Il ministro - L'esercizio dello Stato

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Un film di Pierre Schoeller. Con Olivier Gourmet, Michel Blanc, Zabou Breitman, Laurent Stocker, Sylvain Deblé.
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Titolo originale L'exercice de l'Etat. Drammatico, durata 112 min. - Francia, Belgio 2011. - Pier Francesco Aiello per PFA Films e Feltrinelli uscita giovedì 18 aprile 2013. MYMONETRO Il ministro - L'esercizio dello Stato * * * - - valutazione media: 3,03 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

il ministro ed il coccodrillo Valutazione 3 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
mercoledì 24 aprile 2013

Un coccodrillo in una spaziosa e lussuosa stanza ingoia una donna nuda. E’ questo l’incipit onirico che dà inizio alla vicenda di Bertrand, ministro dei Trasporti francese, alle prese con gli incubi del potere capace di  divorare ogni cosa, compreso chi è indifeso e coperto solo della propria pelle. Svegliato nella notte da una telefonata che lo informa di un terribile incidente stradale con molte giovani vittime, si reca sul posto, vede da vicino la morte ed il sangue altrui, una visione scioccante che fuoriesce dai soliti riti che il suo ruolo gli impone. Ma, tornato nei ranghi, B. riprende il frenetico tran-tran dei rapporti con colleghi ed avversari politici, il cellulare è la sua gabbia, l’indispensabile mezzo per tessere trame, predisporre strategie, pianificare battaglie con il suo fedele ed efficiente staff. Fiuta gli umori degli interlocutori che contano, gioca una difficile partita per l’obiettivo prioritario del momento. Sonda le possibili alleanze, verifica i rapporti di forza, consapevole della loro mutevolezza, manovra i fili delle sue marionette, a cominciare dal fidato capo di gabinetto, uomo capace e determinato di cui ammira l’integrità e la granitica propensione agli obiettivi prefissi. B. non disdegna le piacevoli digressioni da una routine defatigante e frustrante, ha un rapporto intenso con la comprensiva moglie, saltuariamente esagera con l’alcool. Frequenta anche persone ed ambienti opposti al suo: conosce un tipo spiantato e sempliciotto ma riservato ed onesto, si avvale della sua prestazione, resta affascinato dalla giovane moglie sarda, in cui ritrova la propria combattività. Ma le vie laterali ritornano sempre sulla via principale, i giochi (di potere) riprendono con il solito turbinio, cambiano le strategie ed i piani di azione, così come gli obiettivi. Un giorno, per un atto di tracotanza, B. vede di nuovo da vicino la morte ma questa volta il sangue è il suo, ne esce per miracolo, la sua popolarità dopo una fase di appannamento risale, e nuove prospettive di carriera si aprono al massimo livello. Le strategie sulla scacchiera sono radicalmente mutate; Bertrand risale sul treno del successo, altri ne scendono. E tutto ricomincia.
Ci sono molti modi di descrivere il mondo della politica e dei suoi protagonisti. Nel cinema italiano ciò è avvenuto spesso, ma attraverso forme espressive indirette come la satira, la caricatura, l’apologo favolistico, oppure l’accentuazione iperbolica dei caratteri (come nel Portaborse con Moretti); come se descrivere la realtà delle cose nella loro contraddittorietà e complessità effettive fosse un tabù. Il regista Pierre Schoeller sceglie invece questa via (la presenza tra i produttori dei fratelli Dardenne è sintomatica), entrando nel vivo di un personaggio che diventa persona, identificandosi in un realistico uomo di potere francese, tallonato dalla mdp nelle gesta quotidiane che zigzagheggiano nel mare confuso e cangiante dei rapporti politici, in cui gli ideali traballano come vetro tra ferro su un fuori strada lanciato a tutta velocità, ed il volante è in continuo movimento. B. si muove freneticamente come ameba lungo il labile confine tra realpolitik e opportunismo, debordando da una parte e dall’altra e selezionando di volta in volta l’interesse da perseguire, pronto a sostenerlo fino al prossimo scostamento dell’equilibrio raggiunto. Schoeller non dà un giudizio netto sul personaggio, non alimenta i luoghi comuni sul politico corrotto e senza ideali o senza “umanità”, ma ne traccia un identikit composito freddo e realistico da offrire alla libera lettura dello spettatore. L’intento dell’autore è anche il limite del film, che non scalda e lascia emotivamente indifferenti, sconcerta con i suoi repentini riposizionamenti ed il tecnicismo di certi passaggi verbali. Ma il film, incidendo come bisturi nella carne viva del potere e mostrandone gli aspetti più disparati, ci fa riflettere e ci induce a guardare con occhio più attento alla realtà odierna. Che sia francese o italiana non fa molta differenza.

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