stefano capasso
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giovedì 30 aprile 2020
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trauma collettivo
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Nel dicembre del 1969 l’Italia vive momenti di grande tensione politica. Nelle piazze protestano giovani di destra e di sinistra che si organizzano in organizzazioni che sono al limite dell’eversione. Pinelli è un anarchico, ferroviere che è da tempo sotto osservazione della polizia, e in particolare del commissario Calabresi con il quale viene spesso in contatto per interrogatori su avvenimenti di cronaca. Quando scoppia la bomba nella Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana è uno dei primi ad essere fermato e sottoposto a lunghi interrogatori. Pinelli morirà in circostanze oscure dopo un volo di 4 piani nella questura e l’indagine, complessa, si aprirà in diverse direzioni.
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Nel dicembre del 1969 l’Italia vive momenti di grande tensione politica. Nelle piazze protestano giovani di destra e di sinistra che si organizzano in organizzazioni che sono al limite dell’eversione. Pinelli è un anarchico, ferroviere che è da tempo sotto osservazione della polizia, e in particolare del commissario Calabresi con il quale viene spesso in contatto per interrogatori su avvenimenti di cronaca. Quando scoppia la bomba nella Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana è uno dei primi ad essere fermato e sottoposto a lunghi interrogatori. Pinelli morirà in circostanze oscure dopo un volo di 4 piani nella questura e l’indagine, complessa, si aprirà in diverse direzioni. Tra depistaggi, collusioni e poteri forti che manovrano nelle oscurità il caso rimane senza colpevoli.
Marco Tullio Giordana mette in scene una ricostruzione di un pezzo drammatico di storia Italiana, con attenzione e partecipazione emotiva. Il tentativo è quello di offrire allo spettatore tutte le possibili chiavi di lettura che sono state considerate nel tempo e potersi fare un‘idea autonoma. Ma non rinuncia a prendere posizione: se narrativamente è ben equilibrato, attraverso le immagini, la messa in scena dei personaggi il film parla chiaro. Tutti i personaggi coinvolti sono decisamente caratterizzati, soprattutto molti funzionari sono proposti con un aspetto che fa subito risaltare l’aspetto “torbido”. Al contrario i due protagonisti Pinelli e Calabresi, che hanno rappresentato simbolicamente negli anni il conflitto intestino della scena politica italiana, emergono come figure pulite, su cui rivolgere gli affetti (la scelta degli attori va in tal senso) e realisticamente come due ulteriori vittime di quella strage
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renato c.
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mercoledì 18 maggio 2016
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bel documento!
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Purtroppo certi fatti non si devono dimenticare! Il film è abbastanza obiettivo e segue parallelamente le vite di quei giorni di Giuseppe Pinelli e di Luigi Calabresi. Pietro Valpreda è invece relegato tra i personaggi secondari! Tremendo il momento in cui la bomba esplode! Con una tale potenza che anche le automobili parcheggiate davanti alla banca (tutte auto d'epoca!) si spostano e si romponi i cristalli! Ottima amche la ricostruzione di piazza Fontana con le insegne dei negozi tali e quali com'erano nel Dicembre del 1969! Il film ci mostra un Pinelli simpatico e non violento che detestava anche i piccoli ordigni che facevano soltanto botti e la sua misteriosa fine è doppiamente interpretata: si vede che lo afferrano ma non che venga gettato
