cappa41
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sabato 9 gennaio 2016
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non bastava il buon soldato ryan?
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L'abuso di una fastidiosissima retorica filoamericana, del tutto immemore di Guantanamo e di altre leggiadre imprese analoghe, induce lo spettatore a non avvedersi di alcuni grossolani errori nella sceneggiatura. Basti citarne alcuni fra i più macroscopici. Che ne è della love story, appena accennata, fra l’assistente di Donovan e sua figlia? Mentre infatti si capisce bene che il giovane avvocato non arriva in casa del protagonista perché attratto dal polpettone, gli sceneggiatori si sono “dimenticati” di dirci come va a finire questa vicenda, della quale fra l’altro si ignora anche ogni altro dettaglio. Una sorta di inspiegabile binario morto della narrazione. Non è l’unico. Che fine potranno aver fatto lo scienziato e sua figlia, per salvare i quali il bravo studente americano si fa catturare dai vopos tedeschi? Se restiamo fedeli a ciò che il film fa vedere, l’unica ipotesi è che la giovane donna diventi una campionessa di ciclismo.
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L'abuso di una fastidiosissima retorica filoamericana, del tutto immemore di Guantanamo e di altre leggiadre imprese analoghe, induce lo spettatore a non avvedersi di alcuni grossolani errori nella sceneggiatura. Basti citarne alcuni fra i più macroscopici. Che ne è della love story, appena accennata, fra l’assistente di Donovan e sua figlia? Mentre infatti si capisce bene che il giovane avvocato non arriva in casa del protagonista perché attratto dal polpettone, gli sceneggiatori si sono “dimenticati” di dirci come va a finire questa vicenda, della quale fra l’altro si ignora anche ogni altro dettaglio. Una sorta di inspiegabile binario morto della narrazione. Non è l’unico. Che fine potranno aver fatto lo scienziato e sua figlia, per salvare i quali il bravo studente americano si fa catturare dai vopos tedeschi? Se restiamo fedeli a ciò che il film fa vedere, l’unica ipotesi è che la giovane donna diventi una campionessa di ciclismo.Si potrebbero indicare molti altri svarioni in una sceneggiatura che i fratelli Cohen hanno evidentemente scritto con la mano sinistra (una sottile vendetta nei confronti di Spielberg?). Non è invece classificabile come una semplice svista la tesi alla quale è affidata la verosimiglianza dell’intera vicenda. Sentite un po’. Vi sarete chiesti, assistendo al film, in virtù di cosa Donovan riesca a portare a casa un risultato così brillante, pur non disponendo di alcun ruolo ufficiale e pur essendo sprovvisto di superpoteri alla Batman. Prima di rispondere a questo interrogativo si può osservare che, visti gli esiti sbalorditivi dell’attività dell’avvocato, non si capisce perché gli Stati Uniti non lo abbiano “usato” anche per risolvere altri problemi. Che bisogno c’era di spendere miliardi di dollari in testate nucleari? Per disarcionare Fidel Castro, instaurare la dittatura in Cile, far fuori Saddam Hussein, si poteva fare a meno della Baia dei Porci, delle trame della Cia, e delle truppe inviate in Iraq. Sarebbe bastato mettere in pista Donovan per ottenere il risultato desiderato. Spreco di risorse e di uomini! Anziché prodigarsi per esportare la democrazia, sarebbe stato sufficiente esportare Donovan. Ma torniamo alla sceneggiatura del film. Solo uno spettatore distratto può non aver capito la risposta all’interrogativo dal quale siamo partiti, vale a dire con quale espediente il protagonista riesca a liberare non uno, ma due prigionieri americani, in cambio di una sola spia sovietica. Semplice. Ci riesce non nonostante, ma proprio perché è un avvocato delle assicurazioni. Ricordate una delle primissime sequenze del film, quando si assiste al dialogo fra Donovan e il legale della sua controparte? Lì è la chiave del film. Un’autentica genialata. Col tono di chi stia esponendo una scoperta paragonabile alla relatività ristretta di Einstein, l’avvocato spiega in che senso paghi uno e prendi due. Se in un sinistro automobilistico sono coinvolte due vetture, è sempre e soltanto uno il risarcimento a cui è tenuta la Compagnia assicuratrice. Eureka. Questa formidabile scoperta logica, appena un po’ adattata alla trascurabile circostanza di trovarsi in presenza di uomini in carne ed ossa, anziché di vetture, è quella che permette a Donovan di piegare ai suoi voleri i torturatori russi e i riluttanti comunisti tedeschi. Elementare, Watson. Pardon: elementare – troppo elementare - cari fratelli Cohen.
