jackmalone
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domenica 10 gennaio 2016
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stati uniti-urss: 2 a 1
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Se pensiamo agli attuali equilibri di potere nel mondo , alle politiche di distensione dagli anni ' 80 in poi, alla caduta di tanti muri e alle nuove minacce terroristiche che coinvolgono un'umanità incolpevole a livello globale, sembra surreale il clima dei primi anni '60. La gente allora temeva davvero un conflitto nucleare mondiale? Valeva la pena investire tante risorse umane ed economiche per spiare il nemico o evitare di essere spiati ? Qual é stato il prezzo a livello sociale ed economico della diffidenza, dell'odio, della paura che persino il tuo tranquillo vicino di casa stesse tramando contro di te?
L'ottimo Spielberg fa un lavoro di antropologia sociale esaltando i caratteri che , anche in un momento di follia collettiva sanno conservare le proprie caratteristiche umane : razionalità, autocontrollo, una dose di fatalismo e soprattutto molta determinazione; ciò che sicuramente ha reso grande l'America .
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Se pensiamo agli attuali equilibri di potere nel mondo , alle politiche di distensione dagli anni ' 80 in poi, alla caduta di tanti muri e alle nuove minacce terroristiche che coinvolgono un'umanità incolpevole a livello globale, sembra surreale il clima dei primi anni '60. La gente allora temeva davvero un conflitto nucleare mondiale? Valeva la pena investire tante risorse umane ed economiche per spiare il nemico o evitare di essere spiati ? Qual é stato il prezzo a livello sociale ed economico della diffidenza, dell'odio, della paura che persino il tuo tranquillo vicino di casa stesse tramando contro di te?
L'ottimo Spielberg fa un lavoro di antropologia sociale esaltando i caratteri che , anche in un momento di follia collettiva sanno conservare le proprie caratteristiche umane : razionalità, autocontrollo, una dose di fatalismo e soprattutto molta determinazione; ciò che sicuramente ha reso grande l'America . La frase più bella: "Io sono Irlandese, lei é tedesco. Cosa ci rende Americani? Il rispetto delle regole: la Costituzione". Per un avvocato, senza le leggi non c'é civiltà e quando ciò sarà vero per tutti , indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche , religiose o culturali l'umanità sarà veramente civile.
Gli americani non amavano i russi; sentimento ricambiato, i tedeschi dell'est non amavano nè gli american nè i russi ma non volevano sentirsi come un popolo annesso suo malgrado al vincitore e in un sussulto di orgoglio nazionalistico entrano anche loro nella partita . Ha vinto chi ha giocato meglio le sue carte, chi ha creduto nella lealtà e nella legge:" l'uomo tutto d'un pezzo" che é ammirato anche dai suoi nemici perchè ha rispettato le regole fino in fondo.
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alnick
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domenica 10 gennaio 2016
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il ponte sul fiume havel
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Dalla storia vera della "Crisi degli U-2" prende spunto la nuova opera di Steven Spielberg, "Il Ponte delle spie". James Donovan, avvocato assicurativo idealista e fondamentalmente giusto, viene chiamato a difendere il Colonnello Abel, spia sovietica negli Usa della Guerra Fredda, in un processo dalla sentenza già scritta. Sorretto dai propri valori morali, lo salva dalla condanna a morte ipotizzandone l'utilità in occasione di un probabile scambio di prigionieri. Evenienza che si propone di lì a poco quando i sovietici abbattono un aereo spia, catturando un giovane pilota americano e proponendone lo scambio con Abel. Inviato in completa solitudine nella Germania Est dei primi anni '60 (la costruzione del muro di Berlino iniziò nel 1961), Donovan dovrà scontrarsi con l'ottusità di un mondo divorato dall'intolleranza e dall'indifferenza verso l'umanità.
