Titolo originale | Seduced and Abandoned |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 100 minuti |
Regia di | James Toback |
Attori | Alec Baldwin . |
MYmonetro | 2,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 maggio 2015
James Toback e Alex Baldwin partono per il Festival di Cannes nel 2012 per cercare di farsi finanziare un film e osservare nel frattempo lo stato del mercato.
CONSIGLIATO NÌ
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Ho passato il 95% della mia vita a cercare i soldi per fare film e il 5% a fare film. Questa non è vita". Con questa affermazione di Orson Welles (ma sottoscrivibile da tanti altri artisti) in tasca, James Toback e Alex Baldwin partono per il Festival di Cannes nel 2012 per cercare di farsi finanziare una pellicola erotico-politica, che dovrebbe avere nel cast lo stesso Baldwin e Neve Campbell e intitolarsi "Ultimo Tango a Tikrit".
Gli incontri con i possibili finanziatori -che si rivelano i personaggi più curiosi del "documentario", neanche fossero personaggi di un film di finzione- si rivelano presto unanimi riguardo a questioni di budget e di cast: pare che senza Ryan Gosling e Jessica Chastain in questi anni non si possa fare nulla di appetibile, che le sceneggiature non servano perché tanto non le legge nessuno, che il luogo delle riprese vada scelto in base a convenienze economiche, infischiandosene di altre ragioni artistiche. Nulla di nuovo, dunque. Il film di Toback si fa interessante tra le pieghe, là dove condensa la storia del Festival con straordinaria sintesi ma sempreverde fascinazione, o dove a parlare sono i grandi maestri: Scorsese, Coppola, Bertolucci, Polanski, i quali non sempre fanno meno fatica dei piccoli a realizzare i "loro" film, perché i tempi sono profondamente cambiati e molti dei loro capolavori oggi non troverebbero un finanziatore neanche ... a pagarlo.
Lo stesso Alex Baldwin ha molto da raccontare e lo fa con una generosità sincera, dettata evidentemente dall'amicizia altrettanto sincera che lo lega a Toback.
Nell'ultima parte, infine, il lavoro si fa più filosofico: il regista si dice convinto che, più che per apparire o per comunicare, chi fa cinema lo faccia nell'ansia di non morire, di lasciare dietro di sé una traccia immortale, e questa strana (e in fondo non così necessaria) operetta si chiude con un'idea, piccola ma forte, che le dà un senso in extremis.
La volontà di finanziare un film da farsi è chiaramente un McGuffin, un pretesto che Toback utilizza per riprendere le conversazioni con Baldwin; ed è proprio all'attore -che molti nel film danno esplicitamente per "morto" al cinema e perfetto per la tv- che il regista fa il regalo più grande, offrendogli un ruolo da protagonista su questo palcoscenico apparentemente "off", che nel frattempo, però, ha penetrato in maniera scanzonata tutte le stanze del potere.
La pellicola seguirà gli sforzi per avere dei finanziamenti sicuri per un film dotato di un'unica idea ed esplorerà come l'industria cinematografica sta cambiando e come in realtà il festival non è solo un festival.