barone di firenze
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venerdì 1 gennaio 2016
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realistico
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Io ho conosciuto la storia vera, avevo 15 anni ero già politicamente attivo e militavo fra i filo-sovietici ed un convinto anti-americano, quindi quando Powel fu abbattuto fui contento perchè anche gli americani erano spioni con la loro C.I.A. invece del famigerato K.G.B.
Quindi conoscendo la storia ho potuto apprezzare l'onestà intellettuale di Steven Spielberg, che ha raccontato la storia senza orpelli filo-americani ma basandosi unicamente sulla storia di questo meraviglioso avvocato, un uomo veramente liberal-democratico.
Quindi la recensione va solo sulla tecnica conoscendo a menadito la storia, una ricostruzione eccezionale, io sono stato al ponte delle spie dove oggi scorre un traffico veloce, perfetto, perfetta la ricostruzione di Berlino semi-distrutta, la neve, il muro un pò forzata la concentrazione dei Vopos, ma tutto sommato siamo stati proiettati in maniera esemplere in quel periodo.
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Io ho conosciuto la storia vera, avevo 15 anni ero già politicamente attivo e militavo fra i filo-sovietici ed un convinto anti-americano, quindi quando Powel fu abbattuto fui contento perchè anche gli americani erano spioni con la loro C.I.A. invece del famigerato K.G.B.
Quindi conoscendo la storia ho potuto apprezzare l'onestà intellettuale di Steven Spielberg, che ha raccontato la storia senza orpelli filo-americani ma basandosi unicamente sulla storia di questo meraviglioso avvocato, un uomo veramente liberal-democratico.
Quindi la recensione va solo sulla tecnica conoscendo a menadito la storia, una ricostruzione eccezionale, io sono stato al ponte delle spie dove oggi scorre un traffico veloce, perfetto, perfetta la ricostruzione di Berlino semi-distrutta, la neve, il muro un pò forzata la concentrazione dei Vopos, ma tutto sommato siamo stati proiettati in maniera esemplere in quel periodo.
Gli attori: Tom Hanks nulla da dire è un professionista e non sbaglia una caratterizzazione, mi ha colpito particolarmente l'interprete della spia Abel l'attore inglese Mark Rylance, il che mi conferma che la scuola teatrale inglese non delude mai, anche l'attore fictionista tedesco Sebastian Kock che ho apprezzato giovanissimo nella serie "l'spettore Derrik" ed in aaltre Fictione teutonica e la magistrale interpretazione "Nelle vite degli altri"
Cocludo, storia conoscuta condotta magistralmente in primis dal regista e dopo da tutto il cast nessuno escluso.
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domenico maria
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giovedì 7 gennaio 2016
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la guerra fredda secondo spielberg
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Grande merito di questo film, indiscutibile, la fluidità con cui il regista propone l'argomento. I quasi 140 minuti non si sentono :si esce certamente con idee sane e chiare,dopo una attenzione appunto non esasperata. Tom Hanks è veramente bravissimo nella parte del professionista che passa con estrema naturalezza dal ramo assicurativo,dove si è fatto un gran nome, a un campo minato come avvocato della difesa di un alto ufficiale del KGB che, per sua aperta ammissione, non ha la minima idea di collaborare con gli USA in merito alle informazioni scoperte. Quindi, un "cliente" tremendo che non dà scampo, se non in linea di principio. Come in "A torto o a ragione"(Il processo, meglio,l'indagine su Furtwangler, di Szabò), bisogna far vedere che gli USA sono sempre dalla parte della liberalità,del diritto alla difesa, alla migliore difesa possibile.
