amicinema
|
venerdì 6 aprile 2012
|
le sabbie mobili degli anni '70 italiani
|
|
|
|
Mi e' sembrato davvero di muovermi nelle sabbie mobili guardando questo film di Giordana. L'impressione di sprofondare in un mare di bugie, egoismi, cinismo e crudeltà e' stata forte e gia' solo per questo potrei dire che "Romanzo di una strage" e' un film riuscito.
Regia ed interpretazione si incastrano perfettamente e il risultato e' una pellicola che colpisce il cuore e la mente, fa riflettere e riempie di sdegno, senza cadere in banalità o colpi bassi emotivi. Per quello purtroppo basta raccontare semplicemente quello che e' successo in quegli anni.
Ammetto che l'inizio del film, affastellato di personaggi e vicende, e' difficile da comprendere senza una adeguata preparazione e forse una possibile pecca dell'opera si cela nella mancata spiegazione e contestualizzazione dei protagonisti dell'epoca.
[+]
Mi e' sembrato davvero di muovermi nelle sabbie mobili guardando questo film di Giordana. L'impressione di sprofondare in un mare di bugie, egoismi, cinismo e crudeltà e' stata forte e gia' solo per questo potrei dire che "Romanzo di una strage" e' un film riuscito.
Regia ed interpretazione si incastrano perfettamente e il risultato e' una pellicola che colpisce il cuore e la mente, fa riflettere e riempie di sdegno, senza cadere in banalità o colpi bassi emotivi. Per quello purtroppo basta raccontare semplicemente quello che e' successo in quegli anni.
Ammetto che l'inizio del film, affastellato di personaggi e vicende, e' difficile da comprendere senza una adeguata preparazione e forse una possibile pecca dell'opera si cela nella mancata spiegazione e contestualizzazione dei protagonisti dell'epoca.
Per questo consiglio prima della visione di leggersi almeno la storia ufficiale della vicenda e dopo leggersi i commenti e le interpretazioni delle persone coinvolte in quegli anni (ad esempio Sofri).
Bravissimi tutti gli attori, da Mastandrea a Favino a Gifuni, la qualità di un film si vede anche dai personaggi comprimari che qui sono interpretati dal fior fiore dei caratteristi italiani.
Obbligatorio per tutti coloro che ritengono che conoscere il nostro passato sia fondamentale per capire il nostro presente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a amicinema »
[ - ] lascia un commento a amicinema »
|
|
d'accordo? |
|
paraclitus
|
sabato 31 marzo 2012
|
molto interessante
|
|
|
|
Ci sono delle banalità e certi limiti che purtroppo deve colmare lo spettatore avveduto ma è un film interessante.
Le cose notevoli sono che si dice esplicitamente che Saragat sapeva ed era complice e che Moro lo aveva capito (si vuole forse dire che era una parte del memoriale?), che Calabresi è stato ucciso perché cominciava a capire la verità e che quindi non c' entrava Lotta Continua. Molto bello il personaggio di Pinelli.
Fa rabbia però, e torno ai limiti da colmare, vedere che si resta sempre al di qua della denuncia drammatica ma purtroppo sempre "generica" della strage di Stato. Chi cacchio è questo Stato, lo si vuole definire o no? Quando Moro fa capire a Saragat che lui si è reso conto che Saragat come Segni era coinvolto in un tentativo di eversione teso all' instaurazione di un regime dittatoriale, lo statista democristiano aggiunge che però lui non denuncerà questo fatto perché sennò l' ordine e la convivenza civile non sarebbero più possibili in Italia e per amor di patria si limita a fare degli ironici e addolorati auguri al Presidente.
[+]
Ci sono delle banalità e certi limiti che purtroppo deve colmare lo spettatore avveduto ma è un film interessante.
Le cose notevoli sono che si dice esplicitamente che Saragat sapeva ed era complice e che Moro lo aveva capito (si vuole forse dire che era una parte del memoriale?), che Calabresi è stato ucciso perché cominciava a capire la verità e che quindi non c' entrava Lotta Continua. Molto bello il personaggio di Pinelli.
