elpiezo
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lunedì 28 dicembre 2015
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da vedere!!!!!!
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Ispirato a fatti realmente accaduti, il film narra un intricato episodio relativo alla guerra fredda, la cattura ed il processo di alcune spie fino ad un fantomatico scambio di prigionieri atto a soddisfare tutte le nazioni coinvolte. Interpretato da un maestoso Tom Hanks, Il ponte delle Spie non è solamente un complesso thriller spionistico, ma un vero e proprio percorso psicologico, dove l'essere umano viene posto dinanzi a tutti, distante da ogni ideologia o bandiera e dove si esalta il coraggio e la determinazione di chi stoicamente non cede a minacce e ricatti burocratici. Girato con mestiere da un sapiente Steven Spielberg il film offre un reale spaccato del controverso periodo relativo alla guerra fredda e attraverso una sceneggiatura meticolosa si rivela un film avvincente per tutta la cospicua durata candidandosi come il miglior titolo che il natale cinematografico potesse regalare.
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sirio
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lunedì 28 dicembre 2015
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salvate la spia
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Devo dire che sono andato a vedere questo film solo per caso. Non mi piacciono le spy-stories alla 007 né tantomeno i thriller pieni di splatter e di scene d'azione, ma dato che una coppia di amici volevano vederlo mi sono associato a loro.
Devo dire che mi sono decisamente ricreduto. Un'ottima sceneggiatura, girata da un maestro del cinema quale Spielberg, una regia decisamente raffinata (bellissime le inquadrature dal basso verso l'alto, l'uso dei grandangoli e lo scarsissimo ricorso al piano americano) per nulla televisiva e poco oleografica riguardo al buon americano alla Frank Capra.
Bravissimo Mark Rylance nel ruolo della spia-non spia, un grande attore che con un movimento del sopracciglio ti inchioda alla seggiola, piacevole Tom Hanks, per me non eccessivamente versatile ma garanzia di una grande classe e di una recitazione impeccabile (rispetto all'insopportabile sorrisino di Paul Newman nel Sipario strappato c'è un abisso!), simpatici anche gli attori secondari: Austin Stowell interpreta bene il soldatino-spia tutto preso dalla sua passione di militare yankee troppo pieno di omogeneizzati, palestra e patriottismo (ho trovato bellissima l'idea di ringraziare chi lo ha liberato appena salito sull'aereo), bravo lo studente totalmente incapace di comprendere il pericolo che lo circonda e che si caccia nel peggiore dei guai possibili.
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Devo dire che sono andato a vedere questo film solo per caso. Non mi piacciono le spy-stories alla 007 né tantomeno i thriller pieni di splatter e di scene d'azione, ma dato che una coppia di amici volevano vederlo mi sono associato a loro.
Devo dire che mi sono decisamente ricreduto. Un'ottima sceneggiatura, girata da un maestro del cinema quale Spielberg, una regia decisamente raffinata (bellissime le inquadrature dal basso verso l'alto, l'uso dei grandangoli e lo scarsissimo ricorso al piano americano) per nulla televisiva e poco oleografica riguardo al buon americano alla Frank Capra.
Bravissimo Mark Rylance nel ruolo della spia-non spia, un grande attore che con un movimento del sopracciglio ti inchioda alla seggiola, piacevole Tom Hanks, per me non eccessivamente versatile ma garanzia di una grande classe e di una recitazione impeccabile (rispetto all'insopportabile sorrisino di Paul Newman nel Sipario strappato c'è un abisso!), simpatici anche gli attori secondari: Austin Stowell interpreta bene il soldatino-spia tutto preso dalla sua passione di militare yankee troppo pieno di omogeneizzati, palestra e patriottismo (ho trovato bellissima l'idea di ringraziare chi lo ha liberato appena salito sull'aereo), bravo lo studente totalmente incapace di comprendere il pericolo che lo circonda e che si caccia nel peggiore dei guai possibili. Ma bravi anche i personeggi secondari, dagli agenti della CIA a quelli del KGB, o anche la "perfetta moglie americana" tutta pranzetti WASP, che non fa rimpiangere il "dietro le quinte" della famiglia americana di Tree of life di Terrence Malck .
