jep gambardella
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venerdì 14 marzo 2014
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il treno che all’incontrario va.
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Ero seduto al cinema, guardavo il film. Ad un certo punto mi sono accorto con sincero stupore che il cartello luminoso che indica le toilette e le uscite di sicurezza situate ai lati della sala attirava la mia attenzione più dello schermo di proiezione.
Probabilmente questo deficit di concentrazione non sarà stato tutta colpa del film: si trattava infatti di un segnale luminoso attraente, molto ben realizzato, che si imponeva perentorio all’attenzione dello spettatore. Il messaggio era chiaro e intelligibile: se avessi avuto un attacco di dissenteria fulminante o avessi avvertito odore di fumo mi sarei diretto senza indugio verso la salvezza. Sarebbe quindi forse più corretto che io recensissi la luminescente infografica dell’omino (allarmato o incontinente) che s’affretta verso la porta; pure ho gettato qualche occhiata distratta verso la magia del grande schermo e, per sventura del produttore esecutivo, oggi mi trovo in surplus di tempo libero.
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Ero seduto al cinema, guardavo il film. Ad un certo punto mi sono accorto con sincero stupore che il cartello luminoso che indica le toilette e le uscite di sicurezza situate ai lati della sala attirava la mia attenzione più dello schermo di proiezione.
Probabilmente questo deficit di concentrazione non sarà stato tutta colpa del film: si trattava infatti di un segnale luminoso attraente, molto ben realizzato, che si imponeva perentorio all’attenzione dello spettatore. Il messaggio era chiaro e intelligibile: se avessi avuto un attacco di dissenteria fulminante o avessi avvertito odore di fumo mi sarei diretto senza indugio verso la salvezza. Sarebbe quindi forse più corretto che io recensissi la luminescente infografica dell’omino (allarmato o incontinente) che s’affretta verso la porta; pure ho gettato qualche occhiata distratta verso la magia del grande schermo e, per sventura del produttore esecutivo, oggi mi trovo in surplus di tempo libero.
Chi andasse a vedere questo film per sentirsi raccontare una storia interessante si ritroverebbe nella stessa condizione di Diogene che cerca un uomo con una lanterna accesa in pieno giorno. E’ lì davanti, eppure non si trova.
Ma il deficit non è solo nella fabula. E’ anche nell’intreccio.
Forse qualcuno dovrebbe ricordare agli sceneggiatori che i preliminari sono importanti nel cinema almeno quanto lo sono nel sesso. E invece no. Qui ci ritroviamo subito proiettati nel mezzo dell’azione. Il che equivale a presentarsi a una signora dicendole “Ciao, il nome nel nostro secondogenito sarà Jonathan”. E’ evidente che ci siamo persi qualcosa. Magari una decina di pagine di copione.
Per i puristi della sci-fi, non mi dilungo su incongruenze e solecismi scientifici che popolano l’intero film. In un crescendo rossiniano di sfondoni, che sarebbe l’incubo di ogni docente delle superiori, questo film è in realtà uno spietato olocausto di tutte le leggi della fisica note dai tempi di Isacco Newton: dalla termodinamica alla meccanica, dalla chimica alla balistica, senza risparmiare il buon senso comune le cui lezioni mi impartiva pazientemente mia nonna quando accendeva il fuoco del caminetto.
I personaggi sono sviluppati, con un rigore euclideo e bacchettone, in una desolante prospettiva monodimensionale. Una separazione binaria tra personaggi buoni e cattivi che rasenta l’apartheid: i buoni di qua, i cattivi di là; in mezzo non c’è più posto. Per allungare il brodo e giustificare il sacrificio del prezzo del biglietto, siamo costretti a sciropparci qualche digressione a sfondo sociologico sull’uguaglianza e la diversità fra gli uomini. Per carità, buona l’intenzione, ma la declinazione del concetto appare pelosa, ammiccante e mercificata tanto che a tratti non si capisce più se ci troviamo ancora nel film o in tweet di Renzi.
