Snowpiercer |
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Un film di Bong Joon-ho.
Con Chris Evans, Song Kang-ho, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton.
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Titolo originale Seolguk-yeolcha.
Azione,
durata 126 min.
- Corea del sud, USA, Francia 2013.
- Koch Media
uscita giovedì 27 febbraio 2014.
MYMONETRO
Snowpiercer ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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A tutto vapore contro le solite glaciali banalità
di Hector TernazFeedback: 400 | altri commenti e recensioni di Hector Ternaz |
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giovedì 6 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Snowpiercer è politicamente scorrettissimo quando ci costringe a simpatizzare con la brutale liquidazione di una donna incinta, una “madre del Reich” bionda, dagli occhi azzurri, spietata e armata di mitra; o quando antepone la riuscita della lotta per tutti alla vita di uno solo, anche se è l’affetto più caro del protagonista. La violenza apertamente abbracciata come cura dell’oppressione sociale, un leader poco superomistico, anzi un “pessimo”, scioccato e redento da un gesto di solidarietà estrema. Il film di Bong Joon-ho è come il treno di cui racconta la corsa disperata: infrange molti cliché con la violenza di un rompighiaccio. A cominciare dalla favola di un ordine iniquo per necessità di sopravvivenza, una balla, articolo di spaccio ben più esteso del “cronol” o di qualsiasi altro stupefacente sociale. Snowpiercer ci conferma che “siamo sulla stessa barca” (o sullo stesso treno) ma qualcuno rema e mangia scarafaggi mentre altri con ipocrita benevolenza celano le zanne con cui difendono il privilegio. Curtis-Evans si ritrova a guidare l’insurrezione attraverso i vagoni della scala sociale e capisce che se non si conquista la testa, il “potere”, nulla potrà cambiare. Faticosamente arriva fino in fondo, a contatto diretto con la personificazione del “potere”. Giunti a questo punto Bong Joon-ho potrebbe cedere alla facile retorica del potere corruttore di chiunque tenti di utilizzarlo per il bene comune. In effetti Curtis-Evans tentenna di fronte alla rivelazione dell’organicità con gli oppressori del suo mentore rivoluzionario, un Gilliam-Hurt somigliante al Goldstein di nineteen eighty-four di Orwell. Esita di fronte alle argomentazioni del macchinista-dittatore: il peso della direzione, il delicato equilibrio che la divisione sociale rende possibile… Curtis sembra quasi cedere alla proposta che un centimetro prima della meta tutti i rivoluzionari si sentono fare: prendi il mio posto, che cambi la guardia purché nulla cambi. Ebbene no. Bong Joon-ho fa spezzare la catena (e un braccio) al suo antieroe che distrugge la macchina infernale e che col suo sacrificio rende possibile una nuova difficile vita. Saranno un piccolo Adamo afroamericano e un’Eva asiatica ad occuparsene.
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