luigi chierico
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martedì 6 settembre 2016
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amore e trasgressione
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Un autentico capolavoro nel suo genere,un trionfo dell’Amore dalla vita alla morte.
L’Amore universale,quello tra genitori e figli e tra figli e genitori,l’Amore quello che con simbolico anello, che è vera fede, quindi fiducia,lega indissolubilmente una donna ed un uomo,un uomo ed una donna,l’Amore che unisce per la vita due Amici, l’Amore che si ha per se stesso.L’Amore è anche sacrificio e soprattutto comprensione; ricordo Pandora(con Ava Gardner e James Mason del 1951,altri tempi!) “L’Amore si misura da ciò che si è pronti a rinunciare per esso”,e non conosce limiti.
Il film ci mostra 4 protagonisti formidabili nella interpretazione e nei personaggi che hanno segnato questa storia,passata alla Storia.
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Un autentico capolavoro nel suo genere,un trionfo dell’Amore dalla vita alla morte.
L’Amore universale,quello tra genitori e figli e tra figli e genitori,l’Amore quello che con simbolico anello, che è vera fede, quindi fiducia,lega indissolubilmente una donna ed un uomo,un uomo ed una donna,l’Amore che unisce per la vita due Amici, l’Amore che si ha per se stesso.L’Amore è anche sacrificio e soprattutto comprensione; ricordo Pandora(con Ava Gardner e James Mason del 1951,altri tempi!) “L’Amore si misura da ciò che si è pronti a rinunciare per esso”,e non conosce limiti.
Il film ci mostra 4 protagonisti formidabili nella interpretazione e nei personaggi che hanno segnato questa storia,passata alla Storia.I personaggi: Gerda Wegener(una splendida e bravissima Alicia Wikander),Einer Wegener e Lili Elbe(uno straordinario Eddie Redmayne)e Hans Axgil(Matthias Schoenaerts). L’Oscar è andato meritatamente all’attrice Alicia Wikander,ma lo ha meritato la straordinaria protagonista Gerda Wegener,una figura di donna,moglie ed amica eroica a fianco di un/aEiner e Lili alla ricerca disperata di una identità.
Una coppia di artisti,un pittore e una ritrattista. Lui dipinge sempre lo stesso luogo,quello da cui non è mai andato via, un’affascinante Copenaghen, pochi alberi che separano un’altura da una palude.“Non scomparirò nella palude,io sono la palude, sciocca” replicherà a Gerda che invece,attraverso i ritratti,entra dentro il corpo e l’anima del soggetto di cui svela apparentemente solo il volto. Sarà così brava da lasciare a ciascun visitatore delle sue mostre l’enigma, una domanda a cui neanche lei vuol rispondere tra le lacrime e la disperazione sino alla sublime rinuncia in nome dell’Amore coniugale: un’eroina.
Come spesso accade nella vita la trasgressione inizia per gioco finché non divora impossessandosi della capacità di discernimento. Ci prova la ritrattista con suo marito, così tanto per provare, per scherzo, per prendersi gioco degli amici e conoscenti, finché lentamente ma progressivamente il gioco lo si perde dalle mani, ed è così che involontariamente, ma generosamente Gerda in questa storia perde Einer per Loli e trova Hans. L’Amore raggiunge momenti sublimi e Einer Wegener impersonifica straordinariamente bene la metamorfosi di Einer rimanendo legato sempre e tuttavia alla moglie Gerda perché, come lui stesso cice: “Dio mi ha fatto così”. Si può nascere donna o uomo, sano o malato,eterosessuale,omosessuale e bisessuali, quello che conta è non apparire quel che non si è ma avere il coraggio di apparire quel che si è..”Dio mi ha fatto così”, chi si offende?. Val la pena citare le parole di Oscar Wilde scritte dal carcere al suo compagno.” Il nostro amore è sempre stato nobile e bello…la sua natura non è stata compresa…il tuo amore è la luce di tutte le mie ore”. Ma un omosessuale attraverso la bisessualità può tornare ad essere omosessuale, invertendo chirurgicamente le parti attraverso che muta il corpo ma non l’animo ed il pensiero.?