Uniche note positive (che salvano in stile E.R. una pellicola altrimenti esanime): la fotografia didascalica ma sicura e un apprezzabile lavoro di computer grafica sugli esterni. Fantasioso e onirico il design degli interni del terno, per quanto non esente da una tendenza all’inflazione ereditata da classici del genere. Tuttavia, data la debolezza narrativa che percorre il film, è difficile scrollarsi di dosso la sensazione che siamo davanti ad un go-kart assemblato con i pezzi di una Rolls-Royce.
Un ultimo guizzo di vita si percepisce nelle fasi finali grazie all’apparizione di un sempre valido Ed Harris, maschera algida e efficace. Ma l’apparizione ha il solo effetto di suscitare la domanda spontanea: perché il suo personaggio non è stato introdotto prima nella narrazione, almeno per defibrillare lo spettatore? Ipotizzo un contratto a metraggio di pellicola, una sorta di cottimo in versione Hollywood.
Chiudo con un aneddoto, che ha tutta l’evidenza della vita vissuta. Sono andato a vedere il film con un amico che, stanco per una giornata di lavoro, si è addormentato dai titoli di testa a quelli di coda. Quando si è svegliato mi ha chiesto: che è successo? Tranquillo, non è successo proprio niente.
In conclusione, non andate a vederlo a meno che non vi garbi l’idea di ritrovarvi su treno in corsa lungo un binario morto.
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v1n97
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martedì 19 aprile 2016
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amaro e crudo come ciò che rappresenta
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Snowpiercer è quel genere di film che già solo dopo una visione ti resta in mente e lascia il segno grazie alla sua trama chiara, schematica e ben realizzata nonostante l'argomento trattato, infatti il film è una metafora di come gira il mondo, parla della crudeltà nascosta ai nostri occhi ma che in realtà c'è sempre stata e ci sarà sempre. Questa tematica delicatissima è stata trattata in maniera perfetta, si poteva rischiare di cadere in una trama confusionaria ma il regista non ha fatto i soliti sbagli ed ha diretto il film in maniera maniacale. Eccellente anche l'interpretazione degli attori che hanno svolto un gran lavoro.
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Snowpiercer è quel genere di film che già solo dopo una visione ti resta in mente e lascia il segno grazie alla sua trama chiara, schematica e ben realizzata nonostante l'argomento trattato, infatti il film è una metafora di come gira il mondo, parla della crudeltà nascosta ai nostri occhi ma che in realtà c'è sempre stata e ci sarà sempre. Questa tematica delicatissima è stata trattata in maniera perfetta, si poteva rischiare di cadere in una trama confusionaria ma il regista non ha fatto i soliti sbagli ed ha diretto il film in maniera maniacale. Eccellente anche l'interpretazione degli attori che hanno svolto un gran lavoro. Il finale lascia con l'amaro in bocca, ma pensiamoci, anche la vita, per un motivo o per un'altro, ci lascia sempre con l'amoro in bocca più di una volta.
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stefano pariani
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giovedì 13 marzo 2014
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tra sci-fi e azione contro ogni totalitarismo
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In un futuro molto prossimo il mondo ha subito una glaciazione che ha sterminato la popolazione e ogni forma di vita. Il paesaggio è desolato e ricoperto ovunque di ghiaccio e neve. Solo un lungo treno si snoda ininterrottamente in questa landa bianca, attraversando tutto il globo in un moto perpetuo; sui suoi vagoni viaggiano come in un’arca di Noè i superstiti dell’umanità, rigidamente suddivisi in classi sociali, governati da un sistema totalitario che privilegia i benestanti e mortifica i miserabili, costretti a vivere ammassati nelle ultime carrozze in pessime condizioni igieniche. Quando la situazione diventa intollerabile, la massa di reietti guidata da Curtis (Chris Evans) risale di vagone in vagone per abbattere il potere del fantomatico Wilford (Ed Harris), una sorta di Grande Fratello che dalla testa del treno tiene in mano la sorte di tutti i viaggiatori.