Fa rabbia però, e torno ai limiti da colmare, vedere che si resta sempre al di qua della denuncia drammatica ma purtroppo sempre "generica" della strage di Stato. Chi cacchio è questo Stato, lo si vuole definire o no? Quando Moro fa capire a Saragat che lui si è reso conto che Saragat come Segni era coinvolto in un tentativo di eversione teso all' instaurazione di un regime dittatoriale, lo statista democristiano aggiunge che però lui non denuncerà questo fatto perché sennò l' ordine e la convivenza civile non sarebbero più possibili in Italia e per amor di patria si limita a fare degli ironici e addolorati auguri al Presidente. Ma di quale ordine da mantenere si parla? Che cavolo è questo Stato? Non è altro che la camera di compensazione di interessi e centri di potere che non hanno niente a che vedere con la democrazia; il tutto al di sopra delle teste dei cittadini che dal canto loro pensano esclusivamente a tirare a campare fregandosene non appena riescono a sistemarsi in maniera abbastanza solida dal punto di vista economico. L' inganno è proprio quel "manteniamo l' ordine" di Moro, quella è l' illusione che si vende ai cittadini, che esista davvero un ordine in cui riesca a sopravvivere almeno un barlume di libertà e giustizia. Il doloroso misticismo del Moro del film è semplicemente la metafora cinematografica, inconsapevole ma non troppo, del ricatto del potere (una volta la minaccia del crollo dell' "ordine", un' altra lo spread che incalza) e dell' attitudine menefreghista della classe subalterna che si preoccupa solamente della salvaguardia del proprio misero orticello, sempre più misero finché non resterà più nemmeno quello. Ma allora non rimarrà altro che l' azione disordinata e senza obiettivo in piazza con conseguenti e immediate leggi speciali e il gioco sarà definitivamente fatto.
[-]
[+] se lei ha fatto caso
(di immanuel)
[ - ] se lei ha fatto caso
[+] lei mi consentirà
(di paraclitus)
[ - ] lei mi consentirà
|
|
[+] lascia un commento a paraclitus »
[ - ] lascia un commento a paraclitus »
|
|
d'accordo? |
|
valis.91
|
domenica 1 aprile 2012
|
"la giustizia è giusta?"
|
|
|
|
Piazza Fontana, il caso Pinelli, omicidio Calabresi. Tutto ruota intorno alla parola Giustizia, quella invocata da Licia Pinelli davanti al giudice Paolillo e ribadita nei titoli di coda da Marco Tullio Giordana. Dietro c'è una ricostruzione cronologica accurata, a partire dagli eventi dell'Autunno Caldo fino ad arrivare al 1972, inizio degli Anni di Piombo, alternando le voci della politica italiana di fine anni '60 (Saragat, Rumor e Moro) a quelle dei gruppi degli anarchici del Ponte della Ghisolfa, guidati da Pinelli, e dei neofascisti trevigiani di Giovanni Ventura, fino ad arrivare allo scoppio delle bombe in piazza Fontana quel fatale 12 dicembre 1969. Difficile uscire dal cinema senza rimanere colpiti dalla sfilata di fatti, alcuni tuttora senza una risposta esasutiva, che trascinano pesanti conseguenze fino ai nostri giorni; degrandante chiedersi ancora oggi se può esistere una giusta giustizia.