Bellissima la ricostruzione quasi in bianco e nero della Berlino dei tempi del Muro, questo grigio opprimente ammantato di neve quasi azzurrina
Per dare un giudizio, darei 4 stelle e ½: perché non 5? Per gli utlimi cinque minuti: ho trovato terribile, dopo la bellissima scena di lui che si getta vestito a dormire sul letto (per me doveva finire lì, con i titoli di coda...) il fatto che i giornali e il telegiornale annunciassero nomi, cognomi delle spie e dell'intermediario (era o non era una faccenda TOP SECRET)? Mi è sembrato Frank Capra (che peraltro adoro) in Angeli con la pistola. Se ci fosse stato un indizio, una disattenzione del marito sfinito, per cui la moglie avesse compreso cosa aveva fatto il marito sarebbe stato molto, molto più bello. Così è diventato l'eroe nazionale e tutto finisce a tarallucci e vino. ma forse non si poteva tradire la storia?
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catcarlo
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lunedì 28 dicembre 2015
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il ponte delle spie
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Quando si accendono le luci mentre scorre il solito rullo di coda di lunghezza infinita, il primo pensiero che si affaccia in mente somiglia a ‘ah, i bei filmoni che si facevano una volta’. Perchè, con un’architettura drammaturgica accurata e una messa per immagini che sa emozionare più di una volta, il lavoro di Spielberg va oltre i propri difetti e avvolge lo spettatore riscaldandolo piacevolmente. Ovviamente, nei filmoni di una volta, iI buoni erano tutti da una parte e i cattivi pure un po’ stupidi dall’altra, perciò chi è affetto da antiamericanismo acuto sia avvisato, ma la bravura del regista nel raccontarci questa favola è tale che si può per una volta ignorare l’ennesimo mattoncino nell’edificazione del mito a stelle e strisce.
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Quando si accendono le luci mentre scorre il solito rullo di coda di lunghezza infinita, il primo pensiero che si affaccia in mente somiglia a ‘ah, i bei filmoni che si facevano una volta’. Perchè, con un’architettura drammaturgica accurata e una messa per immagini che sa emozionare più di una volta, il lavoro di Spielberg va oltre i propri difetti e avvolge lo spettatore riscaldandolo piacevolmente. Ovviamente, nei filmoni di una volta, iI buoni erano tutti da una parte e i cattivi pure un po’ stupidi dall’altra, perciò chi è affetto da antiamericanismo acuto sia avvisato, ma la bravura del regista nel raccontarci questa favola è tale che si può per una volta ignorare l’ennesimo mattoncino nell’edificazione del mito a stelle e strisce. A controbilanciare la questione, sta, inoltre, l’interesse spielberghiano sempre concentrato sulle persone e sulle relazioni che si instaurano fra di esse, mentre la storia (con la maiuscola o meno) fa da sfondo: la costruzione del rapporto tra Donovan (Tom Hanks) e Abel è tutto incentrato sul crescente rispetto che si va instaurando fra i due, laddove a Berlino lo stesso Donovan insiste a parlare di uomini quando discute dello scambio di prigionieri. In più, a voler ben vedere, con ‘Il ponte delle spie’ si hanno due film al prezzo di uno – il processuale nella prima parte con tanto di triangolazioni che coinvolgono giudice e pubblica accusa, lo spionaggio classico nella seconda – e quindi è davvero difficile lasciare la sala insoddisfatti. La vicenda romanza (parecchio) dei fatti accaduti tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta: a New York è arrestato Rudolf Abel (notevolissima l’interpretazione di Mark Rylance) perchè sospettato di essere una spia sovietica e gli viene assicurata una difesa competente per dimostrare la superiorità del sistema americano. La patata bollente viene scaricata a Donovan dal suo capo (è sempre un piacere ritrovare Alan Alda), ma ben presto l’avvocato si appassiona in quella difesa dei diritti dell’accusato che doveva essere solo formale, arrivando fino alla Corte Suprema; è sconfitto ogni volta, ma almeno gli salva la pelle. Così, quando Gary Powers (Austin Stowell) si fa abbattere con il suo U-2 - Eve Hewson interpreta la figlia di Donovan - c’è una pedina di scambio: ne conseguono la