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Grande merito di questo film, indiscutibile, la fluidità con cui il regista propone l'argomento. I quasi 140 minuti non si sentono :si esce certamente con idee sane e chiare,dopo una attenzione appunto non esasperata. Tom Hanks è veramente bravissimo nella parte del professionista che passa con estrema naturalezza dal ramo assicurativo,dove si è fatto un gran nome, a un campo minato come avvocato della difesa di un alto ufficiale del KGB che, per sua aperta ammissione, non ha la minima idea di collaborare con gli USA in merito alle informazioni scoperte. Quindi, un "cliente" tremendo che non dà scampo, se non in linea di principio. Come in "A torto o a ragione"(Il processo, meglio,l'indagine su Furtwangler, di Szabò), bisogna far vedere che gli USA sono sempre dalla parte della liberalità,del diritto alla difesa, alla migliore difesa possibile. Ciò detto, la spia deve, dopo aver avuto una difesa fuoriclasse, finire sulla sedia elettrica...deve,si badi,non esiste il dubbio. Alla condanna mitigata a 30 anni in una istituzione,Donovan passa(1960) per un traditore, forse un venduto ai comunisti,negli sguardi sprezzanti della metropolitana(v. Oliver Stone JFK "sospetti che Kennedy sia morbido con i comunisti",dopo la risoluzione pacifica dei 13 giorni del '62). In fondo spesso agli americani piaceva, e forse piace ancora questo gioco delle parti "Cesariano":il nemico è stato eroico e bravissimo,pericolosissimo e valorosissimo; ma anche di questo splendido e gagliardissimo nemico Cesare(gli USA)ha avuto ragione.Quindi, sedia elettrica.Ma l'interpretazione liberale e aperta dei principi costituzionali americani,estesi in senso appunto liberale, del libero pensiero e della libera interpretazione, fa vincere Donovan anche su un Giudice "falco".I sovietici hanno certo centinaia o migliaia di armadi pieni di scheletri, ma in questo rimpiattino tremendo, di fondo anche loro vogliono, per quanto possibile,evitare la Guerra Termonucleare Totale che, nella migliore ipotesi lascerà sul terreno almeno un centinaio di milioni di vittime e gigantesche aree del pianeta tragicamente scheletriche e sterilizzate per diverse generazioni(stiamo parlando della evoluzione più rosea!).Vedere i 20 minuti di intervista a Mc Namara come Bonus del "Dottor Stranamore" di Kubrick,che valgono più di 10 libri."Ich bin Berliner" grida Kennedy nel '63, in un memorabile discorso,per invitare il mondo a vedere le piaghe ancora sanguinanti della seconda guerra mondiale, quasi 20 anni dopo. Tuttavia, e questo è il mio appunto di fondo, per una parte di USA di libero pensiero,di umanità e di progresso,resta l'altra parte di Usa che fa recitare nelle scuole gli slogan propagandistici e demagocici, che organizza trappole mortali dove massacrare i propri presidenti(sempre il Poker Fabbricanti di Armi,Grandi Petrolieri,Vertici Militari oltre ovviamente a potentissimi finanziatori occulti). Tom Hanks dice che essere americani vuol dire accettare i principi fondanti della Carta Costituzionale USA, piegando, meglio annullando, le identità nazionali. Forse funzionava meglio la Roma Cesariana e Imperiale. Una volta che siete assimilati, con le tasse pagate la protezione di Roma,che rispetta i vostri culti e tradizioni,tanto da avere decine di Templi,Santuari e Comunità nella stessa Roma.Se il mio stile di vita e la mia identità non cambiano, forse è accettabile la protezione di Roma,perchè la mia identità è salva.30.000 morti l'anno in stragi interne.Il mito è saltato!
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dejan t.
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sabato 9 gennaio 2016
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una storia di coraggio, umiltà, nobiltà d'animo
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Due nomi che non hanno bisogno di presentazioni: Steven Spielberg e Tom Hanks. Il regista statunitense, che vanta una carriera di successo quasi unica nella storia del cinema, pone un altro tassello nella sua lunga (e vincente) produzione cinematografica; lo stesso discorso per Tom Hanks, uno degli attori più famosi e premiati degli ultimi 25 anni, affermatosi a partire dal 1994 con il film "Forrest Gump" e poi protagonista di tante altre ottime pellicole. La loro collaborazione per "Il ponte delle spie" inevitabilmente avrebbe portato alla realizzazione di un opera di alto livello, e così è stato.
Ambientato nella Brooklyn del 1957, quando la Guerra Fredda era alle porte, il film narra la storia dell'avvocato James B.
