francy99
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mercoledì 23 marzo 2016
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semplicemente elegante e raffinato
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Premetto di non essere di manica larga nel giudicare un film, però questo veramente merita tutte e 5 le stelle. Un film scorrevole, che narra del coraggio di essere se stessi e di come tutto sia più facile quando si è sostenuti dalla persona amata e dagli amici. Questo è uno dei pochi film che rende omaggio al libro ( che ho letto, e che consiglio vivamente per tutti!) prendendone i punti salienti e ritoccarli per dare un effetto raffinato. Non spenderò parole a parlare del cast, senza prima avergli affidato l'aggetivo di SENSAZIONALE. Qui possiamo ammirare un Eddy Redmayne elegante e raffinato (e non mi riferisco all'abbigliamento di Lili) che interpreta il ruolo di Einar/Lilli ed una Amber Heard veramente squisita.
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Premetto di non essere di manica larga nel giudicare un film, però questo veramente merita tutte e 5 le stelle. Un film scorrevole, che narra del coraggio di essere se stessi e di come tutto sia più facile quando si è sostenuti dalla persona amata e dagli amici. Questo è uno dei pochi film che rende omaggio al libro ( che ho letto, e che consiglio vivamente per tutti!) prendendone i punti salienti e ritoccarli per dare un effetto raffinato. Non spenderò parole a parlare del cast, senza prima avergli affidato l'aggetivo di SENSAZIONALE. Qui possiamo ammirare un Eddy Redmayne elegante e raffinato (e non mi riferisco all'abbigliamento di Lili) che interpreta il ruolo di Einar/Lilli ed una Amber Heard veramente squisita. Volevo concludere confermando il meritato Oscar a quest'ultima, e dicendo che, se non ci fosse stato Leonardo Di Caprio in competizione per l'oscar come migliore attore protagonista assieme ad Eddy e ad altri, l'Oscar sarebbe, senz'altro, stato assegnato a quest'ultimo.
Voto: 9.5
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donato prencipe
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martedì 22 marzo 2016
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l'amore in tutte le sue forme
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Dopo esattamente un anno dall'uscita della "Teoria del tutto", Eddie Redmayne torna a deliziarci con la sua recitazione pulita, istrionica, elegante. La sua performance merita un 110 e lode e un oscar (sarebbe stato il secondo consecutivo come Tom Hanks, vincitore nel '95 e '96 con Philadelphia e Forrest Gump) non pervenuto, però, solamente a causa della "promessa" fatta dall'Academy a Leonardo Di Caprio. Nel film di Tom Hooper (Il discorso del re) l'attore britannico si cala nei panni del primo transessuale della storia o perlomeno il primo ad essere stato apostrofato con questo appellativo, si tratta di Einar Wegener/Lili Elbe, artista danese, finito sotto i riflettori dell'opinione pubblica non solo per le sue opere, ma soprattutto per le sue tendenze, ritenute moralmente "illegali" quanto "trasgressive" nella Danimarca degli anni venti, così come in tutto il mondo ed anche per essere stato il primo a tentare un intervento chirurgico per cambiare sesso.