trasferta in una gelida e imbiancata Berlino e i contatti con sovietici e tedeschi orientali con la rituale partita a scacchi che conduce all’inevitabile finale girato sul vero ponte di Glienicke. A parte il fatto che il protagonista poi ritorna a casa dove è ancora tarda estate, la rappresentazione della capitale tedesca è davvero efficace, staccando con i suoi bianchi sporchi alternati ai grigi metallici con le tonalità assai più calde presenti negli altri segmenti, oltre che nell’ambasciata sovietica (la fotografia è del polacco Janusz Kaminski, in Polonia è stata ricostruita la Berlino post-bellica ormai impossibile da ritrovare nella città odierna): la forzatura dell’edificazione del muro serve a raccontare un momento storico fondamentale e ad aumentare le difficoltà che l’avvocato si trova a superare. Malgrado i rischi, la narrazione procede mantenendo ai minimi i livelli di retorica: soggetto e sceneggiatura sono firmati da Mark Charman assieme ai fratelli Cohen e viene facile immaginare che i moltissimi tocchi di ironia sparsi un po’ ovunque siano soprattutto farina del loro sacco, come, uno fra tutti, il tormentone dei raffreddori berlinesi. Accompagnati dalla partitura poco invadente di Thomas Newman, gli attori offrono anch’essi una prova di alto livello: già detto dell’interpretazione dell’inglese Rylance sostenuta dalle capacità affinate in teatro (ovviamente nel doppiaggio va persa la differenza di accento, Abel era russo ma cresciuto in Scozia), fra le altre comunque irreprensibili, va sottolineata ancora una volta quella di Tom Hanks, la cui bravura è ormai una sicurezza. La raffinatezza con cui impersona Donovan è causa di un’empatia immediata, anche se è lecito il dubbio che il vero avvocato impiegasse un po’ più di due secondi a prendere qualsiasi decisione (immancabilmente giusta): ma se si tratta di una favola, per di più raccontata così bene, che problema c’è?
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nerone bianchi
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lunedì 28 dicembre 2015
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un film onesto
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Il fatto è che da un regista come lui ci aspettiamo sempre cose immense, al punto che quando fa semplicemente un bel film, sembra che manchi qualcosa all'appello. “Il Ponte delle Spie” è un lavoro che scorre sereno per oltre due ore, senza mai sfiorare le sponde della noia, un progetto che ci riporta indietro di oltre mezzo secolo, ai tempi che seguirono la fine del secondo conflitto mondiale; alla guerra fredda, alla divisione di Berlino, alle due superpotenze che si osservavano preoccupate del rispettivo potenziale bellico nucleare, con la sola ambizione di avere il pulsante giusto per annientare l'altro. In questo clima pazzesco e per certi versi mai davvero finito, si racconta la storia vera di uno scambio di spie sul ponte di una gelata Berlino.
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Il fatto è che da un regista come lui ci aspettiamo sempre cose immense, al punto che quando fa semplicemente un bel film, sembra che manchi qualcosa all'appello. “Il Ponte delle Spie” è un lavoro che scorre sereno per oltre due ore, senza mai sfiorare le sponde della noia, un progetto che ci riporta indietro di oltre mezzo secolo, ai tempi che seguirono la fine del secondo conflitto mondiale; alla guerra fredda, alla divisione di Berlino, alle due superpotenze che si osservavano preoccupate del rispettivo potenziale bellico nucleare, con la sola ambizione di avere il pulsante giusto per annientare l'altro. In questo clima pazzesco e per certi versi mai davvero finito, si racconta la storia vera di uno scambio di spie sul ponte di una gelata Berlino. Diciamo subito che l'attore che interpreta Abel, la spia russa, è da solo metà dell'opera, personaggio inquietante, magnetico, formidabile, l'altra metà è quel mostro di bravura che proprio Spielberg ha contribuito a farci conoscere: Tom Hanks. Un film con pochissimi effetti speciali e molto attoriale, fatto bene e altrettanto congegnato, comunque lontano dalle vette che questo regista ci ha fatto conoscere, da quei film in cui si usciva con gli occhi e l'anima pieni di emozioni.
