orione95
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martedì 5 gennaio 2016
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spielberg tra storia e attualità
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Abbiamo avuto modo di ammirarlo nei panni di un avvocato durante la sua brillante performance in "Philadelphia" e adesso, a ben 23 anni di distanza, Tom Hanks torna a deliziarci nelle vesti di legale, con una recitazione più che mai matura, in questo nuovo capolavoro firmato Steven Spielberg: "Il ponte delle spie".
Un dramma di celata attualità quello rappresentato stavolta dal celeberrimo regista hollywoodiano che, avvalendosi della magistrale recitazione di attori del calibro di Tom Hanks e Mark Rylance (quest'ultimo mai così evocativo), costringe il pubblico al piacere della riflessione su temi vivi e contemporanei: il concetto di giustizia viene da Spielberg messo a nudo e riletto in uno scenario di cocenti tensioni internazionali e di miopi pregiudizi, nel quale la straordinaria personalità del protagonista non può non dominare.
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Abbiamo avuto modo di ammirarlo nei panni di un avvocato durante la sua brillante performance in "Philadelphia" e adesso, a ben 23 anni di distanza, Tom Hanks torna a deliziarci nelle vesti di legale, con una recitazione più che mai matura, in questo nuovo capolavoro firmato Steven Spielberg: "Il ponte delle spie".
Un dramma di celata attualità quello rappresentato stavolta dal celeberrimo regista hollywoodiano che, avvalendosi della magistrale recitazione di attori del calibro di Tom Hanks e Mark Rylance (quest'ultimo mai così evocativo), costringe il pubblico al piacere della riflessione su temi vivi e contemporanei: il concetto di giustizia viene da Spielberg messo a nudo e riletto in uno scenario di cocenti tensioni internazionali e di miopi pregiudizi, nel quale la straordinaria personalità del protagonista non può non dominare. L'avvocato Donovan infatti, simbolo di una retta etica deontologica ormai sempre meno diffusa, non si limita ad onorare il suo ruolo di legale, ma va oltre perseguendo la vera giustizia.
Interessante la metafora che paragona al muro di Berlino il muro di astio e dissenso eretto dagli sguardi dei cittadini americani intorno alla figura del Donovan il quale, nonostante la collettività accecata da perverso patriottismo avesse già condannato il suo assistito (la spia sovietica Rudolf Abel/Mark Rylance), si erge come ultimo baluardo a difesa dei sacri diritti del suo cliente perché ogni singola vita è importante e insostituibile e, per far valere tale credo, intraprende una personale crociata che lo porterà a vivere in prima persona la cruda realtà della Germania post seconda guerra mondiale.
Un plauso a parte merita poi il comparto sonoro curato da Thomas Newman, che accompagna in modo superbo l'andamento drammatico e a tratti epico della vicenda.
In conclusione "Il ponte delle spie" entra di diritto a far parte di quei (pochi) capolavori cinematografici realmente capaci di intrattenere senza per ciò dimenticare di lasciare un messaggio, quasi un'ispirazione: senza tradire insomma un'intima funzione didattica e sociale.
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g.pepe
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lunedì 4 gennaio 2016
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thriller?
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l'inzio ha una atmosfera spettacolare che ricorda molto nel ritmo e nella recitazione Le vite degli altri..poi tanta banalità :i buoni sono buoni e i cattivi cattivi.
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gstazio
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lunedì 4 gennaio 2016
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il solito film americano
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Niente di nuovo, nessuna idea ma solo il piatto racconto di una storia vera durante la guerra fredda. L'unico ruolo con un pò di spessore è quello di Abel, la spia russa catturata in America. Il resto dei personaggi si limita a pronunciare le battute senza un briciolo di anima. Un film lento e che non ti lascia nulla
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antobelli
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lunedì 4 gennaio 2016
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americanata
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Sono d'accordissimo non so che film abbiamo visto gli altri ma le tre stelle sono più che stiracchiate quello che stona é l'apologia dell'America quale paladina dei diritti umani quando sappiamo tutti che non ha granché da invidiare a un qualsiasi stato di polizia ...negli anni sessanta come ai nostri giorni. Questa é storia caro Spielberg
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gabri66
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lunedì 4 gennaio 2016
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ricostruzione storica perfetta
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Spielberg difficilmente sbaglia un film, anche in questa appassionante e vera spy story, la ricostruzione storica è al limite del maniacale.
