linodigianni
|
venerdì 20 aprile 2012
|
si ferma sulla soglia della verità
|
|
|
|
Incentrare un film , che vuole ricordare una strage, su due personaggi simbolo
come il commissario Calabresi e l'anarchico Pinelli, rischia di creare
la favoletta che illumina la scena senza vedere il torbido che ci sta dietro.
La storia dei servizi segreti deviati, nell'ipotesi del commissario.
sembra preludere alla sua uccisione.
Pinelli si trova in mezzo ad un ingranaggio che deve
portare avanti una strage di stato, vittima incolpevole
come Valpreda.
Il merito del film, è nella memoria.
La rivalutazione della figura di Calabresi è un particolare
secondario. La scritta agghiacciante finale ci dice
che dopo 30 anni la giustizia non ha trovato i colpevoli.
[+]
Incentrare un film , che vuole ricordare una strage, su due personaggi simbolo
come il commissario Calabresi e l'anarchico Pinelli, rischia di creare
la favoletta che illumina la scena senza vedere il torbido che ci sta dietro.
La storia dei servizi segreti deviati, nell'ipotesi del commissario.
sembra preludere alla sua uccisione.
Pinelli si trova in mezzo ad un ingranaggio che deve
portare avanti una strage di stato, vittima incolpevole
come Valpreda.
Il merito del film, è nella memoria.
La rivalutazione della figura di Calabresi è un particolare
secondario. La scritta agghiacciante finale ci dice
che dopo 30 anni la giustizia non ha trovato i colpevoli.
E i parenti delle vittime devono pagare le spese processuali.
Voto al film , 7 e mezzo
[-]
|
|
[+] lascia un commento a linodigianni »
[ - ] lascia un commento a linodigianni »
|
|
d'accordo? |
|
lo schiavo taita
|
domenica 22 aprile 2012
|
un film vero
|
|
|
|
Un film che va a collocarsi tra i migliori del genere. Un cast ottimo, nel quale ogni attore è riuscito a caratterizzare il proprio personaggio. Atmosfera cupa che riesce a rendere l'atmosfera di quegli anni in una maniera a dir poco perfetta. Una penombra che avvolge lo spettatore facendolo calare di colpo in quegli anni. Una penombra probabilmente voluta dal regista, che così ha sottolineato i troppi lati oscuri di questa vicenda che ha dato origine a tante altre vicende nelle quali la luce fa tuttora fatica ad entrare. Non da versioni di comodo, riporta i fatti come sono avvenuti, sottolineando quelli che tuttora non sono mai stati chiariti, come la presenza o meno del commissario Calabresi, nella stanza dalla cui finestra cadde Pinelli.
[+]
Un film che va a collocarsi tra i migliori del genere. Un cast ottimo, nel quale ogni attore è riuscito a caratterizzare il proprio personaggio. Atmosfera cupa che riesce a rendere l'atmosfera di quegli anni in una maniera a dir poco perfetta. Una penombra che avvolge lo spettatore facendolo calare di colpo in quegli anni. Una penombra probabilmente voluta dal regista, che così ha sottolineato i troppi lati oscuri di questa vicenda che ha dato origine a tante altre vicende nelle quali la luce fa tuttora fatica ad entrare. Non da versioni di comodo, riporta i fatti come sono avvenuti, sottolineando quelli che tuttora non sono mai stati chiariti, come la presenza o meno del commissario Calabresi, nella stanza dalla cui finestra cadde Pinelli. Il colonnello dei carabinieri che, confrontandosi con Moro, svolge l'indagine parallela che avrebbe potuto portare alla verità. Infine le tante domande in sospeso e su tutte una: Pinelli vivo avrebbe collaborato e aiutato Calabresi nelle indagini? E' la prima strage del terrorismo in Italia, quella che ha inaugurato la lunga stagione delle stragi che ancora oggi ci lasciano nella penombra della verità, dei tanti perché a cui non è mai stata data una risposta vera, nel sacro terrore della verità da parte di chi è preposto a proteggere lo stato e il suo popolo
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lo schiavo taita »
[ - ] lascia un commento a lo schiavo taita »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
lunedì 2 giugno 2014
|
la strage di piazza fontana narrata con ardore.
|
|
|
|
ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente.