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nanni
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lunedì 28 dicembre 2015
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il ponte delle spie
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la cosiddetta guerra fredda tra USA e URSS che dicise gli equilibri politici del pianeta per tutta la seconda metà del secolo scorso fu anche una guerra di spionaggio. Quando, nel 1957, un pittore/agente del KGB fu arrestato a NY il governo allestì contro di lui un processo farsa che si sarebbe dovuto concludere con la condanna a morte. La tutela legale della spia, affidata all'Avv. Donovan garantì, invece, all'imputato una difesa vera che ebbe il merito, contro tutta l'opinione pubblica americana, di salvargli la vita. in seguito la stessa spia sarà oggetto di uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR. Il giovane Avv. Donovan fermamente ispirato dalla Costituzione, assicurando alla spia gli stessi diritti di un cittadino americano, risulterà il garante di quei valori innegoziabili espressi nella Carta e allo stesso tempo anticorpo delle, sempre in aguato, derive populiste e forcaiole.
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la cosiddetta guerra fredda tra USA e URSS che dicise gli equilibri politici del pianeta per tutta la seconda metà del secolo scorso fu anche una guerra di spionaggio. Quando, nel 1957, un pittore/agente del KGB fu arrestato a NY il governo allestì contro di lui un processo farsa che si sarebbe dovuto concludere con la condanna a morte. La tutela legale della spia, affidata all'Avv. Donovan garantì, invece, all'imputato una difesa vera che ebbe il merito, contro tutta l'opinione pubblica americana, di salvargli la vita. in seguito la stessa spia sarà oggetto di uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR. Il giovane Avv. Donovan fermamente ispirato dalla Costituzione, assicurando alla spia gli stessi diritti di un cittadino americano, risulterà il garante di quei valori innegoziabili espressi nella Carta e allo stesso tempo anticorpo delle, sempre in aguato, derive populiste e forcaiole. l'industria cinematografica insieme ad uno dei suoi più importanti registi ci somministra, sotto forma di distaccata, fredda e obiettiva ricostruzione storica, l'apologia della sedicente superiorità etica e morale americana che salverà il mondo tanto oggi come ieri e..........domani !!!! (andando per un momento fuori tema, varrebbe la pena ricordare al nostro talentuoso autore, tanto per provare a ridimensionarlo, che furono loro, solo pochi anni prima degli accadimenti narrati nel film, a sganciare l'atomica su civili inermi.....e molto, almeno discutibile, altro). Ma fortunatamente, invece e a differenza di ciò che Spielberg vuole lasciarci intendere con il suo lavoro, gli uomini di buona volontà non abitano tutti negli Stati Uniti d'America. Il film, tecnicamente perfetto da tutti i punti di vista, è di grande intrattenimento. Ciao Nanni
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fabio57
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lunedì 28 dicembre 2015
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grande film
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Grande film,tratto da una storia vera,ancora una volta Spielberg non sbaglia, regalandoci una pellicola avvincente ed emozionante.L'interpretazione di Tom Hanks è come sempre perfetta.Le immagini della costruzione del muro veramente impressionanti.Un bel tuffo negli anni della guerra fredda.Notevole
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a.i.9lli
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domenica 27 dicembre 2015
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una storia necessaria
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Il Ponte delle Spie non è un film da guardare dopo il cenone di Natale per rilassarsi un po. La storia è tutta vera, ambientata nel 1960, racconta la vicenda giudiziaria dello scambio di spie tra Stati Uniti e Unione Sovietica condotta dall'avvocato James Dorovan, catapultato quasi inconsapevolmente dal campo delle assicurazioni a quello della mediazione internazionale. Insomma, è un thriller, una storia di spionaggio, e di conseguenza, una vicenda difficile, intricata, densa di passaggi, necessitante anche di conoscenze pregresse, e di un alto livello di attenzione. Ma, del resto, stiamo prlando di S. Spielberg, del regista amante di storie complesse, che ci ha deliziato negli anni con racconti difficili eppure emozionanti, ed è grazie al suo occhio sapiente, tecnico e ad una sceneggiatura che cerca di chiarificare al massimo la storia, che seguire questo film diventa piacevole,grazie anche ad ironici espedienti, battute fugaci, dialoghi in grado di strapparti un sorriso nel clima di tensione della Guerra Fredda che si può arrivare a respirare in sala.
