writer58
|
giovedì 31 dicembre 2015
|
the wall
|
|
|
|
Sono piuttosto combattuto nello scrivere queste note su "Bridge of spies", ultima fatica di Spielberg. Da un lato, mi è parso un buon film, con eccellenti interpretazioni e un'accurata ricostruzione del contesto storico e politico in cui la vicenda è ambientata (gli Stati Uniti e Berlino dal 1957 al 1961, durante la guerra fredda), dall'altro ho rilevato alcuni elementi che appesantiscono l'opera e che la rendono, a tratti, convenzionale e poco ispirata. La storia narrata si ispira a eventi realmente accaduti:un pittore accusato di essere una spia sovietica- Rudolf Abel- viene arrestato e processato nel clima isterico del post maccartismo e della deterrenza nucleare tra Usa e Unione Sovietica.
[+]
Sono piuttosto combattuto nello scrivere queste note su "Bridge of spies", ultima fatica di Spielberg. Da un lato, mi è parso un buon film, con eccellenti interpretazioni e un'accurata ricostruzione del contesto storico e politico in cui la vicenda è ambientata (gli Stati Uniti e Berlino dal 1957 al 1961, durante la guerra fredda), dall'altro ho rilevato alcuni elementi che appesantiscono l'opera e che la rendono, a tratti, convenzionale e poco ispirata. La storia narrata si ispira a eventi realmente accaduti:un pittore accusato di essere una spia sovietica- Rudolf Abel- viene arrestato e processato nel clima isterico del post maccartismo e della deterrenza nucleare tra Usa e Unione Sovietica. La difesa viene affidata a un avvocato assicurativo -James Donovan-, ma l'esito del processo è già segnato: condanna della spia e pena capitale. Donovan, tuttavia, interpreta il suo ruolo in modo non formale, difende veramente Abel utilizzando gli strumenti a sua disposizione. Nel farlo si attira la rabbia e l'ostilità dell'opinione pubblica e il dissenso dei sui colleghi e persino dei suoi famigliari che non comprendono perché voglia proteggere un "comunista". Quando, però, un pilota americano in missione sui cieli sovietici viene abbattuto e catturato, lo scenario si modifica e si profila la possibilità di uno scambio tra i due. Il compito di gestire la trattativa viene affidato a Donovan per evitare un coinvolgimento ufficiale del governo degli Stati Uniti. Così l'avvocato si reca a Berlino, durante la costruzione del muro, e porta a termine in modo magistrale la sua missione...
Tom Hanks e Mark Rylance interpretano efficacemente Donovan e Abel. Tuttavia, l'interazione tra i due, che assume i contorni di una relazione personale basata sul rispetto, è segnata da alcuni stereotipi poco convincenti, quasi i due attori interpretassero "tipi" (l'avvocato "giusto" rispettoso della Costituzione, la spia russa coerente con un suo codice d'onore) più che personaggi con le loro sfaccettature e contraddizioni. Anche le sequenze ambientate in una Berlino gelida e livida che assiste sgomenta alla costruzione del muro (la sequenza in cui i soldati impilano le prime pietre del muro mi è parsa potente) appare funzionale a una rappresentazione dicotomica in cui l'est Europa è condannato a una prospettiva di oppressione totalitaria, arbitrio e miseria, mentre gli Stati Uniti vengono descritti, pur con i loro chiaroscuri, come una terra di libertà e valori democratici. Emerge dal film una concezione molto americana: la storia la fanno i singoli, le grandi scelte sono determinate essenzialmente da atti individuali che riescono a ribaltare equilibri e assetti consolidati: tesi che si è rivelata sostanzialmente falsa. Sul piano della produzione filmica, tuttavia, un impianto di questo tipo può reggere solo se è accompagnato da una scrittura brillante e da una realizzazione innovativa ed efficace. Nel caso del "ponte delle spie", la scrittura appare corretta, ma convenzionale e la proposta ampiamente trattata e quasi abusata.