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Dopo esattamente un anno dall'uscita della "Teoria del tutto", Eddie Redmayne torna a deliziarci con la sua recitazione pulita, istrionica, elegante. La sua performance merita un 110 e lode e un oscar (sarebbe stato il secondo consecutivo come Tom Hanks, vincitore nel '95 e '96 con Philadelphia e Forrest Gump) non pervenuto, però, solamente a causa della "promessa" fatta dall'Academy a Leonardo Di Caprio. Nel film di Tom Hooper (Il discorso del re) l'attore britannico si cala nei panni del primo transessuale della storia o perlomeno il primo ad essere stato apostrofato con questo appellativo, si tratta di Einar Wegener/Lili Elbe, artista danese, finito sotto i riflettori dell'opinione pubblica non solo per le sue opere, ma soprattutto per le sue tendenze, ritenute moralmente "illegali" quanto "trasgressive" nella Danimarca degli anni venti, così come in tutto il mondo ed anche per essere stato il primo a tentare un intervento chirurgico per cambiare sesso. L'ambiguità sessuale era riconosciuta, in quegli anni, come una vera e propria malattia mentale dovuta a disfunzioni cerebrali, che costringeva chi ne possedeva le caratteristiche a mascherarla e a reprimerla per non finire sulla gogna sociale o al manicomio. La sua storia commuove e riesce a toccare le corde anche più dure, del nostro animo, specialmente grazie alla bravura, sia del già citato sopra Eddie Redmayne, che di Alicia Vikander (Burnt), autrice di un'interpretazione stellare nei panni di Gerde Wegener, moglie di Einar/Lili. Un animo forte, rispettoso ma al tempo stesso dolcissimo e ricco di sensualità quello mostrato dalla Vikander, comprensiva all'estremo nei confronti di un marito che la amava in un modo diverso dal suo. La trama del film affronta le varie tappe della vita del protagonista e di sua moglie, i disagi affrontati, le pulsioni represse e assecondate, così come le inevitabili discordanze all'interno della coppia, fino alla resa di una scelta drastica quanto coraggiosa e di un amore concreto, viscerale verso il proprio partner. Questa storia ci lascia leggere fra le righe la profonda realtà verso un tema così delicato come l'ambiguità sessuale, così come qualsiasi altra forma di diversità e il distacco che ne comporta dalla coscienza sociale, da parte di tutti coloro che la vivono in prima persona e non solo, dovendo lottare contro i pregiudizi di una fetta ignorante della società che li spinge a sopprimere la propria natura e a tarpare le ali della loro libertà.
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marezia
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domenica 20 marzo 2016
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camera con vista
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Ho intitolato così la ulteriore aggiunta alle mie già precise recensioni perché se ci fate caso, dopo un iniziale cappello paesaggisticamente magnifico e un finale che riprende quegli stessi luoghi, ci sono interni, non solo di ambienti finemente ricostruiti ma anche di anime che si palesano altrettanto finemente. Di finto non c'è nulla, neanche un posticcio se ci pensate bene! Creare una donna solo attraverso la recitazione; senza orribili chincaglierie o vecchi lustrini da bordello poi! Finto, piatto, vuoto? Mah... Capisco che il pubblico italiano sia abituato a scene chiassose con vicini ficcanaso, importuni e ignoranti; parenti altrettanto ficcanaso e ignoranti e un po' di violenza qua e là ma, grazie a Dio, siamo fuori dei confini italici e quindi il livello è talmente alto da scioccare i più tradizionalisti (specialmente di Rai1).
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Ho intitolato così la ulteriore aggiunta alle mie già precise recensioni perché se ci fate caso, dopo un iniziale cappello paesaggisticamente magnifico e un finale che riprende quegli stessi luoghi, ci sono interni, non solo di ambienti finemente ricostruiti ma anche di anime che si palesano altrettanto finemente. Di finto non c'è nulla, neanche un posticcio se ci pensate bene! Creare una donna solo attraverso la recitazione; senza orribili chincaglierie o vecchi lustrini da bordello poi! Finto, piatto, vuoto? Mah... Capisco che il pubblico italiano sia abituato a scene chiassose con vicini ficcanaso, importuni e ignoranti; parenti altrettanto ficcanaso e ignoranti e un po' di violenza qua e là ma, grazie a Dio, siamo fuori dei confini italici e quindi il livello è talmente alto da scioccare i più tradizionalisti (specialmente di Rai1). Non a caso, un po' più sotto qualcuno ha pensato a Tre cuori e una capanna. Più Rai1 di così!
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irene
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venerdì 18 marzo 2016
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tre cuori e una capanna
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Non sono fra quelli che storcono il naso quando sentono il nome di Tom Hooper. Ho amato molto "Il discorso del re" e moltissimo "Les misérables", non li ho trovati né troppo costruiti né patinati, ma qui la storia è diversa.