[+]
ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente. Nel frattempo due giudici di Treviso sventano un gruppo di giovani neonazisti, coperti e infiltrati dai servizi segreti, capitanati da Giovanni Ventura e Franco Freda: e si tratta degli autori della strage, della quale era stato ingiustamente incolpato l’anarchico Pietro Valpreda. Segnalato dai componenti di Lotta Continua come il responsabile della morte di Pinelli, il 17 maggio 1972 Calabresi viene ammazzato sotto casa. Dopo Sanguepazzo del 2008, Giordana ritorna a parlare della cronaca e della storia italiane, adottando un taglio documentaristico e pragmatico che non nasconde le intenzioni polemiche nei confronti dei personaggi che popolano queste pagine oscure – dalla presa di potere del fascismo agli anni di piombo, dalla strategia della tensione a Tangentopoli – facenti parte delle vicende intricate e complesse di un Paese che ancora si sta portando dietro le conseguenze di un passaggio incespicante e non ancora compiuto dal totalitarismo alla democrazia: quella vera, pura e completa, quale la auspicavano e mettevano in atto gli antichi Greci per il governo delle loro numerose polis. La regia di M. T. Giordana segue l’evolversi della vicenda storica nelle sue apparenze di drammaturgia seria e opaca, eppure finisce per dare un tocco mirabile e lodevole di dignità ed eroismo a figure che cercano di deviare dalle lotte clandestine, sanguinarie e violente per cambiare il volto politico di un Paese ricco più che mai di contraddizioni e dissidi intestini che ancora oggi lo dilaniano senza tregua, conferendo dunque al film, premiato con 3 David di Donatello (attrice non protagonista, attore non protagonista, effetti speciali visivi), una parvenza quanto mai sincera e realistica di attualità mordente e graffiante. Scritto dagli inossidabili Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che non lesinano idee filo-democristiane e socialisteggianti per imbastire una sceneggiatura che insegua spasmodicamente il concetto di verità, che nella pellicola è sviscerato trasversalmente in più occasioni, senza mai giungere ad una conquista piena e soddisfacente. Ma è il busillis attorno a cui ruotano le storie che si intrecciano fino a confluire nei processi che abbondano nella seconda metà del film, in cui compaiono anche brevemente Luca Zingaretti nei panni di un medico-testimone e Francesco Salvi come autista privato. Il controverso volume di Paolo Cucchiarelli Il segreto di Piazza Fontana, edito nel 2009, ha posto le basi come ispirazione per scrivere il copione, e non ha dimenticato di esporre tre fatti che aiutano a comprendere la natura denunciante e accusatoria di questo piccolo capolavoro di dramma machiavellico all’insegna della cronaca più nera e spietata: 1.) i personaggi “storici”, a diverso livello di peso; 2.) a sinistra, e non solo estrema, era diffusa la denominazione di “strage di Stato”; 3.) i materiali sull’evento delittuoso, anche quelli giudiziari, erano spesso ingarbugliati e mutevoli. La recitazione degli attori è genuina e più che appagante, a cominciare dal superbo Favino (Pinelli), per poi passare al coerente Mastandrea (Calabresi) e all’accattivante e cicaleggiante Cescon (Licia Pinelli). Personaggio non approfondito e mal analizzato è la signora Calabresi della Chiatti, ma in compenso c’è uno straordinario Gifuni (Aldo Moro crepuscolare, godibile come una bibita fresca davanti a un tramonto) e un misurato, platonico e misericordioso O. Antonutti nel ruolo del presidente della Repubblica Giovanni Leone. Questo lavoro operato a più mani e ideato da molte teste intelligenti e competenti è propenso a discolpare il commissario Calabresi, ma la sua corresponsabilità effettiva nelle 72 ore dell’interrogatorio di Pinelli viene abilmente occultata. La distribuzione è stata affidata a 01. Decisamente non meritato e addirittura biasimevole e criticabile lo scarso successo di pubblico, che in Italia continua a premiare sempre meno i masterpieces del cinema d’autore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
lunedì 2 giugno 2014
|
la strage di piazza fontana narrata con ardore.
|
|
|
|
ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente.