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Il Ponte delle Spie non è un film da guardare dopo il cenone di Natale per rilassarsi un po. La storia è tutta vera, ambientata nel 1960, racconta la vicenda giudiziaria dello scambio di spie tra Stati Uniti e Unione Sovietica condotta dall'avvocato James Dorovan, catapultato quasi inconsapevolmente dal campo delle assicurazioni a quello della mediazione internazionale. Insomma, è un thriller, una storia di spionaggio, e di conseguenza, una vicenda difficile, intricata, densa di passaggi, necessitante anche di conoscenze pregresse, e di un alto livello di attenzione. Ma, del resto, stiamo prlando di S. Spielberg, del regista amante di storie complesse, che ci ha deliziato negli anni con racconti difficili eppure emozionanti, ed è grazie al suo occhio sapiente, tecnico e ad una sceneggiatura che cerca di chiarificare al massimo la storia, che seguire questo film diventa piacevole,grazie anche ad ironici espedienti, battute fugaci, dialoghi in grado di strapparti un sorriso nel clima di tensione della Guerra Fredda che si può arrivare a respirare in sala. Poi, accanto al piano tecnico, c'è quello sociale: la storia di Donovan, interpratato in modo potente da Tom Hanks, è oggi necessaria, egli è stato un eroe che ha agito nell'ombra, salvando con la mediazione più che con cento armi, ma sopratutto, questo, è una storia che oggi finalmente si può raccontare, e si deve raccontare, perchè tutto verte attorno ad alcuni concetti più attuali che mai, quali la necessità del dialogo, della mediazione, ma sopratutto evidenzia la condivisione delle colpe, da entrambi gli stati, e sopratutto la necessità delle leggi, dei diritti , della giustizia, perchè questa non è una semplice storia di spionaggio, ma una storia di giustizia, il racconto giuridico della sapienza politica di un avvocato che ha fatto fino in fondo il suo dovere, nonostante l'iniziale critica dell'opinione pubblica, del pensiero comune, e dei suoi stessi colleghi, che vedevano in quella spia solo un uomo da condannare a morte, ma che agli occhi dell'avvocato è innanzitutto un assistitio, un uomo, che deve far di tutto per salvare, e sopratutto una probabile merce di scambio in una guerra non annunciata che si combatte con gli scambi e le informazioni. Merito ancora della brillante sceneggiatura, emerge in Donovan un bravo avvocato, non testardo, nè caparbio, sarebbe riduttivo, ma forte, e un uomo inarrendibile ma anche emotivo, che crede fino in fondo nella Giustizia. Un discorso a parte merita la sapiente rappresentazione della spia russa, un artista pacato con cui Donovan alla fine instaura un rapporto di grande fiducia, nonostante i segreti che l'uomo russo mai svelerà.Tra tante parole che si possono trovare nel rappresentare James Donovan, le migliori e più potenti sono quelle che trova propria la spia: un uomo tutto d'un pezzo, questo è Donovan.
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filippo catani
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domenica 27 dicembre 2015
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un'arma spuntata
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1957. Un pittore viene arrestato a New York con l'accusa di essere una spia sovietica. Un avvocato che normalmente si occupa di assicurazioni, viene incaricato della sua difesa. Nel frattempo il pilota americano di un aereo spia viene abbattuto e catturato dai russi. Da una storia vera.
Trattandosi di fatti realmente accaduti è chiaro che il margine di manovra per raccontarli non sia così ampio. Resta il fatto che c'è modo e modo di raccontare una storia e a mio avviso Spielberg ne sceglie uno sbagliato o per meglio dire abusato. E' chiaro che all'occhio attento non possono scappare i riferimenti all'attualità tra caccia alle streghe e ossessione per lo spionaggio ma resta il fatto che la pellicola si inserisce in un filonme già quasi del tutto saturo e non aggiunge nulla di nuovo.
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1957. Un pittore viene arrestato a New York con l'accusa di essere una spia sovietica. Un avvocato che normalmente si occupa di assicurazioni, viene incaricato della sua difesa. Nel frattempo il pilota americano di un aereo spia viene abbattuto e catturato dai russi. Da una storia vera.
