zelos1977
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mercoledì 9 maggio 2012
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marco tullio giordana al suo meglio!
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Come già aveva descritto nel documentario del 1995 sulla morte di P.P. Pasolini, Giordana stavolta affronta un' altra pagina oscura della storia italiana, la strage di piazza Fontana a Milano nel dicembre 1969. E' un film inchiesta davvero ben narrato, attori mirabili, regia documentaristica controllata ed indagatrice! Per chi, come noi giovani non ha vissuto (fortunatamente) quell'epoca, questi film ben fatti ci aprono gli occhi alla macabra storia politica-terroristica italiana. Ognuno può farsi una sua idea riguardo ai presunti colpevoli della strage di piazza Fontana, resta il fatto che il regista sembra tendere a scagionare dalla colpevolezza i militanti anarchici.
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Come già aveva descritto nel documentario del 1995 sulla morte di P.P. Pasolini, Giordana stavolta affronta un' altra pagina oscura della storia italiana, la strage di piazza Fontana a Milano nel dicembre 1969. E' un film inchiesta davvero ben narrato, attori mirabili, regia documentaristica controllata ed indagatrice! Per chi, come noi giovani non ha vissuto (fortunatamente) quell'epoca, questi film ben fatti ci aprono gli occhi alla macabra storia politica-terroristica italiana. Ognuno può farsi una sua idea riguardo ai presunti colpevoli della strage di piazza Fontana, resta il fatto che il regista sembra tendere a scagionare dalla colpevolezza i militanti anarchici. Questo film somiglia molto agli eccellenti film inchiesta di F. Rosi degli anni '60-'70.
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graziano bianco
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lunedì 21 gennaio 2013
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finalmente...
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ultimamente è molto difficile trovare un buon film italiano ,romanzo di una strage è proprio un ottimo film, si potrebbero fare più film italiani di buona fattura...questo film fa ben sperare per il futuro del cinema italiano...
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franz1971
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sabato 31 marzo 2012
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la verità non esiste
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Il film di Marco Tullio Giordana, del quale non si contestano le qualità registiche e di sceneggiatore, risente troppo di un' impostazione conformista rispetto alla lettura che la magistratura nel corso dei decenni passati dall'eccidio di Piazza Fontana, ha dato. Più precisamente il lungometraggio ricostruisce nei minimi particolari le indagini che succedettero l'esplosione alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, le piste seguite dagli inquirenti, da prima quella anarchica in seguito quella neofascista. Certo se il film avesse voluto proporre una interpretazione differente a quella degli atti giudiziari, sarebbe stato tacciato di "revisionismo", ma tant'è.
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Il film di Marco Tullio Giordana, del quale non si contestano le qualità registiche e di sceneggiatore, risente troppo di un' impostazione conformista rispetto alla lettura che la magistratura nel corso dei decenni passati dall'eccidio di Piazza Fontana, ha dato. Più precisamente il lungometraggio ricostruisce nei minimi particolari le indagini che succedettero l'esplosione alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, le piste seguite dagli inquirenti, da prima quella anarchica in seguito quella neofascista. Certo se il film avesse voluto proporre una interpretazione differente a quella degli atti giudiziari, sarebbe stato tacciato di "revisionismo", ma tant'è.
Il problema è che a quasi 43anni di distanza ( e non a 33 come erroneamente indicati nei titoli di coda) non esiste nè un colpevole ne una verità storica. Freda e Ventura, sui quali si sono riversate tutte le possibili nefandezze circa la strage, sono stati assolti in via definitiva dalla Cassazione, ma chissà perchè si continua a ritenerli responsabili materiali; ma a che pro? Se la destra extraparlamentare dell'epoca avesse avuto un piano occulto per destabilizzare l'Italia e le sue istituzioni democratiche, avrebbe commesso un grave errore perchè invece di provocare una svolta autoritaria, si ebbe il contrario, cioè il rafforzamento del PCI...secondo il mio modesto parere si sarebbe dovuto indagare maggiormente nell'ambiente dei Servizi segreti, i quali asserviti a logiche di potere nazionali ed internazionali, ne avrebbero tratto i maggior benefici.
Tornando alla finzione cinematografica messa in atto da Giordana, sono da elogiare le interpretazioni di Valerio Mastandrea, il commissario Calabresi ritenuto responsabile della morte del ferroviere anarchico Pinelli (interpretato da un ottimo Pierfrancesco Favino) e assassinato da un commando di Lotta Continua; per quanto riguarda gli attori che interpretano i "neri" Freda e Ventura mi sembra un'evidente forzatura l'utilizzo del dialetto veneto, almeno da parte di Freda, dato il suo bagaglio culturale non indifferente.
