maramaldo
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mercoledì 13 gennaio 2016
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c'era una volta la guerra fredda
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Splendida affabulazione. Fiction di gran classe, voglio dire, che si avvale di scenari d'epoca sapientemente costruiti. Prendetelo così - come ho fatto io e tant'altri - Il Ponte delle Spie. Spensieratamente, altrimenti non vi salvate dall'essere assaliti da sospetti di tendenziosità e di mistificazione che di solito gravano su Spielberg storico (se, poi, s'impicciano i Coen...).
Stavolta abbiamo pure la riprovazione, una specie di scherno sprezzante, riservato a tutti.
Ai Comunisti. Bizantini e commedianti, i migliori. In genere, tetri e brutali, ti comunicano l'angoscia che si provava nel cadere nelle loro mani.
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Splendida affabulazione. Fiction di gran classe, voglio dire, che si avvale di scenari d'epoca sapientemente costruiti. Prendetelo così - come ho fatto io e tant'altri - Il Ponte delle Spie. Spensieratamente, altrimenti non vi salvate dall'essere assaliti da sospetti di tendenziosità e di mistificazione che di solito gravano su Spielberg storico (se, poi, s'impicciano i Coen...).
Stavolta abbiamo pure la riprovazione, una specie di scherno sprezzante, riservato a tutti.
Ai Comunisti. Bizantini e commedianti, i migliori. In genere, tetri e brutali, ti comunicano l'angoscia che si provava nel cadere nelle loro mani. Memorabile l'episodio di quando, appena entrato in una spettrale Berlino Est, l'avvocato Donovan viene spogliato del bel cappotto ad opera di emaciati giovinastri: spieghereste meglio l'economia socialista?
E ce n'è per gli Americani. Una chicca di perfidia: quel militare, venuto sul Ponte a riconoscere il pilota U2, pletorico, sulla faccia animalesca il rictus di una falsa cordialità: allusione? simbolo? Per il resto, cinismo ed ipocrisia ai piani alti. Il probo e leale Donovan è visto come mosca bianca, un Forrest Gump cresciuto, appena infurbito dal mestiere. Della gente comune vengono mostrati esemplari di individui immaturi, manovrati dai media, inclini al linciaggio, forcaioli isterici quando in preda a paure come il terrore dei rossi o l'idea di perdere a loro favore il monopolio della bomba atomica che permetteva agli USA di spadroneggiare nel mondo senza tante remore. Ecco, vorrei aggiungere una pregiudiziale che mi è servita per tentare di decifrare l'attitudine di Spielberg verso le spie atomiche. I segreti del nucleare furono un dono di scienziati venuti appositamente nella Terra della Libertà per realizzare l'ordigno salvo, poi, provare rimorsi quando ne scoprirono l'orrenda efficacia e non sugli auspicati obiettivi; altri scienziati, poi, pensarono bene di adoperarsi affinchè anche la Patria dei Lavoratori ne venisse a conoscenza sicchè oggi, grazie ad altri volenterosi, possiamo dire che sono patrimonio anche di un piccolo popolo.
Messa così, si può capire come, nonostante le movenze del racconto e la superba performance di Tom Hanks, il protagonista non è l'avvocato buono. Fulcro della vicenda è Abel, la spia. Il detenuto Abel, freddo, impassibile, sfuggente; lo frequenti e lo scopri intelligente, ironico, sensibile, un artista. Spielberg ci affeziona a lui. Per ammantarlo di simpatia ci fa temere per la sua sorte quando viene consegnato ai suoi. Una piccola forzatura (non la sola). Ad Abel, in patria, non andò male; anzi, si guadagnò un francobollo celebrativo come Sorge la spia, pardon, "l'agente segreto più grande del Novecento".
Mi domando quanti riconoscimenti potrebbero ambire quegli scagnozzi della CIA, dipinti come squallidi figuri, qualche ceffo di tagliagole, preoccupati di scansare gli sgambetti dei colleghi. Abel, invece, (e son tutte cose dette nel film) è altrimenti motivato, è un combattente. E non una semplice spia per amor di patria. Una benemerita spia atomica, trafugando i segreti degli yankee contribuì all'equilibrio del terrore.