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Purtroppo certi fatti non si devono dimenticare! Il film è abbastanza obiettivo e segue parallelamente le vite di quei giorni di Giuseppe Pinelli e di Luigi Calabresi. Pietro Valpreda è invece relegato tra i personaggi secondari! Tremendo il momento in cui la bomba esplode! Con una tale potenza che anche le automobili parcheggiate davanti alla banca (tutte auto d'epoca!) si spostano e si romponi i cristalli! Ottima amche la ricostruzione di piazza Fontana con le insegne dei negozi tali e quali com'erano nel Dicembre del 1969! Il film ci mostra un Pinelli simpatico e non violento che detestava anche i piccoli ordigni che facevano soltanto botti e la sua misteriosa fine è doppiamente interpretata: si vede che lo afferrano ma non che venga gettato dalla finestra! Il commissario Calabresi, che si trovava in un'altra stanza, viene informato da un altro che Pinelli si era buttato dalla finestra! Il commissario, sebbene dapprima aveva battuto la pista anarchica poi si impegna sempre di più a seguire la pista di estrema destra; nonstante questo "Lotta Continua" lo ha sempre considerato l'assassino di Pinelli ed il film termina col suo assassinio avvenuto nella primavera del 1972! Ottime le interpretazioni di Pierfrancesco Favino e di Valerio Mastandrea rispettivamente nei panni di Pinelli e Calabresi! Ma veramente stupenda è stata l'interpretazione di Fabrizio Gifuni nel ruolo di Aldo Moro: una somiglianza grandissima ed il modo fare tipico di Moro! Poco reale invece il ruolo di Omero Antonutti nella parte dell'allora presidente Giuseppe Saragat; sembrava quasi un capo mafia, mentre, per quel che ricordo Saragat aveva sempre un aspetto sorridente e gentile! Nel film ci sono comunque delle inesattezze storiche, quella che più mi è saltata all'occhio è quando Moro ricorda il misterioso tentato golpe di Julio Valerio Borghese che sarebbe avvenuto nell'estate del 1964, mentre nel film, ambientato nel Dicembre del 1969, Moro dice: "E' successo due anni fa!" Comunque è un film che vale la pena di ricordare e rivedere per renderci conto, che in un tempo post boom economico in cui non sembrava esserci nessun rischio per la democrazia, abbiamo invece corso più di una volta il pericolo di ritornare sotto un regime autoritario!
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great steven
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lunedì 2 giugno 2014
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la strage di piazza fontana narrata con ardore.
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ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente.
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ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente. Nel frattempo due giudici di Treviso sventano un gruppo di giovani neonazisti, coperti e infiltrati dai servizi segreti, capitanati da Giovanni Ventura e Franco Freda: e si tratta degli autori della strage, della quale era stato ingiustamente incolpato l’anarchico Pietro Valpreda. Segnalato dai componenti di Lotta Continua come il responsabile della morte di Pinelli, il 17 maggio 1972 Calabresi viene ammazzato sotto casa. Dopo Sanguepazzo del 2008, Giordana ritorna a parlare della cronaca e della storia italiane, adottando un taglio documentaristico e pragmatico che non nasconde le intenzioni polemiche nei confronti dei personaggi che popolano queste pagine oscure – dalla presa di potere del fascismo agli anni di piombo, dalla strategia della tensione a Tangentopoli – facenti parte delle vicende intricate e complesse di un Paese che ancora si sta portando dietro le conseguenze di un passaggio incespicante e non ancora compiuto dal totalitarismo alla democrazia: quella vera, pura e completa, quale la auspicavano e mettevano in atto gli antichi Greci per il governo delle loro numerose polis. La regia di M. T. Giordana segue l’evolversi della vicenda storica nelle sue apparenze di drammaturgia seria e opaca, eppure finisce per dare un tocco mirabile e lodevole di dignità ed eroismo a figure che cercano di deviare dalle lotte clandestine, sanguinarie e violente per cambiare il volto politico di un Paese ricco più che mai di contraddizioni e dissidi intestini che ancora oggi lo dilaniano senza tregua, conferendo dunque al film, premiato con 3 David di Donatello (attrice non protagonista, attore non protagonista, effetti speciali visivi), una parvenza quanto mai sincera e realistica di attualità mordente e graffiante. Scritto dagli inossidabili Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che non lesinano idee filo-democristiane e