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Due nomi che non hanno bisogno di presentazioni: Steven Spielberg e Tom Hanks. Il regista statunitense, che vanta una carriera di successo quasi unica nella storia del cinema, pone un altro tassello nella sua lunga (e vincente) produzione cinematografica; lo stesso discorso per Tom Hanks, uno degli attori più famosi e premiati degli ultimi 25 anni, affermatosi a partire dal 1994 con il film "Forrest Gump" e poi protagonista di tante altre ottime pellicole. La loro collaborazione per "Il ponte delle spie" inevitabilmente avrebbe portato alla realizzazione di un opera di alto livello, e così è stato.
Ambientato nella Brooklyn del 1957, quando la Guerra Fredda era alle porte, il film narra la storia dell'avvocato James B. Donovan (Tom Hanks) coinvolto in un caso burocratico: una presunta spia russa, Rudolf Abel (Mark Rylance), è stata individuata e arrestata. Il tribunale statunitense vuole condannarlo a morte, ma decide di affidare all'esperto Donovan la difesa dell'imputato (anche se sanno che le prove di accusa sono schiaccianti). Da questo punto si svilupperà un'avventura coinvolgente che porterà l'avvocato a contrattare con i russi e i tedeschi per lo scambio di ostaggi dei rispettivi paesi nel tentativo di evitare la morte del suo assistito.
La storia è avvincente, la sapiente guida di Spielberg porta equilibrio e solidità alla struttura di base; nel film tutto sembra funizionare: dalla scelta degli attori, affiatati e superlativi nella recitazione, alla scenografia e alla fotografia di categoria superiore, alla colonna sonora, ottima. Davvero ben riusciti i dialoghi, originale la figura dell'avvocato Donovan.
Il film, profondo e riflessivo, pone sotto gli occhi dello spettatore tematiche importanti e significative: il senso del dovere (nei confronti dello stato della famiglia), l'umiltà, la perseveranza, il coraggio, la nobiltà d'animo. Toccante la scena finale.
La pellicola è davvero di ottima fattura, il successo sarà assicurato!
Assolutamente da vedere!
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mrfranktodd
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lunedì 30 maggio 2016
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la piastra rovente dell'attualità.
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Sono andato a vedere "Il ponte delle spie" senza alcuna aspettativa, anzi, non avevo visto trailer. Sapevo solo che era diretto da Steven Spielberg e lo spot in TV che raccontava di questo scambio di persone. Poi entro in sala, guardo il film fino alla fine, esco dalla sala con la faccia soddisfatta. Sì, Spielberg ne ha combinata un'altra delle sue (in senso buono).
Non sto qui a spiegarvi la trama, anche perché ci pensa già la signora Cappi a farlo, quindi ora vado ad esaminare il film. La linea di tensione per tutto il film è in salita: vi è un inizio piuttosto tranquillo in cui quasi ti rilassi, poi, quando la spia russa viene allo scoperto (Mark Rylance è fantastico), un po' di tensione arriva, fino alla cattura del pilota statunitense e lo scambio di persone in Germania.
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Sono andato a vedere "Il ponte delle spie" senza alcuna aspettativa, anzi, non avevo visto trailer. Sapevo solo che era diretto da Steven Spielberg e lo spot in TV che raccontava di questo scambio di persone. Poi entro in sala, guardo il film fino alla fine, esco dalla sala con la faccia soddisfatta. Sì, Spielberg ne ha combinata un'altra delle sue (in senso buono).
Non sto qui a spiegarvi la trama, anche perché ci pensa già la signora Cappi a farlo, quindi ora vado ad esaminare il film. La linea di tensione per tutto il film è in salita: vi è un inizio piuttosto tranquillo in cui quasi ti rilassi, poi, quando la spia russa viene allo scoperto (Mark Rylance è fantastico), un po' di tensione arriva, fino alla cattura del pilota statunitense e lo scambio di persone in Germania. Come già citato con Rylance, gli attori svolgono molto bene la loro parte, anche il signor Hanks, che, nonostante la sua quasi-vecchia età, dimostra che vale ancora qualcosa. Le tematiche del film si svolgono durante la Guerra Fredda (e su questo non ci piove), ma l'argomento è trattato in due modi: l'argomento passato trattato come un'argomento degli ultimi anni e l'argomento focalizzato sulle sue conseguenze: dunque un'ottima interpretazione dei fatti e la rappresentazione di un equilibrio delicato a cui basterebbe un niente per crollare.