A parte il discorso su Abel, v'è nel film un fugace accenno ai Rosenberg, "Julius and Ethel" come titola la ballata che Bob Dylan dedicò loro. Non cantarono, proprio come Abel. Stoicamente si accomodarono sulla sedia senza fare una piega o ...un nome. Serietà e coraggio: ecco cosa ammira Spielberg in questi individui. Libero da propensioni ideologiche (figuriamoci... con la sua intelligenza) mostra di voler credere almeno in questi valori. E sembra condividerne con Abel una certa nostalgia tanto che la loro sintesi gliela fa dire due volte: essere tutto d'un pezzo.
Come si dice in russo? e in ucraino?
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elgatoloco
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martedì 11 ottobre 2016
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eccelso spielberg
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"Bridge of Spies"di Spielberg, oltre ad essere ancora una volta, una dimostrazione della grandezza dell'autore, per la fusione perfetta di elementi(sequenze "d'azione", altre di pura spy-story, drammatiche, di linciaggio gratuito del personaggio avv.Donovan, mediatore, "diplomatico"non ufficiale, di vita familiare turbata, il tutto fuso mirabilmente)è un'esortazione il passato, la storia, ossia quel"da dove veniamo"che è necessario per capire il"dove andiamo", oltre al"chi siamo", eventualmente... Veniamo da un'epoca rozza e violenta, negli States più che in Europa, ma anche in Europa, quella, per es.
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"Bridge of Spies"di Spielberg, oltre ad essere ancora una volta, una dimostrazione della grandezza dell'autore, per la fusione perfetta di elementi(sequenze "d'azione", altre di pura spy-story, drammatiche, di linciaggio gratuito del personaggio avv.Donovan, mediatore, "diplomatico"non ufficiale, di vita familiare turbata, il tutto fuso mirabilmente)è un'esortazione il passato, la storia, ossia quel"da dove veniamo"che è necessario per capire il"dove andiamo", oltre al"chi siamo", eventualmente... Veniamo da un'epoca rozza e violenta, negli States più che in Europa, ma anche in Europa, quella, per es., del"cool war", della guerra fredda, con tanto di maccartismo e anticomunismo fanatico(basti leggere qualcosa sulla"caccia alle streghe", dove persino generali un po'meno conservatori venivano presi per comunisti, dove attori e attrici denunciavano i/le rivali per avere una parte al posto di altri/e), con il linciaggio sempre dietro l'angolo, come qui succede all'avvocato protagonista della vicenda(un Tom Hanks più consapevole che in varie prove precedenti, sia detto per inciso...), con il timore che la diplomazia venga a ptere anche solo scalfire l'"orgoglio nazionale", che il"giardino di casa"possa venir invaso dai"cattivi", individuati sempre da una parte sola... Spielberg, con la sua capacità tecnico-drammaturgica, cioè, viene ad esortarci "alle istorie", sull'onda di Machiavelli, Guicciardini, Foscolo etc., perché, anche se non è mai vista come"magistra vitae" la storia dovrebbe, almeno, farci scattare dentro qualcosa, quando la studiamo, la leggiamo anche solo sfiorandola(nei romanzi, nei film, nei serial), quando ci rendiamo conto che le cose sono come non dovrebbero essere-.come non vorremmo che fossero, ma al tempo stesso ci sentiamo impotenti a cambiarle, comunque inadatti, non abilitati etc... Storie da rileggere, da riconsiderare, soprattutto in questi anni piatti nei quali, con alcune doverose eccezioni, tutto è sostanzialmente amorfo, "anestetizzato", dove la passione sociale sembra dimenticata a favore di mere preoccupazioni materiali, dove la TV e i"nuovi"(ormai vecchi, però...)media sembrano inglobare-mangiare tutto, dando una rappresentazione solo di facciata del reale. Negli States, poi, dove l'ignoranza storico-politica sembra allignare maggiormente che altrove, film così si dovrebbero commentare in famiglia e a scuola, il che peraltro sicuramente non avviene... El Gato
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elibook
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mercoledì 14 novembre 2018
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il ponte delle spie.