Un film girato ottimamente, belle fotografie, buona musica, sceneggiatura e scenografie ottime,buona partecipazione di tutti, sebbene in brevissimi ruoli ed apparizioni. La vicenda delicatissima, oggi più vera che nel 1929,epoca in cui i fatti narrati si svolsero,è condotta con mano leggera, c’è solo tanta poesia in un dolore che porta al distacco,film lirico. Non ci sarà da raccogliere una piuma come in Forrest Gump, ma lasciare che il vento porti via la sciarpa a Gerda datale da Einer e Lili.
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vanessa zarastro
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martedì 6 settembre 2016
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diversità e sofferenza
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Il film The Danish girl basa il suo successo sulla strepitosa interpretazione dei due magnifici attori: Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Il film è tratto dal romanzo omonimo scritto nel 2000 da David Ebershoff. Nella Copenhagen degli anni ’20 del Novecento, una giovane coppia di pittori nel ritrarre una l’altro giocano eroticamente con i travestimenti. Il pittore paesaggista Einar Weneger (Eddie Redmayne) si immedesima molto nei panni femminili e in cui si trova ampiamente a suo agio, fino a subire man mano una profonda trasformazione, in una sorta di sdoppiamento tipo dott. Jeckill e Mr. Hyde, fino a preferire il suo essere femmina, inventando il personaggio di Lili Elbe.
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Il film The Danish girl basa il suo successo sulla strepitosa interpretazione dei due magnifici attori: Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Il film è tratto dal romanzo omonimo scritto nel 2000 da David Ebershoff. Nella Copenhagen degli anni ’20 del Novecento, una giovane coppia di pittori nel ritrarre una l’altro giocano eroticamente con i travestimenti. Il pittore paesaggista Einar Weneger (Eddie Redmayne) si immedesima molto nei panni femminili e in cui si trova ampiamente a suo agio, fino a subire man mano una profonda trasformazione, in una sorta di sdoppiamento tipo dott. Jeckill e Mr. Hyde, fino a preferire il suo essere femmina, inventando il personaggio di Lili Elbe.
Così avrà anche dei corteggiatori, più o meno consapevoli della sua vera natura, ma la sua ambiguità sessuale lo tormenta. Da un lato c’è sua moglie (Alicia Vikander), compagna complice e adorante con la quale è legato da un profondo amore, dall’altra c’è la forte attrazione del proprio sesso. La sensazione più forte però è proprio quella di piacersi nella versione femminile, così da vincere quello strana sensazione di essere un po’ diverso che lo perseguitava fin da bambino. I turbamenti del giovane Einar sono ben descritti dal regista il quale ha voluto dare più importanza all’aspetto psicologico, di quanto si sarebbe potuto fare con una tema, all’epoca, scabroso. Essere omosessuale, infatti, era un reato punibile con il carcere anche nella civile Danimarca.
Il film quindi alterna ai primi piani di questo straordinario attore che viene dal teatro londinese, scorci di città e panorami e molto belli. Gli sposi pittori vanno a vivere a Parigi per una mostra della moglie la pittrice ritrattista Gerda Gottlieb, dove rincontrano un suo vecchio amico d’infanzia. Ed è a Parigi che Einar incontrerà vari medici per sentire alleviato il suo dolore che lo tormenta tentando anche una castrazione chimica. Dopo inutili incontri e dopo essere stato considerato perfino un malato di mente schizofrenico, Einar e la moglie, sua fedele accompagnatrice, incontreranno un chirurgo di Dresda disposto ad aiutarlo eseguendo, per la prima volta in assoluto, una doppia operazione di “riassegnazione sessuale”. Einar, consapevole di tutti i rischi che tale intervento sperimentale comporti, si affida coraggiosamente alle mani del chirurgo tedesco.
Sul finale il grandioso e vasto panorama visto dall’alto sembra sottolineare il trionfo della natura sulle costrizioni e regoli sociali.