[-]
[+] sono combattuta anch'io
(di maria)
[ - ] sono combattuta anch'io
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
antonio montefalcone
|
giovedì 17 dicembre 2015
|
spielberg ci parla dell’oggi attraverso il passato
|
|
|
|
L’uomo comune che si trova a fronteggiare situazioni straordinarie: è sempre stata questa la linea narrativa principale della filmografia del grande Steven Spielberg, e anche questa sua ultima pellicola ci resta fedele. L’uomo comune è qui l’avvocato James Donovan (interpretato da un magistrale Tom Hanks), chiamato in piena Guerra Fredda, prima a difendere in tribunale la spia russa Rudolf Abel (interpretato da un altrettanto superlativo Mark Rylance), e dopo a negoziare in suolo russo per il suo scambio e il rilascio di due giovani americani fatti prigionieri. La vicenda descritta è veramente accaduta ed è per il regista un'altra rigorosa pagina di Storia da raccontare, quella Storia che ha sempre prediletto inserire nel suo percorso artistico e che ha utilizzato per ribadire l’importanza dei buoni sentimenti, degli ideali più nobili e dei sani valori e principi, siano essi esistenziali e umanisti, oppure etici e morali.
[+]
L’uomo comune che si trova a fronteggiare situazioni straordinarie: è sempre stata questa la linea narrativa principale della filmografia del grande Steven Spielberg, e anche questa sua ultima pellicola ci resta fedele. L’uomo comune è qui l’avvocato James Donovan (interpretato da un magistrale Tom Hanks), chiamato in piena Guerra Fredda, prima a difendere in tribunale la spia russa Rudolf Abel (interpretato da un altrettanto superlativo Mark Rylance), e dopo a negoziare in suolo russo per il suo scambio e il rilascio di due giovani americani fatti prigionieri. La vicenda descritta è veramente accaduta ed è per il regista un'altra rigorosa pagina di Storia da raccontare, quella Storia che ha sempre prediletto inserire nel suo percorso artistico e che ha utilizzato per ribadire l’importanza dei buoni sentimenti, degli ideali più nobili e dei sani valori e principi, siano essi esistenziali e umanisti, oppure etici e morali. E “Il ponte delle spie” fa di questi ultimi concetti la sua ragion d’essere. Nella figura solida di un uomo integro moralmente, si riescono a conciliare i diritti del singolo con quelli dei governi. Ma si espongono anche gli amari rovesci della medaglia. E da questo punto di vista il film appare essere un’altra versione della precedente opera di Spielberg, “Lincoln”, nella quale si ragionava sulla politica come dura, incessante trattativa e compromesso soprattutto quando si piega all’affermazione di ideali giusti.
La pellicola, scritta in ultima revisione anche dai fratelli Coen, è una delle migliori e delle più controllate del regista. Parla di spie e Guerra Fredda, ma non ha i meccanismi intricati di altri film di spionaggio (anzi tutto è messo in scena con coinvolgente semplicità e chiarezza, ma anche con tratti lirici e con tocchi di humor e sarcasmo cari ai Coen); parla di retorica ma sa evitare la stucchevolezza eccessiva del patriottismo, dell’enfasi e della propaganda filoamericana; descrive un periodo storico complesso ma è diretto ed efficace; dura 140 minuti ma appassiona e non annoia mai. Ogni aspetto dell’opera affascina. L’epoca è ben ricostruita, il rapporto tra Donovan e Abel è esposto con equilibrio e credibilità, lo script è interessante e solido, il ritmo fluido, le atmosfere plumbee e opache rispecchiano il clima di tensione (merito della fredda, satura fotografia di Kaminski), la musica di Newman alterna toni più classici ad altri meno.
Dal punto di vista narrativo non mancano emozioni e spunti di riflessione, e, purtroppo, neanche eccessi di didascalismo serviti a più riprese, o alcuni limiti che diminuiscono spessore e profondità; ma tutto, dai dialoghi alle varie sequenze (bella quella finale sul ponte, o l'inseguimento iniziale) ci riportano ad un cinema classico che mette al centro non solo e di nuovo il potere della parola, ma soprattutto valori umani apparentemente ordinari come la dedizione, la lealtà, il coraggio, ancora capaci di ribaltare verdetti già scritti e relazioni poco fraterne.