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no_data
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lunedì 11 gennaio 2016
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il filo -patriottismo di spielberg traspare netto
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non è la prima volta che il grande regista si lascia trasportare dal suo innegabile patriottismo nel confezionare i suoi film, tra l'altro quasi sempre di ottimo livello ("salvate il soldato ryan" è un altro esempio). La contrapposizione fra buoni e cattivi
appare a volte ingombrante: la scena dei maltrattamenti subiti dal pilota americano da parte dei russi, seguita immediatamente a ruota dalla scena di "democratica" cortesia e affabilità che sfoderano gli americani nei confronti della spia russa da loro detenuta è quasi irritante. Così come risultano scontati gli sguardi di disapprovazione della signora sul tram,e di tutti i passeggeri, avendo riconosciuto l'avvocato che sta difendendo la spia russa; la stessa signora che ritroveremo verso la fine del film , sempre sul tram, sempre di fronte all'avvocato(???),rivolta a lui stavolta con un leggero sorriso per il suo contributo nella liberazione dei due prigionieri americani: forse un pò puerile? Rimane comunque un film piacevole e scorrevole,cosa rara per film di spionaggio dove spesso sequele di nomi , situazioni intricate, fanno faticare nella comprensione della storia.
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non è la prima volta che il grande regista si lascia trasportare dal suo innegabile patriottismo nel confezionare i suoi film, tra l'altro quasi sempre di ottimo livello ("salvate il soldato ryan" è un altro esempio). La contrapposizione fra buoni e cattivi
appare a volte ingombrante: la scena dei maltrattamenti subiti dal pilota americano da parte dei russi, seguita immediatamente a ruota dalla scena di "democratica" cortesia e affabilità che sfoderano gli americani nei confronti della spia russa da loro detenuta è quasi irritante. Così come risultano scontati gli sguardi di disapprovazione della signora sul tram,e di tutti i passeggeri, avendo riconosciuto l'avvocato che sta difendendo la spia russa; la stessa signora che ritroveremo verso la fine del film , sempre sul tram, sempre di fronte all'avvocato(???),rivolta a lui stavolta con un leggero sorriso per il suo contributo nella liberazione dei due prigionieri americani: forse un pò puerile? Rimane comunque un film piacevole e scorrevole,cosa rara per film di spionaggio dove spesso sequele di nomi , situazioni intricate, fanno faticare nella comprensione della storia. Un ritrovato Tom Hanks appare in grande spolvero finalmente, accompagnato da un sorprendente Mark Rylance algido quanto basta per incarnare perfettamente una disincantata spia d'oltre cortina. Eccellenti scenografia e fotografia, nei dettagli tecnici, e un finale all "Good Bless America" un pò forzato.
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florentin
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venerdì 29 gennaio 2016
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questo è cinema. quello vero.
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Il vantaggio di vedere i film dopo un po' che sono stati in cartellone, è che di gente ne trovi poca. Se poi vai di pomeriggio ancora di meno. Il fatto negativo invece è che magari te lo relegano in periferia che per chi sta in centro non è il massimo. A Firenze centro storico ormai bisogna prendere l'autobus per andare al cinema, a parte l'Odeon.
Io l'ho visto al Fiamma Sala A dove l'annunciavano alle 15,30 e che invece per una serie annoiante di trailer è cominciato venti minuti dopo(avrebbero dovutoi scrivere "Inizio film ore 15.50...). E dove se ti siedi dietro, verso l'entrata, senti i rumori dell'ingresso e il chiachciericcio perché manca la doppia porta.