Trattandosi di fatti realmente accaduti è chiaro che il margine di manovra per raccontarli non sia così ampio. Resta il fatto che c'è modo e modo di raccontare una storia e a mio avviso Spielberg ne sceglie uno sbagliato o per meglio dire abusato. E' chiaro che all'occhio attento non possono scappare i riferimenti all'attualità tra caccia alle streghe e ossessione per lo spionaggio ma resta il fatto che la pellicola si inserisce in un filonme già quasi del tutto saturo e non aggiunge nulla di nuovo. Abbiamo il classico bravo avvocato americano con famiglia che accetta un caso che nessuno vorrebbe e piano piano cerca di non farsi vincere dall'odio e diventa un piccolo eroe. Ovviamente coloro che lo guardavano con sguardo torvo durante il processo lo guarderanno poi con il sorriso una volta portato a casa "uno dei nostri". Insomma sul genere abbiamo visto e letto di molto meglio e quando c'è di mezzo un regista come Spielberg è lecito aspettarsi qualcosina in più di una lezioncina da sussidiario di Guerra Fredda. Era dai tempi di Munich che non rimanevo così deluso da un film storico del regista americano. Peccato perchè le atmosfere e le ricostruzioni sono molto belle e Hanks è bravo e crede molto nel suo personaggio ma dopo oltre due ore di noia anche questo finisce per passare in cavalleria. Delusione.
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vanessa zarastro
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sabato 26 dicembre 2015
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un film perfetto
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Un bel filmone americano dove i veri valori, uniti alla caparbietà e all’amore per il rischio, vincono su tutto. Siamo nel 1957 in piena “guerra fredda” e la tensione fra USA e URSS è alle stelle. Tom Hanks, sempre più bravo e perfino simpatico nell’invecchiare, è James B. Donovan l’abile e cocciuto avvocato di origine irlandese che si occupa di Assicurazioni, che si trova invischiato in una vicenda di spie quasi senza accorgersene. Per lui (come per il regista si suppone) sopra ogni valore morale c’è l’essere umano: la vita di ogni uomo è importante che sia una spia, uno sciocco studentello o un arrogante militare.
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Un bel filmone americano dove i veri valori, uniti alla caparbietà e all’amore per il rischio, vincono su tutto. Siamo nel 1957 in piena “guerra fredda” e la tensione fra USA e URSS è alle stelle. Tom Hanks, sempre più bravo e perfino simpatico nell’invecchiare, è James B. Donovan l’abile e cocciuto avvocato di origine irlandese che si occupa di Assicurazioni, che si trova invischiato in una vicenda di spie quasi senza accorgersene. Per lui (come per il regista si suppone) sopra ogni valore morale c’è l’essere umano: la vita di ogni uomo è importante che sia una spia, uno sciocco studentello o un arrogante militare. La propria coscienza sta nel sentirsi “giusto” ed è più importante di ciò che la gente crede.
L’avvocato Donovan a costo di inimicarsi metà della popolazione, compresi moglie e figli, accetta di difendere Rudol Abel (un bravissimo Mark Rylance) presunta spia sovietica. Gli si deve un processo, magari uno veloce e pro-forma, ma Donovan riesce ad andare anche in appello e a fargli dare trent’anni di prigione invece di essere giustiziato. Sarà un rapporto in crescendo fatto di piccolissime cose, di poche parole in più dette con estrema discrezione che porteranno James Donovan a farsi promotore di uno scambio di prigionieri, anzi uno scambio bilaterale perché ottiene contemporaneamente un pilota-spia dai russi e uno studente Americano dai tedeschi della DDR. Vedrà così il muro di Berlino appena costruito e i tentativi di fuga repressi con la violenza.
La vicenda è tratta da una storia vera scritta dai fratelli Coen con Matt Charman, la regia rigorosa e contenuta, non ci sono sbavature né scene di troppo.
Nel film si gioca ironicamente con alcuni simboli: la spia russa che vive in America sembra essere un innocuo pittore ed è proprio il ritratto di Norman Rockwell, il grandissimo illustratore statunitense che è stato uno dei maggiori interpreti dell’American way-of-life nel secolo scorso. La scena del suo arresto in uno squallido albergo è stato definito hitchcockiano da molti critici, inoltre, l’avvocato tedesco Wolfgang Vogel ha il volto di Sebastian Koch diventato famoso per essere stato il protagonista di quel film intenso “Le Vite degli Altri” di Florian Henckel von Donnersmarck del 2007 pensato nello stesso luogo, una trentina di anni dopo verso la fine del muro di Berlino.
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marezia
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sabato 26 dicembre 2015
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domanda per gli utenti:
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E' un film con delle scene violente? Mi serve saperlo perché non le sopporto e non voglio essere costretta ad uscire nel bel mezzo della fila. Grazie.
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(di isin89)
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[+] nessuna scena violenta ma molta emozione
(di sirio)
[ - ] nessuna scena violenta ma molta emozione
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