Strepitosi Hanks , ma soprattutto M.Rylance, vera sorpresa per chi non lo conosce come fantastico attore di teatro......rimarrà nella storia della settima arte, la sua interpretazione (ndr: sicuramente l'Oscar lo merita) anche solo per lo sguardo e per quel "SERVIREBBE?" che pronuncia, se non sbaglio solo 3 vv, ma è una delle colonne portanti dell'intera opera.
La fotografia è affidata al fido J.Kaminsky, come al solito professionista impeccabile.
La scenografia è perfetta, dalla ricostruzione della Berlino lugubre e triste di quegli anni, fino al minimo particolare (dai costumi per passare alle insegne dei negozi, alle pubblicità.
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Spielberg difficilmente sbaglia un film, anche in questa appassionante e vera spy story, la ricostruzione storica è al limite del maniacale.
Strepitosi Hanks , ma soprattutto M.Rylance, vera sorpresa per chi non lo conosce come fantastico attore di teatro......rimarrà nella storia della settima arte, la sua interpretazione (ndr: sicuramente l'Oscar lo merita) anche solo per lo sguardo e per quel "SERVIREBBE?" che pronuncia, se non sbaglio solo 3 vv, ma è una delle colonne portanti dell'intera opera.
La fotografia è affidata al fido J.Kaminsky, come al solito professionista impeccabile.
La scenografia è perfetta, dalla ricostruzione della Berlino lugubre e triste di quegli anni, fino al minimo particolare (dai costumi per passare alle insegne dei negozi, alle pubblicità.......)
Una tiratina d'orecchi al regista: come in "Saving private Ryan", con quella bandiera americana che sfuma sui titoli di coda e rovina il finale commovente nel cimitero dove Ryan di fronte alla tomba del capitano, chiede in lacrime alla moglie : "dimmi che sono stato un bravuomo?", riferendosi alla frase che gli sussurra Hanks morente sul ponte:" meritatelo......", intendendo il fatto che la sua vita è "costata" la morte di alcuni soldati...............
anche in " St. James Place", quando Hanks , si trova sul treno che passa sopra delle villette, dove dei ragazzi giocano a saltare dei muretti, delimitanti le proprietà, senza nessun impedimento, il cineasta americano mette a confronto le terribile scena dei fuggiaschi di Berlino est, falciati dalle mitragliatrici ad un passo dalla "libertà".
Si dovrebbe ricordare a Spielberg, che nei suo amati USA, ancora adesso, delle persone di colore vengono uccise dalla polizia con una brutalità indicibile e con una potenza di fuoco esagerata e contro tutti i diritti internazionali.......per non parlare della scena di tortura dell'aviatore americano.....anche qui basta una parola per "sgridare" il regista: GUANTANAMO!
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ralphscott
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lunedì 4 gennaio 2016
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film da guerra...fredda
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Non mi sento di dire molto su questo prodotto,visto vicino a Natale,quando tolti altri due titoli (Allen e Moby Dick),o poco più,trionfava un mare di pattume. Sono stato in sala per scelta obbligata,pur essendo,quello delle spy story,un genere che non mi intriga. Ho assistito ad un film molto curato,ben interpretato,inutilmente lungo e freddo come forse il tema trattato inevitabilmente implicava. Un filmone solenne che mi ha moderatamente coinvolto,un po' annoiato. Mark Rylance,la spia,ha il tipico volto del caratterista (e somiglia all'allenatore Ranieri),Tom Hanks un faccione unico,gommoso. Coi grandi attori americani spesso capita che se stravedi per loro ti lasci andare e credi al personaggio,se solo non sono i tuoi preferiti finisci per vedere l'attore e meno il personaggio che interpretano.
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Non mi sento di dire molto su questo prodotto,visto vicino a Natale,quando tolti altri due titoli (Allen e Moby Dick),o poco più,trionfava un mare di pattume. Sono stato in sala per scelta obbligata,pur essendo,quello delle spy story,un genere che non mi intriga. Ho assistito ad un film molto curato,ben interpretato,inutilmente lungo e freddo come forse il tema trattato inevitabilmente implicava. Un filmone solenne che mi ha moderatamente coinvolto,un po' annoiato. Mark Rylance,la spia,ha il tipico volto del caratterista (e somiglia all'allenatore Ranieri),Tom Hanks un faccione unico,gommoso. Coi grandi attori americani spesso capita che se stravedi per loro ti lasci andare e credi al personaggio,se solo non sono i tuoi preferiti finisci per vedere l'attore e meno il personaggio che interpretano. Sono le cosiddette sensazioni "a pelle".