socialisteggianti per imbastire una sceneggiatura che insegua spasmodicamente il concetto di verità, che nella pellicola è sviscerato trasversalmente in più occasioni, senza mai giungere ad una conquista piena e soddisfacente. Ma è il busillis attorno a cui ruotano le storie che si intrecciano fino a confluire nei processi che abbondano nella seconda metà del film, in cui compaiono anche brevemente Luca Zingaretti nei panni di un medico-testimone e Francesco Salvi come autista privato. Il controverso volume di Paolo Cucchiarelli Il segreto di Piazza Fontana, edito nel 2009, ha posto le basi come ispirazione per scrivere il copione, e non ha dimenticato di esporre tre fatti che aiutano a comprendere la natura denunciante e accusatoria di questo piccolo capolavoro di dramma machiavellico all’insegna della cronaca più nera e spietata: 1.) i personaggi “storici”, a diverso livello di peso; 2.) a sinistra, e non solo estrema, era diffusa la denominazione di “strage di Stato”; 3.) i materiali sull’evento delittuoso, anche quelli giudiziari, erano spesso ingarbugliati e mutevoli. La recitazione degli attori è genuina e più che appagante, a cominciare dal superbo Favino (Pinelli), per poi passare al coerente Mastandrea (Calabresi) e all’accattivante e cicaleggiante Cescon (Licia Pinelli). Personaggio non approfondito e mal analizzato è la signora Calabresi della Chiatti, ma in compenso c’è uno straordinario Gifuni (Aldo Moro crepuscolare, godibile come una bibita fresca davanti a un tramonto) e un misurato, platonico e misericordioso O. Antonutti nel ruolo del presidente della Repubblica Giovanni Leone. Questo lavoro operato a più mani e ideato da molte teste intelligenti e competenti è propenso a discolpare il commissario Calabresi, ma la sua corresponsabilità effettiva nelle 72 ore dell’interrogatorio di Pinelli viene abilmente occultata. La distribuzione è stata affidata a 01. Decisamente non meritato e addirittura biasimevole e criticabile lo scarso successo di pubblico, che in Italia continua a premiare sempre meno i masterpieces del cinema d’autore.
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great steven
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lunedì 2 giugno 2014
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la strage di piazza fontana narrata con ardore.
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ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente.
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ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente. Nel frattempo due giudici di Treviso sventano un gruppo di giovani neonazisti, coperti e infiltrati dai servizi segreti, capitanati da Giovanni Ventura e Franco Freda: e si tratta degli autori della strage, della quale era stato ingiustamente incolpato l’anarchico Pietro Valpreda. Segnalato dai componenti di Lotta Continua come il responsabile della morte di Pinelli, il 17 maggio 1972 Calabresi viene ammazzato sotto casa. Dopo Sanguepazzo del 2008, Giordana ritorna a parlare della cronaca e della storia italiane, adottando un taglio documentaristico e pragmatico che non nasconde le intenzioni polemiche nei confronti dei personaggi che popolano queste pagine oscure – dalla presa di potere del fascismo agli anni di piombo, dalla strategia della tensione a Tangentopoli – facenti parte delle vicende intricate e complesse di un Paese che ancora si sta portando dietro le conseguenze di un passaggio incespicante e non ancora compiuto dal totalitarismo alla democrazia: quella vera, pura e completa, quale la auspicavano e mettevano in atto gli antichi Greci per il governo delle loro numerose polis. La regia di M. T. Giordana segue l’evolversi della vicenda storica nelle sue apparenze di drammaturgia seria e opaca, eppure finisce per dare un tocco mirabile e lodevole di dignità ed eroismo a figure che cercano di deviare dalle lotte clandestine, sanguinarie e violente per cambiare il volto politico di un Paese ricco più che mai di contraddizioni e dissidi intestini che ancora oggi lo dilaniano senza tregua, conferendo dunque al film, premiato con 3 David di Donatello (attrice non protagonista, attore non protagonista, effetti