Tutto sommato un film che non dice nulla di nuovo circa l'effettivo svolgersi dei fatti e si pone nel filone del politicamente correto.
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ghismina1
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domenica 1 aprile 2012
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che bellooooooo!
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Veramente un film importante,realizzato un modo eccellente. Giordana mette lo spettatore direttamente dentro una storia che sembra allucinante e che invece è vera,raccontandola come un thriller,sembra un film americano,con tanto di suspense,emozioni,processi,all'interno del quale si muove un cast di attori eccellenti,il meglio degli attori italiani,su tutti mastandrea e Favino,ma anche i ruoli minori,il questore guida,il giornalista nozza,freda e ventura...le mogli,gifuni e lo cascio....insomma tutti bravi bravi bravi.spero che la gente vada e vederlo,é un film che fa riflettere,lo devono proiettare nei licei,perché anche se ai più giovani qualche passaggio potrá sfuggire,il film é fatto in modo tale che comunque potranno seguire il racconto del rapporto tra pinelli e calabresi e senz'altro percepire quell'aria di complotti intrecci politici internazionali e nazionali e trame oscure,che hanno segnato l'Italia forse per sempre,sicuramente fino ad oggi.
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Veramente un film importante,realizzato un modo eccellente. Giordana mette lo spettatore direttamente dentro una storia che sembra allucinante e che invece è vera,raccontandola come un thriller,sembra un film americano,con tanto di suspense,emozioni,processi,all'interno del quale si muove un cast di attori eccellenti,il meglio degli attori italiani,su tutti mastandrea e Favino,ma anche i ruoli minori,il questore guida,il giornalista nozza,freda e ventura...le mogli,gifuni e lo cascio....insomma tutti bravi bravi bravi.spero che la gente vada e vederlo,é un film che fa riflettere,lo devono proiettare nei licei,perché anche se ai più giovani qualche passaggio potrá sfuggire,il film é fatto in modo tale che comunque potranno seguire il racconto del rapporto tra pinelli e calabresi e senz'altro percepire quell'aria di complotti intrecci politici internazionali e nazionali e trame oscure,che hanno segnato l'Italia forse per sempre,sicuramente fino ad oggi. Lascia la voglia di vederne un seguito,una seconda o anche una terza parte...chissá....
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alex333
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domenica 1 aprile 2012
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bellissimo...
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veramente un gran bel film...ottima la recitazione di Mastandrea.
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alex2044
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domenica 1 aprile 2012
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dopo la meglio gioventù un altro bellissimo film
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Un film bellissimo. 129 minuti senza cadute di gusto e di tensione. Applausi per Mastandrea e Favino. Una menzione speciale per Omero Antonutti e Fabrizio Gifuni. Grazie al regista per il coraggio dimostrato nel trattare una materia ancora oggi incandescente che troppi in Italia tendono a dimenticare. Alcune critiche ,positive per il film meno per la ricostruzione , mi sono sembrate un po' superficiali. Giordana ha ricostruito molto bene l'epoca e l'atmosfera di quei tempi. Essere stato parte di quel periodo mi ha forse portato a dargli un mezzo voto in più ma per la commozione che mi ha dato lo merita tutto. Grazie Giordana !
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catcarlo
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lunedì 4 giugno 2012
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romanzo di una strage
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Meglio cominciare dal film. Che è un bel film. La sceneggiatura di Rulli e Petraglia scorre con buon ritmo (il primo passaggio a vuoto si avverte dopo quasi un’ora e mezza) evitando con abilità i rischi della frammentazione e della superficialità malgrado la narrazione si svolga su un arco temporale di tre anni e sciorini una successione di luoghi, volti e situazioni diverse. La macchina da presa di Giordana stringe con essenzialità sui volti disegnando – grazie anche a un uso espressivo del chiaroscuro - immagini claustrofobiche come la storia che racconta, in una pellicola che ha pochissimi esterni e almeno un colpo di genio (la scena sul tram tra i montaggi alternati in attesa della bomba).