[+]
Piazza Fontana, il caso Pinelli, omicidio Calabresi. Tutto ruota intorno alla parola Giustizia, quella invocata da Licia Pinelli davanti al giudice Paolillo e ribadita nei titoli di coda da Marco Tullio Giordana. Dietro c'è una ricostruzione cronologica accurata, a partire dagli eventi dell'Autunno Caldo fino ad arrivare al 1972, inizio degli Anni di Piombo, alternando le voci della politica italiana di fine anni '60 (Saragat, Rumor e Moro) a quelle dei gruppi degli anarchici del Ponte della Ghisolfa, guidati da Pinelli, e dei neofascisti trevigiani di Giovanni Ventura, fino ad arrivare allo scoppio delle bombe in piazza Fontana quel fatale 12 dicembre 1969. Difficile uscire dal cinema senza rimanere colpiti dalla sfilata di fatti, alcuni tuttora senza una risposta esasutiva, che trascinano pesanti conseguenze fino ai nostri giorni; degrandante chiedersi ancora oggi se può esistere una giusta giustizia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a valis.91 »
[ - ] lascia un commento a valis.91 »
|
|
d'accordo? |
|
francesca meneghetti
|
domenica 10 giugno 2012
|
una strage senza colpevoli non è romanzesca?
|
|
|
|
Molta stampa ha accolto “Romanzo di una strage” con giudizi improntati a riserva, se non a stroncatura. La maggior parte delle critiche riguardava il distacco tra la fabula del film e la Storia, cosìcome veniva sottolineato da alcuni che furono coinvolti in quell’oscura vicenda che viene spesso considerata come l’inizio della “strategia della tensione”, destinata a marchiare cupamente gli anni ’70.
[+]
Molta stampa ha accolto “Romanzo di una strage” con giudizi improntati a riserva, se non a stroncatura. La maggior parte delle critiche riguardava il distacco tra la fabula del film e la Storia, cosìcome veniva sottolineato da alcuni che furono coinvolti in quell’oscura vicenda che viene spesso considerata come l’inizio della “strategia della tensione”, destinata a marchiare cupamente gli anni ’70. Da una parte, Adriano Sofri, allora leader di Lotta Continua, implacabile accusatrice del commissario Calabresi, poi assassinato, ha editato un instant book intitolato 43 anni. Dall'altra Guido Lorenzon, il mite insegnante trevigiano, compagno di collegio di Giovanni Ventura, il quale, con la sua testimonianza, aprì la strada alle indagini venete sulla pista nera (per opera di giudici come Stiz e Calogero, coraggiosi e un po' dimenticati), si è dissociato dal film per l’invenzione delle due bombe (di cui una, dimostrativa, di matrice anarchica).
Sarebbero critiche sacrosante se ci trovassimo di fronte ad una ricostruzione storica dichiarata. Ma di fronte ad un film, che, rifacendosi a una sceneggiatura parzialmente di fantasia, s’intitola “Romanzo di una strage”, e che perciò corre su un crinale sottile tra storia e invenzione, pare che la fruizione più corretta sia quella di esprimere un giudizio sul valore artistico. E’ poi ovvio che, dato il tema molto politicizzato, la lettura si presti anche a dei risvolti di carattere ideologico, variabili in funzione delle opinioni, o dei ricordi, di ciascuno.
Il film racconta bene un periodo cupo e oscuro della storia italiana con colori freddi e grigi: anche la scena cruciale del film è molto vicina al bianco e nero, ed è particolare quel getto di coriandoli o foglietti bianchi, sparati fuori dal palazzo, nel cielo notturno. E’ una scelta stilistica che, evitando sanguinamenti a profusione, ricorda quella di Hitchcock di Psyco, quando la donna sotto la doccia viene accoltellata e il piatto della doccia passa dal colore ai toni grigi, per non indulgere nell’impatto emotivo del rosso.
Il sistema dei personaggi è ben bilanciato, con le due coppie coniugali contrapposte (dal destino, più ancora che dalle diverse scelte ideologiche), per altro interpretate da quattro ottimi attori. Anzi, il merito principale del film è di aver ricostruito lo spessore umano di Pinelli e di Calabresi, e di averli, di fatto, riabilitati. Del tutto giustamente? Il regista sembra esserne convinto, anche se manca un piccolo tassello a ricomporre il quadro della totale innocenza del commissario (la testimonianza di Valitutti). Ma se così fosse, allora si comprende l’imbarazzo, di fronte al film, di tanti personaggi che nel 1971 si esposero con una durissima lettera accusatoria all'Espresso contro Calabresi, sostituendosi al ruolo dei giudici. Per inciso, affidare la parte del commissario a Valerio Mastrandrea è già di per sé espressione di un’intenzione assolutoria, sia pure inconscia: con il suo sguardo languido e malinconico, di sottecchi, riuscirebbe a ridare verginità anche a Hitler!