[+]
ROMANZO DI UNA STRAGE (IT-FR, 2012) diretto da MARCO TULLIO GIORDANA. Interpretato da VALERIO MASTANDREA – PIERFRANCESCO FAVINO – MICHELA CESCON – LAURA CHIATTI – FABRIZIO GIFUNI – GIORGIO COLANGELI – OMERO ANTONUTTI – LUIGI LO CASCIO § A Milano, il 12 dicembre 1969, esplode una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti (a cui il film è stato dedicato) e 88 feriti. La Questura – impersonata dal commissario Luigi Calabresi e dai suoi superiori – apre un’inchiesta decidendo di seguire la pista anarchica. Fra i sospettati c’è Giuseppe Pinelli il quale, dopo 72 ore di digiuno e insonnia, nella notte del 15 dicembre precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, in quel momento assente. Nel frattempo due giudici di Treviso sventano un gruppo di giovani neonazisti, coperti e infiltrati dai servizi segreti, capitanati da Giovanni Ventura e Franco Freda: e si tratta degli autori della strage, della quale era stato ingiustamente incolpato l’anarchico Pietro Valpreda. Segnalato dai componenti di Lotta Continua come il responsabile della morte di Pinelli, il 17 maggio 1972 Calabresi viene ammazzato sotto casa. Dopo Sanguepazzo del 2008, Giordana ritorna a parlare della cronaca e della storia italiane, adottando un taglio documentaristico e pragmatico che non nasconde le intenzioni polemiche nei confronti dei personaggi che popolano queste pagine oscure – dalla presa di potere del fascismo agli anni di piombo, dalla strategia della tensione a Tangentopoli – facenti parte delle vicende intricate e complesse di un Paese che ancora si sta portando dietro le conseguenze di un passaggio incespicante e non ancora compiuto dal totalitarismo alla democrazia: quella vera, pura e completa, quale la auspicavano e mettevano in atto gli antichi Greci per il governo delle loro numerose polis. La regia di M. T. Giordana segue l’evolversi della vicenda storica nelle sue apparenze di drammaturgia seria e opaca, eppure finisce per dare un tocco mirabile e lodevole di dignità ed eroismo a figure che cercano di deviare dalle lotte clandestine, sanguinarie e violente per cambiare il volto politico di un Paese ricco più che mai di contraddizioni e dissidi intestini che ancora oggi lo dilaniano senza tregua, conferendo dunque al film, premiato con 3 David di Donatello (attrice non protagonista, attore non protagonista, effetti speciali visivi), una parvenza quanto mai sincera e realistica di attualità mordente e graffiante. Scritto dagli inossidabili Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che non lesinano idee filo-democristiane e socialisteggianti per imbastire una sceneggiatura che insegua spasmodicamente il concetto di verità, che nella pellicola è sviscerato trasversalmente in più occasioni, senza mai giungere ad una conquista piena e soddisfacente. Ma è il busillis attorno a cui ruotano le storie che si intrecciano fino a confluire nei processi che abbondano nella seconda metà del film, in cui compaiono anche brevemente Luca Zingaretti nei panni di un medico-testimone e Francesco Salvi come autista privato. Il controverso volume di Paolo Cucchiarelli Il segreto di Piazza Fontana, edito nel 2009, ha posto le basi come ispirazione per scrivere il copione, e non ha dimenticato di esporre tre fatti che aiutano a comprendere la natura denunciante e accusatoria di questo piccolo capolavoro di dramma machiavellico all’insegna della cronaca più nera e spietata: 1.) i personaggi “storici”, a diverso livello di peso; 2.) a sinistra, e non solo estrema, era diffusa la denominazione di “strage di Stato”; 3.) i materiali sull’evento delittuoso, anche quelli giudiziari, erano spesso ingarbugliati e mutevoli. La recitazione degli attori è genuina e più che appagante, a cominciare dal superbo Favino (Pinelli), per poi passare al coerente Mastandrea (Calabresi) e all’accattivante e cicaleggiante Cescon (Licia Pinelli). Personaggio non approfondito e mal analizzato è la signora Calabresi della Chiatti, ma in compenso c’è uno straordinario Gifuni (Aldo Moro crepuscolare, godibile come una bibita fresca davanti a un tramonto) e un misurato, platonico e misericordioso O. Antonutti nel ruolo del presidente della Repubblica Giovanni Leone. Questo lavoro operato a più mani e ideato da molte teste intelligenti e competenti è propenso a discolpare il commissario Calabresi, ma la sua corresponsabilità effettiva nelle 72 ore dell’interrogatorio di Pinelli viene abilmente occultata. La distribuzione è stata affidata a 01. Decisamente non meritato e addirittura biasimevole e criticabile lo scarso successo di pubblico, che in Italia continua a premiare sempre meno i masterpieces del cinema d’autore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
renato c.
