Jem e le Holograms

Alle ragazze cresciute tra gli anni ottanta e novanta il nome di Jem and the Holograms non è certo cosa nuova. La rock band tutta al femminile capitanata dalla gemma dai capelli rosa (difficile non pensare a icone come David Bowie o Cindy Lauper) ha accompagnato i pomeriggi di milioni di piccole donne nella serie animata ispirata da una linea di bambole Hasbro. Jem e le sue amiche arrivano al cinema, questa volta in carne e ossa, nel film di Jon Chu (regista di un successo come Step Up 3D) che ambienta la storia ai giorni nostri, tra talent show, youtubers e social network.
Jerrica Benton è una ragazza di provincia che vive con sua zia insieme alla sorella Kimber e le due amiche Aja e Shana, divenute ormai sue sorelle adottive, la sua passione per la musica e la sua timidezza la portano a pubblicare un video sulla rete, truccata per non essere riconosciuta e con uno pseudonimo. Da qui l'inizio dell'esplosione del fenomeno Jem e delle sue Holograms, catapultate subito nello spietato mondo dello showbiz dove immediatamente si viene trasformati in prodotti da sfruttare. A vestire i panni della cinica manager Erica Raymond a capo della Starlight Entertainment c'è una Juliette Lewis ben lontana dai grandi ruoli da bad girl degli anni novanta.
Jem e le Holograms si allontana per molti aspetti dalla serie animata, non mantiene la questione della duplice identità della protagonista e riduce drasticamente il motivo fantascientifico: il computer Sinergy, che nella serie dava la possibilità a Jerrica di diventare Jem, diventa solo un simpatico robot (un po' BB-8 dell'ultimo Star Wars, un po' Eve di Wall-e) che riconnette la protagonista al padre morto da tempo. Manca il glam, il luccichìo del fantascientifico, lo spirito rock and roll che ha reso la serie un cult dell'animazione degli anni ottanta, qui le rockstar nascono grazie ai followers su Twitter, alle views su YouTube, al numero dei pollici in su su Facebook. Appendiamo pure le giacche borchiate al chiodo. Non bastano i glitter, Jem e le Holograms si riduce a raccontare la nascita di un idolo dei teenager che sceglie di non piegarsi ai compromessi dell'industria dello spettacolo, che non abbandona gli affetti e mantiene quella genuinità e quel candore di una provincia americana educata e virtuosa. 