Il film:
non mi sono annoiato (come durante The Revenant)anche se conoscevo la storia.
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Il vantaggio di vedere i film dopo un po' che sono stati in cartellone, è che di gente ne trovi poca. Se poi vai di pomeriggio ancora di meno. Il fatto negativo invece è che magari te lo relegano in periferia che per chi sta in centro non è il massimo. A Firenze centro storico ormai bisogna prendere l'autobus per andare al cinema, a parte l'Odeon.
Io l'ho visto al Fiamma Sala A dove l'annunciavano alle 15,30 e che invece per una serie annoiante di trailer è cominciato venti minuti dopo(avrebbero dovutoi scrivere "Inizio film ore 15.50...). E dove se ti siedi dietro, verso l'entrata, senti i rumori dell'ingresso e il chiachciericcio perché manca la doppia porta.
Il film:
non mi sono annoiato (come durante The Revenant)anche se conoscevo la storia.E anche se mancava l'intervallo (2h.15)nessuno hafatto la fil averso le toilette: tutti in buona salute. Sono stato fortunato.
Lui, Tom Hanks, come al solito una sicurezza. La fotografia sublime. Gli interni quasi viscontiani senza però i suoi orpelli: più sobri voglio dire pur in una evidente ambientazione soffusa, molto cozy. Anche l'ufficio di Dulles alla Cia (a Mosca presidente era Kruscev)scarno ed essenziale ma di caratura. Gli esterni (Polonia, Germania) fantastici. Lui poi -l'avvocato assicuratore Donovan-che al ritorno a casa compera la marmellata di arance all'angolo quando la moglie gli aveva richiesto quella inglese credendolo lassù che poi invece era fra Belino est e Ovest, sublime:"Non ho fatto in tempo"...
E anche l'occhiata che alla fine con tutto andato per il meglio e lui assurto a notorietà non solo nazionale, gli dà quella signora sul subway a New York avendolo riconosciuto dal NY Times, ma sorridendogli appena ,grata suppongo- un apiccola chicca: fosse stato in Italia dove tutti attorno a chiedergli l'autografo...
Spielberg. E' detto tutto. Gran Cinema. Vicenda vera. E la 'spia russa' da Oscar.
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g.regonelli
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martedì 5 luglio 2016
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film godibile
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Film godibile che tratta in modo originale il tema dello spionaggio durante la guerra fredda.
A mio avviso è particolarmente interessante la prima parte della pellicola in cui si evidenzia il contrastro tra giustizia e necessità di sicurezza: da una parte emerge infatti l'America dei diritti civili e delle libertà inviolabili, dall'altra si impone la spregiudicatezza di un sistema, capeggiato da militari e servizi segreti, volto alla vittoria finale contro il nemico russo da ottenersi con qualsiasi mezzo. Argomento certamente attualizzabile, basti pensare al patriot acts di Bush al tempo dell'attacco alle Torri Gemelle o alla prigione di Guantanamo.
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Film godibile che tratta in modo originale il tema dello spionaggio durante la guerra fredda.
A mio avviso è particolarmente interessante la prima parte della pellicola in cui si evidenzia il contrastro tra giustizia e necessità di sicurezza: da una parte emerge infatti l'America dei diritti civili e delle libertà inviolabili, dall'altra si impone la spregiudicatezza di un sistema, capeggiato da militari e servizi segreti, volto alla vittoria finale contro il nemico russo da ottenersi con qualsiasi mezzo. Argomento certamente attualizzabile, basti pensare al patriot acts di Bush al tempo dell'attacco alle Torri Gemelle o alla prigione di Guantanamo.
Purtroppo il film ricorre ad alcuni cliques che non lo rendono particolarmente originale rispetto ad altre spy stroies già viste: da una parte ci sono gli Stati Uniti e l'Occidente paladini delle libertà con relativi personaggi carichi di umanità e senso della giustizia, dall'altra i sovietici, "l'impero del male", il cinismo, la dittatura e la fame. Parte della sceneggiatura, il secondo tempo, risulta eccessivamente prevedibile ed il tratteggio di alcuni personaggi manca di spessore psicologico, così come è ingenua l'enfasi che viene data ad alcune scene per sottolineare in modo molto elementare il clima socio-politico dell'epoca.