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Molto ben fatto come ogni prodotto di Spielberg. Manca pero' in modo patologico di vera tensione. Lo si guarda, e' piacevole ma fondamentalmente sciatto. Spielberg mostra ancora una volta tutta la sua inadeguatezza nel realizzare lavori che dovrebbero toccare le corde dell'animo. A tratti grottesco ha piu' l'aria di una farsa che lo spessore che avrebbe meritato. I suoi migliori lavori restano i sogni e fantascienza. C'e' la vita in gioco ma non lo si avverte mai come ci si aspetterebbe. Schindler's list .. li mi resi conto che non e' capace di sondare e trasmettere le vibrazioni dell'animo umano. I minuti finali valgono pero' da soli il prezzo del biglietto anche se andare al cinema oggi e' purtroppo parte della preistoria.
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alberto58
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domenica 20 dicembre 2015
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anche nel buio della ragione non bisogna mollare
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"Andiamo Avvocato" è un frase che ho già sentito due volte ed ogni volta che la sento mi piace di meno" ...oppure "qui non c'è il manuale delle giovani marmotte" "io pensavido di si e si chiama costituzione". Il buio periodo della guerra fredda con la paura della minaccia della guerra nucleare a fra premio su tutto, si è sempre presato nel cinema a dare spazio ai personaggi più spregiudicati e ambivalenti, spesso giustificandoli perchè tutto è lecito per combattere il male assoluto. Qua invece l'avvocato Donovan che è fuori dal giro ci entra senza sapere nulla degli intrighi e si fida anche ingenuamente andando a corree dei grossi rischi ma si lascia guidare solo dalla sua deontologia professionale ed alla fine fa strike ottenendo due americani per un russo, ottenendo la benedizione dei propri connazionali e persino la stima del russo-spia (che finirà male ma per colpa dei suoi connazionali).
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"Andiamo Avvocato" è un frase che ho già sentito due volte ed ogni volta che la sento mi piace di meno" ...oppure "qui non c'è il manuale delle giovani marmotte" "io pensavido di si e si chiama costituzione". Il buio periodo della guerra fredda con la paura della minaccia della guerra nucleare a fra premio su tutto, si è sempre presato nel cinema a dare spazio ai personaggi più spregiudicati e ambivalenti, spesso giustificandoli perchè tutto è lecito per combattere il male assoluto. Qua invece l'avvocato Donovan che è fuori dal giro ci entra senza sapere nulla degli intrighi e si fida anche ingenuamente andando a corree dei grossi rischi ma si lascia guidare solo dalla sua deontologia professionale ed alla fine fa strike ottenendo due americani per un russo, ottenendo la benedizione dei propri connazionali e persino la stima del russo-spia (che finirà male ma per colpa dei suoi connazionali). Nei titoli di coda si legge che Donovan perfino tratterà con Castro per conto del presidente americano ottenendo la liberazione di migliaia di prigionieri. La storia non solo è vera ma è perfino credibile e lascia dentro un grande calore, facendo bene e semplicemente il proprio dovere, seguendo "tutti di un pezzo" la propria stella polare si possono ottenere lampi di luce perfino nei momenti più bui della sotria dell'umanità e dare il proprio contributo ad evitare castarofi peggiori. Infatti va detto che la pratica degli scambi di spie durante la guerra fredda aprì un canale informale tra le due superpotenze di non secondaria importanza per evitare che le varie crisi portassero veramente alla terza guerra mondiale. Sono andato a vedere il film perchè ero ansioso di rivedere la Berlino della guerra fredda (già vista in tanti film..ma anche dal vero perchè nel 1986 il muro l'ho passato anch'io..da turista) e sono stato accontentato in pieno per il modo impeccabile in cui viene restituita l'atmosfera di quegli anni, ma il film è molto di più.
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svevarobiony
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lunedì 21 dicembre 2015
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un film splendidamente umano. da vedere.
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Un film che merita davvero di essere visto. Ritagliategli una serata.
Regia di Spielberg, con un umanissimo Tom Hanks e colonna sonora del mio adorato Thomas Newman. La storia vera del coraggio di un uomo, della lealtà che emerge quando il patriottismo cerca di distruggerla, della guerra fredda e dello spionaggio dei sovietici e degli Stati Uniti ma soprattutto, una bellissima storia d'amicizia.
Questo film ha a mio parere pochi punti negativi:
1) Il titolo che, sebbene perfettamente coerente e riassuntivo dopo la visione del film, non rende accattivante la sua presentazione al primo impatto.