Così come aveva diretto Colin Firth nel 2011 in Il discorso del re, Tom Hooper si conferma un esaltatore della recitazione teatrale tirando fuori il meglio da ogni attore che dirige. Il film è stato presentato in concorso alla 72ma mostra del cinema di Venezia nel 2015 e ad Alicia Vikander è stato assegnato il premio Oscar 2016 come attrice non protagonista.
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emanuele r.
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giovedì 28 luglio 2016
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film capolavoro, commovente e appassionante
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Un film a dir poco eccezionale e magnifico, con un ottimo cast e un'ottima regia. La trama è molto appassionante: un pittore inizia per gioco a posare vestito da donna per sua moglie, anch'ella artista. Dopo un po' di tempo, però il pittore si accorgerà che ciò che era iniziato come un semplice gioco, diventerà pura realtà e anche sua moglie dovrà accettare la sua situazione. Questo film è uno dei pochi film che sa davvero colpire. La psicologia dei personaggi è molto elaborata, non solo per quanto riguarda il protagonista, ma anche coloro che gli ruotano intorno. Un personaggio che colpirà molto il pubblico sarà sicuramente Gerda, la moglie del pittore, che convince il marito a posare per lei vestito da donna, ma che piano piano si accorgerà che suo marito non è più lui, che sta cambiando e che, in qualche modo, lo sta perdendo.
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Un film a dir poco eccezionale e magnifico, con un ottimo cast e un'ottima regia. La trama è molto appassionante: un pittore inizia per gioco a posare vestito da donna per sua moglie, anch'ella artista. Dopo un po' di tempo, però il pittore si accorgerà che ciò che era iniziato come un semplice gioco, diventerà pura realtà e anche sua moglie dovrà accettare la sua situazione. Questo film è uno dei pochi film che sa davvero colpire. La psicologia dei personaggi è molto elaborata, non solo per quanto riguarda il protagonista, ma anche coloro che gli ruotano intorno. Un personaggio che colpirà molto il pubblico sarà sicuramente Gerda, la moglie del pittore, che convince il marito a posare per lei vestito da donna, ma che piano piano si accorgerà che suo marito non è più lui, che sta cambiando e che, in qualche modo, lo sta perdendo. La sua figura mostra rassegnazione e malinconia, ma nonostante ciò, ella decide di stargli vicino sempre. Quando i due decidono di sentire il parere dei medici, scoprono che essi vorrebbero rinchiudere il pittore in un manicomio, uno di essi sostiene addirittura che egli sia schizofrenico, ma poi incontrerà un medico che gli farà la proposta di fare un'operazionee lui accetterà. Questo è un film che fa riflettere molto, un film che esprime audacia, sentimento, forza, e che alla fine lascia un senso di drammaticità ad uno dei film biografici più belli degli ultimi tempi.
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alexmanfrex
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lunedì 11 luglio 2016
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toccante
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Certe storie da raccontare al cinema non sono semplici !! Cadere nella retorica pura e perdersi nei meandri di ricadute semplicistiche è un gran rischio ...
Danish girl racconta una storia forte e di grande impatto. Emoziona soprattutto, al di là dei molteplici piani di dibattito che potrebbe facilmente aprire.
Tema centrale: la scopertà della propria identità, dopo averla volontariamente nascosta al mondo (e qualche volta anche a sè stessi ...).
Un film incentrato sul propio ego, su quello che si vuole veramente essere nella propria vita, sul coraggio del diventarei veri sè stessi al di là delle convenzioni (e della scienza) .
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Certe storie da raccontare al cinema non sono semplici !! Cadere nella retorica pura e perdersi nei meandri di ricadute semplicistiche è un gran rischio ...
Danish girl racconta una storia forte e di grande impatto. Emoziona soprattutto, al di là dei molteplici piani di dibattito che potrebbe facilmente aprire.
Tema centrale: la scopertà della propria identità, dopo averla volontariamente nascosta al mondo (e qualche volta anche a sè stessi ...).
Un film incentrato sul propio ego, su quello che si vuole veramente essere nella propria vita, sul coraggio del diventarei veri sè stessi al di là delle convenzioni (e della scienza) ...
