Grisgris

Grigris balla e viene pagato per questo, anche se è menomato da una gamba inutilizzabile. La sua forza e la sua tenacia gli hanno consentito di ottenere una piccola fama nella sua città e l'ammirazione di una prostituta locale. Però le condizioni gravi di uno zio malato lo costringono a cercare più soldi e rivolgersi al traffico illegale di benzina. Quando poi avrà l'infelice idea di cercare di truffare i signori del petrolio per fare ancora più soldi cominceranno i veri problemi.
Alla base di Grigris c'è una donna e una pistola, quel tipo di cinema in cui un uomo comune è costretto dagli eventi e dalla passione a fare scelte pericolose. Tuttavia Harouin svicola ogni rischio di noir e di imitazione delle strutture del cinema di altri continenti, per raccontare una storia di povertà e disperazione universale. Il pregio del suo film infatti è quello di non voler raccontare il paese in cui è girato (il Chad) ma di superare la prospettiva ombelicale e giocare al tavolo dei più grandi, quello in cui l'obiettivo è parlare di tutti gli uomini attraverso la storia di alcuni di essi, nel caso particolare di un irriducibile 25enne che nonostante una menomazione corre più di altri.
I meriti però finiscono qui. La storia del ballerino Grigris, diventato criminale per la famiglia e fuggitivo per amore, è mostrata senza riuscire mai ad indagarne misteri, origini e pulsioni. E' "mostrata" nel senso più letterale del termine, attraverso una messa in scena sciatta senza che questa sia una scelta di stile, attraverso corpi reali (specie quello del protagonista) senza che questo riesca mai a diventare il perno sul quale reggere il film, attraverso paesaggi peculiari senza che questi influenzino la percezione degli eventi.
A mancare nel film di Harouin, come del resto già era capitato in passato, è il cinema in sè, ovvero quel complesso creativo che dall'uso combinato di diverse tecniche (fotografia, montaggio, recitazione...) dà vita a sensazioni, idee e suggestioni inesprimibili con una sola di queste. Grigris è cinema ricattatorio, che punta sul pietismo senza dare un valore a ciò che mostra, che esibisce un contesto (quello africano) senza metterlo a frutto e che in nessun momento raggiunge quell'equilibrio armonico attraverso il quale i film comunicano.
Non è una questione di mancanza di perizia tecnica, nè di mancanza di budget, nè di differenze di retroterra culturale (anzi, è un bene che in Africa non si faccia lo stesso cinema che nel resto del mondo) è semmai una questione di avere qualcosa da dire di onesto e umano con una ricchezza, non materiale ma espressiva. 