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Meglio cominciare dal film. Che è un bel film. La sceneggiatura di Rulli e Petraglia scorre con buon ritmo (il primo passaggio a vuoto si avverte dopo quasi un’ora e mezza) evitando con abilità i rischi della frammentazione e della superficialità malgrado la narrazione si svolga su un arco temporale di tre anni e sciorini una successione di luoghi, volti e situazioni diverse. La macchina da presa di Giordana stringe con essenzialità sui volti disegnando – grazie anche a un uso espressivo del chiaroscuro - immagini claustrofobiche come la storia che racconta, in una pellicola che ha pochissimi esterni e almeno un colpo di genio (la scena sul tram tra i montaggi alternati in attesa della bomba). Gli attori si dimostrano tutti all’altezza e anche oltre, dando vita a partecipazioni molto sentite (per esserci, Luca Zingaretti fa il perito in tribunale per trenta secondi) fra le quali è obbiettivamente difficile e anche ingiusto scegliere: meglio la fredda ferocia della coppia Marchesi/Fasolo (ovvero Freda/Ventura) oppure la dolente umanità del Pinelli di Favino? E’ da preferire il percorso a ostacoli psicologici che Mastrandrea racconta nei panni di Calabresi o il mimetismo che trasforma Gifuni in un Aldo Moro sconfitto dalla storia? Arduo esprimere una preferenza, come è impossibile, in fondo, parlare (pardon, scrivere) di ‘Romanzo di una strage’ solo dal punto di vista cinematografico: potrebbe farlo solo uno spettatore straniero perché altrimenti il coinvolgimento emotivo è, comunque, condizionante. Anche se si sono letti articoli e libri a bizzeffe sull’argomento, il cinema e il grande schermo hanno una forza di impatto ben diversa e impongono con la forza delle immagini di meditare che tutto questo è stato. Secondarie, se non inutili, paiono allora le polemiche sul fatto che il film sia costruito sul libro (al momento screditato dalla storiografia ufficiale) ‘Il segreto di Piazza Fontana’ di Paolo Cucchiarelli: una valigia o due non fa differenza, quel che conta è che qualcuno volle portare l’Italia sulla strada della Grecia dei colonnelli e per riuscirci non esitò a calpestare decine di vite umane. Frange giovanili estreme, servizi segreti interni ed esteri, pezzi di Stato che tradirono o, almeno, omisero – a partire dal disgustoso (comportamento del) questore Guida, ex funzionario fascista, per giungere alle più alte cariche: una combinazione, già additata da Pasolini pochi anni dopo Piazza Fontana, che la giustizia italiana non è mai riuscita a scrivere in una sentenza. Il silenzio degli innocenti è rimasto assordante (i quattordici della Banca dell’Agricoltura, Pinelli, anche Calabresi lasciato solo e poi tutti gli altri degli anni che seguirono) e, visto che questo è un Paese portato in particolar modo alla smemoratezza, sarebbe forse il caso di far vedere un film come questo nelle scuole.
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diomede917
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domenica 1 aprile 2012
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lezione di storia contemporanea
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Milano, 12 Dicembre 1969 alle ore 16 e 37 una bomba fa saltare in aria la Banca Nazionale dell’Agricoltura, morirono 17 persone e 88 i feriti.
Questo triste episodio è meglio conosciuto come “La strage di Piazza Fontana”.
Apro così la mia recensione per essere in linea con il film di Marco Tullio Giordana “Romanzo di una Strage”.
Il regista, che in tutta la sua filmografia è stato un narratore di quegli anni oscuri e con tanti punti interrogativi, decide di tenere fuori qualsiasi trappola di un film a tema o di chiaro taglio politico-sociologico facendone un vero e proprio romanzo di storia contemporanea.
Il suo intento è di raccontare a chi ancora non lo sa il clima dell’epoca (il famoso Autunno caldo), cosa è realmente successo e tutto quello che è venuto dopo con tanto di date ed eventi, di vittime e colpevoli (presunti e reali).
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Milano, 12 Dicembre 1969 alle ore 16 e 37 una bomba fa saltare in aria la Banca Nazionale dell’Agricoltura, morirono 17 persone e 88 i feriti.
Questo triste episodio è meglio conosciuto come “La strage di Piazza Fontana”.
Apro così la mia recensione per essere in linea con il film di Marco Tullio Giordana “Romanzo di una Strage”.
Il regista, che in tutta la sua filmografia è stato un narratore di quegli anni oscuri e con tanti punti interrogativi, decide di tenere fuori qualsiasi trappola di un film a tema o di chiaro taglio politico-sociologico facendone un vero e proprio romanzo di storia contemporanea.
Il suo intento è di raccontare a chi ancora non lo sa il clima dell’epoca (il famoso Autunno caldo), cosa è realmente successo e tutto quello che è venuto dopo con tanto di date ed eventi, di vittime e colpevoli (presunti e reali).
