Il ponte delle spie

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Un film di Steven Spielberg. Con Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan, Sebastian Koch, Alan Alda.
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Titolo originale Bridge of Spies. Thriller, Ratings: Kids+16, durata 140 min. - USA 2015. - 20th Century Fox Italia uscita mercoledì 16 dicembre 2015. MYMONETRO Il ponte delle spie * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un film dai due volti Valutazione 3 stelle su cinque

di andrejuve


Feedback: 5008 | altri commenti e recensioni di andrejuve
lunedì 7 marzo 2016

“Il ponte delle spie” è un film del 2015 diretto da Steven Spielberg. Nell’anno 1957, in piena Guerra Fredda, i servizi segreti statunitensi e sovietici cercano di acquisire reciprocamente informazioni al fine di evitare un potenziale conflitto nucleare o per cercare di attuare contromisure adeguate in caso di un eventuale scontro bellico. A Brooklyn l’FBI rintraccia e arresta una potenziale spia russa di nome Rudolf Abel. Il Governo federale ha affidato all’avvocato James B. Donovan la difesa di Abel. Dopo un’iniziale titubanza Donovan accetta e, nonostante le forti pressioni Da parte dell’opinione pubblica che vorrebbe vedere Abel condannato a morte, garantisce al suo assistito la migliore difesa possibile. Abel viene condannato a trent’anni di carcere. Nel frattempo Francis Gary Powers, un pilota appartenente all’aeronautica militare americana, viene catturato dai servizi segreti a seguito di un’operazione segreta volta a fotografare e rintracciare dal cielo possibili pericolosi punti strategici fonte di un possibile attacco sovietico. A Donovan sarà affidato il compito di agire ufficiosamente in via informale, ma ufficialmente come rappresentante del Governo Americano, al fine di negoziare lo scambio tra Rudolf Abel e Francis Gary Powers. Donovan dovrà recarsi in una Berlino intenta a costruire un muro che dividerà la Germania Ovest filo americana dalla Germania Est legata al regime sovietico. Quando si scopre che uno studente americano di nome Frederic Pryor, cittadino della Germania Ovest, viene arrestato dalle forze di polizia della Germania Est, la volontà di Donovan sarà quella di inserire nella scambio di uomini anche Pryor per di salvare quest’ultimo. Al fine di effettuare un’analisi di questa pellicola è necessario dividerla in due parti distinte. All’interno della prima metà del film Spielberg sorprendentemente, ricorrendo anche in alcune circostanze ad un’amara ironia, effettua una forte critica nei confronti di una giustizia americana che, nonostante decanti il rispetto dei principi costituzionali ed inalienabili a fondamento degli Stati Uniti d’America, effettua delle evidenti disparità di trattamento. Questa preoccupante tendenza è legata alle forti pressioni provenienti dall’opinione pubblica, troppo spesso imperniata da beceri e disumani pregiudizi di natura geografica, ideologica e culturale, che si accentuano notevolmente nell’ambito di un conflitto basato sulla minaccia e sulla paura nei confronti di un nemico creato dai governi e dai mass media a causa delle divergenze politiche, di opinione e di pensiero. L’emarginazione e il razzismo prevalgono, non considerando più l’essere umano in quanto tale e meritevole di poter godere di qualsiasi diritto civile che deve essere garantito in ogni circostanza, ma classificandolo e distinguendolo in relazione alla sua provenienza, ai suoi pensieri e alle sue idee. Improvvisamente il paese che ha sempre perseguito valori nobili come la democrazia, l’uguaglianza e la solidarietà, di fronte a situazioni che coinvolgono soggetti considerati avversari politici muta completamente atteggiamento, dando preminente rilevanza all’opinione del popolo e dei mezzi di comunicazione. I giudizi e le azioni degli operatori della legge non sono più lucidi e volti al rispetto della legalità, ma si caratterizzano per la paradossale violazione delle regole di cui loro stessi dovrebbero garantirne il rispetto. All’interno di una realtà basata sull’abuso di potere, sulla falsità e