Anno | 2008 |
Genere | Thriller |
Produzione | Francia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Giacomo Battiato |
Attori | Benoît Magimel, Hristo Shopov, Hippolyte Girardot, Karolina Gruszka, Todd Kramer Ryan James, Emina Muftic, Dimitrije Ilic. |
MYmonetro | 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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La Risoluzione delle Nazioni Unite cui rimanda il titolo è quella presa dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU per accertare e condannare i crimini contro l'umanità perpetrati durante la guerra nei Balcani. Il film è stato premiato a Roma Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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Srebrenica 1995. Nell'énclave musulmana che le Nazioni Unite si sono impegnate a proteggere, in ottemperanza alla risoluzione 819, 8000 uomini, vecchi e ragazzi, vengono deportati e trucidati nel giro di quattro giorni, interrati in fosse comuni, riesumati, spezzettati e risotterrati altrove, con la complicità dei residenti della zona. Il peggior massacro in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale è un'operazione di pulizia etnica che si è svolta sotto gli occhi dell'Onu, impossibilitato ad agire dalla stessa contraddittoria risoluzione, a pochi chilometri da casa nostra. Se oggi sappiamo cosa e come è successo, se conosciamo i nomi dei carnefici (i serbo-bosniaci Mladic e Karadzic in prima fila) e l'identità delle vittime è anche e soprattutto merito di un giovane ufficiale di polizia francese, Jacques Calvez, che si è offerto volontario per un viaggio all'inferno e non è ritornato finché non ha fatto giustizia.
Alla sua figura e ai tanti volontari e specialisti (antropologi, anatomopatologi, interpreti) che hanno aiutato le donne di Srebenica a ritrovare quel che restava dei loro mariti, figli e padri, è dedicato il film di Giacomo Battiato Résolution 819, un'opera lucida e rilevante, che trova un senso al cinema e ricolloca il cinema stesso in un orizzonte di senso importante, in rapporto agli altri media e alla televisione delle omissioni e della confusione colpevole in particolare.
Il regista sfrutta il potere di penetrazione del mezzo cinematografico per mettere in scena poco più dei fatti, dà un volto ai nomi, un corpo ai numeri, un colore ai luoghi per farci visualizzare quello di cui non ci è bastato leggere. Costruisce la drammaturgia sul canone del poliziesco, col passo dell'inchiesta, con le musiche di Ennio Morricone, pone Benoit Magimel alle prese con la disumanità pura e semplice (banale come solo il male può essere) per tirarne fuori doti interpretative di straordinaria umanità, inventa una storia d'amore che è quanto di più plausibile si possa immaginare nel contesto di un immenso, viscerale odio, ma non si allontana mai dal documento, non presume, non stra fa. Le ossa sono il centro del film, maneggiate, spolverate, inscatolate, resti di corpi ormai senz'anima, ma anche tracce indispensabili, necessarie e parlanti di anime che avevano un corpo, fino a troppo poco tempo fa. Il sangue rimane nel fuori campo, ma anche questo è cinema dell'orrore.