Alla fine, un altro lavoro riuscito di Spielberg. Consigliato a tutti (anche a chi non ama molto i film di spionaggio tradizionali [non 007]).
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zarar
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domenica 20 dicembre 2015
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un film tutto d'un pezzo
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Film americanissimo, molto ben confezionato, come ci si poteva aspettare da un regista come Spielberg, da sceneggiatori come i fratelli Coen e da un attore come Tom Hanks. Il tema è coinvolgente: lo scambio, avvenuto nel 1962, della spia sovietica Rudolf Abel’ con il pilota americano Francis G. Powers, abbattuto in territorio russo due anni prima con il suo U-2 mentre filmava postazioni sensibili e catturato vivo. In quegli anni la vicenda U-2 ebbe un impatto molto forte sul dibattito politico internazionale, svelando in modo eclatante il gioco delle spie collegato ai rapporti difficilissimi tra le due superpotenze USA e Unione Sovietica, al deterrente nucleare e a quel clima di reciproche diffidenze e paure che fu la guerra fredda e che la costruzione del muro di Berlino nel ’61 cristallizzò e simbolizzò per decenni.
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Film americanissimo, molto ben confezionato, come ci si poteva aspettare da un regista come Spielberg, da sceneggiatori come i fratelli Coen e da un attore come Tom Hanks. Il tema è coinvolgente: lo scambio, avvenuto nel 1962, della spia sovietica Rudolf Abel’ con il pilota americano Francis G. Powers, abbattuto in territorio russo due anni prima con il suo U-2 mentre filmava postazioni sensibili e catturato vivo. In quegli anni la vicenda U-2 ebbe un impatto molto forte sul dibattito politico internazionale, svelando in modo eclatante il gioco delle spie collegato ai rapporti difficilissimi tra le due superpotenze USA e Unione Sovietica, al deterrente nucleare e a quel clima di reciproche diffidenze e paure che fu la guerra fredda e che la costruzione del muro di Berlino nel ’61 cristallizzò e simbolizzò per decenni. Ha anche un senso ricordare oggi quel periodo, in un momento in cui il cosiddetto ‘scontro di civiltà’ genera una dinamica del terrore e di pericolose azioni e reazioni ad amplissimo raggio che, oggi come allora, mettono in pericolo la pace mondiale e i principi fondamentali delle democrazie. Una riproposizione dunque opportuna e persuasiva a livello sostanziale, con tutti i crismi di un ottimo mestiere a livello formale. Qualche riserva va fatta sull’impronta ‘pedagogica’ a stelle e strisce che avvolge il film come una bandiera, per ricordarci che c’è una sola democrazia e un solo paese in cui honesty, freedom e democracy (incarnate nell’eroe ‘tutto d’un pezzo’ Donovan) sono comunque garantite, e questo, se già non lo sapessimo, è l’America. Quest’impronta toglie anche una reale tensione all’azione, che ha ben poco del genere thriller a cui viene assimilata: non c’è colpo di scena che tolga allo spettatore la sensazione confortante che il bene trionferà. Tre stelle e mezzo.
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enzo70
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lunedì 21 dicembre 2015
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un grandissimo thriller di grande attualità
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Ogni film di Spielberg è un evento; e lo è perché quasi sempre propone film di altissimo livello, il rischio di uscire delusi dalla sala cinematografica è inesistente. E poi se va bene, spesso, è un cinema di alto livello, commerciale, per carità, ma di alto livello. Se va benissimo si va a vedere un film come il ponte delle spie, thriller storico intenso, appassionante; in piena guerra fredda un avvocato newyorchese è chiamato a difendere una spia dell’Unione Sovietica. La condanna è scontata, l’opinione pubblica appoggia il maccartismo, figuriamoci un russo.