Il dramma scorre sui due personaggi: Einar, pittore paesaggista di successo, che (ri)scopre la sua vera identità. E Gerda, moglie di Einar, che nonostante il dramma personale, con grande amore e intelligenza sociale, non smette mai di stare vicino alla persona che ha sposato e la accompagna nella sua trasformazione personale, fino al tragico epilogo.
Ogni categoria perseguitata potrebbe fare di questo film il proprio baluardo, ma forse non era questo l'intento, forse si voleva solo raccontare con grande delicatezza come i più grando conflitti spesso nascano nel proprio intimo.
Il film risulta scorrevole ed elegante, anche se troppe volte incentrato sulla caratterizzazione di Redmayne, che lo sappiamo, è bravo, per cui non è sempre così necessario e funzionale evidenziarne sguardi e smorfie.
Menzione d'onore per Alicia Vikander, che forse in fondo è la vera protagonista, è lei che regge tutto il peso della vicenda, facendosene coraggiosamente carico.
Bella la fotografia e i colori (non poteva essere altrimenti in un film i cui protagonisti sono pittori).
Forse meritevole di qualche premio in più, paga le enormi aspettative create ed Eddie Redmayne potenzialmente da Oscar, perchè in un ruole decisamente difficile, non vince solo perchè premisto già l'anno precedente.
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luca1968
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lunedì 13 giugno 2016
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regia disgustosa
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Premetto che il film non mi è dispiaciuto. É sicuramente un film delicato ed elegante, con un meraviglioso Eddie Redmayne e una Alicia Vikander all'altezza (anche se non da oscar...), ma la regia é assolutamente OSCENA. Non so se ho mai visto un film girato così male. Dopo avere girato male n simpatico Il discorso del re (che si è salvato grazie ai protagonisti ed alla sceneggiatura) e avere rovinato un capolavoro come Les Miserables (inguardabile per chi come me ha visto il musical originale a teatro per ben 5 volte), Tom Hooper ha colpito ancora. Come se fosse un marchio di fabbrica, ha utilizzato ancora una volta inquadrature storte e distorte (tecnica che io odio), con il peggior montaggio della storia del cinema.
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Premetto che il film non mi è dispiaciuto. É sicuramente un film delicato ed elegante, con un meraviglioso Eddie Redmayne e una Alicia Vikander all'altezza (anche se non da oscar...), ma la regia é assolutamente OSCENA. Non so se ho mai visto un film girato così male. Dopo avere girato male n simpatico Il discorso del re (che si è salvato grazie ai protagonisti ed alla sceneggiatura) e avere rovinato un capolavoro come Les Miserables (inguardabile per chi come me ha visto il musical originale a teatro per ben 5 volte), Tom Hooper ha colpito ancora. Come se fosse un marchio di fabbrica, ha utilizzato ancora una volta inquadrature storte e distorte (tecnica che io odio), con il peggior montaggio della storia del cinema. Scene tagliate con l'accetta e inserimenti di scene inutili di 2-3 secondi. Così tre film che avrebbero potuto essere bellissimi si salvano solo per il rotto della cuffia. A questo punto, credo abbia conquistato uno dei primissimi posti del mio personale elenco di registi che detesto. Anche se è un'offesa per gli altri registi definirlo tale. Possibile che nessuno la pensi come me? Provate a rivedere il film prestando attenzione alle inquadrature e al montaggio, poi ditemi cosa ne pensate!
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themaster
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sabato 23 aprile 2016
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drammino per borghesi buonisti
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Eddie Redmayne io lo detesto,lo considero un'attore di talento ma che eccede nella rincorsa al premio e si butta in ruoli sempre finti,posticci e creati ad hoc per impressionare lo spettatore ma che risultano fastidiosi e nemmeno troppo efficaci,avevo odiato ad esempio il tanto lodato La Teoria Del Tutto,un film veramente pessimo,scritto male,girato di merda e con una fotografia e una storia talmente patinati da far venire da vomitare e.....udite udite,questa palla al piede di The Danish Girl è forse anche peggio del già orrido La Teoria Del Tutto.
