touchofevil77
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domenica 6 settembre 2015
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delusione
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Il cinema spesso si ritrova a raccontare di storie di uomini ordinari in situazioni straordinarie, l'esatto opposto di quello che accade in "The Danish Girl" di Tom Hooper che narra la vita di Lili Elbe nato Einar Wegener considerato il primo transgender documentato della storia e che intorno agli anni '20 inizia il suo percorso per il cambiamento di sesso. Un personaggio, quindi, che da molti anni ha appassionato ed interessato Hollywood prima Gwyneth Paltrow poi Nicole Kidman che oltre a produrlo avrebbero dovuto/voluto interpretare proprio il ruolo di Einar.
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Il cinema spesso si ritrova a raccontare di storie di uomini ordinari in situazioni straordinarie, l'esatto opposto di quello che accade in "The Danish Girl" di Tom Hooper che narra la vita di Lili Elbe nato Einar Wegener considerato il primo transgender documentato della storia e che intorno agli anni '20 inizia il suo percorso per il cambiamento di sesso. Un personaggio, quindi, che da molti anni ha appassionato ed interessato Hollywood prima Gwyneth Paltrow poi Nicole Kidman che oltre a produrlo avrebbero dovuto/voluto interpretare proprio il ruolo di Einar. E forse il punto di vista femminile, un'indagine più accorta e sensibile nell'identitá di genere, avrebbe giovato alla costruzione del film che invece nelle mani maschili ( anche se la sceneggiatura ė firmata da Lucinda Coxon) rivela tutti i suoi limiti e punti deboli. Tom Hooper con una regia piatta, televisiva, perfettamente simmetrica, convenzionale e laccata fa di tutto per compiacere un certo tipo di gusto che di solito gli apre le porte degli Oscar ma che da un punto di vista visivo non fa altro che peggiorare una scrittura che non solo banalizza la vita del protagonista ma che nel suo prevedibilissimo divenire porta il film ai limiti dell'insostenibile ed inconciliabile noia. Poco ci si concentra sulla determinazione di Einar, sul coraggio e sulla sfida consapevole delle regole dell'epoca -viene addirittura omessa la conquista del passaporto con il nome femminile -mentre ripetute ed insistite sono le scene in cui i conflitti nel complicatissimo ménage con la moglie esasperano di più il disagio dell'esistenza che la voglia di affermare ciò che sentiva di essere e che riuscirá ad ottenere. Alicia Vikander avrebbe potuto rendere ancora piú ambiguo ed affascinante il personaggio di Gerte e che invece da un certo punto giro su se stesso in una spirale dove l'unico registro possibile ė il Melò. Manichea nonchè debole la prova d'attore di Eddie Redmayne che passa in repertorio tutte le smorfie di dolore che tanto piacciono all'Academy e che lo porteranno di sicuro ad una certa nomination dopo la statuetta vinta per "La teoria del tutto".La sua femminilità ė racchiusa in mossette tavolta spudorate tavolta accennate da travestito di locale fumoso.Tutto in "The Danish Girl" dalla musica invadente di Alexander Desplat ad un montaggio spesso anacronistico e compresso senza trascurare una fotografia alla "smarmella tutto" veicola le reazioni dello spettatore verso la lacrima e lo sguardo compassionevole al contrario di quello che invece è stata l'esistenza di Lili: Un inno vitale alla libertà di far corrispondere il proprio corpo al proprio modo di percepirsi
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(di ettore64)
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peer gynt
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sabato 5 settembre 2015
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dramma di coppia: autorealizzazione vs. sacrificio
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Quando un film presenta la storia di un pittore, sente l'esigenza di mettersi quasi in gara con quest'altra espressione artistica e costruisce inquadrature che sono dipinti di grande impatto figurativo, giocando con una tavolozza cromatica ricca e accesa. Succede così anche in questo film, la cui eccellente fotografia rivaleggia con l'arte pittorica del paesaggio. E infatti il protagonista è un paesaggista danese, Einar Wegener, il primo uomo che, sentendo prorompere in sé una natura femminile, si affiderà alle mani del chirurgo perché trasformi il suo corpo. Siamo negli anni Venti del Novecento, quando le problematiche sull'identità di genere venivano viste esclusivamente come patologie o, peggio, veri e propri casi di schizofrenia.