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In un futuro molto prossimo il mondo ha subito una glaciazione che ha sterminato la popolazione e ogni forma di vita. Il paesaggio è desolato e ricoperto ovunque di ghiaccio e neve. Solo un lungo treno si snoda ininterrottamente in questa landa bianca, attraversando tutto il globo in un moto perpetuo; sui suoi vagoni viaggiano come in un’arca di Noè i superstiti dell’umanità, rigidamente suddivisi in classi sociali, governati da un sistema totalitario che privilegia i benestanti e mortifica i miserabili, costretti a vivere ammassati nelle ultime carrozze in pessime condizioni igieniche. Quando la situazione diventa intollerabile, la massa di reietti guidata da Curtis (Chris Evans) risale di vagone in vagone per abbattere il potere del fantomatico Wilford (Ed Harris), una sorta di Grande Fratello che dalla testa del treno tiene in mano la sorte di tutti i viaggiatori. Il film, a metà strada tra fantascienza e azione, è un’avvincente riflessione sulle dinamiche del potere e si schiera apertamente contro ogni forma di regime totalitario, mostrando le responabilità del leader, che accetta il suo ruolo di eroe non senza titubanze, ma che alla fine è pronto a sacrificarsi e non cede alle lusinghe del tiranno. Il microcosmo riprodotto all’interno del treno è la cupa visione di una società che vive come sotto anestesia, inconsapevole del proprio destino e in balia di forze superiori, mentre il mondo all’esterno, uniforme e bianco, ha ancora una sua struggente bellezza. Forse non tutto è ancora andato perduto e il finale si apre ad una nota di speranza.
Presentata all’ultimo Festival del Cinema di Roma, la prima pellicola in lingua inglese del coreano Bong Joon-ho (“Memories of a murder”) porta alla conoscenza del grande pubblico il suo regista, che in patria è famoso come Park Chan-wook (“Stoker”), qui in veste di produttore. Tra squarci di poetica violenza e potenti scene d’azione, l’azzacato cast schiera tra gli altri un’irriconoscibile Tilda Swinton, ambiguo e subdolo vicecomandante del treno che pare una caricatura con enormi occhiali e sporgente dentiera.
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alvixis
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venerdì 10 ottobre 2014
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assurdo...
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Mi aspettavo tanto da "Snowpiercer" per come ne parlavano...ma chi ha dato voti così alti ha davvero visto questo film?? La prima mezz'ora si salva, l'idea è buona, ci sono buone possibilità per creare una bella trama e un grande finale...e invece tutto si svolge senza il minimo senso.
Esporrò alcune delle cose che mi hanno turbato di più, se qualcuno volesse chiarirmi le idee e farmi giungere alla conclusione che questo film si merita anche solo 3 stelle, gliene sarò riconoscente! :)
(SPOILER)
-Questo treno sarà largo, non so diciamo 8/10 metri? Ma quando arrivano nel vagone acquario, essendo loro in un corridoio di 8 metri, tutto lo spazio dell'acquario dove è??Inoltre non spiegano come fanno a tenere in vita animali, bestiame, pesce.
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Mi aspettavo tanto da "Snowpiercer" per come ne parlavano...ma chi ha dato voti così alti ha davvero visto questo film?? La prima mezz'ora si salva, l'idea è buona, ci sono buone possibilità per creare una bella trama e un grande finale...e invece tutto si svolge senza il minimo senso.
Esporrò alcune delle cose che mi hanno turbato di più, se qualcuno volesse chiarirmi le idee e farmi giungere alla conclusione che questo film si merita anche solo 3 stelle, gliene sarò riconoscente! :)
(SPOILER)
-Questo treno sarà largo, non so diciamo 8/10 metri? Ma quando arrivano nel vagone acquario, essendo loro in un corridoio di 8 metri, tutto lo spazio dell'acquario dove è??Inoltre non spiegano come fanno a tenere in vita animali, bestiame, pesce... vabbè...
-Il sushi viene fatto una volta l'anno, wow, che bello..........ma non c'è nessuno. Logico.
-Il combattimento tra disertori e guardie viene interrotto dal fatto che è Capodanno, e se è Capodanno bisogna farsi gli auguri.
-All'inizio del suddetto combattimento le guardie tirano fuori....un pesce... nooooonsense ok. (non ditemi che è avvelenato, perchè la lama la sporcano di sangue se va bene 4 guardie)
-Il cinese dice che ogni anno va a vedere dalla finestra l'aereo semisepolto dalla neve...come fa se è in prigione?