sull’apparenza l’avvocato Donovan si distingue per lealtà, professionalità, diligenza e dedizione. La presunzione di innocenza fino a prova contraria costituisce il fondamento per una giustizia veramente imparziale ed equa. Donovan vuole semplicemente svolgere correttamente il suo mestiere in maniera obiettiva e senza subire condizionamenti esterni. Questa scelta ovviamente comporta delle conseguenze spiacevoli che coinvolgono soprattutto le persone a lui più care. La seconda parte del film, che coincide con il viaggio di Donovan verso Berlino, sembra completamente distaccata dalla prima sia per lo stile utilizzato che per le tematiche affrontate. Tutto ad un tratto Spielberg inizia ad attribuire a Donovan un’aura di eroismo che lo circonda durante il compimento della sua missione. Molte sequenze appaiono irreali, sbrigative e superficiali, rendendo semplice un’operazione di negoziazione che invece richiederebbe sacrificio, pazienza e specifiche capacità diplomatiche. Inoltre non viene approfondita adeguatamente la prospettiva dell’Unione Sovietica e in questo senso sarebbe stato interessante comprendere il loro punto di vista e il loro modo di agire in una situazione similare a quella accaduta per Rudolf Abel. Invece molto superficialmente viene additata la dittatura sovietica, dipinta negativamente attraverso l’utilizzo di classici stereotipi utilizzati in altre pellicole che descrivono gli “oppositori” degli Stati Uniti d’America non come degli esseri umani, ma come degli esseri provenienti da un mondo sconosciuto e malvagio. E’ vero che il film effettua una brillante critica della società americana però ne sottolinea anche i pregi. Questa analisi obiettiva non viene effettuata nei confronti dell’Unione Sovietica, in quanto i difetti giustamente rimarcati non vengono descritti adeguatamente, mentre i pregi sembrano non esistere. In sostanza sarebbe stato opportuno effettuare una disamina a tutto campo di entrambe le fazioni politiche, riuscendo in tal modo a realizzare un raffronto e un paragone che mettesse in luce l’assurdità, la malvagità e la crudeltà di due Governi che meritano di essere egualmente condannati per aver divulgato nel corso di svariati decenni una sensazione di timore e di paura nei confronti di un popolo terrorizzato dall’idea di dover affrontare una potenziale guerra nucleare. Inoltre i personaggi descritti, se non in rari casi, non sembrano particolarmente pervasi dai timori e dalle inquietudini che costituirebbero delle normali reazioni umane in un clima di particolare tensione. L’introspezione psicologica e la caratterizzazione dei personaggi è quasi del tutto assente. La sceneggiatura appare scarna, poco convincente e in alcune circostanze rende la narrazione confusa e incerta, lasciando perplesso lo spettatore. Il finale, come è tipico di molti film di Spielberg, è eccessivamente sdolcinato, fiabesco e celebrativo nei confronti del protagonista, il quale rasenta la perfezione, e pone stucchevolmente una netta distinzione tra il bene e il male senza porre sfumature intermedie. In conclusione il film è partito utilizzando degli spunti molto interessanti e convincenti, cadendo però nella banalità e nella superficialità tipica di pellicole concernenti lo storico contrasto tra Unione Sovietica e Stati Uniti, che inevitabilmente tendono ad esaltare più o meno velatamente quest’ultima nazione attraverso l’ingigantimento di eventi descritti come imprese eroiche rese tali grazie all’utilizzo di canoni standard utilizzati ripetutamente in svariate pellicole. Un film dalle ottime premesse che cala di livello durante il prosieguo della narrazione cadendo nella normalità e non distinguendosi rispetto ad altri film fotocopia dello stesso genere. E’ doverosa una particolare menzione all’attore Mark Rylance, nei panni di Rudolf Abel, il quale si è aggiudicato quest’anno il premio Oscar come migliore attore non protagonista per la sua grande interpretazione. Tom Hanks invece, nella parte di James B. Donovan, ha fornito una prova discreta ma non particolarmente convincente.

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