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des esseintes
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lunedì 4 gennaio 2016
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fanfare for the common man - 2
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SEGUE - E così succede che al cinema di tre cose non si può MAI parlare:
1) di cos'è veramente il potere, i rapporti sociali di classe e di lavoro
2) di cosa significa prendere coscienza della propria subalternità ossia della falsità intrinseca dei propri "buoni sentimenti" se a questi non corrisponde una ribellione
3) del prezzo terribile che si deve pagare se questa presa di coscienza dovesse portare alla denuncia dell'élite al potere e a una azione politica tesa a rendere cosciente il popolo contro i dominanti.
Questi tre argomenti sono assolutamente tabù, tanto che ne parlano solo quattro film:
"Il mistero dei giardini di Compton House" di Greenaway, in cui si dimostra la assoluta povertà della "logica borghese" tanto apprezzata da Spielberg quando questa si scontra con "Il Potere"
"Nightwatching" sempre di Greeneway in cui si racconta del prezzo da pagare per chi si oppone alla élite
"Caravaggio" di Jarman in cui viene rappresentata la tragedia del subalterno privilegiato che improvvisamente comprende il proprio stato di servitù
Infine "Wide eyes shut" con il dramma della presa di coscienza del medio borghese benestante che di colpo "spalanca gli occhi" sulla verità mondo (infatti il titolo è "A occhi sbarrati").
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SEGUE - E così succede che al cinema di tre cose non si può MAI parlare:
1) di cos'è veramente il potere, i rapporti sociali di classe e di lavoro
2) di cosa significa prendere coscienza della propria subalternità ossia della falsità intrinseca dei propri "buoni sentimenti" se a questi non corrisponde una ribellione
3) del prezzo terribile che si deve pagare se questa presa di coscienza dovesse portare alla denuncia dell'élite al potere e a una azione politica tesa a rendere cosciente il popolo contro i dominanti.
Questi tre argomenti sono assolutamente tabù, tanto che ne parlano solo quattro film:
"Il mistero dei giardini di Compton House" di Greenaway, in cui si dimostra la assoluta povertà della "logica borghese" tanto apprezzata da Spielberg quando questa si scontra con "Il Potere"
"Nightwatching" sempre di Greeneway in cui si racconta del prezzo da pagare per chi si oppone alla élite
"Caravaggio" di Jarman in cui viene rappresentata la tragedia del subalterno privilegiato che improvvisamente comprende il proprio stato di servitù
Infine "Wide eyes shut" con il dramma della presa di coscienza del medio borghese benestante che di colpo "spalanca gli occhi" sulla verità mondo (infatti il titolo è "A occhi sbarrati"). Per quest'ultimo film riflettete su un dettaglio: nel racconto da cui è tratto "Doppio sogno" di Schnitzler alla fine il medico trova sul cuscino del letto una maschera e la moglie gli dice che l'ha messa lei, l'idea del complotto si sgonfia. Nel film invece la maschera ce l'ha messa qualcun altro e ritrovandola Tom Cruise si mette a piangere...
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des esseintes
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lunedì 4 gennaio 2016
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fanfare for the common man - 1
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Grande regia e attori bravissimi, merita. Ma c'è sempre di mezzo quella solita morale americana che piace tanto a Spielberg: "E' l'uomo comune piccolo ma tenace che rimetterà il mondo sui binari giusti dai quali alcuni non meglio identificati rischiano continuamente di farlo deragliare". Perché per gli americani, e in generale per il pubblico ormai definitavamente bovinizzato, la società sarebbe buona dato che la natura umana ha tanti difettucci ma di fondo è tenera e affettuosa, solo che ci stanno dei cattivi che la rendono un luogo feroce dove regnano il dominio e lo sfruttamento; e chi è il rappresentante del "mondo buono"? Ma ovviamente la classe media che guarda caso è proprio quella che paga il biglietto per andare a vedere i film.