Film piatto come pochi altri mai, come una canzone suonata su una nota sola, senza un acuto e, per quanto mi riguarda, senza un'emozione vera, scorre così, senza onde, senza quelle scosse che l'avrebbero reso un film vivo. Non ritengo giusto l'aggettivo 'patinato' che ho letto da più parti, ma l'ho trovato finto, inerte. Il regista aveva a disposizione luoghi fantastici che non ha sfruttato se non fografandoli come in delle belle cartoline all'inizio e alla fine; quanto ai personaggi, si sprofonda in una marea di melassa, in un mondo ideale che non esiste dove tutti fanno a gara a chi è più buono.
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Non sono fra quelli che storcono il naso quando sentono il nome di Tom Hooper. Ho amato molto "Il discorso del re" e moltissimo "Les misérables", non li ho trovati né troppo costruiti né patinati, ma qui la storia è diversa.
Film piatto come pochi altri mai, come una canzone suonata su una nota sola, senza un acuto e, per quanto mi riguarda, senza un'emozione vera, scorre così, senza onde, senza quelle scosse che l'avrebbero reso un film vivo. Non ritengo giusto l'aggettivo 'patinato' che ho letto da più parti, ma l'ho trovato finto, inerte. Il regista aveva a disposizione luoghi fantastici che non ha sfruttato se non fografandoli come in delle belle cartoline all'inizio e alla fine; quanto ai personaggi, si sprofonda in una marea di melassa, in un mondo ideale che non esiste dove tutti fanno a gara a chi è più buono.
Redmayne mi piace poco ed ho fatto fatica a sopportare i suoi innumerevoli sbattimenti di ciglia, i suoi ripetuti sorrisetti timidi di sbieco, la sua recitazione tutta esteriore e melodrammatica. Meglio la Vikander, che però ha dato prove migliori in A royal affair o Ex-machina e persino nel piccolo luminoso ruolo che aveva in Anna Karenina. Se penso che con questa interpretazione ha portato via l'Oscar alla Winslet mi vengono gli attacchi di orticaria. Ma è Hollywood, bellezza, piangi e verrai premiata.
Alla fine la cosa migliore resta la frase detta dall'amico di Einer/Eli: "Ho amato poche persone nella mia vita e tu sei due di queste".
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marezia
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martedì 15 marzo 2016
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il ruolo del corpo
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Ritorno sull'argomento perché da più parti emerge questo tema: il corpo. Secondo me, è il vero protagonista del film nel senso che è sempre in primo piano come veicolo di emozioni ma anche di identità. Lili non è un travestito che soffre la sua inadeguatezza fisica alla sua indole mostrando, come fanno i transgender di oggi, i seni posticci o, peggio, l'ultimo residuo della propria mascolinità; non è un esibizionista del vorrei ma per il momento non posso ma un essere umano che si abbiglia da donna secondo UN PUDORE E UN BUON GUSTO NORMALI, DA PERSONA NORMALE E NON DISTURBATA. Chi parla di freddezza della recitazione di Redmayne nei panni di Lili o è infastidito dalla scelta del regista di non aver dato visibilità - nel vero senso della parola - al lato chirurgico della trasformazione o, più in generale, è disorientato dalla delicatezza della figura di Lili non ha capito l'essenza del film: il rispetto per le evoluzioni dell'animo umano e non il voyerismo verso le evoluzioni dell'animo umano.
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Ritorno sull'argomento perché da più parti emerge questo tema: il corpo. Secondo me, è il vero protagonista del film nel senso che è sempre in primo piano come veicolo di emozioni ma anche di identità. Lili non è un travestito che soffre la sua inadeguatezza fisica alla sua indole mostrando, come fanno i transgender di oggi, i seni posticci o, peggio, l'ultimo residuo della propria mascolinità; non è un esibizionista del vorrei ma per il momento non posso ma un essere umano che si abbiglia da donna secondo UN PUDORE E UN BUON GUSTO NORMALI, DA PERSONA NORMALE E NON DISTURBATA. Chi parla di freddezza della recitazione di Redmayne nei panni di Lili o è infastidito dalla scelta del regista di non aver dato visibilità - nel vero senso della parola - al lato chirurgico della trasformazione o, più in generale, è disorientato dalla delicatezza della figura di Lili non ha capito l'essenza del film: il rispetto per le evoluzioni dell'animo umano e non il voyerismo verso le evoluzioni dell'animo umano. Grazie a Dio, abbiamo assistito alla BELLEZZA DEL PUDORE, DELLA TIMIDEZZA E DELL'IMBARAZZO. E anche alla REGALITA' di una femminilità data dal FASCINO, SAPIENTEMENTE VESTITO E NON DENUDATO come in una commedia stile Vizietto.