-Quando nella scuola tutti inziano a sparare i bambini spariscono tutti in un secondo. Magiiiia.
-Hanno il treno più figo e incredibile della storia ma se si guasta una rotella nella sala macchine devono rapire un bambino che tolga lo schifo dagli ingranaggi con un movimento della mano (gesto di tirare via lo schifume dagli ingranaggi) che, da come la tizia cattiva lo fa all'inizio, mentre parla alla folla, sembra avere un qualche significato essenziale al fine del film (tipo le 3 dita alzate in hunger games)....eeeeeeee invece no, è solo il gesto di un bambino che tira fuori lo schifo dagli ingranaggi...BO.
-Il secondo bambino che era stato rapito, nascosto in un mobile (chissà perchè è stato lì tutto il tempo senza dire niente mentre Chris Evans è lì), esce e come ipnotizzato entra in un ??? per fare cosa?? Per andare dove?? Perchè lo fa, sarà stato rapito si e no 2 giorni prima, cosa mai gli hanno detto per farlo reagire così? Bè a noi non è dato saperlo.
-La cinese e la bambina escono al freddo e al gelo con annessa pelliccia su misura, trovata dove? La bambina forse ha qualche potere mentale e se l'è creata da sè, deve essere così.
-La disposizione dei locali nel treno non ha senso, per andare a scuola i bambini devono tipo passare nel solarium, nella discoteca ecc. Si. Mi pare logico.
Ce ne saranno almeno altre 20 di cose nonsense, ora mi sono venute in mente queste... se qualcune ha le risposte...sono tutta orecchi!
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(di bob_one1)
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hector ternaz
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giovedì 6 marzo 2014
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a tutto vapore contro le solite glaciali banalità
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Snowpiercer è politicamente scorrettissimo quando ci costringe a simpatizzare con la brutale liquidazione di una donna incinta, una “madre del Reich” bionda, dagli occhi azzurri, spietata e armata di mitra; o quando antepone la riuscita della lotta per tutti alla vita di uno solo, anche se è l’affetto più caro del protagonista. La violenza apertamente abbracciata come cura dell’oppressione sociale, un leader poco superomistico, anzi un “pessimo”, scioccato e redento da un gesto di solidarietà estrema. Il film di Bong Joon-ho è come il treno di cui racconta la corsa disperata: infrange molti cliché con la violenza di un rompighiaccio.
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Snowpiercer è politicamente scorrettissimo quando ci costringe a simpatizzare con la brutale liquidazione di una donna incinta, una “madre del Reich” bionda, dagli occhi azzurri, spietata e armata di mitra; o quando antepone la riuscita della lotta per tutti alla vita di uno solo, anche se è l’affetto più caro del protagonista. La violenza apertamente abbracciata come cura dell’oppressione sociale, un leader poco superomistico, anzi un “pessimo”, scioccato e redento da un gesto di solidarietà estrema. Il film di Bong Joon-ho è come il treno di cui racconta la corsa disperata: infrange molti cliché con la violenza di un rompighiaccio. A cominciare dalla favola di un ordine iniquo per necessità di sopravvivenza, una balla, articolo di spaccio ben più esteso del “cronol” o di qualsiasi altro stupefacente sociale. Snowpiercer ci conferma che “siamo sulla stessa barca” (o sullo stesso treno) ma qualcuno rema e mangia scarafaggi mentre altri con ipocrita benevolenza celano le zanne con cui difendono il privilegio. Curtis-Evans si ritrova a guidare l’insurrezione attraverso i vagoni della scala sociale e capisce che se non si conquista la testa, il “potere”, nulla potrà cambiare. Faticosamente arriva fino in fondo, a contatto diretto con la personificazione del “potere”. Giunti a questo punto Bong Joon-ho potrebbe cedere alla facile retorica del potere corruttore di chiunque tenti di utilizzarlo per il bene comune. In effetti Curtis-Evans tentenna di fronte alla rivelazione dell’organicità con gli oppressori del suo mentore rivoluzionario, un Gilliam-Hurt somigliante al Goldstein di nineteen eighty-four di Orwell. Esita di fronte alle argomentazioni del macchinista-dittatore: il peso della direzione, il delicato equilibrio che la divisione sociale rende possibile… Curtis sembra quasi cedere alla proposta che un centimetro prima della meta tutti i rivoluzionari si sentono fare: prendi il mio posto, che cambi la guardia purché nulla cambi. Ebbene no. Bong Joon-ho fa spezzare la catena (e un braccio) al suo antieroe che distrugge la macchina infernale e che col suo sacrificio rende possibile una nuova difficile vita. Saranno un piccolo Adamo afroamericano e un’Eva asiatica ad occuparsene.
