dhany coraucci
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domenica 3 gennaio 2016
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una guerra che poi “fredda” non fu mai
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Che Spielberg non sia un uomo comune lo sapevamo già da un pezzo, ma se fossero rimasti dei dubbi sappiate che il suo ultimo film è ispirato non solo a una storia vera, bensì a due: una di queste appartiene alla sua infanzia. Prima che di spie, infatti, il film narra la storia di un uomo “tutto d'un pezzo” e il primo uomo che nella vita del regista può vantare questo titolo fu il padre, originario dell'Ucraina, che negli anni della guerra fredda (quelli del film) si offrì volontario per uno scambio di ingegneri con l'Unione Sovietica, nonostante il parere contrario dei familiari che temevano non sarebbe più tornato indietro.
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Che Spielberg non sia un uomo comune lo sapevamo già da un pezzo, ma se fossero rimasti dei dubbi sappiate che il suo ultimo film è ispirato non solo a una storia vera, bensì a due: una di queste appartiene alla sua infanzia. Prima che di spie, infatti, il film narra la storia di un uomo “tutto d'un pezzo” e il primo uomo che nella vita del regista può vantare questo titolo fu il padre, originario dell'Ucraina, che negli anni della guerra fredda (quelli del film) si offrì volontario per uno scambio di ingegneri con l'Unione Sovietica, nonostante il parere contrario dei familiari che temevano non sarebbe più tornato indietro. Devono essere proprio questi ricordi personali a dare un tocco in più alla narrazione, peraltro ineccepibile, di un fatto realmente accaduto. Perché la perfetta ricostruzione delle atmosfere di quella guerra che poi tanto “fredda” non fu mai, non avrebbe il respiro ampio che ha, se non ci fosse un coinvolgimento intimo e particolare che dona al film una ricchezza di umanità rara a trovarsi. Non è un film d'azione ma di tensione. Tuttavia, nella seconda parte, bellissima, come viene raccontato il muro di Berlino (soprattutto la scena in cui si erige) è “azione” allo stato puro e con poche ma incisive scene fa venire i brividi. Ero scettica riguardo alla partecipazione alla sceneggiatura da parte dei fratelli Cohen pensando che l'avrebbero appesantita come sono soliti, a mio parere, fare, invece il film, seppure tutto parlato, scorre che è un piacere. Tom Hanks ha già interpretato e proprio con Spielberg (il magnifico Prova a Prendermi, 2002) il ruolo di un uomo leale e tutto d'un pezzo, ma è indubbio che nessuno meglio di lui sa come farlo. Mi hanno impressionato le scene sulla metropolitana, quando ancora tutti leggevano i quotidiani: fateci caso e che bella nostalgia! E fate caso anche alla bellissima colonna sonora che mi vanto di aver “riconosciuto” prima ancora di leggerlo nei titoli: è di Thomas Newman, il mio compositore preferito.
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isin89
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domenica 3 gennaio 2016
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il ponte di steven spielberg
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Steven Spielberg e Tom Hanks, due nomi che a Hollywood fanno letteralmente impazzire solo a sentirli pronunciare. Due icone del cinema, due tra le figure più importanti dello spettacolo degli ultimi tempi che, a distanza di ben undici anni da The Terminal, tornano in stato di grazia in questo faticoso e ammaliante progetto storico. Per la prima volta nella sua lunghissima carriera Steven Spielberg affronta il tema della Guerra Fredda traendo ispirazione da un fatto realmente accaduto durante uno dei momenti più delicati della storia del secolo scorso, l'edificazione del Muro di Berlino nel 1961. Ad aiutarlo nella sua impresa storica ci pensano i fratelli Coen, che con fare arguto e mano esperta firmano una sceneggiatura solida ed intelligente, condita da una giusta dose di ironia e (a tratti) leggerezza.