2) Un piccolo errore relativo ad un bicchiere di scotch che viene presentato pieno (il problema è che una precisa inquadratura vi fa porre attenzione, altrimenti l'errore passerebbe inosservato) e un secondo dopo, dopo solo un timido sorso, è magicamente vuoto.
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Un film che merita davvero di essere visto. Ritagliategli una serata.
Regia di Spielberg, con un umanissimo Tom Hanks e colonna sonora del mio adorato Thomas Newman. La storia vera del coraggio di un uomo, della lealtà che emerge quando il patriottismo cerca di distruggerla, della guerra fredda e dello spionaggio dei sovietici e degli Stati Uniti ma soprattutto, una bellissima storia d'amicizia.
Questo film ha a mio parere pochi punti negativi:
1) Il titolo che, sebbene perfettamente coerente e riassuntivo dopo la visione del film, non rende accattivante la sua presentazione al primo impatto.
2) Un piccolo errore relativo ad un bicchiere di scotch che viene presentato pieno (il problema è che una precisa inquadratura vi fa porre attenzione, altrimenti l'errore passerebbe inosservato) e un secondo dopo, dopo solo un timido sorso, è magicamente vuoto.
3) l'utilizzo di obbiettivi grandangolari senza essersi curati delle linee cadenti nelle riprese. La distorsione dell'immagine non è abbastanza esasperata per essere considerata una scelta stilistica ma é abbastanza evidente da essere considerata trascuratezza.
4) Il fatto che il film sia uscito contemporaneamente all'ultimo di Star Wars.
Ammetto che onestamente ciò che guardo di più nei film é la fotografia. Eccetto la questione dei grandangoli, ci sono delle inquadrature bellissime piene di rimandi ad altre dello stesso film (l'occhiello del paracadute che sfuma nell'occhiello del ventilatore, i ragazzi che scavalcano il muro e quelli che scavalcano il recinto). La caratteristica della fotografia di questo film è proprio il "rimando", il "ponte". Mostra visivamente che il "ponte" delle le spie non è semplicemente quello che caratterizza la scena finale del film, ma quello figurato che collega gli uomini a ciò che fanno per la loro patria e li pone sullo stesso livello umano; è il parallelismo tra chi condanna il nemico solo in quanto tale ma che si ritrova ad utilizzare il medesimo comportamento giustificandolo per sé, e il nemico stesso che, isolato dal suo contesto, appare paradossalmente più leale di chi la lealtà la professa costituzionalmente.
Non mancano le scene che riportano tutto al piano piú dolcemente umano, come quella del ritorno a casa dell'avvocato stanco che si mette a dormire in un modo che rivela tutta la semplicità e la vulnerabilità di un uomo comune e il gesto della moglie che, finalmente orgogliosa di quell'uomo, gli raccoglie il cappello caduto.
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alexlaby
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domenica 3 gennaio 2016
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non mi è piaciuto e spielberg sa fare meglio
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Fino alla fine ti aspetti che vi sia un guizzo, che il regista colga l'occasione per emozionare; invece niente di niente. La storia è bella, ma Spielberg è decisamente al di sotto del suo standard.
Anche le recitazioni sono tutt'altro che da Oscar. E, ciliegina sulla torta, vi sono alcune imperfezioni narrative (La spia russa che resta sorpresa per la presenza del suo avvocato sul ponte, ma poi si scopre che gli ha portato un disegno in dono; la moglie dell'avvocato che è in pena perché suo marito deve andare in una località pericolosa, ma poi il regista si dimentica di questo e si scopre che lei sa che il marito è andato vicino Londra per pescare trote; l'avvocato che rientra da Berlino a casa sua negli Stati Uniti e, una volta a casa, in tv passa la notizia che quella stessa mattina vi era stato l'evento clou a Berlino con protagonista proprio l'avvocato (il volo lo avrà fatto con il teletrasporto)).
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Fino alla fine ti aspetti che vi sia un guizzo, che il regista colga l'occasione per emozionare; invece niente di niente. La storia è bella, ma Spielberg è decisamente al di sotto del suo standard.