In questo quadro sotto accusa è allora non solo la libertà soppressa dalla tirannia sovietica, ma anche il finto perbenismo di un’America spesso paranoica e antidemocratica. Per questo fondamentale è ricordare che anche nelle peggiori delle emergenze, non bisogna mai rinunciare alla lotta per determinati principi. Affidandosi alla ragione e alla dignità delle proprie scelte. E “Il ponte delle spie” diventa allora ponte di umanità, un invito alla giustizia e ad ogni tipo di libertà e diritto civile…
[-]
[+] pienamente d'accordo
(di a.i.9lli )
[ - ] pienamente d'accordo
|
|
[+] lascia un commento a antonio montefalcone »
[ - ] lascia un commento a antonio montefalcone »
|
|
d'accordo? |
|
nanni
|
lunedì 28 dicembre 2015
|
il ponte delle spie
|
|
|
|
la cosiddetta guerra fredda tra USA e URSS che dicise gli equilibri politici del pianeta per tutta la seconda metà del secolo scorso fu anche una guerra di spionaggio. Quando, nel 1957, un pittore/agente del KGB fu arrestato a NY il governo allestì contro di lui un processo farsa che si sarebbe dovuto concludere con la condanna a morte. La tutela legale della spia, affidata all'Avv. Donovan garantì, invece, all'imputato una difesa vera che ebbe il merito, contro tutta l'opinione pubblica americana, di salvargli la vita. in seguito la stessa spia sarà oggetto di uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR. Il giovane Avv. Donovan fermamente ispirato dalla Costituzione, assicurando alla spia gli stessi diritti di un cittadino americano, risulterà il garante di quei valori innegoziabili espressi nella Carta e allo stesso tempo anticorpo delle, sempre in aguato, derive populiste e forcaiole.
[+]
la cosiddetta guerra fredda tra USA e URSS che dicise gli equilibri politici del pianeta per tutta la seconda metà del secolo scorso fu anche una guerra di spionaggio. Quando, nel 1957, un pittore/agente del KGB fu arrestato a NY il governo allestì contro di lui un processo farsa che si sarebbe dovuto concludere con la condanna a morte. La tutela legale della spia, affidata all'Avv. Donovan garantì, invece, all'imputato una difesa vera che ebbe il merito, contro tutta l'opinione pubblica americana, di salvargli la vita. in seguito la stessa spia sarà oggetto di uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR. Il giovane Avv. Donovan fermamente ispirato dalla Costituzione, assicurando alla spia gli stessi diritti di un cittadino americano, risulterà il garante di quei valori innegoziabili espressi nella Carta e allo stesso tempo anticorpo delle, sempre in aguato, derive populiste e forcaiole. l'industria cinematografica insieme ad uno dei suoi più importanti registi ci somministra, sotto forma di distaccata, fredda e obiettiva ricostruzione storica, l'apologia della sedicente superiorità etica e morale americana che salverà il mondo tanto oggi come ieri e..........domani !!!! (andando per un momento fuori tema, varrebbe la pena ricordare al nostro talentuoso autore, tanto per provare a ridimensionarlo, che furono loro, solo pochi anni prima degli accadimenti narrati nel film, a sganciare l'atomica su civili inermi.....e molto, almeno discutibile, altro). Ma fortunatamente, invece e a differenza di ciò che Spielberg vuole lasciarci intendere con il suo lavoro, gli uomini di buona volontà non abitano tutti negli Stati Uniti d'America. Il film, tecnicamente perfetto da tutti i punti di vista, è di grande intrattenimento. Ciao Nanni
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nanni »
[ - ] lascia un commento a nanni »
|
|
d'accordo? |
|
claudiofedele93
|
mercoledì 6 gennaio 2016
|
"siamo americani grazie solo alla costituzione"
|
|
|
|
Un signore, una volta, disse che Steven Spielberg, tra tutti, era l'artigiano più abile e più umile, un uomo capace di riuscire sapientemente ad usare la telecamera per raccontare storie, gran parte delle volte, dall'enorme spessore narrativo e cinematografico, dando vita a racconti che ci riguardano tutti nel profondo, capaci di farci sognare o parlare della società in cui viviamo e con cui cerchiamo di relazionarci.
Ora, se il cinema, a discapito di quel che pensano in tanti, non è solo intrattenimento, non è solo relax, ma una vera e propria forma di arte (a cui è possibile attribuire anche uno scopo educativo), questo lo si deve a pellicole come Il Ponte delle Spie, un progetto che, indubbiamente, il pluripremiato film-maker, aveva particolarmente a cuore, sceneggiato da due giganti quali i Fratelli Coen, e portato sul grande schermo in uno dei momenti più tesi degli ultimi anni per quel che concerne i cambiamenti politici internazionali.