speciali visivi), una parvenza quanto mai sincera e realistica di attualità mordente e graffiante. Scritto dagli inossidabili Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che non lesinano idee filo-democristiane e socialisteggianti per imbastire una sceneggiatura che insegua spasmodicamente il concetto di verità, che nella pellicola è sviscerato trasversalmente in più occasioni, senza mai giungere ad una conquista piena e soddisfacente. Ma è il busillis attorno a cui ruotano le storie che si intrecciano fino a confluire nei processi che abbondano nella seconda metà del film, in cui compaiono anche brevemente Luca Zingaretti nei panni di un medico-testimone e Francesco Salvi come autista privato. Il controverso volume di Paolo Cucchiarelli Il segreto di Piazza Fontana, edito nel 2009, ha posto le basi come ispirazione per scrivere il copione, e non ha dimenticato di esporre tre fatti che aiutano a comprendere la natura denunciante e accusatoria di questo piccolo capolavoro di dramma machiavellico all’insegna della cronaca più nera e spietata: 1.) i personaggi “storici”, a diverso livello di peso; 2.) a sinistra, e non solo estrema, era diffusa la denominazione di “strage di Stato”; 3.) i materiali sull’evento delittuoso, anche quelli giudiziari, erano spesso ingarbugliati e mutevoli. La recitazione degli attori è genuina e più che appagante, a cominciare dal superbo Favino (Pinelli), per poi passare al coerente Mastandrea (Calabresi) e all’accattivante e cicaleggiante Cescon (Licia Pinelli). Personaggio non approfondito e mal analizzato è la signora Calabresi della Chiatti, ma in compenso c’è uno straordinario Gifuni (Aldo Moro crepuscolare, godibile come una bibita fresca davanti a un tramonto) e un misurato, platonico e misericordioso O. Antonutti nel ruolo del presidente della Repubblica Giovanni Leone. Questo lavoro operato a più mani e ideato da molte teste intelligenti e competenti è propenso a discolpare il commissario Calabresi, ma la sua corresponsabilità effettiva nelle 72 ore dell’interrogatorio di Pinelli viene abilmente occultata. La distribuzione è stata affidata a 01. Decisamente non meritato e addirittura biasimevole e criticabile lo scarso successo di pubblico, che in Italia continua a premiare sempre meno i masterpieces del cinema d’autore.
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onufrio
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giovedì 20 marzo 2014
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misteri d'italia
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L'indiscussa qualità narrativa di Marco Tullio Giordana, in questa pellicola si pone a cuore uno dei tanti tragici eventi che colpì l'Italia nei primi anni settanta, stiamo parlando della strage di Piazza Fontana, dove persero la vita 14 persone. Un ricco cast, un Mastandrea finalmente azzeccato nel ruolo che ricopre, fra indagini, omicidi e misteri il film scivola via nelle sue due ore scarse, gettando ogni tanto qua e là dei sassolini dalla scarpa, dicendo un qualcosa che potrebbe essere ma non lo è, o non lo si vuole far sapere realmente, perchè si sa: la verità fa male. Interessante la suddivisione in capitoli.
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stefano bruzzone
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martedì 12 novembre 2013
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centrato
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il bravo Tullio Giordana coglie la palla al balzo e nel raccontarci della strage di Piazza Fontana a Milano mostra al pubblcco il lato peggiore dell'italia di fine anni sessanta, dei cosidetti anni di piombo e del terrorismo, senza pudori e senza ipocrisia puntando, quando è il caso, anche il dito verso i poteri forti di quel periodo responsabili di non poche tragedie italiane. favino e mastrandrea perfettamente inquadrati in una pellicola non facile da girare soprattutto per le scene nel centro di Milano e per le ambientazioni dell'epoca. la fotografia quasi in bianco e nero, i costumi, le auto e gli arredi ci riportano, seppur in circostanze drammatiche, in quel periodo, a mio avviso, fantastico dell'italia post 68.