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flyanto
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lunedì 3 marzo 2014
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una delle tante visioni apocalittiche sul futuro d
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Film in cui si racconta di un'umanità sopravvissuta e giunta nell' era glaciale dell'anno 2031 che si trova tutta raggruppata in un lungo convoglio ferroviario, ben diviso in classi sociali dove la coda è occupata da quelle inferiori e le carrozze in prossimità della locomotiva da quelle più agiate. Questo treno, sempre in corsa attraverso un paesaggio fortemente innevato e ghiacciato rappresenta metaforicamente la struttura di una società ideale o, in senso più lato, quella dell'intera umanità che vive sulla terra, dove ogni componente appartiene al livello sociale assegnatogli con ovviamente sopra di lui altri individui appartenenti a livelli sociali più elevati ed infine un capo supremo che soprassiede tutto e tutti.
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Film in cui si racconta di un'umanità sopravvissuta e giunta nell' era glaciale dell'anno 2031 che si trova tutta raggruppata in un lungo convoglio ferroviario, ben diviso in classi sociali dove la coda è occupata da quelle inferiori e le carrozze in prossimità della locomotiva da quelle più agiate. Questo treno, sempre in corsa attraverso un paesaggio fortemente innevato e ghiacciato rappresenta metaforicamente la struttura di una società ideale o, in senso più lato, quella dell'intera umanità che vive sulla terra, dove ogni componente appartiene al livello sociale assegnatogli con ovviamente sopra di lui altri individui appartenenti a livelli sociali più elevati ed infine un capo supremo che soprassiede tutto e tutti. Ovviamente durante questa corsa si verificheranno dei soprusi da parte di chi ha più potere ed inevitabili azioni di ribellione, non sempre di successo positivo, da parte di chi li subisce. Solo alla fine i più coraggiosi ed abili riusciranno a sovvertire l'ordine prestabilito dando inizio praticamente ad un nuovo e, forse migliore, assetto sociale.
Questo film del coreano Bong Joon-ho risulta nel complesso molto ben realizzato e, sebbene non del tutto originale per ciò che concerne la sua tematica, anzi, piuttosto scontata, lo si apprezza più che altro per l'immagine della metafora del treno che egli presenta al pubblico. Ovviamente, non essendo l'argomento troppo differente dai molti che precedono questa pellicola sulle visioni più o meno catastrofiche di un prossimo futuro dell'umanità, anche la sua metafora ridimensiona piano piano il suo apporto innovativo, divenendo un pò scontata e dunque prevedibile.
La grande cooperazione con la produzione statunitense, sia in termini di finanze impiegate che in quelli concernenti l' impiego di attori di un certo calibro appartenenti al mondo del cinema occidentale, quali per esempio Chris Evans, Tilda Swinton, Ed Harris e John Hurt, ecc.... ovviamente assicura a quest'opera una certa dose di successo, soprattutto tra gli appassionati del pubblico di questo genere apocalittico, non relegandolo da una parte.
Ma in generale, essa non assurge per i motivi sopra elencati ad un livello al di sopra della norma, rimanendo in una collocazione, se non mediocre, un pò pretenziosa e già ampiamente vista.
Insomma, per gli amanti, ripeto, del genere utopistico negativo.