[+]
Un signore, una volta, disse che Steven Spielberg, tra tutti, era l'artigiano più abile e più umile, un uomo capace di riuscire sapientemente ad usare la telecamera per raccontare storie, gran parte delle volte, dall'enorme spessore narrativo e cinematografico, dando vita a racconti che ci riguardano tutti nel profondo, capaci di farci sognare o parlare della società in cui viviamo e con cui cerchiamo di relazionarci.
Ora, se il cinema, a discapito di quel che pensano in tanti, non è solo intrattenimento, non è solo relax, ma una vera e propria forma di arte (a cui è possibile attribuire anche uno scopo educativo), questo lo si deve a pellicole come Il Ponte delle Spie, un progetto che, indubbiamente, il pluripremiato film-maker, aveva particolarmente a cuore, sceneggiato da due giganti quali i Fratelli Coen, e portato sul grande schermo in uno dei momenti più tesi degli ultimi anni per quel che concerne i cambiamenti politici internazionali.
Bridges of Spies è un'opera maestosa ed importante, basterebbe dare un'occhiata al frammento riportato sopra per capirlo, ove si parla di Costituzione e di Diritti dei Cittadini, che, sebbene calzi un giaccone, come quello portato da Tom Hanks nella Berlino post seconda guerra mondiale, il quale porta i segni del tempo e si colloca attorno alla metà del secolo precedente, tocca con garbo e grinta il presente di cui siamo partecipi, rendendoci testimoni di tante affinità nei confronto di due periodi storici lontani, ma allo stesso modo vicini.
Nell'anno appena passato, dove si è tornati a parlare di “frontiere” e “muri”, dove la democrazia sembra aver vacillato, la paura preso potere, ed il dialogo sembra essere stato buttato dentro ad un gabinetto e dimenticato per sempre da alcuni rappresentanti e capi di stato, accumulando tensione ed incomprensioni, Spielberg, grazie alla forza delle immagini, ad una regia attenta e ad un montaggio certosino ricco di brio, ci ricorda chi siamo, i valori della solidarietà, e della civiltà, sui quali si dovrebbe basare ogni Paese Democratico che si definisca tale. Semplicemente ci sussurra all'orecchio l'importanza della “parola”, senza cadere nella retorica o affondare in un abusato didascalismo.
Non è una “storia americana”, è una “favola”oscura che parla di noi e ci vuole insegnare a non commettere errori che, purtroppo, stiamo già in parte commettendo, applicando al tutto una formula semplice che vede al centro l'uomo, quello comune di tutti i giorni, il quale, grazie alle proprie conoscenze, può assurgere a diventare bandiera di quella Libertàed Umanità che trascende da precisi ideali politici.
Spielberg rimane uno dei registi più democratici in circolazione, questo non si discute, in fondo ha diretto Lincoln, e chi nutre dei dubbi al riguardo dovrebbe dare un'occhiata anche a Munich, altro suo capolavoro, e con la sua ultima fatica ribadisce le fondamenta del suo pensiero e della sua poetica, muovendo la sua mano e la sua creatività in una vicenda drammatica a cui dona, in più casi, una tinta sarcastica e umoristica per alleggerire una tensione che gestisce con straordinaria padronanza.
Riprendendo le fila del discorso, Il Ponte delle Spieè un film tremendamente attuale, che merita rispetto e una visione da parte di ogni persona capace di saper utilizzare un paio di neuroni in modo sensato, perché persino il fan più sfegatato del guano cinematografico sarà capace di cogliere un paio di punti di vista interessanti e applicarli ad un contesto esterno, ma presente, a cui il lungometraggio cerca, più e più volte, di collegarsi con prepotenza. Ma se così non fosse, state tranquilli, poiché se crederete di aver visto la solita americanata, pro U.S.A., e quanto altro di affine si possa dire, resterete comunque soddisfatti del risultato nell'aver visionato un thriller dal ritmo sostenuto, ben recitato e magistralmente diretto
[-]
|
|
[+] lascia un commento a claudiofedele93 »
[ - ] lascia un commento a claudiofedele93 »
|
|
d'accordo? |
|
jaylee
|
domenica 17 gennaio 2016
|
giustizia e pace, centimetro dopo centimetro
|
|
|
|
Torna sugli schermi Steven Spielberg dopo 3 anni: allora fu con Lincoln, stavolta con il Ponte Delle Spie. E se il primo era un biopic che molto parlava della Costituzione degli Stati Uniti e di quanto sia stato faticoso mantenere unito il popolo americano sotto di essa, questo invece racconta di come sia facile mettere da parte quelle regole universali che differenziano una democrazia da una dittatura.