Ambientazione e costumi sono molto curati e rendono il contesto credibile, come del resto Spielberg ci ha da sempre abituati; la fotografia propone tagli davvero interessanti: sublimi le immagini della scena che dà il titolo al film.
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inesperto
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giovedì 15 novembre 2018
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un bel film.
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Pur trattando di spie, non è un film di spionaggio: infatti, ci si capisce qualcosa... Nel momento in cui ad un avvocato americano (il sempre ottimo Tom Hanks) viene affidata la difesa d'ufficio d'una spia sovietica, il film ci rivela il mediocre tratto mentale dominante dell'americano medio; medio in senso lato, e non di cultura media: infatti, l'ottusità colpisce dall'illustre magistrato al modesto pendolare della metropolitana. Il ruolo che questo avvocato viene ad assumere nell'evolversi della trama acquisisce sempre maggior significato ed importanza, arrivando a trattare ufficiosamente per il governo USA, in territorio DDR, con emissari di quest'ultima e dell'URSS.
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Pur trattando di spie, non è un film di spionaggio: infatti, ci si capisce qualcosa... Nel momento in cui ad un avvocato americano (il sempre ottimo Tom Hanks) viene affidata la difesa d'ufficio d'una spia sovietica, il film ci rivela il mediocre tratto mentale dominante dell'americano medio; medio in senso lato, e non di cultura media: infatti, l'ottusità colpisce dall'illustre magistrato al modesto pendolare della metropolitana. Il ruolo che questo avvocato viene ad assumere nell'evolversi della trama acquisisce sempre maggior significato ed importanza, arrivando a trattare ufficiosamente per il governo USA, in territorio DDR, con emissari di quest'ultima e dell'URSS. Consigliabile.
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elgatoloco
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lunedì 13 dicembre 2021
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un film intelligentemente problematico
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"Bridge of Spies"(Steven Spielberg, sceneggiatura di Matt Charman e Ethan e Joel Coen, 2015)tratta della vicenda di un avvocato incaricato della(molto problematica)difesa della spia sovietica Rufolf Abel, che viene dapprima condannato a trent'anni(pochi, secondo i fanatici difensori dell'ordine "only american"). Simao negli anni della Guerra Fredda e l'avvocato in queastione subisce intimidazioni continue, anche in fase di revisione processuale e tutto si svolge secondo canoni previsti dallo "svolgimento storico"fino a quando nella convulsa vicenda storica, appunto, si apre la possibilità di uno scambio con il pilota di un areo spia USA, tale Francis Gary Powers, catturato dai sovietici.
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"Bridge of Spies"(Steven Spielberg, sceneggiatura di Matt Charman e Ethan e Joel Coen, 2015)tratta della vicenda di un avvocato incaricato della(molto problematica)difesa della spia sovietica Rufolf Abel, che viene dapprima condannato a trent'anni(pochi, secondo i fanatici difensori dell'ordine "only american"). Simao negli anni della Guerra Fredda e l'avvocato in queastione subisce intimidazioni continue, anche in fase di revisione processuale e tutto si svolge secondo canoni previsti dallo "svolgimento storico"fino a quando nella convulsa vicenda storica, appunto, si apre la possibilità di uno scambio con il pilota di un areo spia USA, tale Francis Gary Powers, catturato dai sovietici. UN vero e proprio successo diplomatico per l'avvocato, che inanella successi continui, dopo una vicenda difficile, intricata, dove tutti i riconoscimento arrivano"ex post", non a caso... Decisamente un film che riconosce , appunto, a posteriori sia quanto era nel clima della"cold war", sia quanto toccava poi ai singoli protagonisti, anche involontari, della vicenda. Raramente un film riesce ad essere , in altri termini, così efficace nella rappresentazione di come eventi"macro.storici"possano influire sulla vita dei singoli, di persone che, di per sé, non vorrebbero affatto necessaraiemnte essere coin volte in tali vicende, come qui l'avvocato in questione(Donovan di cognome, reso pienamente, potremmo