Non che il film sia girato male,Hooper sa girare,tuttavia è un regista leccapiedi senza spina dorsale che non ha il coraggio di osare e regala allo spettatore prodotti visivamente attraenti ma nulla di più,il film infatti ha una regia,una fotografia,un montaggio,delle interpretazioni e una sceneggiatura di comodo,cosa che nel 2016 non può che dare fastidio,soprattutto se questa roba è stata mandata al cinema e ha incassato pure,per quanto riguarda gli Oscar poi non ci provo nemmeno a parlarne tanto che siano dei premietti inutili è risaputo.
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Eddie Redmayne io lo detesto,lo considero un'attore di talento ma che eccede nella rincorsa al premio e si butta in ruoli sempre finti,posticci e creati ad hoc per impressionare lo spettatore ma che risultano fastidiosi e nemmeno troppo efficaci,avevo odiato ad esempio il tanto lodato La Teoria Del Tutto,un film veramente pessimo,scritto male,girato di merda e con una fotografia e una storia talmente patinati da far venire da vomitare e.....udite udite,questa palla al piede di The Danish Girl è forse anche peggio del già orrido La Teoria Del Tutto.
Non che il film sia girato male,Hooper sa girare,tuttavia è un regista leccapiedi senza spina dorsale che non ha il coraggio di osare e regala allo spettatore prodotti visivamente attraenti ma nulla di più,il film infatti ha una regia,una fotografia,un montaggio,delle interpretazioni e una sceneggiatura di comodo,cosa che nel 2016 non può che dare fastidio,soprattutto se questa roba è stata mandata al cinema e ha incassato pure,per quanto riguarda gli Oscar poi non ci provo nemmeno a parlarne tanto che siano dei premietti inutili è risaputo.
Un film che pesa,infastidisce a ogni scelta e ad ogni scena,da evitare come la peste se non siete dei borghesi buonisti che guardano buona domenica,altrimenti vi troverete ad apprezzare questo filmetto.
Interessante (l'unica cosa devo dirlo) è il personaggio di Alicia Vikander che man mano che il marito cambia e progredisce nella sua "trasformazione",diventa sempre più instabile,una donna insolita per l'epoca in cui è ambientato il film,sessualmente molto indipendente ed emancipata,spregiudicata e cazzuta,carattere che Hooper ha saputo rendere al meglio e soprattutto ha valorizzato in maniera incredibile la bellezza della Vikander,inoltre è molto ficcante il cambiamento di Redmayne a livello fisico,tuttavia non è valorizzato dall'interpretazione dell'interprete che rimane piatta ed eccessivamente virtuosa.
Altra cosa interessante è l'atmosfera,molto bella e che si fa sentire dall'inizio alla fine e le musiche non sono niente male,posizionate in maniera molto strategica ma questa d'altra parte è la funzione primigenia della colonna sonora.
The Danish Girl non è un brutto film ma è sicuramente fastidioso e poco approfondito da un Tom Hooper che si riconferma più un notaio che un'artista. Voto 6/10
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marezia
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lunedì 4 aprile 2016
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ai clienti dell'antoniano di bologna
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Prima di recarvi a vedere un titolo, informatevi. Mi auguro che la percentuale di inviperiti/schifati e via di seguito sia stata bassa, bassissima; chissà se qualcuno di questi essere è tranditato qua...
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marezia
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giovedì 31 marzo 2016
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tutto di può dire tranne che...
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Indovinate? Che non ci siano scene scabrose o forti. Quanto al garbo, ce n'è eccome ma non è CENSORIO quindi di pathòs il film è ricchissimo.
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redrose
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giovedì 31 marzo 2016
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una (perfetta) ragazza danese
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Eddie Redmayne può fare qualsiasi cosa…anche essere perfettamente una donna. La dolcezza ed espressività del suo volto lo permettono. Questa volta però l’Oscar se lo prende di tutto rispetto Alicia Vikander, miglior attrice non protagonista. Strameritato. E’ lei a sopportare tutto il calvario di un marito che di maschile ha solo il nome, a camminare al suo fianco prima in veste di compagna e poi di migliore amica. Fino alla fine. Adoro le storie vere, quelle che in effetti non ti risparmiano per niente la realtà per quella che è. Brutale e scioccante. Ecco così che ne esce un film dalle atmosfere cupe, inevitabilmente triste.