Torna con Spielberg Tom Hanks (al loro quarto film assieme), che interpreta l’avvocato James Donovan, specializzato (fino ad allora) in negoziazioni assicurative: siamo nel 1957, guerra fredda, e riceverà un duplice incarico dal Governo degli Stati Uniti, prima dovrà difendere una spia sovietica arrestata su suolo americano, Rudolf Abel, successivamente dovrà negoziare (senza un coinvolgimento diretto degli USA) con i sovietici lo scambio con un pilota abbattuto in Unione Sovietica.
[+]
Torna sugli schermi Steven Spielberg dopo 3 anni: allora fu con Lincoln, stavolta con il Ponte Delle Spie. E se il primo era un biopic che molto parlava della Costituzione degli Stati Uniti e di quanto sia stato faticoso mantenere unito il popolo americano sotto di essa, questo invece racconta di come sia facile mettere da parte quelle regole universali che differenziano una democrazia da una dittatura.
Torna con Spielberg Tom Hanks (al loro quarto film assieme), che interpreta l’avvocato James Donovan, specializzato (fino ad allora) in negoziazioni assicurative: siamo nel 1957, guerra fredda, e riceverà un duplice incarico dal Governo degli Stati Uniti, prima dovrà difendere una spia sovietica arrestata su suolo americano, Rudolf Abel, successivamente dovrà negoziare (senza un coinvolgimento diretto degli USA) con i sovietici lo scambio con un pilota abbattuto in Unione Sovietica. Arrivato in Germania Orientale, dove risiede la famiglia di Abel, la faccenda si complicherà: uno studente americano è stato pretestuosamente arrestato per spionaggio, e le autorità della DDR vogliono scambiarlo con Abel.
In effetti, più che un film, si tratta di due film, il primo un thriller legale, il secondo un film di spionaggio ma visto dalla parte dei negoziatori. La prima parte ci ricorda molto lo sviluppo de Il Buio Oltre La Siepe, con l’avvocato di solidi principi democratici che difende un imputato che tutti vorrebbero vedere sulla sedia elettrica, incluso il giudice, il governo che lo ha nominato, e persino i suoi familiari, ed anche lo stesso Abel avviserà Donovan (di cui riconosce il valore morale) di essere più cauto. A differenza del film con Gregory Peck (che, nel 1965, aveva acquisito i diritti per portare sullo schermo la storia di Donovan, ma poi non se ne fece niente), in realtà Abel è realmente colpevole, il che naturalmente rende ancora più estremo e lampante come il diritto alla difesa sia uno dei principi inderogabile della giustizia in uno stato di democrazia.
A dire la verità, ci piace molto di più la seconda parte, con Donovan che, umilmente ma senza mai arretrare si trova a negoziare con burocrazie assurde, giochi di potere e persino con i propri committenti; un centimetro alla volta, senza mai arrendersi all’arroganza, alla freddezza, alla rabbia, senza mai perdere di vista l’unico principio universale che tutti gli uomini riconoscono come vero in cuore loro: la vita umana è importante e va preservata. Intelligente e empatico, scava con arguzia ma anche calore e con decisione, scavalcando gli interessi personali di ciascuna parte, trovando alleati e sponde dove apparentemente non ce ne sono.
