Salto

Film 2013 | Commedia 85 min.

Regia di Maximilian von Moll. Un film con Sesede Terziyan, Christian Wewerka, Chun Mei Tan, Frank Kallinowski, Sarah Becker. Cast completo Genere Commedia - Germania, 2013, durata 85 minuti. - MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento domenica 23 giugno 2013

Consigliato sì!
2,75/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Un film inchiesta sulle sette che praticano il suicidio collettivo, a cui non giova la scelta stilistica del mockumentary.
Recensione di Annalice Furfari
Recensione di Annalice Furfari

La nota giornalista televisiva Marion vive a Berlino con la sua fidanzata Lucia, una storica dell'arte di origine spagnola. Negli ultimi tempi, la loro relazione non si presenta in forma smagliante: Marion è sempre più presa dalla sua lanciata carriera in tv, mentre Lucia è sempre più coinvolta dal gruppo di supporto che frequenta e inizia a coltivare strane teorie sul 21 dicembre 2012, data presumibilmente indicata dai Maya per la fine del mondo. Un giorno, dopo un acceso litigio, Lucia sparisce lasciando alla sua ragazza un ambiguo biglietto sulla fine di "certe cose" non meglio indentificate. Preoccupata, Marion inizia a indagare sulla complessa e spesso perversa realtà delle sette che attendono la fine del mondo. Tra pratiche ascetiche per la reincarnazione o il ritorno nel ventre materno, le si schiude una pista che la conduce direttamente a Santiago De Compostela, meta spagnola del famoso pellegrinaggio conosciuto con il nome di "cammino di Santiago".
Realizzato in stile mockumentary, con la protagonista costantemente ripresa da un cameraman che sta girando un documentario sul suo lavoro di conduttrice televisiva, il film diretto dal tedesco Maximiliam von Moll getta una luce ambigua e inquietante sul mondo delle sedicenti sette che convincono i loro adepti del fatto che non esista alternativa, su questa Terra, al suicidio collettivo. Nella storia, più o meno recente, diversi casi del genere sono balzati agli onori della cronaca. Il più famoso è certamente quello di Jonestown, il più grande suicidio di massa della storia, avvenuto nel 1978, quando i 912 seguaci della setta americana del "Tempio del Popolo", capeggiata dal reverendo Jim Jones, si tolsero la vita ingerendo cianuro. Ma al regista non interessa tanto l'inchiesta sociologica sulle sette - se si eccettuano qualche definizione iniziale e le finte interviste ad alcuni seguaci palesemente plagiati - quanto l'indagine privata e personale condotta dalla protagonista, tesa a recuperare un amore troppo trascurato e incompreso.
Allora l'espediente del mockumentary, tanto in voga nel recente cinema horror, sembra motivato più dalla necessità di celare la povertà di mezzi economici nella realizzazione del film che da autentiche volontà stilistiche. Infatti, l'oggettivazione, a cui le riprese del finto documentario dovrebbero tendere, nuoce al buon esito cinematografico della storia, rendendo meno incalzante la ricerca di Marion e sottraendo palpiti ai suoi affanni e all'angosciante preoccupazione di perdere la sua amata per sempre.
Lo stesso stile mockumentary, con conseguente movimentata macchina a spalla e protagonista quasi sempre inquadrata in primo piano, rende le inquadrature asfittiche, soprattutto nella prima metà del film. Inquadrature che nella seconda metà si aprono e prendono aria per saturarsi dei suggestivi paesaggi naturali del Salto, località spagnola scelta come meta finale dalla setta intenzionata a celebrare la vita, danzando e cantando in libertà a contatto con la natura selvaggia, prima dell'arrivo della grande morte. In definitiva, i limiti della sceneggiatura e una scelta stilistica poco azzeccata nuocciono allo sviluppo di un soggetto interessante e intrigante, che avrebbe dovuto suggerire un trattamento più cinematografico e meno da inchiesta giornalistica, peraltro finta.

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