dire"al massimo grado", da Tom Hanks), con tutti i pericoli che tale vicenda comporta per sè e per i propri familiari, trattandosi di spionaggio a livello estremo, tra l'altro, in un luogo"caldissimo"quiale era la DDR(Deutsche Demokratische Republik. Repubblica Democratica Tedesca), che rappresentava il fulcro della contesa, in una zona assolutamente"clou"del conflitto tra le due superpotenze dell'epoca. Certo, non mancavano le testimonianze scritte:oltre a quelle dell'avvocato Donovan stesso, ma anche il grande scrittore Truman Capote aveva trattato il tema, pur non potendo disporre, all'epoca, di tutti i testi e di tutte le informazioni che sarebbero emerse in epoca decisamente successiva agli anni della guerra fredda e del conflitto specifico. Certo, non si può dire che la sceneggiatura dei Coen Brothers e di Charman non sia notevolissima, in quanto anzi essa ha fatto un lavoro notevolissimo, fornendo a SPielberg, che ci stupisce sempre, che parli dlela Shoah o invece di science fiction, o anche dei prigioniere giapponesi negli States, riuscendo a coniugare poesia e rilettura della storia. El Gato
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elpanez
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lunedì 21 dicembre 2015
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sielberg fa centro, con un film potente!
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NO SPOILER: Il ponte dele spie è un film magnifico a parer mio, i personaggi riescono ad entrare nella tua mente e ti trasmettono dei pensieri,messaggi molto potenti. La regia è molto lenta per tutta la durata del film ed è sempre sullo stesso piano. Nelle scene d'azione è molto movimentata e disorientante e rende molto la situazione in cui si è. La sceneggiatura è il punto forte del film, i fratelli Coen magistrali e profiessonali sono riusciti a dare vita ad aforismi unici, messaggi potenti che trasmettono molto, con ogni dialogo al proprio posto, breve ma profondo.
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NO SPOILER: Il ponte dele spie è un film magnifico a parer mio, i personaggi riescono ad entrare nella tua mente e ti trasmettono dei pensieri,messaggi molto potenti. La regia è molto lenta per tutta la durata del film ed è sempre sullo stesso piano. Nelle scene d'azione è molto movimentata e disorientante e rende molto la situazione in cui si è. La sceneggiatura è il punto forte del film, i fratelli Coen magistrali e profiessonali sono riusciti a dare vita ad aforismi unici, messaggi potenti che trasmettono molto, con ogni dialogo al proprio posto, breve ma profondo. La fotografia è molto bella, ci sono luci fantastiche e talvolta anche surreali, ma rendono posti ed ambientazioni indimenticabili. La colonna sonora è molto asciutta (si lascia molto spazio ai dialoghi) ma quando c'è, alcune sinfonie sono stupende e messe al posto giusto, talvolta grammatiche e talvolta adrenaliniche. L'interpretazione degli attori è pressochè eccellente, Tom Hanks ti scarica una tensione, una drammaticità ed interpreta il suo ruolo benissimo. Gli attori secondari anche, sono messi in evidenzia sempre ma non troppo e il rapporto che si estaurà poco a poco è magnifico. L'unica pecca che riscontro in questo film è la colonna sonora non proprio ricca di brani, talvolta si da troppo spazio ai dialoghi, inoltre potevano rendere gli eventi ancora piu drammatici, ma ci si puo benissimo girare sopra da questi difetti, voto:9
Buona serata!
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vanessa zarastro
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sabato 26 dicembre 2015
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un film perfetto
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Un bel filmone americano dove i veri valori, uniti alla caparbietà e all’amore per il rischio, vincono su tutto. Siamo nel 1957 in piena “guerra fredda” e la tensione fra USA e URSS è alle stelle. Tom Hanks, sempre più bravo e perfino simpatico nell’invecchiare, è James B. Donovan l’abile e cocciuto avvocato di origine irlandese che si occupa di Assicurazioni, che si trova invischiato in una vicenda di spie quasi senza accorgersene. Per lui (come per il regista si suppone) sopra ogni valore morale c’è l’essere umano: la vita di ogni uomo è importante che sia una spia, uno sciocco studentello o un arrogante militare.
