mauryt
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lunedì 16 aprile 2012
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impeccabile, un gran bel film!
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Ho rivisto questo film, credo, per la decima volta con il chiaro intento di trovare almeno un piccolo difetto cinematografico o una sbavatura. Non ci sono riuscita, è un film perfetto! Non è questa la sede per parlare del delicatissimo argomento trattato, oltretutto si tratta di una storia vera e l’eutanasia è costantemente e drammaticamente di attualità. Vorrei dire a chi ancora non avesse avuto modo di vedere questa pellicola che quando lo farà si farà coinvolgere in modo sorprendente. Ogni inquadratura, ogni dialogo, ci trasporta là in quella casa in campagna, nella Galizia, dove il mare non si vede ma Ramon Sampedro (Javier Bardem) lo sente e ci può andare ogni volta che vuole con l’immaginazione, “volando” attraversando le verdi colline sulle note del “Nessun dorma” di Puccini.
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Ho rivisto questo film, credo, per la decima volta con il chiaro intento di trovare almeno un piccolo difetto cinematografico o una sbavatura. Non ci sono riuscita, è un film perfetto! Non è questa la sede per parlare del delicatissimo argomento trattato, oltretutto si tratta di una storia vera e l’eutanasia è costantemente e drammaticamente di attualità. Vorrei dire a chi ancora non avesse avuto modo di vedere questa pellicola che quando lo farà si farà coinvolgere in modo sorprendente. Ogni inquadratura, ogni dialogo, ci trasporta là in quella casa in campagna, nella Galizia, dove il mare non si vede ma Ramon Sampedro (Javier Bardem) lo sente e ci può andare ogni volta che vuole con l’immaginazione, “volando” attraversando le verdi colline sulle note del “Nessun dorma” di Puccini. Una fortissima empatia ci prende nei confronti di ognuno dei personaggi: il fratello di Ramon, Josè, la cognata Manuela, il giovane nipote Javi, il vecchio padre, cioè tutta la famiglia che si prende cura di Ramon paraplegico da 29 anni dopo un tuffo in mare. Ognuno di loro sa cosa vuole Ramon, ognuno a modo suo reagisce a questa volontà. Poi ci sono le persone dell’associazione per i diritti che tentano di portare avanti la sua lotta tramite un avvocato, Julia, la quale a sua volta soffre di una malattia degenerativa. C'è il prete anche lui paraplegico il quale dialoga con Ramon di Dio perdendo la battaglia e insinuando dubbi anche nel giovane canonico Alberto che fa da tramite tra l'uomo di chiesa e il determinato Ramon. C’è la simpatica Rosa la quale, grazie alla sua ingenuità riuscirà ad “aiutare” veramente Ramon. Alejandro Amenàbar è un giovane grande regista oltre che sceneggiatore e musicista. Con questo film ha realizzato un capolavoro!
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mar.ck
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sabato 23 luglio 2011
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mare dentro
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Mare Dentro affronta temi profondi e toccanti come l'eutanasia (in primis), la vita e il rapporto tra uomo e Dio.
Ramon il protagonista ambisce all'eutanasia che ambisce da 28 lunghi anni, da quel giorno maledetto in cui un tuffo mal calcolato lo ha reso tetraplegico, costretto per sempre dentro quattro mura, su un letto, tagliato fuori della sua stessa vita. L'opera di Amenabar è un'opera meravigliosa dall'inizio alla fine, che si pregia di una grande prova d'attore di Javier Bardem (tra i migliori in circolazione oggi). Nel film emozioni,sensazioni,gioie e dolori piovono a fiumi in questo film. MARE DENTRO. Il mare gli ha dato la vita, il mare glie la tolta.
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Mare Dentro affronta temi profondi e toccanti come l'eutanasia (in primis), la vita e il rapporto tra uomo e Dio.
Ramon il protagonista ambisce all'eutanasia che ambisce da 28 lunghi anni, da quel giorno maledetto in cui un tuffo mal calcolato lo ha reso tetraplegico, costretto per sempre dentro quattro mura, su un letto, tagliato fuori della sua stessa vita. L'opera di Amenabar è un'opera meravigliosa dall'inizio alla fine, che si pregia di una grande prova d'attore di Javier Bardem (tra i migliori in circolazione oggi). Nel film emozioni,sensazioni,gioie e dolori piovono a fiumi in questo film. MARE DENTRO. Il mare gli ha dato la vita, il mare glie la tolta.
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(di >bastardosenzagloria)
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jaky86
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mercoledì 23 febbraio 2011
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commovente bardem
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Amenabar affronta il difficile tema dell'eutanasia in maniera lucida e convinta. Un capolavoro impreziosito dalla magnifica e toccante interpretazione di Bardem, che dopo 30 anni costretto a letto chiede che la sua sofferenza possa avere fine. Il film ha la grande capacità di riuscire a raccontare l'uomo, e non il malato, ponendo l'eutanasia come un diritto inalienabile dell'uomo e come una scelta sofferta e dolorosa, ma unica via di fuga. Alcune scene sono memorabili, come il volo "immaginario" sotto le note di Nessun dorma, o il dialogo tra Ràmon e il prete, entrambi tetraplegici. Da far vedere nelle scuole, anzi, nelle chiese, a chi ancora si batte perchè un uomo condannato alla sofferenza non possa decidere della propria vita.