|
mercoledì 18 maggio 2016
|
bel documento!
|
|
|
|
Purtroppo certi fatti non si devono dimenticare! Il film è abbastanza obiettivo e segue parallelamente le vite di quei giorni di Giuseppe Pinelli e di Luigi Calabresi. Pietro Valpreda è invece relegato tra i personaggi secondari! Tremendo il momento in cui la bomba esplode! Con una tale potenza che anche le automobili parcheggiate davanti alla banca (tutte auto d'epoca!) si spostano e si romponi i cristalli! Ottima amche la ricostruzione di piazza Fontana con le insegne dei negozi tali e quali com'erano nel Dicembre del 1969! Il film ci mostra un Pinelli simpatico e non violento che detestava anche i piccoli ordigni che facevano soltanto botti e la sua misteriosa fine è doppiamente interpretata: si vede che lo afferrano ma non che venga gettato
[+]
Purtroppo certi fatti non si devono dimenticare! Il film è abbastanza obiettivo e segue parallelamente le vite di quei giorni di Giuseppe Pinelli e di Luigi Calabresi. Pietro Valpreda è invece relegato tra i personaggi secondari! Tremendo il momento in cui la bomba esplode! Con una tale potenza che anche le automobili parcheggiate davanti alla banca (tutte auto d'epoca!) si spostano e si romponi i cristalli! Ottima amche la ricostruzione di piazza Fontana con le insegne dei negozi tali e quali com'erano nel Dicembre del 1969! Il film ci mostra un Pinelli simpatico e non violento che detestava anche i piccoli ordigni che facevano soltanto botti e la sua misteriosa fine è doppiamente interpretata: si vede che lo afferrano ma non che venga gettato dalla finestra! Il commissario Calabresi, che si trovava in un'altra stanza, viene informato da un altro che Pinelli si era buttato dalla finestra! Il commissario, sebbene dapprima aveva battuto la pista anarchica poi si impegna sempre di più a seguire la pista di estrema destra; nonstante questo "Lotta Continua" lo ha sempre considerato l'assassino di Pinelli ed il film termina col suo assassinio avvenuto nella primavera del 1972! Ottime le interpretazioni di Pierfrancesco Favino e di Valerio Mastandrea rispettivamente nei panni di Pinelli e Calabresi! Ma veramente stupenda è stata l'interpretazione di Fabrizio Gifuni nel ruolo di Aldo Moro: una somiglianza grandissima ed il modo fare tipico di Moro! Poco reale invece il ruolo di Omero Antonutti nella parte dell'allora presidente Giuseppe Saragat; sembrava quasi un capo mafia, mentre, per quel che ricordo Saragat aveva sempre un aspetto sorridente e gentile! Nel film ci sono comunque delle inesattezze storiche, quella che più mi è saltata all'occhio è quando Moro ricorda il misterioso tentato golpe di Julio Valerio Borghese che sarebbe avvenuto nell'estate del 1964, mentre nel film, ambientato nel Dicembre del 1969, Moro dice: "E' successo due anni fa!" Comunque è un film che vale la pena di ricordare e rivedere per renderci conto, che in un tempo post boom economico in cui non sembrava esserci nessun rischio per la democrazia, abbiamo invece corso più di una volta il pericolo di ritornare sotto un regime autoritario!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a renato c. »
[ - ] lascia un commento a renato c. »
|
|
d'accordo? |
|
stefano capasso
|
giovedì 30 aprile 2020
|
trauma collettivo
|
|
|
|