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filippo catani
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martedì 3 febbraio 2015
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lotta di classe sul treno
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La Terra è ormai al collasso a causa del surriscaldamento globale. Le grandi nazioni decidono allora di gettare nell'aria un composto che, secondo le intenzioni, dovrebbe contribuire ad abbassare le temperature. Il composto non funziona a dovere e provoca una terribile glaciazione che uccide miliardi di persone. Unici sopravvisuti sono i passeggeri di un treno che non si ferma mai e ogni anno compie il giro della Terra e in cui i passeggeri sono rigidamente divisi per compartimenti.
Joon-ho realizza senza ombra di dubbio un film geniale che coniuga fantascienza e critica sociale così come Hollywood e il cinema asiatico. Quello che rimane dell'umanità è stato ancora una volta diviso in classi: alla testa i ricconi che si baloccano con feste, champagne, donne e quanto di meglio ci possa essere mentre invece verso la coda la povera gente è ammassata alla peggio e vive di stenti.
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La Terra è ormai al collasso a causa del surriscaldamento globale. Le grandi nazioni decidono allora di gettare nell'aria un composto che, secondo le intenzioni, dovrebbe contribuire ad abbassare le temperature. Il composto non funziona a dovere e provoca una terribile glaciazione che uccide miliardi di persone. Unici sopravvisuti sono i passeggeri di un treno che non si ferma mai e ogni anno compie il giro della Terra e in cui i passeggeri sono rigidamente divisi per compartimenti.
Joon-ho realizza senza ombra di dubbio un film geniale che coniuga fantascienza e critica sociale così come Hollywood e il cinema asiatico. Quello che rimane dell'umanità è stato ancora una volta diviso in classi: alla testa i ricconi che si baloccano con feste, champagne, donne e quanto di meglio ci possa essere mentre invece verso la coda la povera gente è ammassata alla peggio e vive di stenti. Ecco allora che partirà una ribellione che porterà ad esiti sconvolgenti. Il film è assolutamente godibile e mostra come anche la fantascienza volendo possa essere un genere "impegnato" a farci riflettere sulle brutture del nostro mondo reale dal quale in tanti decidono di scappare attraverso alcolici, droghe o altre dipendenze e dove per fare funzionare al meglio il treno (la società) è bene che tutti restino ai loro posti accettando il loro destino e con una istruzione pilotata. Ogni personaggio e ogni battuta del film sono infatti da cogliere e collegare nella nostra prospettiva reale fin dall'incipit e dal rischio dei cambiamenti climatici. Il cast è ben assortito tra hollywoodiani (dove spicca la terribile Swinton sempre a suo agio in ruoli "forti") e asiatici (Kang Ho Song su tutti) in una saldatura che si vede anche nelle scene di combattimento e nelle lotte al rallentatore tipiche del cinema orientale. Insomma un ottimo film che avrebbe meritato una maggiore considerazione.
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cizeta
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sabato 8 marzo 2014
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claustrofobico
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Claustrofobico... se lo siete occhio alla visione del film...
In una nuova era glaciale causata dall'uomo, le poche persone che hanno avuto la fortuna di prendere un biglietto del treno Wilford sono gli unici esseri umani rimasti in vita. Il treno rappresenta un'ecosistema chiuso perfetto in cui è stato riprodotto un sistema sociale "bloccato": coloro che il biglietto lo hanno pagato poco stanno in coda e vivono in maniera disumana, coloro che hanno pagato di più stanno nei vagoni anteriori conducendo una vita agiata. A rompere l'equilibrio ci hanno provato in molti, invano...ora tocca a Curtis che, capeggiato da numerosi personaggi, riuscirà ad arrivare fino alla locomotiva dove Wilford, il creatore del treno, gli spiegherà che la sua rivolta interna era prevista e calcolata per cedergli il commando del mezzo.
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Claustrofobico... se lo siete occhio alla visione del film...
In una nuova era glaciale causata dall'uomo, le poche persone che hanno avuto la fortuna di prendere un biglietto del treno Wilford sono gli unici esseri umani rimasti in vita. Il treno rappresenta un'ecosistema chiuso perfetto in cui è stato riprodotto un sistema sociale "bloccato": coloro che il biglietto lo hanno pagato poco stanno in coda e vivono in maniera disumana, coloro che hanno pagato di più stanno nei vagoni anteriori conducendo una vita agiata. A rompere l'equilibrio ci hanno provato in molti, invano...ora tocca a Curtis che, capeggiato da numerosi personaggi, riuscirà ad arrivare fino alla locomotiva dove Wilford, il creatore del treno, gli spiegherà che la sua rivolta interna era prevista e calcolata per cedergli il commando del mezzo...