Il Film di Spielberg è ovviamente ben girato (come potrebbe essere diversamente?) e ha tra i suoi punti di forza le splendide ricostruzioni d’epoca, soprattutto quelle della ex DDR; e sono molto belle le musiche di Thomas Newman (che per la seconda volta in 40 anni lavora con Spielberg al posto del fedele John Williams), oltre che naturalmente le interpretazioni degli attori principali: solida quella di Tom Hanks (ormai il nuovo James Stewart del cinema USA da qualche anno), molto sottile quella di Mark Rylance (Abel), candidato all’Oscar. CI sembra che stavolta il problema sia la discontinuità del ritmo in una trama così spezzata in due tronconi, a volte veramente la tensione narrativa scende troppo di ritmo, e per quanto è comprensibile come Spielberg abbia voluto creare i presupposti per il rapporto di “amicizia” tra i due protagonisti, l’armonia globale del film avrebbe giovato di una prima parte più asciutta, inclusa tutta la parte sul background di pilota e studente (gli ostaggi americani) che alla fine appesantiscono senza aggiungere niente. Una tendenza che in molto cinema USA sta prendendo piede. Film candidato all’Oscar come miglior film, Il Ponte delle Spie rimane comunque un buon film, ma saremmo stupiti se portasse a casa la statuetta a danno degli altri concorrenti. (www.versionekowalski.it)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jaylee »
[ - ] lascia un commento a jaylee »
|
|
d'accordo? |
|
alex2044
|
lunedì 21 dicembre 2015
|
buon divertimento , ecco a voi :steven spielberg
|
|
|
|
Un inizio fulminante . La cattura della spia sovietica Rudolf Abel è un pezzo di alta scuola cinematografica che nobiliterebbe qualunque film anche modesto . Invece con il "Ponte delle spie " ci troviamo di fronte ad un gran film dall'inizio alla fine salvo forse un brevissimo momento in una Berlino est spettrale ma forse un po' di maniera . Steven Spielberg si dimostra ancora una volta uno dei più grandi registi in attività . La sua capacità di raccontare storie originali e non viene ribadita da questa opera che si situa nella fascia alta della sua produzione . L'aver scelto Tom Hanks è una scelta azzeccatissima visto che il protagonista è un avvocato specialista in assicurazioni che fa dell'onestà e del rispetto delle regole un modus vivendi ed una faccia che trasuda così tanta onestà e correttezza è difficile da trovare in circolazione.
[+]
Un inizio fulminante . La cattura della spia sovietica Rudolf Abel è un pezzo di alta scuola cinematografica che nobiliterebbe qualunque film anche modesto . Invece con il "Ponte delle spie " ci troviamo di fronte ad un gran film dall'inizio alla fine salvo forse un brevissimo momento in una Berlino est spettrale ma forse un po' di maniera . Steven Spielberg si dimostra ancora una volta uno dei più grandi registi in attività . La sua capacità di raccontare storie originali e non viene ribadita da questa opera che si situa nella fascia alta della sua produzione . L'aver scelto Tom Hanks è una scelta azzeccatissima visto che il protagonista è un avvocato specialista in assicurazioni che fa dell'onestà e del rispetto delle regole un modus vivendi ed una faccia che trasuda così tanta onestà e correttezza è difficile da trovare in circolazione. Naturalmente l'interpretazione di Tom Hanks , dati questi presupposti , non può essere che maiuscola ed infatti lo è alla grande . Gli altri attori sono tutti bravi con un di più per Mark Rylance che interpreta con maestria questa spia piena di fatalismo che più russo non si può ed una citazione affettuosa per il sempre bravo Alan Alda seppur un po' invecchiato, va be' gli anni passano anche per gli attori hollyvoodiani .
La storia è conosciuta , lo scambio fra il pilota amricano Powers e la spia Sovietica Abel . Ma il modo di raccontarla di Spielberg la rende sempre interessante . I riferimenti poi ai problemi che ha dovuto sopportare l'avvocato protagonista per difendere i suoi principi di rispetto delle regole per colpa di una parte di società americana , potere giudiziario compreso ,ancora intrisa di maccartismo , dimostrano una volta di più che Spielberg è un democratico in senso lato e quindi non solo partitico con un sacro rispetto per i diritti civili di tutti . Onore al merito di questo regista che spaziando fra generi diversi ha insegnato cinema a molti addetti ai lavori ma ancora di più ha divertito un pubblico senza età perchè il cinema ,quando è ben fatto piace proprio a tutti . Buon Divertimento !