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Dalla storia vera della "Crisi degli U-2" prende spunto la nuova opera di Steven Spielberg, "Il Ponte delle spie". James Donovan, avvocato assicurativo idealista e fondamentalmente giusto, viene chiamato a difendere il Colonnello Abel, spia sovietica negli Usa della Guerra Fredda, in un processo dalla sentenza già scritta. Sorretto dai propri valori morali, lo salva dalla condanna a morte ipotizzandone l'utilità in occasione di un probabile scambio di prigionieri. Evenienza che si propone di lì a poco quando i sovietici abbattono un aereo spia, catturando un giovane pilota americano e proponendone lo scambio con Abel. Inviato in completa solitudine nella Germania Est dei primi anni '60 (la costruzione del muro di Berlino iniziò nel 1961), Donovan dovrà scontrarsi con l'ottusità di un mondo divorato dall'intolleranza e dall'indifferenza verso l'umanità. Magistralmente aiutato dalla sceneggiatura asciutta e perfetta dei fratelli Coen (con Matt Charman), dalla stupenda fotografia del solito Janusz Kaminsky e dall'interpretazione efficace di Tom Hanks e soprattutto di uno splendido Mark Rylance, Spielberg realizza un film maturo, in certe parti volutamente monocorde, in cui descrive un mondo di ipocrisie e falsità, di brutture e malvagità, di presunzione e incoerenza. Nessuno viene salvato dallo sguardo disincantato della cinepresa: gli americani sono odiosi e ingiusti quanto i russi e i tedeschi dell'Est, la giustizia è una questione di politica e di opportunità a dispetto della legge stessa di cui dovrebbe essere paladina. In tutto ciò, tema caro a Spielberg da tempo, la figura di Donovan, uomo giusto e "tutto di un pezzo", che, da cittadino normale e idealista gettato in una situazione straordinaria, combatte con la propria coerenza l'ingiustizia e la stupidità di un mondo tanto simile al nostro.
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dejan t.
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sabato 9 gennaio 2016
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una storia di coraggio, umiltà, nobiltà d'animo
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Due nomi che non hanno bisogno di presentazioni: Steven Spielberg e Tom Hanks. Il regista statunitense, che vanta una carriera di successo quasi unica nella storia del cinema, pone un altro tassello nella sua lunga (e vincente) produzione cinematografica; lo stesso discorso per Tom Hanks, uno degli attori più famosi e premiati degli ultimi 25 anni, affermatosi a partire dal 1994 con il film "Forrest Gump" e poi protagonista di tante altre ottime pellicole. La loro collaborazione per "Il ponte delle spie" inevitabilmente avrebbe portato alla realizzazione di un opera di alto livello, e così è stato.
Ambientato nella Brooklyn del 1957, quando la Guerra Fredda era alle porte, il film narra la storia dell'avvocato James B.
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Due nomi che non hanno bisogno di presentazioni: Steven Spielberg e Tom Hanks. Il regista statunitense, che vanta una carriera di successo quasi unica nella storia del cinema, pone un altro tassello nella sua lunga (e vincente) produzione cinematografica; lo stesso discorso per Tom Hanks, uno degli attori più famosi e premiati degli ultimi 25 anni, affermatosi a partire dal 1994 con il film "Forrest Gump" e poi protagonista di tante altre ottime pellicole. La loro collaborazione per "Il ponte delle spie" inevitabilmente avrebbe portato alla realizzazione di un opera di alto livello, e così è stato.
Ambientato nella Brooklyn del 1957, quando la Guerra Fredda era alle porte, il film narra la storia dell'avvocato James B. Donovan (Tom Hanks) coinvolto in un caso burocratico: una presunta spia russa, Rudolf Abel (Mark Rylance), è stata individuata e arrestata. Il tribunale statunitense vuole condannarlo a morte, ma decide di affidare all'esperto Donovan la difesa dell'imputato (anche se sanno che le prove di accusa sono schiaccianti). Da questo punto si svilupperà un'avventura coinvolgente che porterà l'avvocato a contrattare con i russi e i tedeschi per lo scambio di ostaggi dei rispettivi paesi nel tentativo di evitare la morte del suo assistito.
La storia è avvincente, la sapiente guida di Spielberg porta equilibrio e solidità alla struttura di base; nel film tutto sembra funizionare: dalla scelta degli attori, affiatati e superlativi nella recitazione, alla scenografia e alla fotografia di categoria superiore, alla colonna sonora, ottima. Davvero ben riusciti i dialoghi, originale la figura dell'avvocato Donovan.
Il film, profondo e riflessivo, pone sotto gli occhi dello spettatore tematiche importanti e significative: il senso del dovere (nei confronti dello stato della famiglia), l'umiltà, la perseveranza, il coraggio, la nobiltà d'animo. Toccante la scena finale.
La pellicola è davvero di ottima fattura, il successo sarà assicurato!