Nel dicembre del 1969 l’Italia vive momenti di grande tensione politica. Nelle piazze protestano giovani di destra e di sinistra che si organizzano in organizzazioni che sono al limite dell’eversione. Pinelli è un anarchico, ferroviere che è da tempo sotto osservazione della polizia, e in particolare del commissario Calabresi con il quale viene spesso in contatto per interrogatori su avvenimenti di cronaca. Quando scoppia la bomba nella Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana è uno dei primi ad essere fermato e sottoposto a lunghi interrogatori. Pinelli morirà in circostanze oscure dopo un volo di 4 piani nella questura e l’indagine, complessa, si aprirà in diverse direzioni.
[+]
Nel dicembre del 1969 l’Italia vive momenti di grande tensione politica. Nelle piazze protestano giovani di destra e di sinistra che si organizzano in organizzazioni che sono al limite dell’eversione. Pinelli è un anarchico, ferroviere che è da tempo sotto osservazione della polizia, e in particolare del commissario Calabresi con il quale viene spesso in contatto per interrogatori su avvenimenti di cronaca. Quando scoppia la bomba nella Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana è uno dei primi ad essere fermato e sottoposto a lunghi interrogatori. Pinelli morirà in circostanze oscure dopo un volo di 4 piani nella questura e l’indagine, complessa, si aprirà in diverse direzioni. Tra depistaggi, collusioni e poteri forti che manovrano nelle oscurità il caso rimane senza colpevoli.
Marco Tullio Giordana mette in scene una ricostruzione di un pezzo drammatico di storia Italiana, con attenzione e partecipazione emotiva. Il tentativo è quello di offrire allo spettatore tutte le possibili chiavi di lettura che sono state considerate nel tempo e potersi fare un‘idea autonoma. Ma non rinuncia a prendere posizione: se narrativamente è ben equilibrato, attraverso le immagini, la messa in scena dei personaggi il film parla chiaro. Tutti i personaggi coinvolti sono decisamente caratterizzati, soprattutto molti funzionari sono proposti con un aspetto che fa subito risaltare l’aspetto “torbido”. Al contrario i due protagonisti Pinelli e Calabresi, che hanno rappresentato simbolicamente negli anni il conflitto intestino della scena politica italiana, emergono come figure pulite, su cui rivolgere gli affetti (la scelta degli attori va in tal senso) e realisticamente come due ulteriori vittime di quella strage
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
epidemic
|
venerdì 30 marzo 2012
|
una strage sommaria ben fatta
|
|
|
|
Quello che a fine film si evince è che forse non bastano più di due ore a raccontare una vicenda parecchio complicata. Giordana sfrutta a pieno il tempo a sua disposizione elencando i fatti e presentando gli innumerevoli personaggi di una terribile strage ma non riesce ad approfondire le singole situazioni e a disegnare e collocare meglio tutti i personaggi. Si susseguono così indagini e scoperte, ci si sposta da Roma a Milano fino in Veneto. Poco respiro per tutti i personaggi...riescono a delinearsi per bene solo Calbresi (caricaturale...e forse troppo filo-sinistro), Pinelli (buona prova) e Moro (Gifuni ottimo nell'imitare gesti e movenze).Per il resto Marco Tullio Giordana fa il su sporco mestiere senza cadere nella trappola fiction italica, le vicende sono viste da occhio esterno mai enfatizzate e quello che ne esce è indubbiamente un buon lavoro.
