Nuclear Nation

Film 2012 | Documentario 145 min.

Anno2012
GenereDocumentario
ProduzioneGiappone
Durata145 minuti
Regia diAtsushi Funahashi
AttoriIchiro Nakai, Katsutaka Idogawa .
MYmonetro 2,94 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Atsushi Funahashi. Un film con Ichiro Nakai, Katsutaka Idogawa. Genere Documentario - Giappone, 2012, durata 145 minuti. - MYmonetro 2,94 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 16 novembre 2012

Tra rifugiati nucleari c'è Ichiro Nakai, un agricoltore che ha perso moglie, casa e campi di riso a causa dello tsunami. Poi c'è Katsutaka Idogawa, sindaco di Futaba, ex sostenitore della politica nucleare del governo giapponese.

Consigliato sì!
2,94/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,87
CONSIGLIATO SÌ
Un documentario che procede per sottrazione, mosso dall'urgenza di dare voce ai sopravvissuti e denunciare il fallimento della politica nucleare giapponese.
Recensione di Annalice Furfari
Recensione di Annalice Furfari

Giappone, 11 marzo 2011. Un terremoto di 9 gradi della scala Richter colpisce la parte nord-orientale del paese. È il più violento registrato in Giappone da quando esistono le rilevazioni, il quarto più forte al mondo del XXI secolo. Eppure, il peggio deve ancora venire. Uno tsunami, con onde alte più di dieci metri, si abbatte sulle coste del Pacifico seminando morte e distruzione. Ma non è ancora finita. Alla tragedia delle ventimila vittime, provocate soprattutto dalla violenza devastatrice dell'oceano, se ne aggiunge un'altra, forse più inaccettabile perché indirettamente generata dall'uomo: il danneggiamento dell'impianto nucleare di Fukushima. La fuga radioattiva che ne deriva spinge la Tepco - compagnia elettrica che gestisce lo stabilimento - a dichiarare lo stato di emergenza. L'evacuazione, decretata dal governo, interessa 110 mila persone nel raggio di 30 chilometri dall'impianto.
Tra gli sfollati ci sono i 1400 residenti di Futaba. Un'intera città, spazzata via dallo tsunami prima e soffocata subito dopo dalla pioggia radioattiva proveniente dai reattori, distanti solo tre chilometri. I sopravvissuti vengono trasferiti in una scuola abbandonata, moderna Arca di Noè a 250 chilometri di distanza. È da qui che parte il regista Atsushi Fanahashi. Dalla quotidianità di uomini e donne privati di tutto: del lavoro, della casa, degli affetti più cari. La macchina da presa entra nella scuola-rifugio all'indomani del disastro e filma la singolare routine di una comunità coraggiosa, che tenta faticosamente di ricostruire quella vita che mai potrà riavere. Dal cibo scadente alle code per il bagno, sono tante le carenze lamentate dagli sfollati, ma sono poca cosa in confronto a ferite che non si possono rimarginare. Ichiro e Yuiichi Nakai sono padre e figlio. Il maremoto ha portato via loro un campo di riso, una casa, una moglie e madre. Niente potrà farla tornare. Neppure il risarcimento promesso dalla Tepco e che molte vittime di Futaba ancora aspettano. Nel rifugio, i due uomini provano a vincere i fantasmi della memoria. Ma questi si materializzano, con la stessa violenza della terra e del mare, quando i Nakai ottengono un permesso per entrare nella zona vietata, dove una volta c'era la loro casa. Un cumulo di macerie. L'immagine che racchiude il senso di un film e di una tragedia: un pugno nello stomaco, che non ha bisogno di parole a commento o colonna sonora. L'immagine simbolo - al pari di quella delle mucche ridotte a carcassa dalle radiazioni - di un documentario che procede per sottrazione, con uno stile asciutto e un approccio analitico, senza artifici emotivi che generino facili sensazionalismi o pietismi, semplicemente mostrando la nuda realtà, nel silenzio violento della resa a un'impotenza incondizionata.
Il regista è mosso dall'urgenza di dare voce ai sopravvissuti e denunciare, attraverso il loro racconto, il fallimento di una politica economica, sintetizzata dalla scritta impressa all'ingresso di Futaba: "L'energia atomica rende la città più prospera". Basta chiederlo ai suoi abitanti, impossibilitati a tornare nelle proprie case a ricostruire, oltre che esposti per anni al pericolo mortale delle radiazioni. Anche il sindaco di Futaba, Katsutaka Idogawa, ha cambiato idea. Sostenitore della politica nucleare del governo, il primo cittadino appoggiava la decisione di costruire due nuovi reattori nell'impianto di Fukushima. Attivo dai primi anni Settanta, la sua presenza ingombrante ha fatto confluire su Futaba, città povera, una pioggia di soldi pubblici, suscitando l'entusiasmo della popolazione, che finalmente trovava opportunità di lavoro a casa propria. Si trattava, in realtà, di una bolla di sapone: già negli anni Ottanta, Futaba si ritrova sommersa dai debiti e per questo il sindaco auspica la costruzione dei nuovi reattori, che sarebbe partita ad aprile 2011. Ma, all'indomani della tragedia, Idogawa vede le sue convinzioni dissolversi di fronte alle bugie e alle umiliazioni perpetrate dalle autorità, che hanno abbandonato la sua comunità a un destino di incertezza, nascondendo, al pari della Tepco, la reale portata del disastro nucleare e fuggendo di fronte alle proprie responsabilità.

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domenica 18 novembre 2012
 

Giappone, 11 marzo 2011. Un terremoto di 9 gradi della scala Richter colpisce la parte nord-orientale del paese. È il più violento registrato in Giappone, il quarto più forte al mondo del XXI secolo. Eppure, il peggio deve ancora venire.

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