Anche gli altri personaggi di contorno sono interpretati con cura, e persino con ricerca di somiglianza con i modelli originali. Si pensi ad Aldo Moro, ma anche il personaggio Ventura, che è parso caricaturale, non si discosta molto dal vero, secondo le testimonianze di chi l’ha conosciuto di vista. Il che dimostra che uno studio storico e filologico ha accompagnato comunque la preparazione del film.Per quanto riguarda l’interpretazione dei fatti storici da parte di Giordana, l’invenzione delle due bombe non sminuisce la responsabilità e l’intenzione stragista dei “neri”, che risulta nettissima, mentre il riferimento a misteriosi giochi dell’intelligence americana, per quanto possa sembrare fantasioso, si avvicina forse alla verità più di quanto si possa pensare.
Certo i familiari delle vittime avrebbero desiderato un atto di accusa più netto e meno dubitativo, a compensare le offese subite da una mancata giustizia, ma la colpa di ciò non è del regista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesca meneghetti »
[ - ] lascia un commento a francesca meneghetti »
|
|
d'accordo? |
|
glenn_glee
|
sabato 31 marzo 2012
|
la ragion di stato
|
|
|
|
Romanzo di una strage è un film potente, ma allo stesso tempo asciutto, essenziale che non cerca di impressioanre lo spettatore forse perchè la realtà stessa che racconta è già abbastanza impressionante. Gli attori sono bravissimi da Mastrandrea a Favino fino a Gifuni(straordinario) che interpreta un pacato e integro Aldo Moro. Bella l'idea di dividere il film in atti perchè permette di seguire meglio le piste della polizia, di fare ordine sui diversi movimenti e le diverse persone potenzialmente coinvolti della strage. Il film dipinge molto bene, senza sbilanciarsi troppo, senza dare giudizi ma semplicemente raccontando, l' Italia della fine degli anni '60, spezzata, confusa, pericolosa, in cerca del suo equilibrio, speranzosa ma allo stesso tempo sospettosa nei confronti dello Stato, in bilico tra il desiderio di democrazia e la rivoluzione.
[+]
Romanzo di una strage è un film potente, ma allo stesso tempo asciutto, essenziale che non cerca di impressioanre lo spettatore forse perchè la realtà stessa che racconta è già abbastanza impressionante. Gli attori sono bravissimi da Mastrandrea a Favino fino a Gifuni(straordinario) che interpreta un pacato e integro Aldo Moro. Bella l'idea di dividere il film in atti perchè permette di seguire meglio le piste della polizia, di fare ordine sui diversi movimenti e le diverse persone potenzialmente coinvolti della strage. Il film dipinge molto bene, senza sbilanciarsi troppo, senza dare giudizi ma semplicemente raccontando, l' Italia della fine degli anni '60, spezzata, confusa, pericolosa, in cerca del suo equilibrio, speranzosa ma allo stesso tempo sospettosa nei confronti dello Stato, in bilico tra il desiderio di democrazia e la rivoluzione. Quello che poteva essere un altro attacco di protesta degli anarchici, senza morti e feriti, invece si trasforma in un atto di grande violenza dietro il quale si nascondono verità più grandi e più scomode di quelle immaginate all'inizio. Le indagini della polizia diventano una vera e propria caccia alle streghe, fino all'episodio della morte di Pinelli fatto passare per suicidio.Nessuno ha pagato per quello che è successo, ancora non c'è nessun colpevole, ma ogni volta che la verità sembra venire a galla essa viene messa a tacere, fatta sparire con la morte di coloro che possono rivelarla o che la ricercano senza compromessi e in questo modo ci si rende conto che i cittadini, il commissario onesto o l'anarchico non violento non contano niente, sono solo pedine sacrificabili e sacrificate di una scacchiera dove a guidare il gioco sono i potenti che nessuno deve sfidare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a glenn_glee »