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Grande regia e attori bravissimi, merita. Ma c'è sempre di mezzo quella solita morale americana che piace tanto a Spielberg: "E' l'uomo comune piccolo ma tenace che rimetterà il mondo sui binari giusti dai quali alcuni non meglio identificati rischiano continuamente di farlo deragliare". Perché per gli americani, e in generale per il pubblico ormai definitavamente bovinizzato, la società sarebbe buona dato che la natura umana ha tanti difettucci ma di fondo è tenera e affettuosa, solo che ci stanno dei cattivi che la rendono un luogo feroce dove regnano il dominio e lo sfruttamento; e chi è il rappresentante del "mondo buono"? Ma ovviamente la classe media che guarda caso è proprio quella che paga il biglietto per andare a vedere i film...voglio dire, se uno ci pensa non è che possano dire altro sennò perdono i clienti...Quindi o c'è un capro espiatorio ben definito che è il classico "villain" o, come in questo film, c'è l'irrazionalità e la paura, la "perdita del lume della ragione" che viene espressamente metaforizzata nella scena in cui al tribunale, la folla ingiustamente sdegnata perché la spia russa viene trattata con tutte la garanzie giuridiche della Costituzione Americana, calpesta disordinatamente delle lampadine fulminate. Ma il "common man" Tom Hanks, ostinato e onesto avvocato del ramo assicurativo - epitome dell'uomo che con mezzi culturali e sociali scarsi riesce a fronteggiare qualsiasi minaccia o nemico - armato della sua sola tenacia, richiamandosi con fede indefettibile alla Costituzione, riporterà la razionalità nel mondo. Un uomo di classe media, uno "stoico mugiko" (stoico contadino russo) - come lo definisce la spia da lui difesa in tribunale nell'edizione inglese - che ovviamente non metterà mai in discussione il sistema, non si chiederà mai se un'altra società è possibile, non si interrogherà mai sui reali rapporti sociali fra dominanti e subalterni; per lui la guerra, lo sfruttamento, le disuguaglianze sono degli "errori" dovuti o a degli specifici colpevoli facilmente eliminabili o alla fragilità dell'uomo che, ahimè, troppo spesso - come si dice nel finale - "non segue la logica". Non si chiederà mai lo stoico mugiko se per caso tutti quegli "errori" non siano precisamente il mezzo con cui una élite al potere esercita il proprio dominio e sfruttamento per perpetuare e incrementare la disuguaglianza. Non si chiede il "common man" del ramo assicurativo se la sua mentalità di uomo di classe media e il suo attaccamento a determinati valori tipici della "middle class" in realtà non siano semplicemente la visione del mondo imposta a un vassallo della classe dominante la cui vita, la cui famiglia e il cui lavoro sono a sua quasi totale insaputa al solo servizio della élite dominante.
Non si chiede se non sia proprio lui il delegato dei "potenti" a esercitare e perpetuare il dominio e lo sfruttamento mantenendo "in forma" il sistema e garantendo il consenso politico della maggioranza silenziosa in cambio del benessere economico medio borghese.
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neger
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domenica 3 gennaio 2016
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un grande hanks!
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E' un film un po' pesantino per la storia che tratta, diciamo che lo spettatore dovrebbe avere almeno un po di passione per la storia o per i film di spionaggio per apprezzare fino in fondo quest'opera di Spielberg. Pur non essendo un amante del genere ho trovato interessante il contesto storico in cui la vicenda si svolge. La guerra fredda, il muro di Berlino, la gente che viene divisa da un giorno all'altro durante l'erezione del muro...davvero un pezzo di storia toccante, che fa riflettere e mette un po' di tristezza. In questo contesto la storia di spie, con un Hanks invecchiato e veramente superlativo nell'interpretazione dell'avvocato Donovan (americano) cui toccherà difendere la spia russa catturata.
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E' un film un po' pesantino per la storia che tratta, diciamo che lo spettatore dovrebbe avere almeno un po di passione per la storia o per i film di spionaggio per apprezzare fino in fondo quest'opera di Spielberg. Pur non essendo un amante del genere ho trovato interessante il contesto storico in cui la vicenda si svolge. La guerra fredda, il muro di Berlino, la gente che viene divisa da un giorno all'altro durante l'erezione del muro...davvero un pezzo di storia toccante, che fa riflettere e mette un po' di tristezza. In questo contesto la storia di spie, con un Hanks invecchiato e veramente superlativo nell'interpretazione dell'avvocato Donovan (americano) cui toccherà difendere la spia russa catturata.
Il film è ben calibrato, l'interesse si mantiene vivo dall'inizio fino alla fine grazie alla bravura degli attori ed a piccoli colpi di scena inseriti in più parti della storia (l'irruzione della CIA nell'appartamento della spia, l'inseguimento dell'agente CIA ai danni dell'avv.Donovan, gli spari intimidatori all'abitazione di Donovan, l'erezione del muro...e molti altri). Buona visione!
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the becoming
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domenica 3 gennaio 2016
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film evitabile
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Solito film scolastico di Spielberg, pellicola nella quale tutto va esattamente come deve andare. Ogni tessera del mosaico è perfettamente al suo posto, non ci sono crepe nè sfumature nel quadro dipinto dal regista.
Molto belle le prime sequenze, molto retorico il finale. Film decisamente lontano dai migliori appartenenti allo stesso genere.
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