Assolutamente da vedere!
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cappa41
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sabato 9 gennaio 2016
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non bastava il buon soldato ryan?
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L'abuso di una fastidiosissima retorica filoamericana, del tutto immemore di Guantanamo e di altre leggiadre imprese analoghe, induce lo spettatore a non avvedersi di alcuni grossolani errori nella sceneggiatura. Basti citarne alcuni fra i più macroscopici. Che ne è della love story, appena accennata, fra l’assistente di Donovan e sua figlia? Mentre infatti si capisce bene che il giovane avvocato non arriva in casa del protagonista perché attratto dal polpettone, gli sceneggiatori si sono “dimenticati” di dirci come va a finire questa vicenda, della quale fra l’altro si ignora anche ogni altro dettaglio. Una sorta di inspiegabile binario morto della narrazione. Non è l’unico. Che fine potranno aver fatto lo scienziato e sua figlia, per salvare i quali il bravo studente americano si fa catturare dai vopos tedeschi? Se restiamo fedeli a ciò che il film fa vedere, l’unica ipotesi è che la giovane donna diventi una campionessa di ciclismo.
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L'abuso di una fastidiosissima retorica filoamericana, del tutto immemore di Guantanamo e di altre leggiadre imprese analoghe, induce lo spettatore a non avvedersi di alcuni grossolani errori nella sceneggiatura. Basti citarne alcuni fra i più macroscopici. Che ne è della love story, appena accennata, fra l’assistente di Donovan e sua figlia? Mentre infatti si capisce bene che il giovane avvocato non arriva in casa del protagonista perché attratto dal polpettone, gli sceneggiatori si sono “dimenticati” di dirci come va a finire questa vicenda, della quale fra l’altro si ignora anche ogni altro dettaglio. Una sorta di inspiegabile binario morto della narrazione. Non è l’unico. Che fine potranno aver fatto lo scienziato e sua figlia, per salvare i quali il bravo studente americano si fa catturare dai vopos tedeschi? Se restiamo fedeli a ciò che il film fa vedere, l’unica ipotesi è che la giovane donna diventi una campionessa di ciclismo.Si potrebbero indicare molti altri svarioni in una sceneggiatura che i fratelli Cohen hanno evidentemente scritto con la mano sinistra (una sottile vendetta nei confronti di Spielberg?). Non è invece classificabile come una semplice svista la tesi alla quale è affidata la verosimiglianza dell’intera vicenda. Sentite un po’. Vi sarete chiesti, assistendo al film, in virtù di cosa Donovan riesca a portare a casa un risultato così brillante, pur non disponendo di alcun ruolo ufficiale e pur essendo sprovvisto di superpoteri alla Batman. Prima di rispondere a questo interrogativo si può osservare che, visti gli esiti sbalorditivi dell’attività dell’avvocato, non si capisce perché gli Stati Uniti non lo abbiano “usato” anche per risolvere altri problemi. Che bisogno c’era di spendere miliardi di dollari in testate nucleari? Per disarcionare Fidel Castro, instaurare la dittatura in Cile, far fuori Saddam Hussein, si poteva fare a meno della Baia dei Porci, delle trame della Cia, e delle truppe inviate in Iraq. Sarebbe bastato mettere in pista Donovan per ottenere il risultato desiderato. Spreco di risorse e di uomini! Anziché prodigarsi per esportare la democrazia, sarebbe stato sufficiente esportare Donovan. Ma torniamo alla sceneggiatura del film. Solo uno spettatore distratto può non aver capito la risposta all’interrogativo dal quale siamo partiti, vale a dire con quale espediente il protagonista riesca a liberare non uno, ma due prigionieri americani, in cambio di una sola spia sovietica. Semplice. Ci riesce non nonostante, ma proprio perché è un avvocato delle assicurazioni. Ricordate una delle primissime sequenze del film, quando si assiste al dialogo fra Donovan e il legale della sua controparte? Lì è la chiave del film. Un’autentica genialata. Col tono di chi stia esponendo una scoperta paragonabile alla relatività ristretta di Einstein, l’avvocato spiega in che senso paghi uno e prendi due. Se in un sinistro automobilistico sono coinvolte due vetture, è sempre e soltanto uno il risarcimento a cui è tenuta la Compagnia assicuratrice. Eureka. Questa formidabile scoperta logica, appena un po’ adattata alla trascurabile circostanza di trovarsi in presenza di uomini in carne ed ossa, anziché di vetture, è quella che permette a Donovan di piegare ai suoi voleri i torturatori russi e i riluttanti comunisti tedeschi. Elementare, Watson. Pardon: elementare – troppo elementare - cari fratelli Cohen.