[ - ] lascia un commento a glenn_glee »
|
|
d'accordo? |
|
gioinga
|
sabato 7 aprile 2012
|
un film che stona
|
|
|
|
E' un film che colpisce, che stona e che lascia una profonda amarezza. Aldilà della querelle nata con le dichiarazioni di Sofri sul fatto che il film non direbbe la piena verità sul fatto, resta la grande qualità di far comprendere il clima di quegli anni a chi non li ha vissuti. E' un film che fa riflettere e fa venire la voglia di saperne di più. Ho trovato ottima la ricostruzione degli ambienti, la regia e gli attori, veramente eccezionali. Assolutamente da vedere
|
|
[+] lascia un commento a gioinga »
[ - ] lascia un commento a gioinga »
|
|
d'accordo? |
|
andr-ew
|
domenica 1 aprile 2012
|
gran film
|
|
|
|
Questo film ha convinto tutti. Avevo delle riserve, per il fatto che in qualsiasi film Italiano si produca ormai ci siano sempre o Favino o Mastandrea, qui perfetti, soprattutto il secondo. Riserve perchè l'ultimo film Italiano di argomento "civile", Vallanzasca, m'aveva deluso. Cinematograficamente impeccabile, ha il merito di dare una rinfrescata a una pagina chiusa (?) della storia Italiana, e sostanzialmente ci dice anche che Calabresi è stato ucciso dallo "Stato" e non dall'ultra-sinistra. Film veramente sorprendente
|
|
[+] lascia un commento a andr-ew »
[ - ] lascia un commento a andr-ew »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
domenica 1 aprile 2012
|
ricopriremo tutto come i gatti con gli escrementi
|
|
|
|
Non è un romanzo a dispetto del titolo, è una ricostruzione onesta come tanti lavori di Giordana. Mette in fila i vari capitoli attorno a quel fatto (l’esplosivo, l’interrogatorio ecc.) per dirci quello che sa, che ha raccolto anche dal libro che l’ha ispirato. Non vi si vede nessuna tesi precostituita e portata avanti ad ogni costo. Tutti indovinatissimi e disciplinati nelle loro vesti gli attori, perfino con alcune caricature che li rendono più credibili.
A 43 anni di distanza dalla bomba (o 2 bombe) di Piazza Fontana nessuno ha pagato per la strage ma hanno pagato le pedine piccole Calabresi e Pinelli, manovrate da chi sapeva molto.
[+]
Non è un romanzo a dispetto del titolo, è una ricostruzione onesta come tanti lavori di Giordana. Mette in fila i vari capitoli attorno a quel fatto (l’esplosivo, l’interrogatorio ecc.) per dirci quello che sa, che ha raccolto anche dal libro che l’ha ispirato. Non vi si vede nessuna tesi precostituita e portata avanti ad ogni costo. Tutti indovinatissimi e disciplinati nelle loro vesti gli attori, perfino con alcune caricature che li rendono più credibili.
A 43 anni di distanza dalla bomba (o 2 bombe) di Piazza Fontana nessuno ha pagato per la strage ma hanno pagato le pedine piccole Calabresi e Pinelli, manovrate da chi sapeva molto. Attorno a loro due ruota il film, sono i protagonisti, coi loro incontri e la quasi amicizia. Hanno pagato pure i responsabili di Lotta Continua che si accanirono contro Calabresi, che brutto!, uccidere per ignoranza, e di una coltre d’ignoranza si è ricoperta Piazza Fontana e molte altre stragi, di Stato, di servizi deviati, di estremisti rossi e neri strumentalizzati di volta in volta da poteri più grandi.