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Eddie Redmayne può fare qualsiasi cosa…anche essere perfettamente una donna. La dolcezza ed espressività del suo volto lo permettono. Questa volta però l’Oscar se lo prende di tutto rispetto Alicia Vikander, miglior attrice non protagonista. Strameritato. E’ lei a sopportare tutto il calvario di un marito che di maschile ha solo il nome, a camminare al suo fianco prima in veste di compagna e poi di migliore amica. Fino alla fine. Adoro le storie vere, quelle che in effetti non ti risparmiano per niente la realtà per quella che è. Brutale e scioccante. Ecco così che ne esce un film dalle atmosfere cupe, inevitabilmente triste. Ti sbatte in faccia la vastità e disperazione di un disagio come quello di non riconoscersi nell’abito che indossiamo, in un’epoca in cui sentirsi diversi significava essere considerati malati di mente. La ricerca disperata di se stessi, contro ogni forma di convenzione, al rischio della vita stessa. Terribilmente realistico, ma al netto della sofferenza, non risulta troppo commovente. Che strano. Forse il regista si è talmente impegnato ad evitare scene forti o scabrose e a mantenere una certa dose di garbo, che ci ha risparmiato ahimè anche un bel po’ di pathos…ma gli attori bravi e giovani salvano le sceneggiature deboli.
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luca scial�
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giovedì 24 marzo 2016
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morire diventando se stessi
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Dopo averci presentato la storia di un Re d'Inghilterra balbuziente alle prese con il peso della storia (Il discorso del Re), Tom Hooper ci racconta la vita del primo trans della storia: il pittore danese Einar Weigener. Vissuto ad inizio '900. E lo fa utilizzando due ottimi attori: il già premio Oscar Eddie Redmayne, in un'altra grande prova nei panni dell'effemminato e travestito Weigener, e Alicia Wikander, nei panni di sua moglie. Sebbene la sua interpretazione sia stata eclissata dal primo.
Weigener è un pittore di paesaggi, mentre sua moglie è una stimata ritrattrice, che collabora anche nel mondo della moda. Decide di utilizzare proprio suo marito, dai modi e lineamenti delicati, come modella per i suoi ritratti femminili.
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Dopo averci presentato la storia di un Re d'Inghilterra balbuziente alle prese con il peso della storia (Il discorso del Re), Tom Hooper ci racconta la vita del primo trans della storia: il pittore danese Einar Weigener. Vissuto ad inizio '900. E lo fa utilizzando due ottimi attori: il già premio Oscar Eddie Redmayne, in un'altra grande prova nei panni dell'effemminato e travestito Weigener, e Alicia Wikander, nei panni di sua moglie. Sebbene la sua interpretazione sia stata eclissata dal primo.
Weigener è un pittore di paesaggi, mentre sua moglie è una stimata ritrattrice, che collabora anche nel mondo della moda. Decide di utilizzare proprio suo marito, dai modi e lineamenti delicati, come modella per i suoi ritratti femminili. Ma, involontariamente, finisce per risvegliare nel marito un istinto omosessuale represso. Weigener ci prende gusto a vestirsi da donna, facendolo prima per gioco alle feste spacciandosi per una sua cugina, Lili Elbe, e poi per una vera esigenza esistenziale. Si spingerà anche oltre, decidendo di operarsi per il cambio di sesso. Nella prima operazione della storia. I rischi sono altimissimi, ma Einar vuole solo essere se stesso. Vuole reprimere Weigener per far vivere definitivamente Lili.
Film toccante e riuscito soprattutto in termini di ambientazioni (la splendida Danimarca e l'artistica Parigi) e costumi, nonché per la succitata bravura di Eddie Redmayne. Lo scatto di qualità arriva soprattutto nella seconda parte, quando anche la vita del protagonista comincia a prendere una svolta. Finale tipicamente hollywoodiano, ma ci sta. Il cinema tende sempre ad addolcire le tragedie e i drammi umani.
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