, in assenza di una modella, fa posare il marito con abiti femminili, e rimane colpita dalla forza misteriosa di quel volto, interpretazione androgina della femminilità. Einer, pittore sensibile e introverso, scopre così la sua vera natura, ricostruisce i suoi tentavi passati di metterla a tacere e comincia ad avvertire nelle pose e negli abiti femminili un turbamento compiaciuto tanto da non poterne fare più a meno , sentendosi donna dentro. La pittrice accompagna il marito nel percorso di liberazione da dubbi, condizionamenti esteriori, senso di colpa, anche a scapito del loro rapporto di coppia, fino alla decisione di un intervento chirurgico, il primo nella storia della medicina, che porterà Einer a diventare donna anche fisicamente, dopo la trasformazione psichica. Tema quanto mai delicato che il regista, Tom Hooper, ha saputo rendere con eleganza, mantenendo sempre alto il livello espressivo, ancor più di quello narrativo. Il film è il racconto di un viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale, nella progressiva consapevolezza che il corpo è una gabbia che imprigiona. E’ il racconto del coraggio di una donna sincera, appassionata fino alla devozione che , per amore, quello vero, quello dell’anima, che è incondizionato e non si risolve nel rapporto sessuale, lascia libero colui che ama pur rimanendogli accanto. E’ il racconto di una tenera e intensa storia d’amore e della sofferenza di chi si sente estraneo al proprio corpo e alla propria mente. Il racconto si risolve però soprattutto attraverso le immagini. Primi piani del protagonista, E.Redmayne, sguardi bassi, sfuggenti, pose manierate, sorriso pudico e sommesso, e della protagonista femminile, Alicia Vikander,intensamente drammatica, che attraverso le sue tele esprime l’incorporeità delle sue figure. Curate nel dettaglio la ricostruzione storica , i costumi, la fotografia ( Paco Delgado), le musiche (A. Desplat), la direzione degli attori. Stilisticamente sofisticato, a tratti pittorico, il film, pur nel rispetto della tradizione , come è nello stile di questo regista, riesce , in maniera pregievole, a far entrare lo spettatore nella vicenda, altalenante tra il melodramma e la tragedia umana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fausta rosa »
[ - ] lascia un commento a fausta rosa »
|
|
d'accordo? |
|
fausta rosa
|
giovedì 8 settembre 2016
|
alla ricerca della propria identità
|
|
|
|
Viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale.
The Danish Girl, film presentato in concorso alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015, è ispirato alla vita dei pittori danesi Einer Wegener e Gerda Wanda, sua moglie. Gerda, spirito libero, anticonformista, pittrice alla ricerca di un soggetto che ispiri il nuovo modello di donna che si affaccia sulla scena sociale intorno agli Anni 20’, in assenza di una modella, fa posare il marito con abiti femminili, e rimane colpita dalla forza misteriosa di quel volto, interpretazione androgina della femminilità. Einer, pittore sensibile e introverso, scopre così la sua vera natura, ricostruisce i suoi tentavi passati di metterla a tacere e comincia ad avvertire nelle pose e negli abiti femminili un turbamento compiaciuto tanto da non poterne fare più a meno , sentendosi donna dentro.
[+]
Viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale.
The Danish Girl, film presentato in concorso alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015, è ispirato alla vita dei pittori danesi Einer Wegener e Gerda Wanda, sua moglie. Gerda, spirito libero, anticonformista, pittrice alla ricerca di un soggetto che ispiri il nuovo modello di donna che si affaccia sulla scena sociale intorno agli Anni 20’, in assenza di una modella, fa posare il marito con abiti femminili, e rimane colpita dalla forza misteriosa di quel volto, interpretazione androgina della femminilità. Einer, pittore sensibile e introverso, scopre così la sua vera natura, ricostruisce i suoi tentavi passati di metterla a tacere e comincia ad avvertire nelle pose e negli abiti femminili un turbamento compiaciuto tanto da non poterne fare più a meno , sentendosi donna dentro. La pittrice accompagna il marito nel percorso di liberazione da dubbi, condizionamenti esteriori, senso di colpa, anche a scapito del loro rapporto di coppia, fino alla decisione di un intervento chirurgico, il primo nella storia della medicina, che porterà Einer a diventare donna anche fisicamente, dopo la trasformazione psichica. Tema quanto mai delicato che il regista, Tom Hooper, ha saputo rendere con eleganza, mantenendo sempre alto il livello espressivo, ancor più di quello narrativo. Il film è il racconto di un viaggio interiore alla ricerca della propria identità sessuale, nella progressiva consapevolezza che il corpo è una gabbia che imprigiona. E’ il racconto del coraggio di una donna sincera, appassionata fino alla devozione che , per amore, quello vero, quello dell’anima, che è incondizionato e non si risolve nel rapporto sessuale, lascia libero colui che ama pur rimanendogli accanto. E’ il racconto di una tenera e intensa storia d’amore e della sofferenza di chi si sente estraneo al proprio corpo e alla propria mente. Il racconto si risolve però soprattutto attraverso le immagini. Primi piani del protagonista, E.Redmayne, sguardi bassi, sfuggenti, pose manierate, sorriso pudico e sommesso, e della protagonista femminile, Alicia Vikander,intensamente drammatica, che attraverso le sue tele esprime l’incorporeità delle sue figure. Curate nel dettaglio la ricostruzione storica , i costumi, la fotografia ( Paco Delgado), le musiche (A. Desplat), la direzione degli attori. Stilisticamente sofisticato, a tratti pittorico, il film, pur nel rispetto della tradizione , come è nello stile di questo regista, riesce , in maniera pregievole, a far entrare lo spettatore nella vicenda, altalenante tra il melodramma e la tragedia umana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fausta rosa »
[ - ] lascia un commento a fausta rosa »
|
|
d'accordo? |
|
|