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kaipy
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venerdì 8 gennaio 2016
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monolitico
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La trama scorre senza scossoni, solo qualche brivido a causa del freddo, i personaggi sono così uguali a se stessi da creare quasi una distanza incolmabile con il resto del mondo. Nemmeno la carta dello Humor riesce a renderli più umani. Tutto è molto affettato.
L'unica emozione il film me l'ha regalata con la costruzione del Muro e quel che segue.
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citizen kane
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giovedì 7 gennaio 2016
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salvate i soldati rusky e ryan
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Ecco il cinepanettino! ovvero il piccolo cinepanettone per l'elite di cinefili intellettuali, politically correct,storicamente malinformati e illusi, che uccidono la loro noia natalizia con una pellicola griffata,declamata e sapientemente patinata.
Certo che Steven Spielberg è un grande professionista e un grande sciamano delle platee cinefile, non v'è dubbio;nessuno contesta la sua maestria,ma il mito dell'americano ordinary, eroe ad ogni costo,tutto d'un pezzo e impavido, risulta oramai datato e anche un po' logoro.
Mark Rylance fisionomia molto anglosassone,poco senescente e consunta,più adatta a Fuga da Alcatraz che a spystory di guerra fredda.
Tom Hanks quasi una maschera tragica che si fa carico delle ingiustizie dell'umanità,la happy family quasi un quadretto da Mulino Bianco,l'apparato della burocrazia sovietica figure da strisce di Capitan America,il referente CIA un impiegato di rappresentanza.
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Ecco il cinepanettino! ovvero il piccolo cinepanettone per l'elite di cinefili intellettuali, politically correct,storicamente malinformati e illusi, che uccidono la loro noia natalizia con una pellicola griffata,declamata e sapientemente patinata.
Certo che Steven Spielberg è un grande professionista e un grande sciamano delle platee cinefile, non v'è dubbio;nessuno contesta la sua maestria,ma il mito dell'americano ordinary, eroe ad ogni costo,tutto d'un pezzo e impavido, risulta oramai datato e anche un po' logoro.
Mark Rylance fisionomia molto anglosassone,poco senescente e consunta,più adatta a Fuga da Alcatraz che a spystory di guerra fredda.
Tom Hanks quasi una maschera tragica che si fa carico delle ingiustizie dell'umanità,la happy family quasi un quadretto da Mulino Bianco,l'apparato della burocrazia sovietica figure da strisce di Capitan America,il referente CIA un impiegato di rappresentanza.Le scene sono lente e cupe.Certo le location reali o ricostruite in studio sono splendide,la fotografia impeccabile,la regia magistrale e gli effetti speciali della missione aerea avvincenti,tuttavia,anche se ispirato a vicende realmente accadute manca il sapore del realismo storico e l'asciuttezza cronachistica dell'epoca.
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domenico maria
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giovedì 7 gennaio 2016
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la guerra fredda secondo spielberg
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Grande merito di questo film, indiscutibile, la fluidità con cui il regista propone l'argomento. I quasi 140 minuti non si sentono :si esce certamente con idee sane e chiare,dopo una attenzione appunto non esasperata. Tom Hanks è veramente bravissimo nella parte del professionista che passa con estrema naturalezza dal ramo assicurativo,dove si è fatto un gran nome, a un campo minato come avvocato della difesa di un alto ufficiale del KGB che, per sua aperta ammissione, non ha la minima idea di collaborare con gli USA in merito alle informazioni scoperte. Quindi, un "cliente" tremendo che non dà scampo, se non in linea di principio. Come in "A torto o a ragione"(Il processo, meglio,l'indagine su Furtwangler, di Szabò), bisogna far vedere che gli USA sono sempre dalla parte della liberalità,del diritto alla difesa, alla migliore difesa possibile.