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luca95
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lunedì 14 marzo 2016
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la freddezza dei fiordi danesi
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A The danish girl manca qualcosa, forse quella componente umana che sa molto di "vorrei ma non posso" e arranca in tutto il film, senza mai riuscire a bucare lo schermo e ad'arrivare dritta al cuore dello spettatore. Forse l'intento di Hooper era quello di regalare due diversi personaggi (entrambi protagonisti della vicenda) in cui chi guarda il film avrebbe potuto riconoscersi, decidendo se rivedersi di più in Lili o in Gherda, due tipi di donna totalmente diversi tra loro. Anche il titotolo è molto emblematico, l'intento è forse quello di lasciare allo spettatore l'arbitrio su chi sia, realmente, la ragazza danese. Mi dispiace ma non è riuscito nel suo intento.
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A The danish girl manca qualcosa, forse quella componente umana che sa molto di "vorrei ma non posso" e arranca in tutto il film, senza mai riuscire a bucare lo schermo e ad'arrivare dritta al cuore dello spettatore. Forse l'intento di Hooper era quello di regalare due diversi personaggi (entrambi protagonisti della vicenda) in cui chi guarda il film avrebbe potuto riconoscersi, decidendo se rivedersi di più in Lili o in Gherda, due tipi di donna totalmente diversi tra loro. Anche il titotolo è molto emblematico, l'intento è forse quello di lasciare allo spettatore l'arbitrio su chi sia, realmente, la ragazza danese. Mi dispiace ma non è riuscito nel suo intento. Lili, insieme alle vesti maschili, si lascia alle spalle il calore che trasmetteva come Einar e man mano che il film progredisce si trasforma sempre più in un personaggio per certi versi egoista, ingrato e forse spietato nei confonti di Gherda, che dal canto suo mette da parte tutto il suo "essere donna" e si strugge per quella che era una volta suo marito. Subblimi i colori e le ambientazioni di questo film, sembra quasi di immergersi in una illustrazione art deco, con un tocco d'impressionismo. I corpi invece avrebbero potuto avere un ruolo più importante nel film, a partire da Eddie Redmayne, che per tutto il film viene ripreso in inquadrature che mettono troppo in evidenza la sua altezza e la sua corporatura maschile, risultando quasi goffo e mancando di quella sontuosità e di quel "glamour" che il personaggo di Lili avrebbe meritato. Si coglie anche una nota di "pudore", sarebbe stato bello vedere qualche azzardo in più e perchè no... un pò di nudità, trattandosi proprio di un film su un corpo che si trasforma.
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astromelia
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lunedì 14 marzo 2016
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eppure non prende
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tre stelle per il film globale,ma lo stesso manca di phatos,la recitazione resta sempre su se stessa senza osare,grande redmayne l'abbiamo ormai capita la sua stazza,ma per il tema scabroso ci voleva più enfasi coinvolgente.
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lorelai7g
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domenica 13 marzo 2016
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delicato e commovene
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The Danish Girl è un film di Tom Hooper, regista vincitore del premio oscar con il film "Il Discorso del re " nel 2011, tratto dal romanzo La Danese di David Erbershof ,il fim racconta in modo delicato e garbato la storia del pittore Einar Wegener (Eddie Redmayen), la prima persona nella storia ad essere identificata come transessuale e ad aver tentato un intervento chirurgico.