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
flaw54
|
martedì 29 dicembre 2015
|
un film solido
|
|
|
|
Un ottimo film diviso in due parti: nella prima si mettono in evidenza i dubbi di un uomo di legge di fronte al vero senso della giustizia e al comportamento da seguire nei confronti di una spia nemica durante il cupo periodo della guerra fredda, nella seconda si ricostruisce una Berlino anni '60 da urlo per raccontare lo scambio dei prigionieri. Film necessariamente lento e sostenuto da una recitazione da parte di tutti gli attori di altissimo profilo. Ottimi i dialoghi, ma su tutti domina una ricostruzione degli ambienti, direi icastica, capace di immettere lo spettatore dentro la vicenda, fino a dover sopportare il freddo e la tensione di un bravissimo Tom Hancks
|
|
[+] lascia un commento a flaw54 »
[ - ] lascia un commento a flaw54 »
|
|
d'accordo? |
|
citizen kane
|
giovedì 7 gennaio 2016
|
salvate i soldati rusky e ryan
|
|
|
|
Ecco il cinepanettino! ovvero il piccolo cinepanettone per l'elite di cinefili intellettuali, politically correct,storicamente malinformati e illusi, che uccidono la loro noia natalizia con una pellicola griffata,declamata e sapientemente patinata.
Certo che Steven Spielberg è un grande professionista e un grande sciamano delle platee cinefile, non v'è dubbio;nessuno contesta la sua maestria,ma il mito dell'americano ordinary, eroe ad ogni costo,tutto d'un pezzo e impavido, risulta oramai datato e anche un po' logoro.
Mark Rylance fisionomia molto anglosassone,poco senescente e consunta,più adatta a Fuga da Alcatraz che a spystory di guerra fredda.
Tom Hanks quasi una maschera tragica che si fa carico delle ingiustizie dell'umanità,la happy family quasi un quadretto da Mulino Bianco,l'apparato della burocrazia sovietica figure da strisce di Capitan America,il referente CIA un impiegato di rappresentanza.
[+]
Ecco il cinepanettino! ovvero il piccolo cinepanettone per l'elite di cinefili intellettuali, politically correct,storicamente malinformati e illusi, che uccidono la loro noia natalizia con una pellicola griffata,declamata e sapientemente patinata.
Certo che Steven Spielberg è un grande professionista e un grande sciamano delle platee cinefile, non v'è dubbio;nessuno contesta la sua maestria,ma il mito dell'americano ordinary, eroe ad ogni costo,tutto d'un pezzo e impavido, risulta oramai datato e anche un po' logoro.
Mark Rylance fisionomia molto anglosassone,poco senescente e consunta,più adatta a Fuga da Alcatraz che a spystory di guerra fredda.
Tom Hanks quasi una maschera tragica che si fa carico delle ingiustizie dell'umanità,la happy family quasi un quadretto da Mulino Bianco,l'apparato della burocrazia sovietica figure da strisce di Capitan America,il referente CIA un impiegato di rappresentanza.Le scene sono lente e cupe.Certo le location reali o ricostruite in studio sono splendide,la fotografia impeccabile,la regia magistrale e gli effetti speciali della missione aerea avvincenti,tuttavia,anche se ispirato a vicende realmente accadute manca il sapore del realismo storico e l'asciuttezza cronachistica dell'epoca.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a citizen kane »
[ - ] lascia un commento a citizen kane »
|
|
d'accordo? |
|
sergiofi
|
lunedì 29 febbraio 2016
|
spielberg, uno sguardo sulla guerra fredda
|
|
|
|
Fare cinema non significa solo raccontare storie, ma saperle raccontare. È la ragione per la quale ottime sceneggiature e trasposizioni di romanzi di successo hanno finito per trasformarsi in mediocri film. Non è certo il caso di "Bridge of spies", eccellente prova autoriale e attoriale diretta con tecnica magistrale da un ispirato Steven Spielberg (guidato dalla mano sapiente dei fratelli Cohen).
La vicenda vera dell'avvocato Donovan che in piena guerra fredda si trova a difendere una spia russa catturata dalla CIA per trattarne poi lo scambio con un pilota americano finito in mano al KGB, materia che correva il rischio di incorrere nei soliti stereotipi, viene qui trattata in modo esemplare.
[+]
Fare cinema non significa solo raccontare storie, ma saperle raccontare. È la ragione per la quale ottime sceneggiature e trasposizioni di romanzi di successo hanno finito per trasformarsi in mediocri film. Non è certo il caso di "Bridge of spies", eccellente prova autoriale e attoriale diretta con tecnica magistrale da un ispirato Steven Spielberg (guidato dalla mano sapiente dei fratelli Cohen).