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Steven Spielberg e Tom Hanks, due nomi che a Hollywood fanno letteralmente impazzire solo a sentirli pronunciare. Due icone del cinema, due tra le figure più importanti dello spettacolo degli ultimi tempi che, a distanza di ben undici anni da The Terminal, tornano in stato di grazia in questo faticoso e ammaliante progetto storico. Per la prima volta nella sua lunghissima carriera Steven Spielberg affronta il tema della Guerra Fredda traendo ispirazione da un fatto realmente accaduto durante uno dei momenti più delicati della storia del secolo scorso, l'edificazione del Muro di Berlino nel 1961. Ad aiutarlo nella sua impresa storica ci pensano i fratelli Coen, che con fare arguto e mano esperta firmano una sceneggiatura solida ed intelligente, condita da una giusta dose di ironia e (a tratti) leggerezza.
La trama del film ruota attorno alle vicende dell'avvocato James Donovan (Tom Hanks) incaricato di difendere la spia russa Rudolf Abel (Mark Rylance), in un momento in cui le due superpotenze erano in procinto di annientarsi l'un l'altra. Donovan, armato di lealtà e spiccato buon senso, si impegna anima e corpo per salvare il suo assistito finendo per essere coinvolto in una losca trattativa di scambio tra lo stesso Abel e Francis Gary Powers, un ufficiale americano caduto vittima dei sovietici durante un attacco aereo. Il senso del dovere e il suo ferreo attaccamento alla leggi della democrazia americana saranno preclusivi all'eventuale instaurarsi di un conflitto a fuoco tra le due super potenze. Il Ponte delle Spie è un film solido e compatto costruito su tre blocchi narrativi ben definiti e perfettamente caratterizzati. La prima parte, ambientata interamente negli Stati Uniti, ruota attorno alla cattura e al processo riguardante la sorte della spia russa, all'interno del quale si inserisce l'insolito rapporto amichevole che legherà quest'ultimo al suo avvocato difensore. Nella seconda parte si esplora il gelo e l'inospitalità della titanica Berlino est e vede i nostri protagonisti alle prese con le problematiche trattative di scambio tra i prigionieri di entrambe le fazioni. Il finale del film costituisce l'ultimo blocco narrativo, l'assoluzione da tutti i peccati e il ritorno in patria del nostro eroe, stanco ma appagato dai suoi sforzi.
A stupire è l'impressionante abilità tecnica con la quale Spielberg confeziona tale prodotto. Un film maturo e attento dotato di una regia solida e ispirata che non cede nemmeno nei momenti peggiori. Sarebbe sufficiente la sequenza iniziale della cattura di Abel, giocata astutamente sui silenzi e su un montaggio precisissimo, per comprendere la portata dell'opera e godere di una straordinaria lezione di regia da parte di uno dei più influenti cineasti del mondo. E laddove la regia fa passi da gigante, il comparto scenografico, probabilmente l'aspetto più curato di tutto il film, vince su tutti i fronti. SS si avvale dei migliori collaboratori per la fedele riproduzione di una Berlino est pressoché perfetta, curando nel dettaglio ogni particolare e sfumatura resi ancor più credibili dalla fotografia glaciale del fido compagno Janusz Kaminski. Spielberg riesce nell'impresa di raccontare il conflitto tra i due blocchi senza spingere troppo l'acceleratore sul buonismo e sulle false retoriche tipiche del suo cinema ma concentrandosi sull'ambivalenza, perfettamente bilanciata, che caratterizzava entrambi gli schieramenti. Il regista non risparmia nessuno e non ha nessun timore a puntare il dito contro le menzogne e i soprusi degli Americani né a farci empatizzare pienamente con il personaggio di Rudolf Abel, altra anima del film. Interessante soprattutto il legame tra l'avvocato e il suo assistito, basato su una reciproca ammirazione che fino alla fine si mantiene viva e costante lasciandoci forse intuire quanto la rivalità che separava i due paesi fosse sinonimo di estrema incomunicabilità e di un pregiudizio infondato, dovuti a previi e stupidi accordi politici da parte dei rispettivi governi. Donovan e Abel sono degli uomini, sono persone ancor prima di essere un avvocato o una spia e in quanto tali sono stati così forti da eliminare le barriere culturali imposte dalle loro società e a far nascere tra di loro un'armoniosa intesa.