Einar è sposato con Gerda (Alicia Vikander) anche lei pittrice ma con meno successo rispetto al marito, quasi per gioco la moglie ritrae in un dipinto il marito travestito da donna, e quello che nasce come gioco si trasforma in un ritrovare la propria identità da parte del marito, che da Einar diventa una dolce eterea e fragile Lili.
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The Danish Girl è un film di Tom Hooper, regista vincitore del premio oscar con il film "Il Discorso del re " nel 2011, tratto dal romanzo La Danese di David Erbershof ,il fim racconta in modo delicato e garbato la storia del pittore Einar Wegener (Eddie Redmayen), la prima persona nella storia ad essere identificata come transessuale e ad aver tentato un intervento chirurgico.
Einar è sposato con Gerda (Alicia Vikander) anche lei pittrice ma con meno successo rispetto al marito, quasi per gioco la moglie ritrae in un dipinto il marito travestito da donna, e quello che nasce come gioco si trasforma in un ritrovare la propria identità da parte del marito, che da Einar diventa una dolce eterea e fragile Lili. L' indossare vestiti da donna per Einar diventa una necessità che turba il suo essere ma di cui non puo farne a meno.
Cio che colpisce di questo delicato racconto è non solo il dramma e la sofferenza del protagonista nel conflittuale processo di trasformazione e di consapevolezza di cio e che sta avvenendo nel suo corpo e nella sua anima, ma colpisce anche lo smarrimento e la devozione da parte della moglie nell' aiutare il marito in questo suo tormentato percorso.
I momenti di complicità tra i due protagonisti si alternano con momenti di rabbia, che la moglie manifesta quando la parte femminile del marito prende sempre piu il soppravvento su quella maschile e timidamente passo dopo passo il desiderio di Lili di scoprisrsi si fa sempre piu prepotente. Cio che rende questo film diverso e bello è la sensibilità con cui il regista Hooper e la sceneggiatrice Lucinda Coxon raccontano questa storia, senza la solita crociata contro i pregiudizi e l' ignoranza, ma incentrata soprattutto sulla sofferenza di un uomo nel vivere in un corpo che non riconosce, quasi traspare il rispetto che il regista ha e che tutti dovremmo avere verso le diversità, che piu di tutti vivono il dramma di un cambiamento, certo il film è ambientato nei primi del 900 quindi l' accetazione di un omosessulae e molto lontana, ma non tanto lontana rispetto a quello che avviene oggi.
L interpretazione di Eddie Redmayne, gia conosciuto nel film "La teoria del tutto" è intensa e struggente e riesce in pieno a trasmettere la fragilità e al tempo stesso la forza di Lili, intensa è anche l' interpretazione di Alicia Vikander che per questo film vince l' oscar come miglior attrice non protagonista , un ruolo non marginale ma essenziale e determinante, in quanto la moglie diventa lei stessa la forza per il proprio amato, in un tempo in cui tutti considerano Einar malato e pazzo, lei lo preserva, lo difende, perchè cio che questo film trasmette e solo l 'amore,
Nel momento in cui Einar non è più l uomo che lei ha sposato Gerda seppur con non poche complessità non smette di amare la persona che ha conosciuto, l uomo si traforma in una donna, donna che ha la sola volonta di uscire fuori e mostrarsi e questo non fa di Einar una persona diversa e quindi non da amare, Einar ha solo cambato sesso, ha solo cambiato nome e indumenti da indossare, ha cambiato acconciatura e movenze, ma resta in primis la persona che Gerda ha adorato, la necessità di Lili di stroncare, di uccidere metaforicamente Einar, non uccide non strronca la sua anima e questo dovrebbe essere il messaggio fondamntale di questo film, messaggio che dovrebbe far riflettere quelle persone che ancora oggi hanno pregiudizi, perchè cambiare sesso non vuol di dire cambiare anima, indossare calze e truccarsi non vuol dire cambiare cio che nel profondo si è.