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Un bel filmone americano dove i veri valori, uniti alla caparbietà e all’amore per il rischio, vincono su tutto. Siamo nel 1957 in piena “guerra fredda” e la tensione fra USA e URSS è alle stelle. Tom Hanks, sempre più bravo e perfino simpatico nell’invecchiare, è James B. Donovan l’abile e cocciuto avvocato di origine irlandese che si occupa di Assicurazioni, che si trova invischiato in una vicenda di spie quasi senza accorgersene. Per lui (come per il regista si suppone) sopra ogni valore morale c’è l’essere umano: la vita di ogni uomo è importante che sia una spia, uno sciocco studentello o un arrogante militare. La propria coscienza sta nel sentirsi “giusto” ed è più importante di ciò che la gente crede.
L’avvocato Donovan a costo di inimicarsi metà della popolazione, compresi moglie e figli, accetta di difendere Rudol Abel (un bravissimo Mark Rylance) presunta spia sovietica. Gli si deve un processo, magari uno veloce e pro-forma, ma Donovan riesce ad andare anche in appello e a fargli dare trent’anni di prigione invece di essere giustiziato. Sarà un rapporto in crescendo fatto di piccolissime cose, di poche parole in più dette con estrema discrezione che porteranno James Donovan a farsi promotore di uno scambio di prigionieri, anzi uno scambio bilaterale perché ottiene contemporaneamente un pilota-spia dai russi e uno studente Americano dai tedeschi della DDR. Vedrà così il muro di Berlino appena costruito e i tentativi di fuga repressi con la violenza.
La vicenda è tratta da una storia vera scritta dai fratelli Coen con Matt Charman, la regia rigorosa e contenuta, non ci sono sbavature né scene di troppo.
Nel film si gioca ironicamente con alcuni simboli: la spia russa che vive in America sembra essere un innocuo pittore ed è proprio il ritratto di Norman Rockwell, il grandissimo illustratore statunitense che è stato uno dei maggiori interpreti dell’American way-of-life nel secolo scorso. La scena del suo arresto in uno squallido albergo è stato definito hitchcockiano da molti critici, inoltre, l’avvocato tedesco Wolfgang Vogel ha il volto di Sebastian Koch diventato famoso per essere stato il protagonista di quel film intenso “Le Vite degli Altri” di Florian Henckel von Donnersmarck del 2007 pensato nello stesso luogo, una trentina di anni dopo verso la fine del muro di Berlino.
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beezart555
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mercoledì 30 dicembre 2015
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tra realtà e utopia, passato e presente
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Quando ci apprestiamo a vedere un film di Spielberg, ci aspettiamo sempre qualcosa che sia legata all'azione, al dinamismo, magari alla fantasia e alla favola, scene forti - che troveremo in forma molto ridotta anche qui -. Nel ponte delle spie si cambia registro; uno sviluppo ragionato, una sceneggiatura studiata e plasmata per raccontare non solo l'evento, ma anche un messaggio, forse condivisibile, forse soggetto a variazioni in base al contesto, ma oggettivamente corretto: "Ogni uomo merita una difesa, ogni uomo è importante" . Il film si apre con il volto di Rudolf Abel, interpretato da un grande Mark Rylance, un volto enigmatico, forse sereno, forse solo in attesa dell'inevitabile, intento a dipingere il suo autoritratto, se stesso.