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Ogni film di Spielberg è un evento; e lo è perché quasi sempre propone film di altissimo livello, il rischio di uscire delusi dalla sala cinematografica è inesistente. E poi se va bene, spesso, è un cinema di alto livello, commerciale, per carità, ma di alto livello. Se va benissimo si va a vedere un film come il ponte delle spie, thriller storico intenso, appassionante; in piena guerra fredda un avvocato newyorchese è chiamato a difendere una spia dell’Unione Sovietica. La condanna è scontata, l’opinione pubblica appoggia il maccartismo, figuriamoci un russo. L’avvocato Donovan, un perfetto Tom Hanks, accetta l’incarico ma poi si appassiona al caso. Il punto non è l’innocenza o la colpevolezza di Abel, la spia russa, ma la necessità di garantire a chiunque, anche non americano, i diritti di un giusto processo. Incassata la condanna l’avvocato Donovan si trasformerà da avvocato in negoziatore per conto degli Stati Uniti, trattando uno scambio di prigionieri con i sovietici da realizzarsi a Berlino Est. Il muro è stato appena costruito, il clima è quello della paura, quello che contraddistingue tutti i regimi. E alla fine in questo film Spielberg canta un lungo omaggio alla democrazia, quella che si basa sulla fiducia, sulla presunzione di non colpevolezza, la storia, perfetta per un thriller serrato come questo, che non vi svelo per non farvi perdere il gusto della visione, diventa un perfetto contorno. Ma la pietanza principale è la libertà, quella torcia che una donna tiene in mano all’ingresso di una città di una Nazione. Si dia a Cesare quel che è di Cesare ed agli States quel che è degli States.
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maumauroma
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giovedì 24 dicembre 2015
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il ponte delle spie
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Certo e' che se si dovessero giudicare i film di Spielberg in base ai primi 15 minuti,probabilmente il regista americano avrebbe firmato 30 capolavori. E anche il Ponte delle spie non sfugge a questa regola con uno splendido incipit. Poi pero',considerando che le pellicole del cineasta di Cincinnati generalmente su dipanano per almeno altre 2 ore, con il proseguire della vicenda iniziano i "maldipancia" cinematografici. Intendiamoci, il Ponte delle spie, ispirato a un episodio realmente accaduto di scambio di spie durante la guerra fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti, e' un prodotto ben fatto e confezionato, con una perfetta ricostruzione scenografica degli ambienti, dei costumi, delle atmosfere tipiche degli anni 50.
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Certo e' che se si dovessero giudicare i film di Spielberg in base ai primi 15 minuti,probabilmente il regista americano avrebbe firmato 30 capolavori. E anche il Ponte delle spie non sfugge a questa regola con uno splendido incipit. Poi pero',considerando che le pellicole del cineasta di Cincinnati generalmente su dipanano per almeno altre 2 ore, con il proseguire della vicenda iniziano i "maldipancia" cinematografici. Intendiamoci, il Ponte delle spie, ispirato a un episodio realmente accaduto di scambio di spie durante la guerra fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti, e' un prodotto ben fatto e confezionato, con una perfetta ricostruzione scenografica degli ambienti, dei costumi, delle atmosfere tipiche degli anni 50. Vi sono momenti di grande cinema, come il gia' citato fulminante inizio o la scena finale dello scambio di spie, pero' non si possono perdonare inammissibili leggerezze nella sceneggiatura o elementari banalita' in alcuni dialoghi, purtroppo tipico di un certo cinema americano di serie B, che non fanno onore a questo film diciamo cosi' "d'autore". Scene come l'abbattimento dell'aereo spia, la costruzione del muro di Berlino, l'incontro dell'avvocato Donovan con i parenti della spia sovietica, la corsa in auto sulle strade innevate di Berlino senza il minimo sbandamento, suscitano comicita' involontaria.Per non parlare della confusione dialettica geopolitica che spesso traspare tra Unione Sovietica e Russia. Il messaggio di questo film e' quello del solito becero trionfalismo americano con tutti i buoni da una parte e i cattivi dall'altra; persino il costante raffreddore di Donovan nel suo soggiorno a a Berlino sta a dimostrare che il clima negli States e' piu' clemente rispetto ai geli comunisti. Per non parlare poi della celebrazione agiografica della famiglia americana in contrapposizione ai doppiogiochismi di quella sovietica.L'interpretazione di Tom Hanks e' buona,ma avendo ormai il suo faccione assorbito decine di personaggi.ogni tanto affiorano espressioni alla Forest Gump o alla Salvate il soldato Ryan. Mark Rylance e' invece un ottimo Rudolph Abel, la spia sovietica,sottile e misurato.