Ma Il Ponte delle Spie è lungi dall'essere un film perfetto e lo dimostrano alcune cadute di tono in certi momenti e un finale mieloso e fin troppo irritante dove la tanto odiata vena spielberghiana viene fuori. Più che la conclusione di un blockbuster hollywoodiano sembra di trovarci di fronte a uno spot della Mulino Bianco con tanto di luce sparata a mille e una retorica vergognosa su quanto gli Stati Uniti siano un paese giusto e sicuro. Una pecca enorme che grava (non di poco) sull'economia del film ma che non impedisce a Spielberg di confezionare un prodotto notevole e di difficile fattura, compito che riesce solo ai mostri sacri come lui.
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mauro.t
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domenica 3 gennaio 2016
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gli usa di spielberg delle meraviglie
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Fine anni ’50, guerra fredda. Negli USA un avvocato di diritto assicurativo viene chiamato a difendere una spia sovietica e per questo sarà odiato dall’opinione pubblica americana. Poi viene convinto a trattare in prima persona uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR, il cui esito finale ne garantirà l’acclamazione. Suspense garantita per tutto il film, sceneggiatura e montaggio perfetti, niente da dire. Ma le “morali” che emergono dal film sono tre: 1- gli USA erano e sono un grandissimo paese democratico; 2- tale democrazia ha il potere di trasformare un uomo qualunque in un supereroe, in circostanze estreme; 3- gli avvocati del ramo assicurativo hanno un tale pelo sullo stomaco che riescono ad imporsi sulla CIA, sul KGB e sulla STASI.
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Fine anni ’50, guerra fredda. Negli USA un avvocato di diritto assicurativo viene chiamato a difendere una spia sovietica e per questo sarà odiato dall’opinione pubblica americana. Poi viene convinto a trattare in prima persona uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR, il cui esito finale ne garantirà l’acclamazione. Suspense garantita per tutto il film, sceneggiatura e montaggio perfetti, niente da dire. Ma le “morali” che emergono dal film sono tre: 1- gli USA erano e sono un grandissimo paese democratico; 2- tale democrazia ha il potere di trasformare un uomo qualunque in un supereroe, in circostanze estreme; 3- gli avvocati del ramo assicurativo hanno un tale pelo sullo stomaco che riescono ad imporsi sulla CIA, sul KGB e sulla STASI. Possibile? Mah! Persino il primo Rocky di Stallone era più credibile. Ma è il cinema, baby, quello di Spielberg delle Meraviglie
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alexlaby
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domenica 3 gennaio 2016
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non mi è piaciuto e spielberg sa fare meglio
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Fino alla fine ti aspetti che vi sia un guizzo, che il regista colga l'occasione per emozionare; invece niente di niente. La storia è bella, ma Spielberg è decisamente al di sotto del suo standard.
Anche le recitazioni sono tutt'altro che da Oscar. E, ciliegina sulla torta, vi sono alcune imperfezioni narrative (La spia russa che resta sorpresa per la presenza del suo avvocato sul ponte, ma poi si scopre che gli ha portato un disegno in dono; la moglie dell'avvocato che è in pena perché suo marito deve andare in una località pericolosa, ma poi il regista si dimentica di questo e si scopre che lei sa che il marito è andato vicino Londra per pescare trote; l'avvocato che rientra da Berlino a casa sua negli Stati Uniti e, una volta a casa, in tv passa la notizia che quella stessa mattina vi era stato l'evento clou a Berlino con protagonista proprio l'avvocato (il volo lo avrà fatto con il teletrasporto)).