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Quando ci apprestiamo a vedere un film di Spielberg, ci aspettiamo sempre qualcosa che sia legata all'azione, al dinamismo, magari alla fantasia e alla favola, scene forti - che troveremo in forma molto ridotta anche qui -. Nel ponte delle spie si cambia registro; uno sviluppo ragionato, una sceneggiatura studiata e plasmata per raccontare non solo l'evento, ma anche un messaggio, forse condivisibile, forse soggetto a variazioni in base al contesto, ma oggettivamente corretto: "Ogni uomo merita una difesa, ogni uomo è importante" . Il film si apre con il volto di Rudolf Abel, interpretato da un grande Mark Rylance, un volto enigmatico, forse sereno, forse solo in attesa dell'inevitabile, intento a dipingere il suo autoritratto, se stesso... Prima della fine, o dell'inizio. Piuttosto significativo. E sarà Rylance a guidarci per i successivi 7 minuti, fino alla suo arresto per aver diffuso dati segreti del governo degli Stati Uniti d'America. Ora entra in gioco l'avvocato James Donovan, interpretato da un Tom Hanks forte ma non pungente, al quale viene affidato il compito di difendere la "spia" in tribunale. Ovviamente è Donovan il mezzo attraverso il quale trasmettere il messaggio, un avvocato, e prima di tutto un uomo che si interessa davvero del suo "cliente", ci parla, non ne comprende la calma "Non sei preoccupato? Servirebbe?" Questo suo atteggiamento provoca l'indignazione dell'opinione pubblica, desidorosa di "giustizia", ma quale giustizia? Lo capiranno in seguito... Forse. All'avvocato non interessa ciò che gli altri pensano, a lui interessa abbattere l'ipocrisia, interessa non tradire se stesso, e ci riesce, anche quando gli U-2 vengono abbattuti, senza un vero supporto, lui svolge il suo ruolo, e non si limita a salvare l'oggetto politicamente rilevante, ma anche uno studente di economia, agendo contro tutto e tutti. All'agente Powers, l'oggetto politicamente rilevante, dirà "conta solo quello che sai tu", Tu sai chi sei, noi lo sappiamo chi siamo, gli altri no.
Un film attuale, la guerra fredda non è più un lontano ricordo, un lontano ricordo sono forse gli uomini che conducono questo racconto.
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naupatto98
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mercoledì 30 dicembre 2015
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il ponte delle spie si colora con mark rylance
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Si tratta di un film , che cerca di descrivere parte della guerra fredda , focalizzandosi particolarmente sulle sensazioni e sulle reazioni durante gli anni di tensione tra le due potenze mondiali. A prima vista IL ponte delle spie sembrerebbe il solito film molto noioso e logorroico "che piace a tutti ma in verità a nessuno" ,invece sebbene non ci sia un forte suspense , grazie ad un'ottima sceneggiatura , riesce ad essere fluido e a tenere lo spettatore attaccato allo schermo. Se siete arrivati fin qui , vi chiederete perche Mark Rylance è riuscito a "colorare"questo film , bhe, stiamo forse parlando della migliore interpretazione durante la sua carriera ; Infatti non solo riesce a interpretare alla perfezione il personaggio , ma riesce anche a far provare le stesse sue emozioni allo spettatore, a volte anche strappando un sorriso o .
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Si tratta di un film , che cerca di descrivere parte della guerra fredda , focalizzandosi particolarmente sulle sensazioni e sulle reazioni durante gli anni di tensione tra le due potenze mondiali. A prima vista IL ponte delle spie sembrerebbe il solito film molto noioso e logorroico "che piace a tutti ma in verità a nessuno" ,invece sebbene non ci sia un forte suspense , grazie ad un'ottima sceneggiatura , riesce ad essere fluido e a tenere lo spettatore attaccato allo schermo. Se siete arrivati fin qui , vi chiederete perche Mark Rylance è riuscito a "colorare"questo film , bhe, stiamo forse parlando della migliore interpretazione durante la sua carriera ; Infatti non solo riesce a interpretare alla perfezione il personaggio , ma riesce anche a far provare le stesse sue emozioni allo spettatore, a volte anche strappando un sorriso o .....anche una lacrima. Se quindi siete al cinema durante questi giorni festivi e magari volete vedere un film di spessore che a tratti vi faccia riflettere e anche in alcune parti emozionare, non esitate a passare 2 ore e 20 al cinema , perche magari quando ci ripenserete avrete sicuramente un bel ricordo ;)
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