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Grande merito di questo film, indiscutibile, la fluidità con cui il regista propone l'argomento. I quasi 140 minuti non si sentono :si esce certamente con idee sane e chiare,dopo una attenzione appunto non esasperata. Tom Hanks è veramente bravissimo nella parte del professionista che passa con estrema naturalezza dal ramo assicurativo,dove si è fatto un gran nome, a un campo minato come avvocato della difesa di un alto ufficiale del KGB che, per sua aperta ammissione, non ha la minima idea di collaborare con gli USA in merito alle informazioni scoperte. Quindi, un "cliente" tremendo che non dà scampo, se non in linea di principio. Come in "A torto o a ragione"(Il processo, meglio,l'indagine su Furtwangler, di Szabò), bisogna far vedere che gli USA sono sempre dalla parte della liberalità,del diritto alla difesa, alla migliore difesa possibile. Ciò detto, la spia deve, dopo aver avuto una difesa fuoriclasse, finire sulla sedia elettrica...deve,si badi,non esiste il dubbio. Alla condanna mitigata a 30 anni in una istituzione,Donovan passa(1960) per un traditore, forse un venduto ai comunisti,negli sguardi sprezzanti della metropolitana(v. Oliver Stone JFK "sospetti che Kennedy sia morbido con i comunisti",dopo la risoluzione pacifica dei 13 giorni del '62). In fondo spesso agli americani piaceva, e forse piace ancora questo gioco delle parti "Cesariano":il nemico è stato eroico e bravissimo,pericolosissimo e valorosissimo; ma anche di questo splendido e gagliardissimo nemico Cesare(gli USA)ha avuto ragione.Quindi, sedia elettrica.Ma l'interpretazione liberale e aperta dei principi costituzionali americani,estesi in senso appunto liberale, del libero pensiero e della libera interpretazione, fa vincere Donovan anche su un Giudice "falco".I sovietici hanno certo centinaia o migliaia di armadi pieni di scheletri, ma in questo rimpiattino tremendo, di fondo anche loro vogliono, per quanto possibile,evitare la Guerra Termonucleare Totale che, nella migliore ipotesi lascerà sul terreno almeno un centinaio di milioni di vittime e gigantesche aree del pianeta tragicamente scheletriche e sterilizzate per diverse generazioni(stiamo parlando della evoluzione più rosea!).Vedere i 20 minuti di intervista a Mc Namara come Bonus del "Dottor Stranamore" di Kubrick,che valgono più di 10 libri."Ich bin Berliner" grida Kennedy nel '63, in un memorabile discorso,per invitare il mondo a vedere le piaghe ancora sanguinanti della seconda guerra mondiale, quasi 20 anni dopo. Tuttavia, e questo è il mio appunto di fondo, per una parte di USA di libero pensiero,di umanità e di progresso,resta l'altra parte di Usa che fa recitare nelle scuole gli slogan propagandistici e demagocici, che organizza trappole mortali dove massacrare i propri presidenti(sempre il Poker Fabbricanti di Armi,Grandi Petrolieri,Vertici Militari oltre ovviamente a potentissimi finanziatori occulti). Tom Hanks dice che essere americani vuol dire accettare i principi fondanti della Carta Costituzionale USA, piegando, meglio annullando, le identità nazionali. Forse funzionava meglio la Roma Cesariana e Imperiale. Una volta che siete assimilati, con le tasse pagate la protezione di Roma,che rispetta i vostri culti e tradizioni,tanto da avere decine di Templi,Santuari e Comunità nella stessa Roma.Se il mio stile di vita e la mia identità non cambiano, forse è accettabile la protezione di Roma,perchè la mia identità è salva.30.000 morti l'anno in stragi interne.Il mito è saltato!
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midnight
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mercoledì 6 gennaio 2016
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spielberg e hanks 10 e lode!
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Ottimo film, ambientato principalmente nella Berlino degli anni ’50, in piena guerra fredda dove i rapporti fra USA e URSS viaggiavano sul filo del rasoio. La fotografia ti riporta in una Berlino grigia, fredda, tetra dove la costruzione di un muro porterà alla spaccatura di un paese. Viene mostrata la difficoltà nel vivere in una Berlino dell’est rispetto ad una vita nella Berlino Ovest quasi come se il film fosse stato girato negli anni ’50.
Il protagonista l’avvocato Donovan interpretato da un Tom Hanks da oscar, mostra allo spettatore la difficoltà dei rapporti USA-URSS dove, una semplice parola può essere interpretata in modo diverso cambiando così i rapporti fra due nazioni. Dagli occhi del protagonista emerge anche l’incosapevolezza della popolazione di quello che avrebbe significato la creazione del muro stesso.