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Fino alla fine ti aspetti che vi sia un guizzo, che il regista colga l'occasione per emozionare; invece niente di niente. La storia è bella, ma Spielberg è decisamente al di sotto del suo standard.
Anche le recitazioni sono tutt'altro che da Oscar. E, ciliegina sulla torta, vi sono alcune imperfezioni narrative (La spia russa che resta sorpresa per la presenza del suo avvocato sul ponte, ma poi si scopre che gli ha portato un disegno in dono; la moglie dell'avvocato che è in pena perché suo marito deve andare in una località pericolosa, ma poi il regista si dimentica di questo e si scopre che lei sa che il marito è andato vicino Londra per pescare trote; l'avvocato che rientra da Berlino a casa sua negli Stati Uniti e, una volta a casa, in tv passa la notizia che quella stessa mattina vi era stato l'evento clou a Berlino con protagonista proprio l'avvocato (il volo lo avrà fatto con il teletrasporto)).
Senza dubbio è il film più debole tra quelli diretti da Spielberg e uno dei meno emozionanti tra quelli inerenti a guerra fredda, Cia e Kgb. Peccato perché la storia di questo avvocato avrebbe meritato ben altra pellicola.
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laloli
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domenica 3 gennaio 2016
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da vedere senz'altro
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Il film si basa su avvenimenti realmente accaduti. La ricostruzione storica, dagli ambienti agli esterni, accurata; Tom Hanks molto bravo. A me è, per tutta la durata del film, suonata non in linea con il personaggio la voce del doppiatore: ci avrei messo una voce più particolare, forse meno perfetta, ma più vera. Del resto Hanks ha finalmente perso la faccia a 'formaggino' ed è diventato un signore cinquantanovenne molto molto interessante.
Il film assolutamente da vedere. Stonato, a parer mio, solo un certo sottofondo di 'americanate' che avrei cancellato volentieri: un paio di spacconerie fuori contesto; due risate rubate, ed evitabili, fuori contesto.
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fabiofeli
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sabato 2 gennaio 2016
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servirebbe sempre un contadino ostinato
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Il ponte delle spie di Steven Spielberg
Alla metà degli anni ’50 Rudolf Abel (Mark Rylance), una spia russa negli USA, viene scoperto e catturato. Siamo in piena guerra fredda e il caso infiamma l’opinione pubblica americana che al processo reclama per l’uomo riconosciuto colpevole la pena di morte. L’avvocato difensore di Abel, James Donovan (Tom Hanks), attento alle regole della Costituzione, la Carta dei Diritti, riesce ad evitare la pena capitale per il suo assistito, che con fatalismo rimane imperturbabile durante il suo processo.
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Il ponte delle spie di Steven Spielberg
Alla metà degli anni ’50 Rudolf Abel (Mark Rylance), una spia russa negli USA, viene scoperto e catturato. Siamo in piena guerra fredda e il caso infiamma l’opinione pubblica americana che al processo reclama per l’uomo riconosciuto colpevole la pena di morte. L’avvocato difensore di Abel, James Donovan (Tom Hanks), attento alle regole della Costituzione, la Carta dei Diritti, riesce ad evitare la pena capitale per il suo assistito, che con fatalismo rimane imperturbabile durante il suo processo. Donovan gli chiede se è preoccupato: “Servirebbe?” risponde costui. Donovan paga a caro prezzo la difesa del “comunista”: la gente lo guarda storto e lo accomuna a quello che è considerato un nemico mortale. Anche la sua famiglia non comprende il suo punto di vista e patisce per l’ostracismo decretatogli. Quando viene abbattuto un U2, un aereo spia americano, nei cieli della Russia e viene catturato il pilota Gary Powers che, saggiamente, non si è suicidato come da protocollo, si profila uno scambio tra i due. Donovan viene incaricato, non ufficialmente, di condurre la difficile trattativa nella Berlino ormai spaccata in due dalla costruzione del muro. Non fanno una bella figura nella vicenda i guerrafondai: da un lato i funzionari della CIA sono interessati allo scambio ma non si curano di un incolpevole studente americano incappato nella rete della Stasi; dall’altro lato i russi vogliono recuperare al più presto Abel per il timore che riveli i dettagli della rete spionistica negli USA; ed infine i terzi incomodi, i funzionari della Germania Est, brigano solo per ottenere un riconoscimento formale della neonata Repubblica Democratica, facendo leva sul rifiuto di liberare lo studente. Solo il rispetto delle regole e dei diritti di tutti guida Donovan: anche salvare un solo uomo può salvare l’intera umanità, come si affermava in Schindler’s List. E’ una lotta durissima, condotta da un uomo tutto di un pezzo, fermo nelle sue convinzioni, che non vuole omologarsi alla disumanità di tutti gli altri.