[+]
Quello che a fine film si evince è che forse non bastano più di due ore a raccontare una vicenda parecchio complicata. Giordana sfrutta a pieno il tempo a sua disposizione elencando i fatti e presentando gli innumerevoli personaggi di una terribile strage ma non riesce ad approfondire le singole situazioni e a disegnare e collocare meglio tutti i personaggi. Si susseguono così indagini e scoperte, ci si sposta da Roma a Milano fino in Veneto. Poco respiro per tutti i personaggi...riescono a delinearsi per bene solo Calbresi (caricaturale...e forse troppo filo-sinistro), Pinelli (buona prova) e Moro (Gifuni ottimo nell'imitare gesti e movenze).Per il resto Marco Tullio Giordana fa il su sporco mestiere senza cadere nella trappola fiction italica, le vicende sono viste da occhio esterno mai enfatizzate e quello che ne esce è indubbiamente un buon lavoro. In mezzo a un mare di film-spazzatura questo è un signor film
[-]
|
|
[+] lascia un commento a epidemic »
[ - ] lascia un commento a epidemic »
|
|
d'accordo? |
|
gcantarini
|
sabato 31 marzo 2012
|
ci voleva tarantino
|
|
|
|
Avendo vissuto il periodo narrato dal film, la sua visione è stata accompagnata da una indicibile depressione e sensazione di impotenza. Ho invocato il Tarantino di Inglorious Basterds il quale ha avuto la grande idea che il cinema può cambiare il corso della storia. I colpevoli sarebbero stati individuati, catturati e condannati dopo aver subito le più efferate torture. Sarebbe stata una magnifica catarsi.
|
|
[+] lascia un commento a gcantarini »
[ - ] lascia un commento a gcantarini »
|
|
d'accordo? |
|
paolina60
|
lunedì 9 aprile 2012
|
gli innocenti
|
|
|
|
La visione del film propone una lettura poco nota: due piste ambedue colpevoli della strage di innocenti.
Ma innocenti sono anche Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi, usati e manovrati, loro malgrado.
Pinelli accusato da un Calabresi che non crede, in realtà, affatto alla sua colpevolezza, ma costretto e accerchiato da una ragion di stato a cui non riesce a sottrarsi.
Calabresi incolpevole della morte di Pinelli, ma indicato dai servizi segreti quale responsabile e dato in pasto a chi poi lo avrebbe ucciso.
Mistificazione di troppe verità, costruzione di false verità.
Grazie a Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Luigi Lo Cascio e naturalmente a Marco Tullio Giordana anche per non aver chiuso il film con una verità, con un colpevole.
[+]
La visione del film propone una lettura poco nota: due piste ambedue colpevoli della strage di innocenti.
Ma innocenti sono anche Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi, usati e manovrati, loro malgrado.
Pinelli accusato da un Calabresi che non crede, in realtà, affatto alla sua colpevolezza, ma costretto e accerchiato da una ragion di stato a cui non riesce a sottrarsi.
Calabresi incolpevole della morte di Pinelli, ma indicato dai servizi segreti quale responsabile e dato in pasto a chi poi lo avrebbe ucciso.
Mistificazione di troppe verità, costruzione di false verità.
Grazie a Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Luigi Lo Cascio e naturalmente a Marco Tullio Giordana anche per non aver chiuso il film con una verità, con un colpevole.
Purtroppo non possiamo ancora chiudere questo capitolo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolina60 »
[ - ] lascia un commento a paolina60 »
|
|
d'accordo? |
|
tanus78
|
mercoledì 24 ottobre 2012
|
romanzo senza fine...
|
|
|
|
Bel cinema, ottima ricostruzione degli ambienti sia esterni che domestici dell'epoca, folli spese per automobili di quegli anni... Si dovrebbe scrivere "cinema d'impegno civile" ma alla fine rimane solo rabbia, rabbia e certezza di non credere più a nessuno in questo Paese dei balocchi e alla sua Costituzione quantomeno disapplicata.
|
|
[+] lascia un commento a tanus78 »
[ - ] lascia un commento a tanus78 »
|
|
d'accordo? |
|
|