Le rivolte che stanno a inizio film e che ne sono lo sfondo ricordano da vicino le possibili rivolte che potrebbero accadere anche oggi nel nostro Paese, per motivi tutt’altro che politici o di “radicalizzazione dello scontro”, ma per altri ben più prosaici, di sopravvivenza, il lavoro che manca e l’impossibilità di soddisfare necessità elementari, mentre una classe politica finge di discutere di massimi sistemi ma gozzoviglia nel frattempo. Mai sentito Aldo Moro nella realtà parlare così chiaramente come è mostrato nel film, a presagire disordini o paventare la discesa verso una situazione “greca” (quella dei colonnelli, però ... ecco la Grecia cui ci avviciniamo oggi per motivi economici). Tutto è stato ricoperto, “come i gatti con gli escrementi”: una tradizione italiana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
marezia
|
sabato 7 aprile 2012
|
impegno civile e classe in un mix da intenditori
|
|
|
|
Naturalmente DOPO AVER BLEFFATO emetto la mia sentenza: PROMOSSO! E CON LODE. Una lode che viene dalla forza delle interpretazioni (su tutti Mastandrea, a mio parere) su un impianto ben scandito e convincente. Equilibrio e misura, ma anche passione e morte: TUTTO quello che occorre ad un film ideologico ma non campato in aria COME ALCUNI CRITICI HANNO CHIARAMENTE DETTO; sostanza e forma: IL MASSIMO per un cinefilo. Grazie a Marco Tullio Giordana per questa operazione CULTURALE.
|
|
[+] lascia un commento a marezia »
[ - ] lascia un commento a marezia »
|
|
d'accordo? |
|
shanks
|
lunedì 23 aprile 2012
|
la cravatta contro le istituzioni
|
|
|
|
Coinvolgente ed affascinante. C'è un ottima tradizione in patria di "film-inchiesta", ovvero di pellicole che attingono direttamente dalla cronaca. Il nuovo lavoro di Marco Tullio Giordana si colloca in questo contesto, cercando di far luce nelle zone d'ombra della nostra Storia, in modo da non dimenticare il pesante bagaglio culturale che ci trasciniamo. Il racconto è teso, vibrante, nonostante si snodi su fili narrativi semantici, lasciando l'azione in secondo piano. Giordana lavora con le parole, parole dosate e mirate, ricreando un linguaggio ricercato nei tempi e nei modi; e cosi ne possiamo assaporare tutte le sfumature dialettali di ogni regione chiamata in gioco, anche ovviamente per merito di un cast in forma.
[+]
Coinvolgente ed affascinante. C'è un ottima tradizione in patria di "film-inchiesta", ovvero di pellicole che attingono direttamente dalla cronaca. Il nuovo lavoro di Marco Tullio Giordana si colloca in questo contesto, cercando di far luce nelle zone d'ombra della nostra Storia, in modo da non dimenticare il pesante bagaglio culturale che ci trasciniamo. Il racconto è teso, vibrante, nonostante si snodi su fili narrativi semantici, lasciando l'azione in secondo piano. Giordana lavora con le parole, parole dosate e mirate, ricreando un linguaggio ricercato nei tempi e nei modi; e cosi ne possiamo assaporare tutte le sfumature dialettali di ogni regione chiamata in gioco, anche ovviamente per merito di un cast in forma. E' un grande lavoro, come quello di mettere al centro della storia un uomo, che si batte certamente per la giustizia delle istituzioni, ma che forse intuisce che le stesse non sono "dalla parte giusta". Questo non lo sapremo mai, sappiamo però che quest'uomo sa cosa è corretto eticamente e per questo verrà emarginato. Il regista lascia ampio respiro alla vita più intima del Commissario, dal tenero rapporto con la famiglia, che contrasta fortemente con la violenza del mondo esterno, alla lotta interiore: morale contro giuramento. Non a caso, la scena che rimarrà piu impressa non sarà l'esplosione, di cui ricordiamo ogni sordido particolare, ma la scelta della cravatta. E' la vita di un uomo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a shanks »
[ - ] lascia un commento a shanks »
|
|
d'accordo? |
|
|