La ricostruzione del sapore di un’epoca buia a Spielberg riesce bene: si respira l’aria mefitica della guerra fredda con i danni del Maccartismo e della caccia alle streghe; si inorridisce davanti alle esecuzioni dei fuggitivi che tentano di scalare il muro di Berlino guardandole dall’alto della metropolitana senza poterle impedire; sempre dalla metropolitana di New York si sbirciano gli scavalcamenti “etnici” delle barriere. Ci voleva proprio un “contadino ostinato”, fermo nelle sue convinzioni, per vincere quella difficile battaglia. Tom Hanks con la sua recitazione è il grande valore aggiunto del film; non è una novità per un attore che ogni volta cambia faccia, aspetto e psicologia senza fallire un colpo. Ma anche tutti gli altri sono a un ottimo livello con una citazione particolare per Rylance, composto e distaccato. Servirebbe? Certo che sì, per un film da non mancare.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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dario bottos
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sabato 2 gennaio 2016
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spielberg e i fratelli cohen, il film perfetto
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Un film è magistrale qundo ti fa entrare nella sua storia e te la converte in mito e verità, quando lo guardi con occhi di bambino che sorbe deliziato il suo gelato e spera che non finisca mai, quando leviti sulla sedia e non ti accorgi di quello che ti sta intorno completamente assorbito nella magia, quando vorresti essere tu quel personaggio, e poi quello e quell'altro, e aver detto quelle parole e pensi: càspita tutto questo è perfetto. E vorresti che il tuo amico fosse lì con te a vederlo per commentarlo in presa diretta perchè non ce la fai a tenere tutto dentro fino alla fine, rischi di scordarti una sfumatura, un colore, un commento sonoro.
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Un film è magistrale qundo ti fa entrare nella sua storia e te la converte in mito e verità, quando lo guardi con occhi di bambino che sorbe deliziato il suo gelato e spera che non finisca mai, quando leviti sulla sedia e non ti accorgi di quello che ti sta intorno completamente assorbito nella magia, quando vorresti essere tu quel personaggio, e poi quello e quell'altro, e aver detto quelle parole e pensi: càspita tutto questo è perfetto. E vorresti che il tuo amico fosse lì con te a vederlo per commentarlo in presa diretta perchè non ce la fai a tenere tutto dentro fino alla fine, rischi di scordarti una sfumatura, un colore, un commento sonoro. Andatelo a vedere, e portateci la famiglia.
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cappa41
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sabato 2 gennaio 2016
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avvisate spielberg che la guerra fredda è finita
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Citatemi una sola cosa del film che non sia scontata, banale, prevedibile, vista e rivista decine di volte. Con l'aggravante che, a distanza di quasi settant'anni, forse un giudizio meno unilaterale sui contendenti della guerra fredda si poteva anche azzardarlo. E invece, niente: gli Americani sono buoni e leali, i Russi sono subdoli e spietati. Quanto ai tedeschi dell'est, sono la sintesi di comunismo e nazismo - e dunque assomigliano a bestie feroci più che a uomini. Per il resto, è ammirevole la capacità di restare rigorosamente all'interno degli stereotipi più vieti. Il giudice burbero, ma in fondo sensibile. La mogliettina premurosa e un po' svampita, i figli inconsapevoli della grandezza del loro genitore, l'assistente dell'avvocato Donovan immotivatamente ilare.