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il bravo Tullio Giordana coglie la palla al balzo e nel raccontarci della strage di Piazza Fontana a Milano mostra al pubblcco il lato peggiore dell'italia di fine anni sessanta, dei cosidetti anni di piombo e del terrorismo, senza pudori e senza ipocrisia puntando, quando è il caso, anche il dito verso i poteri forti di quel periodo responsabili di non poche tragedie italiane. favino e mastrandrea perfettamente inquadrati in una pellicola non facile da girare soprattutto per le scene nel centro di Milano e per le ambientazioni dell'epoca. la fotografia quasi in bianco e nero, i costumi, le auto e gli arredi ci riportano, seppur in circostanze drammatiche, in quel periodo, a mio avviso, fantastico dell'italia post 68.
Voto: 7
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francesco2
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martedì 4 giugno 2013
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dopotutto, il miglior giordana (secondo me)
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All'inizio, la ricostruzione può sembrare quella tipica del trio Giordana-Rulli-Petraglia, nonostante scene forse ineccepibili come lo scoppio della bomba. I soliti bozzetti, il consueto andamento da fiction televisiva, nonostante forse emergano figure come quella di Moro.
Man mano che il film va avanti, però, acquista interesse la ricostruzione minuziosa, affidata a dei flashback in bianco e nero, che contrastano con la crudezza di ciò che raccontano. Quasi ad incarnare un adoppia dimensione, il "Romanzo" poetico ed affascinante che si contrappone alla durezza della strage. Siamo distanti da "Pasolini, un delitto italiano", film che credo si avvalesse di questa tecnica solo in una -Bella-scena: quando veniva portata una rosa sulla tomba dell'artista scomparso, con ottima musica di sottofondo, ma poi si cercava -A ragione?- la commozione facile.
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All'inizio, la ricostruzione può sembrare quella tipica del trio Giordana-Rulli-Petraglia, nonostante scene forse ineccepibili come lo scoppio della bomba. I soliti bozzetti, il consueto andamento da fiction televisiva, nonostante forse emergano figure come quella di Moro.
Man mano che il film va avanti, però, acquista interesse la ricostruzione minuziosa, affidata a dei flashback in bianco e nero, che contrastano con la crudezza di ciò che raccontano. Quasi ad incarnare un adoppia dimensione, il "Romanzo" poetico ed affascinante che si contrappone alla durezza della strage. Siamo distanti da "Pasolini, un delitto italiano", film che credo si avvalesse di questa tecnica solo in una -Bella-scena: quando veniva portata una rosa sulla tomba dell'artista scomparso, con ottima musica di sottofondo, ma poi si cercava -A ragione?- la commozione facile.
Inedite, per quano conosco del cinema di questo regista, mi sono apparse certe scelte di regia: primi piani che, paradossalmente(?), anziché prendere di petto i personaggi interpretati da Mastrandrea e Gifuni, hanno proprio la funzione di illustrarne la solitudine, e forse -Nel caso di Moro- anche la speranza. Dopo la sequenza del sogno -Un debito con "Buongiorno, notte"? Mi auguro non sia così, perché sarebbe un'inutile banalizzazione- è esemplare anche la scena della moglie di Calabresi, un contrasto tra la sua "Tranquilla quotidianità", praticamente "Geometrica", con attenzione al rubinetto ed al corpo della donna: ottima anche quella finale, dove il regista stesso sembra il primo ad essere rimasto senza parole. Ma se è così, ce lo fa capire senza alcuna retorica.
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andrea giostra
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lunedì 6 maggio 2013
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democrazia malata e poteri occulti.
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Romanzo di una strage (2012)-(recensione di Andrea Giostra)
Oggi, 21 aprile 2013, giorno importante e molto particolare per le istituzioni e per la politica italiana dopo i fatti di ieri, l’elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica, questo film appare più che mai attuale e più che mai da vedere con curiosità e con innocente attenzione. Poco fa, sul Giornale di Sicilia di oggi, ho letto degli articoli che riguardano degli anonimi che avrebbero scritto e confidato alle procure di Palermo e di Caltanissetta sulle presunte prove di attentati realizzati nel territorio della provincia di Trapani, con il necessario permesso ed autorizzazione dei boss locali che controllano quel territorio, per riaprire la stagione delle stragi di mafia e colpire a morte magistrati in prima linea che da anni si occupano del presunto patto Stato-Mafia.