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Quando un film presenta la storia di un pittore, sente l'esigenza di mettersi quasi in gara con quest'altra espressione artistica e costruisce inquadrature che sono dipinti di grande impatto figurativo, giocando con una tavolozza cromatica ricca e accesa. Succede così anche in questo film, la cui eccellente fotografia rivaleggia con l'arte pittorica del paesaggio. E infatti il protagonista è un paesaggista danese, Einar Wegener, il primo uomo che, sentendo prorompere in sé una natura femminile, si affiderà alle mani del chirurgo perché trasformi il suo corpo. Siamo negli anni Venti del Novecento, quando le problematiche sull'identità di genere venivano viste esclusivamente come patologie o, peggio, veri e propri casi di schizofrenia. Ma quello dell'inglese Tom Hooper è non solo e non tanto un film sulla transessualità, quanto una storia d'amore di grande forza emotiva, con due drammi ugualmente potenti sotto gli occhi dello spettatore: quello dell'uomo che soffre sentendosi nel corpo sbagliato e lotta fino a rischiare la vita per realizzare la possibilità di essere se stesso, e quello ancor più vivo e drammatico della donna che ama quell'uomo e, pur di accontentarlo nella realizzazione del suo sogno, si sacrifica rinunciando a se stessa e alla realizzazione della propria femminilità. Ed è significativo che gli autori, seguendo il romanzo di David Ebershoff da cui è tratto il film, si siano allontanati dalla realtà, che vuole che le tendenze saffiche di Gerda Wegener, la moglie di Einar, le facessero preferire la parte femminile di Einar a quella maschile. Infatti, più che un biopic, il film è un drammatico sentimentale che avrà grande impatto sul pubblico. Cosa che, è bene non dimenticarlo, si deve in buona parte alle eccezionali interpretazioni del talentuoso Eddie Redmayne nella parte di Einar e dell'attrice svedese Alicia Vikander, non meno brava nel tratteggiare con partecipe sensibilità il dramma della moglie innamorata.
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[+] “la palude è dentro me”: le identità di un pittore
(di antonio montefalcone)
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robert eroica
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sabato 5 settembre 2015
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the danish girl
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Concorso - Venezia 72
THE DANISH GIRL
Un film che sponsorizza diritti e liberta' individuali va sempre difeso. Qui si racconta di un pittore danese, pioniere del transgender che da Copenaghen arriva fino a Dresda per coronare il sogno di diventare donna. Fino alla fine e a qualsiasi costo con il totale appoggio e tutto l'amore possibile della (ex) moglie e dell'amico di infanzia. Per dire che tutti i sogni hanno un costo e che la felicita' degli uni non va sempre a braccetto con quella degli altri. Emoziona più' per quello che dice che per quello che mostra. Interpreti eccellenti ma non e' una novità': cinema inglese e il regista e' quello de "Il discorso del re".
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Concorso - Venezia 72
THE DANISH GIRL
Un film che sponsorizza diritti e liberta' individuali va sempre difeso. Qui si racconta di un pittore danese, pioniere del transgender che da Copenaghen arriva fino a Dresda per coronare il sogno di diventare donna. Fino alla fine e a qualsiasi costo con il totale appoggio e tutto l'amore possibile della (ex) moglie e dell'amico di infanzia. Per dire che tutti i sogni hanno un costo e che la felicita' degli uni non va sempre a braccetto con quella degli altri. Emoziona più' per quello che dice che per quello che mostra. Interpreti eccellenti ma non e' una novità': cinema inglese e il regista e' quello de "Il discorso del re".
VOTO:7,5
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