Shokuzai (Penance)

Film 2012 | Drammatico +16 270 min.

Anno2012
GenereDrammatico
ProduzioneGiappone
Durata270 minuti
Regia diKiyoshi Kurosawa
AttoriSakura Andô, Chizuru Ikewaki, Yu Aoi, Kyôko Koizumi, Eiko Koike .
TagDa vedere 2012
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +16
MYmonetro 3,56 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Kiyoshi Kurosawa. Un film Da vedere 2012 con Sakura Andô, Chizuru Ikewaki, Yu Aoi, Kyôko Koizumi, Eiko Koike. Genere Drammatico - Giappone, 2012, durata 270 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,56 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 4 ottobre 2012

Un dramma che segnerà per sempre la vita di quattro amiche.

Consigliato sì!
3,56/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,12
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
News
Critica
Premi
Cinema
Da uno dei maestri dell'horror giapponese, una serie tv su castigo e redenzione al femminile.
Recensione di Emanuele Sacchi
giovedì 30 agosto 2012
Recensione di Emanuele Sacchi
giovedì 30 agosto 2012

A dimostrazione che in Occidente come in Oriente il lavoro per la televisione e il suo rapporto di osmosi con il cinema assume di continuo un valore nuovo, anche Kurosawa Kiyoshi - autore apparentemente lontano per tempi, ritmi e atmosfere dal mezzo televisivo - si cimenta con profitto con il formato della serie tv. Il risultato è Shokuzai, ovvero "Castigo", andata in onda in Giappone nel gennaio 2012.
Penitenza si diceva, in un eterno purgatorio che affligge le vite di quattro ragazze la cui esistenza è stata sostanzialmente interrotta, resettata e infine deturpata da un orribile evento: la morte di una compagna di classe delle elementari, per mano di un misterioso assassino di cui le quattro non ricordano (o non vogliono ricordare) le fattezze. Ragione per cui la madre della vittima Asako, interpretata dalla fascinosa dark lady Kyôko Koizumi, condanna le bambine a un castigo specifico per poter espiare. Espiazione svolta attraverso rispettivi episodi della serie, cinque (in ultimo la protagonista è la stessa Asako) per altrettanti aspetti diversi della natura umana e del femminino in particolare. Temi ancestrali, che attraversano lo storytelling sin dai tempi di Eschilo, ma che qui vivono una trasfigurazione che è sostanzialmente nipponica (il rispetto e la paura del contatto fisico che nascondono le perversioni più incontrollate) e ancor prima kurosawiana. La scoperta della sessualità e il ruolo ornamentale della donna nel primo episodio, il riscatto e il ricorso alla violenza per autodifesa nel secondo, la psicosi protettiva e la diversità nel terzo, il bisogno di maternità e il dualismo spietato di due sorelle nel quarto, il rimorso e la beffa del destino nel quinto e conclusivo. Cinque capitoli per altrettanti cambi di registro, come se Kurosawa Kiyoshi avesse finalmente a disposizione lo spazio e i tempi idonei per poter sviluppare le sue idee visive ed estendere un range spesso ingabbiato dalle esigenze del singolo lungometraggio.
Un'altra arma a favore di chi ritiene che le libertà del formato per la serie tv abbiano la meglio sulle vecchie strutture del cinema, a giudicare dalle licenze che Kiyoshi si concede, come il suono delle cornamuse che caratterizza il terzo episodio, o gli intermezzi grotteschi e i risvolti da soap opera nel quarto, gli scherzi tragicomici del destino dell'episodio finale, in cui prende il largo un surreale che sa di Lynch. Un universo di psicosi collettiva, di malessere esistenziale e intolleranza esasperata, doverosamente sottolineata da ambienti asettici, in cui i laptop - quanti i differenti brand immortalati - sembrano l'unica forma di comunicazione possibile per persone (rigorosamente e nipponicamente) sole. La macchina da presa, spesso immota, non si lascia sfuggire nemmeno una delle possibili geometrie, vigilando su un mondo in disfacimento ma sul piano visivo assurdamente in ordine. Per lasciarsi andare a zoom enfatici e isolati che sottolineino i climax, destinati ad addensarsi nel whodunit del risolutivo finale, affidato alle doti recitative del solito Teruyuki Kagawa, già protagonista di Tokyo Sonata.
Un'altra scommessa abbondantemente vinta per un regista che aggiorna continuamente il proprio linguaggio e non smette di stupire.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 31 agosto 2012
Peer Gynt

 Melodrammone dalle tinte fosche: praticamente una sorta di Carolina Invernizio in salsa giapponese! Diviso quasi teatralmente in un antefatto, quattro episodi e un epilogo, il film (prodotto in forma di breve serial per la televisione) parte dall'omicidio della piccola Emiri, una bambina delle scuole elementari, commesso da un uomo che la allontana dalle sue [...] Vai alla recensione »

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