Voto Personale: 7
Se sono andato a vedere questo film è stato per i commenti di tutti voi letti nel sito e per la stessa recensione di Paolo Bertolin... non commento gli effetti (non bellissimi, troppo simil cartoon), il cast (bravissimi tutti, la Swinton perfetta...attrice poliedrica come poche...Evans bravo come tutti gli altri...in primis Hurt), la scenografia chiusa e angosciante... ciò che voglio commentare è la fine: il film è un susseguirsi di suspense per capire cosa accadrà una volta arrivato davanti ma una volta arrivato al culmine la storia si affloscia, un'incidente che distrugge tutto il treno lasciando in vita solo due figure conprimarie lasciandoci una non fine: cosa combineranno mai una ragazzina di 15 anni ed un bambino di 5/6 anni in una terra coperta da neve e ghiaccio? cosa lascia allo spettatore questa fine? non conosco il fumetto al quale è ispirato il film ma sarebbe stato più intrigante che lo stesso Curtis riuscisse a divenire il conducente del treno e porre il film come una struttura ciclica con una non fine: tutto all'insegna dell'equilibrio come fino allora è stato.
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hollyver07
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martedì 25 marzo 2014
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sospensione del giudizio
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Ciao. Come ho scritto nella frase di lancio, sospendo il giudizio sul film perchè mi riesce difficile una valutazione oggettiva della pellicola. La mia difficoltà la giustifico con le sensazioni decisamente contrastanti che ho percepito durante la sua visione. Nel complesso non mi è parso un lavoro ben riuscito, questo ad onta di un incipit ed una trama originali ed adeguate al genere (anche se la sceneggiatura presentava forti accostamenti ad altre pellicole tipo "The matrix"). Le maggiori pecche che mi sento di rilevare sono inerenti al ritmo narrativo, in parte al montaggio, maggiormente in termini di recitazione - particolarmente Chris Evans, il quale non mi è sembrato affatto intonato al ruolo e nemmeno particolarmente espressivo.
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Ciao. Come ho scritto nella frase di lancio, sospendo il giudizio sul film perchè mi riesce difficile una valutazione oggettiva della pellicola. La mia difficoltà la giustifico con le sensazioni decisamente contrastanti che ho percepito durante la sua visione. Nel complesso non mi è parso un lavoro ben riuscito, questo ad onta di un incipit ed una trama originali ed adeguate al genere (anche se la sceneggiatura presentava forti accostamenti ad altre pellicole tipo "The matrix"). Le maggiori pecche che mi sento di rilevare sono inerenti al ritmo narrativo, in parte al montaggio, maggiormente in termini di recitazione - particolarmente Chris Evans, il quale non mi è sembrato affatto intonato al ruolo e nemmeno particolarmente espressivo. Punti a favore: ambientazione, sontuosa riproduzione scenica, fotografia e giusto un paio d'azzeccati ruoli attoriali secondari. La regìa e la sceneggiatura, a mio avviso, hanno proposto alcuni elementi interessanti ma sono clamorosamente scivolate su momenti di "non sense" - tipo la prolungata scena della scuola, lo spietato (quasi immortale) killer ecc. - che unitamente agli strappi di narrazione la facile prevedibilità di alcune scene (compreso l'esito finale) ed alle inadeguata contestualizzazione di alcuni eventi, hanno reso il film, a tratti, confusionario e non molto avvincente. Da segnalare l'apparentemente incongrua gestualità iniziale di Tilda Swinton, la quale avrebbe trovato un successivo riscontro in una dinamica che forse sarebbe garbata a Chalie Chaplin (un qualcosina parzialmente accostabile a "Tempi moderni" volendo c'è) . Dunque... per puro atto di stima nei confronti di un valido regista, preferisco non assegnare un voto, altresì non mi sento di consigliare manifestamente la visione del film stesso. Saluti
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jacopo b98
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domenica 27 luglio 2014
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un'opera sontuosa e profetica da non perdere!