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giadas
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venerdì 25 dicembre 2015
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un vincitori e vinti dei giorni nostri
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Ottimo film, due ore e mezza che volano. Film non proprio leggero, ma intervallato da piccoli barlumi di semi-comicità. Inoltre con una regia tale, una sceneggiatura tale e degli attori tali (dai protagonisti alle comparse sulla metto) la pellicola poteva durare anche 25 ore e lo spettatore non si sarebbe annoiato. Hanks da urlo, ma Rylance da brividi. Pellicola che tratta sì di spie degli anni '60, ma questa sembra quasi una copertura per trattare temi più che attuali: cos'è la cittadinanza, cosa la democrazia, cosa la normalità. E cosa rende un buon specialista un genio, un esempio nel suo campo? Mi ha ricordato molto "vincitori e vinti" con le dovute differenze riguardanti il periodo di produzione: cosa rende una persona cittadina di uno Stato o di un altro, e quindi a quali regole deve sottostare?
Non è tutto oro quello che luccica però.
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Ottimo film, due ore e mezza che volano. Film non proprio leggero, ma intervallato da piccoli barlumi di semi-comicità. Inoltre con una regia tale, una sceneggiatura tale e degli attori tali (dai protagonisti alle comparse sulla metto) la pellicola poteva durare anche 25 ore e lo spettatore non si sarebbe annoiato. Hanks da urlo, ma Rylance da brividi. Pellicola che tratta sì di spie degli anni '60, ma questa sembra quasi una copertura per trattare temi più che attuali: cos'è la cittadinanza, cosa la democrazia, cosa la normalità. E cosa rende un buon specialista un genio, un esempio nel suo campo? Mi ha ricordato molto "vincitori e vinti" con le dovute differenze riguardanti il periodo di produzione: cosa rende una persona cittadina di uno Stato o di un altro, e quindi a quali regole deve sottostare?
Non è tutto oro quello che luccica però. Fotografia non sempre perfetta e coerente anche se i toni "seppiolosi" a mio avviso rendono un qualcosa in più. Inoltre spesso la situazione viene romanzata un po' troppo: una Berlino est di maniera e un muro che ha tanto di storico quanto un unicorno ha di scientifico. Non riesce a trapelare quel malcontento che caratterizzava l'URSS. Forse però questa è stata una scelta e non un errore: in questo modo non viene messo in risalto l'essere migliore degli USA e della democrazia in generale; piuttosto la società americana viene messa sulla stessa linea dell'orizzonte russa, spesso facendo risultare questi ultimi più civilizzati dei tanto orgogliosi americani. Sembra quasi che le parti si inter cambino, ma che subito dopo tornino al loro posto. Una Russia accettabile è pronta a prostrarsi davanti all'America. Poco poco realistico. Per non parlare della scena in cui viene attaccato un areo americano: forse la scena che ha distrutto il film.
Bellissimo il finale, che non spiega tutti i dubbi sorti nel film, ma me scioglie abbastanza, lasciandoti con quell'amaro in bocca, con quell'avidità di conoscenza che ti fa pensare al film. Forse avrei evitato le note di riferimento prettamente storico, ma esclusivamente perché non lo sopporto in alcun tipo di film.
Musiche appena presenti, e comunque non rilevanti: ma questo non è un musical, è un film, e perfetto non è.
Assolutamente da vedere: un film che non passa inosservato e che non si lascia dimenticare
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catcarlo
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lunedì 28 dicembre 2015
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il ponte delle spie
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Quando si accendono le luci mentre scorre il solito rullo di coda di lunghezza infinita, il primo pensiero che si affaccia in mente somiglia a ‘ah, i bei filmoni che si facevano una volta’. Perchè, con un’architettura drammaturgica accurata e una messa per immagini che sa emozionare più di una volta, il lavoro di Spielberg va oltre i propri difetti e avvolge lo spettatore riscaldandolo piacevolmente. Ovviamente, nei filmoni di una volta, iI buoni erano tutti da una parte e i cattivi pure un po’ stupidi dall’altra, perciò chi è affetto da antiamericanismo acuto sia avvisato, ma la bravura del regista nel raccontarci questa favola è tale che si può per una volta ignorare l’ennesimo mattoncino nell’edificazione del mito a stelle e strisce.
