Titolo originale | Promised Land - Haaretz hamuvtacht |
Anno | 2004 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Israele, Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Amos Gitai |
Attori | Anne Parillaud, Hanna Schygulla, Rosamund Pike, Diana Bespechni, Alla An, Amos Lavi Katya Drabkin, Yussuf Abu Warda, Shalva Ben Moshe, Craig Bachins, Meital Peretz, Menahem Lang, Yelena Maunchenko, Peeter Polluveer, Rani Kauchinsky. |
Uscita | venerdì 20 maggio 2005 |
MYmonetro | 2,89 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 15 maggio 2015
Gitai alle prese con un soggetto di vergognosa attualità, trova un difficile equilibrio tra la sua produzione strettamente documentaristica e quella di finzione.
VENEZIA CONCORSO
CONSIGLIATO SÌ
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Gitai alle prese con un soggetto di vergognosa attualità, trova un difficile equilibrio tra la sua produzione strettamente documentaristica e quella di finzione.
Promised land apre uno squarcio sul traffico di prostitute bianche che imperversa in medioriente, raccontando la storia (finta) di otto donne dell'Est che vengono fatte passare attraverso il deserto del Sinai e vendute all'asta come bestie, passando per abusi di ogni genere.
Gitai sembra consapevole di avere per le mani una storia terribile e decide di lasciare impresso il marchio del degrado piuttosto che perdersi in divagazioni della trama. L'operazione riesce sia dal punto di vista narrativo che visivo, e il film che ne risulta si compone di poche, prolungate sequenze di estrema crudezza che costringono chi guarda a deglutire bile più di una volta.
C'è anche una ragazza occidentale che vaga nel film, non si capisce bene a fare cosa: una metafora della posizione dell'Occidente?
Menzione indispensabile per Hanna Schygulla, attrice-feticcio di Fassbinder, che regala un'interpretazione ipnotica e di classe superiore.
E' uno di quei film, che non si consumano ad una prima visione. Perchè ti introduce in un mondo che non conosciamo (le ragazze dell'est europeo portate nei bordelli israeliani trattate come carne da macello), con una telecamera digitale, che sta addosso ai personaggi dentro la materia e i suoni, da reportage crudo in diretta, creando una visione confusa, balzellante e appassionante ....
Altrettanto estremo ma meno convincente, Hotel Promised Land dell’israeliano Amos Gitai (concorso) ci cala invece nell’abisso delle schiave importate dall’Est Europa in Israele con incongruo linguaggio paradocumentario. Va bene evitare il naturalismo, non estetizzare la violenza e la prostituzione, ma l’insieme, a tratti suggestivo, risulta oscuro e in parte compiaciuto.
Deserto del Sinai, esterno notte. Una dozzina di ragazze giunte dai paesi dell'Est europeo sono vendute all'asta, come bestiame. Avviate alla prostituzione con un corso accelerato, traversano una via crucis dove la terra promessa (Israele e i Territori) si trasforma in luogo di orrori e sopraffazione prestando il nome, con sadica ironia, a un bordello di piaceri da mattatoio.
Hotel Promised Land, Hotel terra promessa, è il sarcastico titolo di un film che Amos Gitai, cineasta israeliano dissidente, ha realizzato con furia incontenibile, come se fosse un reportage - edizione straordinaria - in diretta dall'inferno. Non credo che piacerà a Likud & Co. Per happy-end il film ha un attentato terrorista palestinese. Fa morti, feriti, sconvolge un locale del divertimento a luci [...] Vai alla recensione »
AMOS GITAI è il regista israeliano più di tutti polemico, risentito, e aggressivo, dotato però di una sapienza cinematografica che non ha eguali nel cinema del suo Paese. Lo ha dimostrato, ancora una volta, con il film sceso ieri in concorso, amaramente intitolato «Terra Promessa». Il suo argomento, ignoto ai più, anche se di gravità insolita, è infatti una vergognosa tratta delle bianche organizzata [...] Vai alla recensione »
Il direttore della Mostra, su Hotel Promised Land, la vede così, e non ha tutti i torti. «Mostra gli uomini come sono e non come vorremmo che fossero. Racconta l’unica, sordida, alleanza tra palestinesi e israeliani, complici nel gestire la prostituzione nei Territori». Marco Müller ha fiuto, anche giornalistico. Sa come ripartire i Temi, con la t maiuscola: così nel giorno in cui l’ex enfant prodige [...] Vai alla recensione »
Sotto la luna del deserto del Sinai alcune donne dell'Europa dell'Est si scaldano attorno al fuoco. Prima dell'alba un gruppo di uomini le farà entrare in Israele dove una trafficante le venderà all'asta come bestiame. Quelle rimaste, percosse e stuprate, verranno portate nell'isolato Hostess Club e non potranno fare altro se non quello che viene loro ordinato.
Hotel Promised land racconta I’unica, sordida, alleanza tra palestinesi e israeliani, complici nel gestire la prostituzione nei Territori. Una vera e propria «tratta delle bianche» ai danni di ragazze provenienti clandestinamente dai Paesi dell’Est post-comunista, in questo caso dall’Estonia. Truffate, sfruttate, malmenate, all’occorrenza stuprate .
La Terra Promessa diventa luogo di schiavitù. Amos Gitai presenta il suo film sulla prostituzione in Israele, un duro colpo al mito della “Terra promessa” il film del regista israeliano Amos Gitai, Promised land, presentato ieri in concorso a Venezia. Un film scioccante e duro, nel quale il cineasta costruisce un’immagine del proprio paese a partire da un tema particolare: la tratta delle bianche, [...] Vai alla recensione »
Fra alti (Kadosh, Kippur) e bassi (Eden), Amos Gitai continua coraggiosamente a essere l’anima critica di Israele. E anche questa volta, pur scegliendo un tema tangenziale, colpisce duro e a fondo. Partendo dai dati di Amnesty sul bastardo mercato della “tratta delle bianche”, Gitai racconta La storia emblematica di un gruppo di ragazze estoni, che, con la falsa promessa di essere assunte come cameriere, [...] Vai alla recensione »