Anche le recitazioni sono tutt'altro che da Oscar. E, ciliegina sulla torta, vi sono alcune imperfezioni narrative (La spia russa che resta sorpresa per la presenza del suo avvocato sul ponte, ma poi si scopre che gli ha portato un disegno in dono; la moglie dell'avvocato che è in pena perché suo marito deve andare in una località pericolosa, ma poi il regista si dimentica di questo e si scopre che lei sa che il marito è andato vicino Londra per pescare trote; l'avvocato che rientra da Berlino a casa sua negli Stati Uniti e, una volta a casa, in tv passa la notizia che quella stessa mattina vi era stato l'evento clou a Berlino con protagonista proprio l'avvocato (il volo lo avrà fatto con il teletrasporto)).
Senza dubbio è il film più debole tra quelli diretti da Spielberg e uno dei meno emozionanti tra quelli inerenti a guerra fredda, Cia e Kgb. Peccato perché la storia di questo avvocato avrebbe meritato ben altra pellicola.
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dhany coraucci
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domenica 3 gennaio 2016
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una guerra che poi “fredda” non fu mai
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Che Spielberg non sia un uomo comune lo sapevamo già da un pezzo, ma se fossero rimasti dei dubbi sappiate che il suo ultimo film è ispirato non solo a una storia vera, bensì a due: una di queste appartiene alla sua infanzia. Prima che di spie, infatti, il film narra la storia di un uomo “tutto d'un pezzo” e il primo uomo che nella vita del regista può vantare questo titolo fu il padre, originario dell'Ucraina, che negli anni della guerra fredda (quelli del film) si offrì volontario per uno scambio di ingegneri con l'Unione Sovietica, nonostante il parere contrario dei familiari che temevano non sarebbe più tornato indietro.
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Che Spielberg non sia un uomo comune lo sapevamo già da un pezzo, ma se fossero rimasti dei dubbi sappiate che il suo ultimo film è ispirato non solo a una storia vera, bensì a due: una di queste appartiene alla sua infanzia. Prima che di spie, infatti, il film narra la storia di un uomo “tutto d'un pezzo” e il primo uomo che nella vita del regista può vantare questo titolo fu il padre, originario dell'Ucraina, che negli anni della guerra fredda (quelli del film) si offrì volontario per uno scambio di ingegneri con l'Unione Sovietica, nonostante il parere contrario dei familiari che temevano non sarebbe più tornato indietro. Devono essere proprio questi ricordi personali a dare un tocco in più alla narrazione, peraltro ineccepibile, di un fatto realmente accaduto. Perché la perfetta ricostruzione delle atmosfere di quella guerra che poi tanto “fredda” non fu mai, non avrebbe il respiro ampio che ha, se non ci fosse un coinvolgimento intimo e particolare che dona al film una ricchezza di umanità rara a trovarsi. Non è un film d'azione ma di tensione. Tuttavia, nella seconda parte, bellissima, come viene raccontato il muro di Berlino (soprattutto la scena in cui si erige) è “azione” allo stato puro e con poche ma incisive scene fa venire i brividi. Ero scettica riguardo alla partecipazione alla sceneggiatura da parte dei fratelli Cohen pensando che l'avrebbero appesantita come sono soliti, a mio parere, fare, invece il film, seppure tutto parlato, scorre che è un piacere. Tom Hanks ha già interpretato e proprio con Spielberg (il magnifico Prova a Prendermi, 2002) il ruolo di un uomo leale e tutto d'un pezzo, ma è indubbio che nessuno meglio di lui sa come farlo. Mi hanno impressionato le scene sulla metropolitana, quando ancora tutti leggevano i quotidiani: fateci caso e che bella nostalgia! E fate caso anche alla bellissima colonna sonora che mi vanto di aver “riconosciuto” prima ancora di leggerlo nei titoli: è di Thomas Newman, il mio compositore preferito.
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des esseintes
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lunedì 4 gennaio 2016
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fanfare for the common man - 1
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Grande regia e attori bravissimi, merita. Ma c'è sempre di mezzo quella solita morale americana che piace tanto a Spielberg: "E' l'uomo comune piccolo ma tenace che rimetterà il mondo sui binari giusti dai quali alcuni non meglio identificati rischiano continuamente di farlo deragliare". Perché per gli americani, e in generale per il pubblico ormai definitavamente bovinizzato, la società sarebbe buona dato che la natura umana ha tanti difettucci ma di fondo è tenera e affettuosa, solo che ci stanno dei cattivi che la rendono un luogo feroce dove regnano il dominio e lo sfruttamento; e chi è il rappresentante del "mondo buono"? Ma ovviamente la classe media che guarda caso è proprio quella che paga il biglietto per andare a vedere i film.