Il film è diviso in capitoli con titoli ben chiari come fosse un libro del Di Nolfo. E all’interno di questa grande cornice storica Giordana rappresenta 2 uomini, piccoli nel grande contesto e soli fortemente soli:l’anarchico Giuseppe Pinelli e il commissario Luigi Calabresi.
E’ questo il taglio narrativo usato: la Grande Storia raccontata tramite la Storia dei piccoli.
La scelta di puntare su date ed eventi lasciando i messaggi ad altri film rende l’opera un tantino fredda e distaccata da un punto di vista stilistico, ma a me questo film asciutto anni’70 è particolarmente piaciuto perché lascia la parte emotiva direttamente alla bravura dei suoi interpreti.
Valerio Mastandrea e Pierfrancesco Favino sono perfetti a incarnare l’umanità dei propri personaggi e ci permette comunque di rimanere emotivamente coinvolti alla storia.
Non nego che nella scena del funerale di Pinelli, la dignità della vedova interpretata da una bravissima Michela Cescon mi ha fatto versare una lacrimuccia.
L’ultima inquadratura del corpo inerme del commissario Calabresi è una sorta di passaggio di testimone di Marco Tullio Giordana ossia questa è un’altra Storia da raccontare…chi è il bravo regista che se la sente?
Voto 7,5
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babis
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mercoledì 11 aprile 2012
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per non dimenticare
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Per chi, come me, non era ancora nata all'epoca della vicenda raccontata, il film si presenta come un'interessante ed importante ricostruzione storica di vicende sconcertanti della nostra democrazia. Particolare la presentazione delle vicende, con i titoli degli episodi, come se effettivamente si stesse leggendo un libro. L'interpretazione degli attori è ottima: quindi non solo un film da vedere, ma un film che ci ricorda, ancora una volta purtroppo, episodi scottanti e dei quali si preferisce non parlare. E' un bene che il cinema italiano abbia registi come Giordana, che ci fanno riflettere e ricordare; spero che il film riceva i riconoscimenti che merita.
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filippo catani
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venerdì 13 aprile 2012
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indagando sulla nostra tragica storia passata
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Il film cerca di ricostruire gli eventi che sconvolsero l'Italia tra la fine degli anni '60 e i primissimi anni '70 e che ebbero il loro culmine nella terribile strage di Piazza Fontana.
Certo è inutile dire che la cosa che fa più effetto di questa vicenda di casa nostra è che a distanza ormai di ben 43 anni si sia potuta accertare solo una parte della verità. Questo film riprende in parte le mosse da un libro uscito pochi anni fa e che ipotizzava la presenza di due ordigni nella banca. Uno dimostrativo ad opera anarchica mentre l'altro distruttiva di matrice fascista. Tralasciando il grande dibattito che è sorto su questa interpretazione e che non sta a noi dirimere in questa sede bisogna dire che il lavoro di Giordana funziona eccome.
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Il film cerca di ricostruire gli eventi che sconvolsero l'Italia tra la fine degli anni '60 e i primissimi anni '70 e che ebbero il loro culmine nella terribile strage di Piazza Fontana.
Certo è inutile dire che la cosa che fa più effetto di questa vicenda di casa nostra è che a distanza ormai di ben 43 anni si sia potuta accertare solo una parte della verità. Questo film riprende in parte le mosse da un libro uscito pochi anni fa e che ipotizzava la presenza di due ordigni nella banca. Uno dimostrativo ad opera anarchica mentre l'altro distruttiva di matrice fascista. Tralasciando il grande dibattito che è sorto su questa interpretazione e che non sta a noi dirimere in questa sede bisogna dire che il lavoro di Giordana funziona eccome. Merito di un'ottima sceneggiatura che getta uno sguardo impietoso non solo sui movimenti estremisti del tempo ma anche e soprattutto su quegli ambienti deviati che facevano capo allo stato specialmente nei servizi segreti. E grande attenzione viene giustamente posta su coloro che venivano appositamente mandati per creare disordini i cosiddetti provocatori. E poi c'è un ottimo cast dove su tutti spiccano due nomi ormai che danno sempre una certa sicurezza; Favino che interpreta la figura dell'anarchico Pinelli e Mastrandea che interpreta il duro commissario Calabresi con il cui omicidio si chiuderà il film. Un film intenso e senza retorica che quantomeno ha il sacrosanto merito di riportare alla ribalta una pagina della nostra storia ancora avvolta da tanti e troppi misteri.
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