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Quando si accendono le luci mentre scorre il solito rullo di coda di lunghezza infinita, il primo pensiero che si affaccia in mente somiglia a ‘ah, i bei filmoni che si facevano una volta’. Perchè, con un’architettura drammaturgica accurata e una messa per immagini che sa emozionare più di una volta, il lavoro di Spielberg va oltre i propri difetti e avvolge lo spettatore riscaldandolo piacevolmente. Ovviamente, nei filmoni di una volta, iI buoni erano tutti da una parte e i cattivi pure un po’ stupidi dall’altra, perciò chi è affetto da antiamericanismo acuto sia avvisato, ma la bravura del regista nel raccontarci questa favola è tale che si può per una volta ignorare l’ennesimo mattoncino nell’edificazione del mito a stelle e strisce. A controbilanciare la questione, sta, inoltre, l’interesse spielberghiano sempre concentrato sulle persone e sulle relazioni che si instaurano fra di esse, mentre la storia (con la maiuscola o meno) fa da sfondo: la costruzione del rapporto tra Donovan (Tom Hanks) e Abel è tutto incentrato sul crescente rispetto che si va instaurando fra i due, laddove a Berlino lo stesso Donovan insiste a parlare di uomini quando discute dello scambio di prigionieri. In più, a voler ben vedere, con ‘Il ponte delle spie’ si hanno due film al prezzo di uno – il processuale nella prima parte con tanto di triangolazioni che coinvolgono giudice e pubblica accusa, lo spionaggio classico nella seconda – e quindi è davvero difficile lasciare la sala insoddisfatti. La vicenda romanza (parecchio) dei fatti accaduti tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta: a New York è arrestato Rudolf Abel (notevolissima l’interpretazione di Mark Rylance) perchè sospettato di essere una spia sovietica e gli viene assicurata una difesa competente per dimostrare la superiorità del sistema americano. La patata bollente viene scaricata a Donovan dal suo capo (è sempre un piacere ritrovare Alan Alda), ma ben presto l’avvocato si appassiona in quella difesa dei diritti dell’accusato che doveva essere solo formale, arrivando fino alla Corte Suprema; è sconfitto ogni volta, ma almeno gli salva la pelle. Così, quando Gary Powers (Austin Stowell) si fa abbattere con il suo U-2 - Eve Hewson interpreta la figlia di Donovan - c’è una pedina di scambio: ne conseguono la trasferta in una gelida e imbiancata Berlino e i contatti con sovietici e tedeschi orientali con la rituale partita a scacchi che conduce all’inevitabile finale girato sul vero ponte di Glienicke. A parte il fatto che il protagonista poi ritorna a casa dove è ancora tarda estate, la rappresentazione della capitale tedesca è davvero efficace, staccando con i suoi bianchi sporchi alternati ai grigi metallici con le tonalità assai più calde presenti negli altri segmenti, oltre che nell’ambasciata sovietica (la fotografia è del polacco Janusz Kaminski, in Polonia è stata ricostruita la Berlino post-bellica ormai impossibile da ritrovare nella città odierna): la forzatura dell’edificazione del muro serve a raccontare un momento storico fondamentale e ad aumentare le difficoltà che l’avvocato si trova a superare. Malgrado i rischi, la narrazione procede mantenendo ai minimi i livelli di retorica: soggetto e sceneggiatura sono firmati da Mark Charman assieme ai fratelli Cohen e viene facile immaginare che i moltissimi tocchi di ironia sparsi un po’ ovunque siano soprattutto farina del loro sacco, come, uno fra tutti, il tormentone dei raffreddori berlinesi. Accompagnati dalla partitura poco invadente di Thomas Newman, gli attori offrono anch’essi una prova di alto livello: già detto dell’interpretazione dell’inglese Rylance sostenuta dalle capacità affinate in teatro (ovviamente nel doppiaggio va persa la differenza di accento, Abel era russo ma cresciuto in Scozia), fra le altre comunque irreprensibili, va sottolineata ancora una volta quella di Tom Hanks, la cui bravura è ormai una sicurezza. La raffinatezza con cui impersona Donovan è causa di un’empatia immediata, anche se è lecito il dubbio che il vero avvocato impiegasse un po’ più di due secondi a prendere qualsiasi decisione (immancabilmente giusta): ma se si tratta di una favola, per di più raccontata così bene, che problema c’è?