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Grande regia e attori bravissimi, merita. Ma c'è sempre di mezzo quella solita morale americana che piace tanto a Spielberg: "E' l'uomo comune piccolo ma tenace che rimetterà il mondo sui binari giusti dai quali alcuni non meglio identificati rischiano continuamente di farlo deragliare". Perché per gli americani, e in generale per il pubblico ormai definitavamente bovinizzato, la società sarebbe buona dato che la natura umana ha tanti difettucci ma di fondo è tenera e affettuosa, solo che ci stanno dei cattivi che la rendono un luogo feroce dove regnano il dominio e lo sfruttamento; e chi è il rappresentante del "mondo buono"? Ma ovviamente la classe media che guarda caso è proprio quella che paga il biglietto per andare a vedere i film...voglio dire, se uno ci pensa non è che possano dire altro sennò perdono i clienti...Quindi o c'è un capro espiatorio ben definito che è il classico "villain" o, come in questo film, c'è l'irrazionalità e la paura, la "perdita del lume della ragione" che viene espressamente metaforizzata nella scena in cui al tribunale, la folla ingiustamente sdegnata perché la spia russa viene trattata con tutte la garanzie giuridiche della Costituzione Americana, calpesta disordinatamente delle lampadine fulminate. Ma il "common man" Tom Hanks, ostinato e onesto avvocato del ramo assicurativo - epitome dell'uomo che con mezzi culturali e sociali scarsi riesce a fronteggiare qualsiasi minaccia o nemico - armato della sua sola tenacia, richiamandosi con fede indefettibile alla Costituzione, riporterà la razionalità nel mondo. Un uomo di classe media, uno "stoico mugiko" (stoico contadino russo) - come lo definisce la spia da lui difesa in tribunale nell'edizione inglese - che ovviamente non metterà mai in discussione il sistema, non si chiederà mai se un'altra società è possibile, non si interrogherà mai sui reali rapporti sociali fra dominanti e subalterni; per lui la guerra, lo sfruttamento, le disuguaglianze sono degli "errori" dovuti o a degli specifici colpevoli facilmente eliminabili o alla fragilità dell'uomo che, ahimè, troppo spesso - come si dice nel finale - "non segue la logica". Non si chiederà mai lo stoico mugiko se per caso tutti quegli "errori" non siano precisamente il mezzo con cui una élite al potere esercita il proprio dominio e sfruttamento per perpetuare e incrementare la disuguaglianza. Non si chiede il "common man" del ramo assicurativo se la sua mentalità di uomo di classe media e il suo attaccamento a determinati valori tipici della "middle class" in realtà non siano semplicemente la visione del mondo imposta a un vassallo della classe dominante la cui vita, la cui famiglia e il cui lavoro sono a sua quasi totale insaputa al solo servizio della élite dominante.
Non si chiede se non sia proprio lui il delegato dei "potenti" a esercitare e perpetuare il dominio e lo sfruttamento mantenendo "in forma" il sistema e garantendo il consenso politico della maggioranza silenziosa in cambio del benessere economico medio borghese.
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robert eroica
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martedì 12 gennaio 2016
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il ponte delle spie
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IL PONTE DELLE SPIE - 1957. Un avvocato idealista di New York accetta di difendere una spia russa su pressione del Governo degli Stati Uniti. Prende un po’ troppo sul serio l’incarico e dopo aver ottenuto una sentenza favorevole all’imputato, si offre di trattare lo scambio di prigionieri sia con l’Urss sia con la Germania dell’Est. A Berlino Est, in epoca di Guerra Fredda, correrà i suoi bravi rischi per portare a termine la missione. 140 minuti sono davvero tanti per raccontare il clima di un’epoca scomparsa (il rischio del conflitto nucleare si è tramutato oggi in un armamentario di orrori ben più barbaro, e per un concorso di colpe in cui gli americani entrano a piedi pari, e questo la dice lunga sul progresso di questi anni, ma questo è un altro discorso…).