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Nel 2031 la Terra sta vivendo una nuova glaciazione: i pochi sopravvissuti vivono su un treno, lo Snowpiercer (lett. bucaneve), un’arca sferragliante che compie il giro del mondo in un anno. Sul treno la società è divisa in classi. Ogni classe ha i suoi vagoni. Gli abitanti della coda, guidati da Curtis (un intenso Chris Evans) iniziano una rivolta per conquistare la testa del treno e la locomotiva. Ma la resistenza delle classi agiate sarà durissima e il capo del treno (Harris) si dimostrerà molto persuasivo. In un estate priva di film (non solo priva di film belli, ma proprio priva di film!) come questa, talvolta mi capita di interrompere il mio tour-de-force per la visione di tutti i grandi capolavori del passato e di prendermi una serata di “rilassamento” andandomi a recuperare qualche film che mi ero perso durante la stagione cinematografica.
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Nel 2031 la Terra sta vivendo una nuova glaciazione: i pochi sopravvissuti vivono su un treno, lo Snowpiercer (lett. bucaneve), un’arca sferragliante che compie il giro del mondo in un anno. Sul treno la società è divisa in classi. Ogni classe ha i suoi vagoni. Gli abitanti della coda, guidati da Curtis (un intenso Chris Evans) iniziano una rivolta per conquistare la testa del treno e la locomotiva. Ma la resistenza delle classi agiate sarà durissima e il capo del treno (Harris) si dimostrerà molto persuasivo. In un estate priva di film (non solo priva di film belli, ma proprio priva di film!) come questa, talvolta mi capita di interrompere il mio tour-de-force per la visione di tutti i grandi capolavori del passato e di prendermi una serata di “rilassamento” andandomi a recuperare qualche film che mi ero perso durante la stagione cinematografica. È il caso di Snowpiercer, il più costoso film coreano di sempre (39 milioni di dollari circa), diretto dal prodigio Boon Joon-ho e prodotto dal grandissimo Park Chan-wook. Le recensioni erano buonissime (per non dire entusiastiche) e devo dire che il film ha mantenuto le aspettative. È un curioso sci-fi che, se qualcuno cercasse di spiegarvi la trama, probabilmente gli ridereste in faccia: è la storia più banale del mondo. Infatti, ditemi, quanti film ambientati in un mondo distopico-post apocalittico avete visto? Decine, centinaia. E allora vi starete chiedendo: perché Snowpiercer piace tanto? Perché se l’idea di base non è propriamente nuova, il modo in cui Boon Joon-ho la porta avanti è assolutamente straordinario. Mi spiego: il film è interamente ambientato su un treno, luogo relativamente piccolo, in cui tutti gli umani sopravvissuti sono obbligati a convivere. E la rivolta di Curtis e delle scarpe non è una sollevazione che porterà libertà, ma solo caos. Difatti il personaggio interpretato da Tilda Swindon lo dice fin da subito: bisogna mantenere l’equilibrio. Il film sembra un video-game, anche nella regia che fa uso di rallenty, spiazzanti idee e prospettive, un magistrale uso delle inquadrature e degli spazi (ridotti: ricordiamo che siamo su un treno) e Joon-ho si dimostra anche un grande direttore d’attori viste le grandi performance di tutti i comprimari: su tutti spicca la monumentale Swindon, ancora una volta imbruttita. E il film diventa un’odissea alla ricerca di una libertà che non può più esistere perché di fatto tutta l’umanità è prigioniera. Fotografia, scenografie e costumi sono da Oscar, alcune scene lasciano letteralmente a bocca aperta (quella della scuola di prima classe, con la maestrina interpretata da Alison Pill). Alla fin fine si esce prostrati di fronte ad un grande film di un grande regista, che riesce a creare un modello di sci-fi nuovo, talvolta divertente, talvolta inquietante. Ed in fondo è già un cult!
P.S. Se proprio vogliamo trovare un difetto, forse 5 minuti in meno di durata non avrebbero guastato.
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