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Citatemi una sola cosa del film che non sia scontata, banale, prevedibile, vista e rivista decine di volte. Con l'aggravante che, a distanza di quasi settant'anni, forse un giudizio meno unilaterale sui contendenti della guerra fredda si poteva anche azzardarlo. E invece, niente: gli Americani sono buoni e leali, i Russi sono subdoli e spietati. Quanto ai tedeschi dell'est, sono la sintesi di comunismo e nazismo - e dunque assomigliano a bestie feroci più che a uomini. Per il resto, è ammirevole la capacità di restare rigorosamente all'interno degli stereotipi più vieti. Il giudice burbero, ma in fondo sensibile. La mogliettina premurosa e un po' svampita, i figli inconsapevoli della grandezza del loro genitore, l'assistente dell'avvocato Donovan immotivatamente ilare. Gli agenti della Cia induriti dal loro lavoro, ma in fondo mossi da genuino patriottismo. Si arriva alla fine del film aspettando - invano - che vi sia almeno l'abbozzo di un colpo di scena, almeno una parvenza di sceneggiatura meno zuccherosa e sdolcinata. Niente. L'unica ipotesi che, alla fine, può balenare è che, nel momento cruciale dello scambio fra i prigionieri, Abel rinunci a ritornare in patria perché convertito dal fascino del paese a stelle e strisce. Mentre qua e là fa capolino una possibilità ancora più radicale: e cioè che Donovan e Abel confessino l'uno all'altro il loro amore. Ma sarebbe una novità troppo sconvolgente per un film così piatto e convenzionale.
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[+] commento perfetto!
(di emmeci)
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gabri66
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venerdì 1 gennaio 2016
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finalmente un bel film
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Ciao, per questioni economiche, devo centellinare la mia fame di settima arte, dopo "The Wall" e "Fury" è il terzo film che vedo al cinema in un anno.
La guerra fredda è stato un periodo che in almeno tre occasioni, il mondo è stato ad un passo da una guerra termonucleare globale: 1)la questione della DDR con la crisi Reagan/pershing (ndr: raccontata meravigliosamente nella serie TV su SKY "Deutschland 83");2)la crisi dei missili URSS a Cuba dove solo la diplomazia di JFK e di Chruščёv , ha evitato la distruzione del genere umano (ndr: adesso ci sta pensando il riscaldamento globale, meno rapido , ma il risultato sarà lo stesso)......la terza occasione? E' raccontata magnificamente nel film, la vicenda è vera, ma chissà quante altre vv uno scambio di spie ha risolto la situazione!!!
Passiamo alla recensione tecnica: gli attori sono impeccabili, Hanks è stratosferico, ( speriamo che non porti via l'ennesimo Oscar a Di Caprio che dopo tanti anni lo meruta + di tutti); Rylance attore di teatro inglese, è da Oscar, anche solo per la frase che passerà alla storia: "SERVIREBBE?"; gli altri attori sono perfetti nei loro ruoli.
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Ciao, per questioni economiche, devo centellinare la mia fame di settima arte, dopo "The Wall" e "Fury" è il terzo film che vedo al cinema in un anno.
La guerra fredda è stato un periodo che in almeno tre occasioni, il mondo è stato ad un passo da una guerra termonucleare globale: 1)la questione della DDR con la crisi Reagan/pershing (ndr: raccontata meravigliosamente nella serie TV su SKY "Deutschland 83");2)la crisi dei missili URSS a Cuba dove solo la diplomazia di JFK e di Chruščёv , ha evitato la distruzione del genere umano (ndr: adesso ci sta pensando il riscaldamento globale, meno rapido , ma il risultato sarà lo stesso)......la terza occasione? E' raccontata magnificamente nel film, la vicenda è vera, ma chissà quante altre vv uno scambio di spie ha risolto la situazione!!!
