Pontianak - Scent of the Tuber Rose

Prima che Pontianak venisse presentato alla settima edizione del Far East Film Festival la probabilità che qualcuno si accorgesse dell'esistenza del cinema malese era molto prossima allo zero. Ebbene il cinema malese esiste. La leggenda vuole che una donna incinta morta di morte violenta ritorni dall'aldilà sotto forma di Pontianak, creatura simil-vampiresca assetata del sangue della vendetta. Questo è quello che succederà ad una giovane "Primadonna" (titolo tradizionalmente ambitissimo nell'antica società malese), uccisa per gelosia da uno spasimante non corrisposto. La donna riuscirà a partorire poco prima della propria morte per poi impossessarsi della figlia decenni dopo e compiere tramite la stessa una sanguinosa vendetta. Chi non gongolerebbe al pensiero di poter annoverare tra i propri horror preferiti un film "malese" dal titolo così esotico? Se la prima parte potrebbe lasciare qualche residuo di speranza ai ben predisposti, nonostante lungaggini e pacchianate da antologia, la seconda troncherà di netto ogni entusiasmo. Privo di senso del ritmo e della misura, questo Pontianak è un campo minato di effetti 'prossimi al' e 'coincidenti con' il ridicolo. Da sequenze identiche ripetute a sfinimento al continuo campione di risate (in teoria orrorifiche) passato in sottofondo, dalla colonna sonora monotematica alla insostenibile cadenza di alcuni interpreti: tutto finirà per smantellare sistematicamente ogni curiosità, dopo una fugace illusione da capolavoro di comicità involontaria prontamente affogato nella noia. 