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Romanzo di una strage (2012)-(recensione di Andrea Giostra)
Oggi, 21 aprile 2013, giorno importante e molto particolare per le istituzioni e per la politica italiana dopo i fatti di ieri, l’elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica, questo film appare più che mai attuale e più che mai da vedere con curiosità e con innocente attenzione. Poco fa, sul Giornale di Sicilia di oggi, ho letto degli articoli che riguardano degli anonimi che avrebbero scritto e confidato alle procure di Palermo e di Caltanissetta sulle presunte prove di attentati realizzati nel territorio della provincia di Trapani, con il necessario permesso ed autorizzazione dei boss locali che controllano quel territorio, per riaprire la stagione delle stragi di mafia e colpire a morte magistrati in prima linea che da anni si occupano del presunto patto Stato-Mafia. Allora mi è venuto in mento questo film, che ritengo bellissimo ed attualissimo. L’Italia rappresentata nel film era – e lo è tutt’oggi nel 2013! - una giovane democrazia e come tutte le giovani democrazie ha corso seri e terribili rischi di svolte dittatoriali nostalgiche dei periodi più infausti della sua storia. Poteri forti occulti e ben “infiltrati”, giovani rappresentanti delle istituzioni che hanno difeso con incoscienza, con passione e con la propria vita i principi costituzionali della giovane repubblica, vecchi personaggi corrotti e depistatori professionisti al cinico servizio di potentissime lobby che all’interesse pubblico hanno da sempre anteposto gli interessi privati, sacrifici umani destabilizzanti per l’equilibrio democratico giustificati all’opinione pubblica come attentati di deboli e incolpevoli gruppi sociali. Tutto costruito e rappresentato con eccellente maestria e recitato da attori bravissimi e straordinariamente convincenti. Lo spettatore respira il tanfo delle bombe, il dramma della gente, e il terrore serpeggiante all’interno delle istituzioni fedeli allo stato. Un periodo storico che non sarà mai chiarito, contrassegnato da violenta ed occulta guerra per il potere ed il controllo della nazione. Oggi come allora queste forze occulte sono rimaste impunite, intoccabili e ben infiltrate nelle istituzioni: è questo il messaggio che Giordana lascia allo spettatore che rimane attonito e impotente agli eventi della politica e della storia d’Italia.
Bisognerebbe rivederlo oggi, Domenica 21 aprile 2013. Bisognerebbe portarlo nelle scuole italiane e farlo vedere agli adolescenti di oggi che saranno gli adulti di domani che prenderanno in mano quello che resterà del nostro paese oggi gestito da politici che hanno dimostrato gravissime lacune di competenze istituzionali, grandissime incapacità amministrative nel gestire l’interesse dei cittadini italiani. Bisognerebbe rivederlo insomma.
(facebook.com/pages/Andrea-Giostra-FILM/124219894392445)
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graziano bianco
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lunedì 21 gennaio 2013
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finalmente...
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ultimamente è molto difficile trovare un buon film italiano ,romanzo di una strage è proprio un ottimo film, si potrebbero fare più film italiani di buona fattura...questo film fa ben sperare per il futuro del cinema italiano...
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tanus78
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mercoledì 24 ottobre 2012
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romanzo senza fine...
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Bel cinema, ottima ricostruzione degli ambienti sia esterni che domestici dell'epoca, folli spese per automobili di quegli anni... Si dovrebbe scrivere "cinema d'impegno civile" ma alla fine rimane solo rabbia, rabbia e certezza di non credere più a nessuno in questo Paese dei balocchi e alla sua Costituzione quantomeno disapplicata.
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