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Ottimo film, ambientato principalmente nella Berlino degli anni ’50, in piena guerra fredda dove i rapporti fra USA e URSS viaggiavano sul filo del rasoio. La fotografia ti riporta in una Berlino grigia, fredda, tetra dove la costruzione di un muro porterà alla spaccatura di un paese. Viene mostrata la difficoltà nel vivere in una Berlino dell’est rispetto ad una vita nella Berlino Ovest quasi come se il film fosse stato girato negli anni ’50.
Il protagonista l’avvocato Donovan interpretato da un Tom Hanks da oscar, mostra allo spettatore la difficoltà dei rapporti USA-URSS dove, una semplice parola può essere interpretata in modo diverso cambiando così i rapporti fra due nazioni. Dagli occhi del protagonista emerge anche l’incosapevolezza della popolazione di quello che avrebbe significato la creazione del muro stesso.
Spielberg non si è smentito neanche questa volta con un film secondo me difficile da dirigere, mostrare come gli USA e gli URSS gestivano questo momento storico. Vediamo il diverso trattamento dei prigionieri, vediamo come gli USA hanno svolto un “regolare” processo al loro detenuto, vediamo come gli URSS hanno “utilizzato” lo studente americano. Tutto questo mantenendo una posizione più neutrale possibile.
Il film della durata di 140 minuti ha tenuto gli spettatori incollati alle poltrone.
Alla fine della proiezione una parte della sala ha applaudito premiando così la pellicola. Chi non lo ha fatto secondo me, è stato solamente per rispetto all’argomento trattato, anche se il film mostra un lieto fine rivivere il periodo del muro a riportato nello spettatore ricordi non sempre piacevoli.
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claudiofedele93
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mercoledì 6 gennaio 2016
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"siamo americani grazie solo alla costituzione"
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Un signore, una volta, disse che Steven Spielberg, tra tutti, era l'artigiano più abile e più umile, un uomo capace di riuscire sapientemente ad usare la telecamera per raccontare storie, gran parte delle volte, dall'enorme spessore narrativo e cinematografico, dando vita a racconti che ci riguardano tutti nel profondo, capaci di farci sognare o parlare della società in cui viviamo e con cui cerchiamo di relazionarci.
Ora, se il cinema, a discapito di quel che pensano in tanti, non è solo intrattenimento, non è solo relax, ma una vera e propria forma di arte (a cui è possibile attribuire anche uno scopo educativo), questo lo si deve a pellicole come Il Ponte delle Spie, un progetto che, indubbiamente, il pluripremiato film-maker, aveva particolarmente a cuore, sceneggiato da due giganti quali i Fratelli Coen, e portato sul grande schermo in uno dei momenti più tesi degli ultimi anni per quel che concerne i cambiamenti politici internazionali.
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Un signore, una volta, disse che Steven Spielberg, tra tutti, era l'artigiano più abile e più umile, un uomo capace di riuscire sapientemente ad usare la telecamera per raccontare storie, gran parte delle volte, dall'enorme spessore narrativo e cinematografico, dando vita a racconti che ci riguardano tutti nel profondo, capaci di farci sognare o parlare della società in cui viviamo e con cui cerchiamo di relazionarci.
Ora, se il cinema, a discapito di quel che pensano in tanti, non è solo intrattenimento, non è solo relax, ma una vera e propria forma di arte (a cui è possibile attribuire anche uno scopo educativo), questo lo si deve a pellicole come Il Ponte delle Spie, un progetto che, indubbiamente, il pluripremiato film-maker, aveva particolarmente a cuore, sceneggiato da due giganti quali i Fratelli Coen, e portato sul grande schermo in uno dei momenti più tesi degli ultimi anni per quel che concerne i cambiamenti politici internazionali.
Bridges of Spies è un'opera maestosa ed importante, basterebbe dare un'occhiata al frammento riportato sopra per capirlo, ove si parla di Costituzione e di Diritti dei Cittadini, che, sebbene calzi un giaccone, come quello portato da Tom Hanks nella Berlino post seconda guerra mondiale, il quale porta i segni del tempo e si colloca attorno alla metà del secolo precedente, tocca con garbo e grinta il presente di cui siamo partecipi, rendendoci testimoni di tante affinità nei confronto di due periodi storici lontani, ma allo stesso modo vicini.