Passiamo alla recensione tecnica: gli attori sono impeccabili, Hanks è stratosferico, ( speriamo che non porti via l'ennesimo Oscar a Di Caprio che dopo tanti anni lo meruta + di tutti); Rylance attore di teatro inglese, è da Oscar, anche solo per la frase che passerà alla storia: "SERVIREBBE?"; gli altri attori sono perfetti nei loro ruoli.
Spielberg......l'unico neo del film sono quei 20" finali dove si lascia scappare il suo naturale americanismo ( come del resto nel finale di "saving private Ryan, con quella bandiera a stelle e strisce che sfuma nei titoli di coda), quando Hanks guardando dal finestrino della metro vede tranquillamnete saltare, in piena "libertà", da una villetta ad un'altra dei ragazzi, richiamando lo spettatore alla tremenda immagine dei fuggitivi dalla DDR falciati a colpi di mitragliatrice, sotto gli occhi di Hanks sempre su un treno, "scordandosi" di ricordare che se lo avesse fatto uno di colore sarebbe stato tranquillamente ucciso, oppure nelle scene di tortura del prigioniera americano da parte del KGB.....anche qui il regista si dovrebbe ricordare della vergogna di Guantanamo etc.etc.
Comunque Spielberg,difficilmente sbaglia film, si xerde in questi piccoli particolari, per il resto è un grande.
La fotografia del fantastico Janusz Kaminski è come al solito meravigliosa e impeccabile.
La colonna sonora è ottima, del resto Thomas Newman, (Pomodori verdi fritti alla fermata del treno,American beauty,Il miglio verde, Erin Brochovich,Angels in America, Finding Nemo etc.)sono una garanzia.
CHE DIRE.....SOPRATUTTO PER I GIOVANI, CHE DI STORIA CONTEMPORANEA NE SANNO BEN POCO, E' UN FILM DA VEDERE ASSOLUTAMENTE!!!!!!!
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stranofu
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venerdì 1 gennaio 2016
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mark rylance colora il ponte delle spie
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Si tratta di un film che cerca di descrivere parte della guerra fredda , focalizzandosi sulle reazioni durante gli anni di tensione tra le due potenze.Nonostante però sembri il solito film logorroico e noioso che "piace a tutti ma in veritá a nessuno", riesce grazie ad una trama fluida e scorrevole a tenere lo spettatore attaccato allo schermo per tutta la durata del film.
È sicuramente quindi un ottimo film ma sarebbe stato uno dei tanti, scialbi e piatti, se non ci fosse stato Mark rylance. Quando c'è lui il film si colora,prende vita ed a tratti si trasforma in un capolavoro.La sua interpretazione riesce a emozionare lo spettatore strappandogli un sorriso e a volte anche ....una lacrima.
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Si tratta di un film che cerca di descrivere parte della guerra fredda , focalizzandosi sulle reazioni durante gli anni di tensione tra le due potenze.Nonostante però sembri il solito film logorroico e noioso che "piace a tutti ma in veritá a nessuno", riesce grazie ad una trama fluida e scorrevole a tenere lo spettatore attaccato allo schermo per tutta la durata del film.
È sicuramente quindi un ottimo film ma sarebbe stato uno dei tanti, scialbi e piatti, se non ci fosse stato Mark rylance. Quando c'è lui il film si colora,prende vita ed a tratti si trasforma in un capolavoro.La sua interpretazione riesce a emozionare lo spettatore strappandogli un sorriso e a volte anche ....una lacrima. Se quindi durante queste feste vi trovate al cinema e volete un film di spessore che sappia far riflettere, il ponte delle spie è perfetto per voi.
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