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IL PONTE DELLE SPIE - 1957. Un avvocato idealista di New York accetta di difendere una spia russa su pressione del Governo degli Stati Uniti. Prende un po’ troppo sul serio l’incarico e dopo aver ottenuto una sentenza favorevole all’imputato, si offre di trattare lo scambio di prigionieri sia con l’Urss sia con la Germania dell’Est. A Berlino Est, in epoca di Guerra Fredda, correrà i suoi bravi rischi per portare a termine la missione. 140 minuti sono davvero tanti per raccontare il clima di un’epoca scomparsa (il rischio del conflitto nucleare si è tramutato oggi in un armamentario di orrori ben più barbaro, e per un concorso di colpe in cui gli americani entrano a piedi pari, e questo la dice lunga sul progresso di questi anni, ma questo è un altro discorso…). Quindi primo punto a sfavore: manca davvero un’urgenza narrativa. Secondo appunto: la sceneggiatura dei fratelli Coen (!!!!) che ci fa temere per il prossimo loro “Ave, Cesare” con Clooney, in arrivo tra poche settimane. Una sceneggiatura, si diceva, col pilota automatico, senza sorprese, con dosi indigeribili di americanismo un tanto al chilo. Terzo neo: la regia di Spielberg che non ci prova nemmeno ad aggiustare la rotta, ma anzi la asseconda con uno stile narcolettico che sembra fermo a trentacinque anni fa. Va bene che a lui piacciono “gli uomini normali alle prese con fatti straordinari” ma occorrerebbe dinamizzare la messa in scena ogni tanto e creare un minimo di suspense, qui invece del tutto assente. Quarto: rivogliamo il Tom Hanks di Forrest Gump, non questo manichino dalle psicologie incerte, alle prese con delegati russi e tedeschi doppiati in italiano come la peggiore delle barzellette. Voto: 3
Robert Eroica
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ollipop
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domenica 20 dicembre 2015
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lottare per la giustizia messaggio universale
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La giustizia non conosce compromessi ; difendere una spia o presunta tale è difendere innanzitutto il diritto a un giudizio che sempre e comunque dovrà onorare quella giustizia che e poi patrimonio di civiltà e grande conquista sociale
L'avvocato di Spielberg incarna magistralmente questo ruolo : la sua difesa non ricerca colpevolezza o innocenza ma scava nel profondo dell'uomo costruendo un rapporto che non sarà di amicizia ma di grande rispetto reciproco ; il messaggio diventa universale e senza tempo : la vicenda lontana di quasi cinquanta anni non perde la sua attualità offrendo un affresco di una umanità che appunto non conosce tempo ma che ripete e ripeterà all infinito il gioco inevitabile dell' uomo e dei suoi comportamenti ma dove comunque la perseveranza e la tenacia avranno il sopravvento.
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La giustizia non conosce compromessi ; difendere una spia o presunta tale è difendere innanzitutto il diritto a un giudizio che sempre e comunque dovrà onorare quella giustizia che e poi patrimonio di civiltà e grande conquista sociale
L'avvocato di Spielberg incarna magistralmente questo ruolo : la sua difesa non ricerca colpevolezza o innocenza ma scava nel profondo dell'uomo costruendo un rapporto che non sarà di amicizia ma di grande rispetto reciproco ; il messaggio diventa universale e senza tempo : la vicenda lontana di quasi cinquanta anni non perde la sua attualità offrendo un affresco di una umanità che appunto non conosce tempo ma che ripete e ripeterà all infinito il gioco inevitabile dell' uomo e dei suoi comportamenti ma dove comunque la perseveranza e la tenacia avranno il sopravvento.
Spielberg non ricorre al facile sentimentalismo ; non ne ha bisogno : la straordinaria bravura di tutti gli attori viene esaltata da una regia impeccabile.
La spia russa si guarda allo specchio e si ritrae e Spielberg come Bergman nel suo capolavoro"Come in uno specchio" ritrae i suoi personaggi specchiandoli : lo specchio riflette ciò che siamo : il ritratto dell 'avvocato regalo della spia rispecchia l'uomo che si è' battuto per una causa e lo ha fatto rischiando tutto nella ricerca di quella giustizia per cui vale la pena credere e lottare.
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