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sirio
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lunedì 28 dicembre 2015
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salvate la spia
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Devo dire che sono andato a vedere questo film solo per caso. Non mi piacciono le spy-stories alla 007 né tantomeno i thriller pieni di splatter e di scene d'azione, ma dato che una coppia di amici volevano vederlo mi sono associato a loro.
Devo dire che mi sono decisamente ricreduto. Un'ottima sceneggiatura, girata da un maestro del cinema quale Spielberg, una regia decisamente raffinata (bellissime le inquadrature dal basso verso l'alto, l'uso dei grandangoli e lo scarsissimo ricorso al piano americano) per nulla televisiva e poco oleografica riguardo al buon americano alla Frank Capra.
Bravissimo Mark Rylance nel ruolo della spia-non spia, un grande attore che con un movimento del sopracciglio ti inchioda alla seggiola, piacevole Tom Hanks, per me non eccessivamente versatile ma garanzia di una grande classe e di una recitazione impeccabile (rispetto all'insopportabile sorrisino di Paul Newman nel Sipario strappato c'è un abisso!), simpatici anche gli attori secondari: Austin Stowell interpreta bene il soldatino-spia tutto preso dalla sua passione di militare yankee troppo pieno di omogeneizzati, palestra e patriottismo (ho trovato bellissima l'idea di ringraziare chi lo ha liberato appena salito sull'aereo), bravo lo studente totalmente incapace di comprendere il pericolo che lo circonda e che si caccia nel peggiore dei guai possibili.
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Devo dire che sono andato a vedere questo film solo per caso. Non mi piacciono le spy-stories alla 007 né tantomeno i thriller pieni di splatter e di scene d'azione, ma dato che una coppia di amici volevano vederlo mi sono associato a loro.
Devo dire che mi sono decisamente ricreduto. Un'ottima sceneggiatura, girata da un maestro del cinema quale Spielberg, una regia decisamente raffinata (bellissime le inquadrature dal basso verso l'alto, l'uso dei grandangoli e lo scarsissimo ricorso al piano americano) per nulla televisiva e poco oleografica riguardo al buon americano alla Frank Capra.
Bravissimo Mark Rylance nel ruolo della spia-non spia, un grande attore che con un movimento del sopracciglio ti inchioda alla seggiola, piacevole Tom Hanks, per me non eccessivamente versatile ma garanzia di una grande classe e di una recitazione impeccabile (rispetto all'insopportabile sorrisino di Paul Newman nel Sipario strappato c'è un abisso!), simpatici anche gli attori secondari: Austin Stowell interpreta bene il soldatino-spia tutto preso dalla sua passione di militare yankee troppo pieno di omogeneizzati, palestra e patriottismo (ho trovato bellissima l'idea di ringraziare chi lo ha liberato appena salito sull'aereo), bravo lo studente totalmente incapace di comprendere il pericolo che lo circonda e che si caccia nel peggiore dei guai possibili. Ma bravi anche i personeggi secondari, dagli agenti della CIA a quelli del KGB, o anche la "perfetta moglie americana" tutta pranzetti WASP, che non fa rimpiangere il "dietro le quinte" della famiglia americana di Tree of life di Terrence Malck .
Bellissima la ricostruzione quasi in bianco e nero della Berlino dei tempi del Muro, questo grigio opprimente ammantato di neve quasi azzurrina
Per dare un giudizio, darei 4 stelle e ½: perché non 5? Per gli utlimi cinque minuti: ho trovato terribile, dopo la bellissima scena di lui che si getta vestito a dormire sul letto (per me doveva finire lì, con i titoli di coda...) il fatto che i giornali e il telegiornale annunciassero nomi, cognomi delle spie e dell'intermediario (era o non era una faccenda TOP SECRET)? Mi è sembrato Frank Capra (che peraltro adoro) in Angeli con la pistola. Se ci fosse stato un indizio, una disattenzione del marito sfinito, per cui la moglie avesse compreso cosa aveva fatto il marito sarebbe stato molto, molto più bello. Così è diventato l'eroe nazionale e tutto finisce a tarallucci e vino. ma forse non si poteva tradire la storia?
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