Nell'anno appena passato, dove si è tornati a parlare di “frontiere” e “muri”, dove la democrazia sembra aver vacillato, la paura preso potere, ed il dialogo sembra essere stato buttato dentro ad un gabinetto e dimenticato per sempre da alcuni rappresentanti e capi di stato, accumulando tensione ed incomprensioni, Spielberg, grazie alla forza delle immagini, ad una regia attenta e ad un montaggio certosino ricco di brio, ci ricorda chi siamo, i valori della solidarietà, e della civiltà, sui quali si dovrebbe basare ogni Paese Democratico che si definisca tale. Semplicemente ci sussurra all'orecchio l'importanza della “parola”, senza cadere nella retorica o affondare in un abusato didascalismo.
Non è una “storia americana”, è una “favola”oscura che parla di noi e ci vuole insegnare a non commettere errori che, purtroppo, stiamo già in parte commettendo, applicando al tutto una formula semplice che vede al centro l'uomo, quello comune di tutti i giorni, il quale, grazie alle proprie conoscenze, può assurgere a diventare bandiera di quella Libertàed Umanità che trascende da precisi ideali politici.
Spielberg rimane uno dei registi più democratici in circolazione, questo non si discute, in fondo ha diretto Lincoln, e chi nutre dei dubbi al riguardo dovrebbe dare un'occhiata anche a Munich, altro suo capolavoro, e con la sua ultima fatica ribadisce le fondamenta del suo pensiero e della sua poetica, muovendo la sua mano e la sua creatività in una vicenda drammatica a cui dona, in più casi, una tinta sarcastica e umoristica per alleggerire una tensione che gestisce con straordinaria padronanza.
Riprendendo le fila del discorso, Il Ponte delle Spieè un film tremendamente attuale, che merita rispetto e una visione da parte di ogni persona capace di saper utilizzare un paio di neuroni in modo sensato, perché persino il fan più sfegatato del guano cinematografico sarà capace di cogliere un paio di punti di vista interessanti e applicarli ad un contesto esterno, ma presente, a cui il lungometraggio cerca, più e più volte, di collegarsi con prepotenza. Ma se così non fosse, state tranquilli, poiché se crederete di aver visto la solita americanata, pro U.S.A., e quanto altro di affine si possa dire, resterete comunque soddisfatti del risultato nell'aver visionato un thriller dal ritmo sostenuto, ben recitato e magistralmente diretto
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mauro.t
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martedì 5 gennaio 2016
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gli usa di spielberg delle meraviglie
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Fine anni ’50, guerra fredda. Negli USA un avvocato di assicurazioni viene chiamato a difendere una spia sovietica e per questo viene odiato dall’opinione pubblica americana. Poi viene convinto a trattare in prima persona uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR, il cui esito finale ne garantirà l’acclamazione. Suspense garantita per tutto il film, sceneggiatura e montaggio perfetti, niente da dire. Ma le “morali” che emergono dal film sono tre: 1-gli USA erano e sono un grandissimo paese democratico, i paesi dell’est no; 2-tale democrazia ha il potere di trasformare un uomo qualunque in un supereroe, in circostanze estreme; 3- gli avvocati del ramo assicurativo hanno un tale pelo sullo stomaco che riescono ad imporsi sulla CIA, sul KGB e sulla STASI.
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Fine anni ’50, guerra fredda. Negli USA un avvocato di assicurazioni viene chiamato a difendere una spia sovietica e per questo viene odiato dall’opinione pubblica americana. Poi viene convinto a trattare in prima persona uno scambio di prigionieri tra USA, URSS e DDR, il cui esito finale ne garantirà l’acclamazione. Suspense garantita per tutto il film, sceneggiatura e montaggio perfetti, niente da dire. Ma le “morali” che emergono dal film sono tre: 1-gli USA erano e sono un grandissimo paese democratico, i paesi dell’est no; 2-tale democrazia ha il potere di trasformare un uomo qualunque in un supereroe, in circostanze estreme; 3- gli avvocati del ramo assicurativo hanno un tale pelo sullo stomaco che riescono ad imporsi sulla CIA, sul KGB e sulla STASI. Possibile? Mah! Persino il primo Rocky di Stallone era più credibile. Ma è il cinema, baby, quello di Spielberg delle Meraviglie
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