La vicenda vera dell'avvocato Donovan che in piena guerra fredda si trova a difendere una spia russa catturata dalla CIA per trattarne poi lo scambio con un pilota americano finito in mano al KGB, materia che correva il rischio di incorrere nei soliti stereotipi, viene qui trattata in modo esemplare. Tom Hanks riesce a incarnare con fisicità il ruolo di uomo tutto d'un pezzo, così come lo definisce il colonnello Abel, che sa contrapporsi agli intrighi meschini di un sistema pedissequamente votato alla ragion di stato.
Ne esce un film pressocchè perfetto, con rare cadute di tensione a dispetto della materia trattata. Come il Donovan che ci regalano Spielberg e Hanks ogni uomo dovrebbe restare coerente alla sua visione etica della vita, non rinnegare se stesso per meri vantaggi personali. Il premio finale per gente di questo profilo? Lo sguardo di gratitudine di una donna qualsiasi in una mattina qualsiasi su un vagone della metropolitana può bastare. Un grande film al servizio di un grande cinema.
[-]
[+] errore di battitura
(di sergiofi)
[ - ] errore di battitura
|
|
[+] lascia un commento a sergiofi »
[ - ] lascia un commento a sergiofi »
|
|
d'accordo? |
|
fight_club
|
lunedì 21 dicembre 2015
|
spielberg colpisce ancora
|
|
|
|
James Donovan, un avvocato di un noto studio legale viene chiamato a difedere una spia russa nei terribili anni della Guerra Fredda, l'opinone pubblica è contro questo processo in tempi dove la minaccia di una guerra nucleare è più probabile che mai, si vorrebbe una sentenza veloce e punitiva ma il legale americano comprende che proprio questo procedimento istruttorio sia il miglior modo di mostrare a tutto il mondo che essere migliori dell'avversario significhi rispettare la propria Costituzione con le sue regole, dove tutti i cittadini, anche quelli visibilmente più colpevoli, hanno diritto a tutti i vantaggi che possa offrire una qualunque democrazia.
Steven Spielberg torna a mostrarci spaccati di episodi importanti di questi nostri ultimi anni, dopo Munich tocca alla nota vicenda dell'abbattimento dell'aereo spia U2 dove il mondo corse una grave crisi politica.
[+]
James Donovan, un avvocato di un noto studio legale viene chiamato a difedere una spia russa nei terribili anni della Guerra Fredda, l'opinone pubblica è contro questo processo in tempi dove la minaccia di una guerra nucleare è più probabile che mai, si vorrebbe una sentenza veloce e punitiva ma il legale americano comprende che proprio questo procedimento istruttorio sia il miglior modo di mostrare a tutto il mondo che essere migliori dell'avversario significhi rispettare la propria Costituzione con le sue regole, dove tutti i cittadini, anche quelli visibilmente più colpevoli, hanno diritto a tutti i vantaggi che possa offrire una qualunque democrazia.
Steven Spielberg torna a mostrarci spaccati di episodi importanti di questi nostri ultimi anni, dopo Munich tocca alla nota vicenda dell'abbattimento dell'aereo spia U2 dove il mondo corse una grave crisi politica.
Il regista americano ci mostra la vicenda dall'interno del sistema giuridico statunitense, dove un caso così scottante deve essere risolto pubblicamente mostrando una estrema efficienza ma deve anche districarsi sul lato spionistico dove i servizi segreti combattono una guerra segreta dove le informazioni sono l'obiettivo principale, dove lo Stato si nasconde dietro le vesti di privati cittadini per risolvere questioni anche spinose lasciando loro tutte le responsabilità di agire e di essere visti dalla gente comune come traditori della causa nazionale. Spielberg si conferma gran narratore e affabulatore sin dai tempi di "Incontri ravvicinati del terzo tipo", la sua regìa è impeccabile e ogni inquadratura risulta perfetta, La sceneggiatura dei fratelli Coen scorre piacevole come sempre senza alcuna banalità, Tom Hanks è sempre bravo nel suo ruolo di solo contro il destino (Salvate il soldato Ryan, Castaway, Captain Phillips), una particolare citazione la dedico a Mark Rylance molto bravo nel suo ruolo quasi rassegnato di spia e vittima qualsiasi cosa succeda. Un ottimo film che consiglio a tutti, Voto finale 7,5
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fight_club »
[ - ] lascia un commento a fight_club »
|
|
d'accordo? |
|
|