Questo film non si allontana da quello che è il mestiere dei due protagonisti, in quanto il film,è un dipinto dell animo controverso che alberga in una persona, che nel pieno delle complessità che gli attraversano il corpo e lo spirito cerca di portare avanti con coerenza e rispetto la propria identità.
Il rirattto di Einar e di Lili dopo, sono descritti con una delicatezza e forza da tenere lucidi gli occhi, e il ritratto della moglie Gerda rappresenta il coraggio di restare accanto, non ad una perosna, ma all amore.
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jack90
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giovedì 10 marzo 2016
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the danish girl, un buon film
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The Danish Girl è la storia dell’artista danese Gerda Wegener e del marito Einar negli anni ’20. Gerda ritrae in un quadro il marito vestito da donna e da allora Einar inizia ad assumere in modo sempre più forte un’apparenza femminile, scoprendo un nuovo lato di se stesso e della propria sessualità. Tale situazione è affrontata con grande difficoltà dalla coppia, anche a causa degli ostacoli che la civiltà dell’epoca mette loro davanti.
La regia di Tom Hooper tratta un tema delicato con forte sensibilità. La cifra stilistica usata è davvero efficace: c’è un’attenzione minuziosa per i dettagli della vita di queste persone… il movimento grazioso di una mano che accarezza il viso, sguardi tanto sottili quanto penetranti, l’immenso fascino femminile dato da un semplice foulard… è il linguaggio dell’intimità.
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The Danish Girl è la storia dell’artista danese Gerda Wegener e del marito Einar negli anni ’20. Gerda ritrae in un quadro il marito vestito da donna e da allora Einar inizia ad assumere in modo sempre più forte un’apparenza femminile, scoprendo un nuovo lato di se stesso e della propria sessualità. Tale situazione è affrontata con grande difficoltà dalla coppia, anche a causa degli ostacoli che la civiltà dell’epoca mette loro davanti.
La regia di Tom Hooper tratta un tema delicato con forte sensibilità. La cifra stilistica usata è davvero efficace: c’è un’attenzione minuziosa per i dettagli della vita di queste persone… il movimento grazioso di una mano che accarezza il viso, sguardi tanto sottili quanto penetranti, l’immenso fascino femminile dato da un semplice foulard… è il linguaggio dell’intimità. L’autore si dimostra capace di raccontare con maestria storie come questa: entra in punta di piedi, eppure con intensità, nella dimensione privata dell’esistenza. Il suo occhio segue le azioni dei personaggi attraverso piccole camere, grandi saloni e immensi paesaggi sempre con la stessa pacata compostezza, con tocco leggero. È con questo stile sobrio e rispettoso che si indagano le dinamiche e le trasformazioni delle anime e dei corpi.
Questo film mostra il modo in cui il cuore di una persona conosce se stesso, si smarrisce, si ritrova, cambia; e come tutto questo influenza e caratterizza la vita di tutti i giorni. Attraverso luci, ombre, suoni e silenzi, ecco rappresentata la complessità della natura umana. Ed è incredibilmente efficace il modo in cui Hooper mostra la corrispondenza tra ciò che si è fuori e ciò che si è dentro.
Il lavoro di Hooper certo non avrebbe raggiunto il suo obiettivo senza la grande prova dei due interpreti principali, Eddie Redmayne e Alicia Vikander, che per questo film si è aggiudicata il Premio Oscar come attrice non protagonista.
È bellissima la fotografia curata da Danny Cohen, che illumina con grande espressività tanto gli splendidi esterni danesi quanto i volti dei personaggi. Il lavoro fotografico nel film ha un’importanza enorme, perché ha il compito di mostrare il rapporto tra pittura e vita: più volte nel corso della storia i personaggi dipingono ciò che vedono, che sia un paesaggio o una persona.
The Danish Girl è un’opera preziosa. Da vedere.
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lucior79
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giovedì 10 marzo 2016
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un grandioso eddie redmayne
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Ottimo film con un Eddie Redmayne veramente fantastico. Un film che tratta temi forti, un mutamento prima a livello mentale poi fisico.
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