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Amenabar affronta il difficile tema dell'eutanasia in maniera lucida e convinta. Un capolavoro impreziosito dalla magnifica e toccante interpretazione di Bardem, che dopo 30 anni costretto a letto chiede che la sua sofferenza possa avere fine. Il film ha la grande capacità di riuscire a raccontare l'uomo, e non il malato, ponendo l'eutanasia come un diritto inalienabile dell'uomo e come una scelta sofferta e dolorosa, ma unica via di fuga. Alcune scene sono memorabili, come il volo "immaginario" sotto le note di Nessun dorma, o il dialogo tra Ràmon e il prete, entrambi tetraplegici. Da far vedere nelle scuole, anzi, nelle chiese, a chi ancora si batte perchè un uomo condannato alla sofferenza non possa decidere della propria vita. Tratto da una storia vera.
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mariac
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domenica 12 dicembre 2010
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la vita dentro
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Di cosa si è padroni realmente nella vita se non del proprio corpo? La paura, la coscienza, la superficialità convincono l’uomo dell’idea che non capiterà mai di dover affrontare un dolore così grande, quello di dover perdere la padronanza del proprio corpo. Troppo spesso si è persuasi dalla certezza che è un tema che riguarda gli altri e su cui ci si può soffermare solo per esprimere opinioni , per dire farei così o così. Ciò dimostra che i fatti di cronaca non bastano, e dove non riesce la vita ci pensa il cinema.
Sì, perché ha la potenza di arrivare lì dove non arriva la telecronaca, i servizi giornalistici, i libri e le parole, perché è diretto, usa le immagini e quelle non puoi fare finta di non capirle.
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Di cosa si è padroni realmente nella vita se non del proprio corpo? La paura, la coscienza, la superficialità convincono l’uomo dell’idea che non capiterà mai di dover affrontare un dolore così grande, quello di dover perdere la padronanza del proprio corpo. Troppo spesso si è persuasi dalla certezza che è un tema che riguarda gli altri e su cui ci si può soffermare solo per esprimere opinioni , per dire farei così o così. Ciò dimostra che i fatti di cronaca non bastano, e dove non riesce la vita ci pensa il cinema.
Sì, perché ha la potenza di arrivare lì dove non arriva la telecronaca, i servizi giornalistici, i libri e le parole, perché è diretto, usa le immagini e quelle non puoi fare finta di non capirle.
Il mare dentro è uno di quei film che, scritti con pregio, offre l’opportunità di non scappare davanti a delle immagini nitide, da cui emerge il progetto di mostrare la vita di un uomo che non vuole imprigionare se stesso in un corpo slegato dalla propria mente, di un uomo che nella sua immobilità è capace di diffondere amore e di saperlo ricevere nelle forme più diverse, nascoste in un parente che ti prepara da mangiare, in uno che ti sbarba, in uno che ti aiuta a portare le parole oltre la prigione della tua camera.
Credo però che la forza del film sia non tanto nella descrizione di una lucida determinazione di ricercare una libertà sofferta ma quanto di volerlo fare con la partecipazione civile di una nazione, che si forgia di una civile costituzione, di un civile tribunale e di una società slegata dai dogmi del perbenismo e della religiosità. E cosa accade ancora? Che Ramòn così come chi ha vissuto e vive ancora la sua identità storia non può che trovare attraverso la clandestinità la sovranità del suo essere.
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cristianmayers
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venerdì 29 ottobre 2010
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il capolavoro di bardem
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Mare Dentro rappresenta il film della consacrazione di Javier Bardem e probabilmente ad oggi il film più coinvolgente di questo magnifico attore. In due ore di visione il film è stato leggero e davvero bellissimo, pur toccando degli argomenti delicati come la malattia, l' eutanasia e l'amore. In tre parole lo definirei profondo, vero, superbo. Davvero una pellicola intelligente e senza pregiudizi che per di più parla di una storia VERA.
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nalipa
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giovedì 28 ottobre 2010
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c a p o l a v o r o
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Il meglio di Amenabar che fa un film impegnativo e coraggioso su un tema delicato in modo magistrale.
Barden STUPENDO, come sempre!
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gaara
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sabato 1 maggio 2010
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capolavoro di intelligenza!
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Eutanasia. Un tema troppo spesso maltrattato da punti di vista "condizionati" di una parte dell'umanità, viene in questo film sviscerato, riuscendo ad esaltare le sensazioni dei pesonaggi coinvolti e mettendo per una volta da parte i sentimentalismi evidenziati in film analoghi, comunque ben fatti, responsabili però di evidenziare solo un lato, forse quello maggiormente esposto, delle persone affette da questo "cancro". Mi è stato infatti difficile proseguire la visione del film e le riflessioni postume, evitando di accostarlo ad un altro capolavoro cinematografico: "Lo scafandro e la farfalla", dove il protagonosita Jean-Dominique Bauby, interpretato da Mathieu Amalric, riesce incredibilmente a superare il desiderio di morte, che invece in questo contesto pervade il film divenendo cardine della storia e trovando il suo feticcio in Javier Bardem, nei panni di Ramón, il quale ci regala una magnifica interpretazione.
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Eutanasia. Un tema troppo spesso maltrattato da punti di vista "condizionati" di una parte dell'umanità, viene in questo film sviscerato, riuscendo ad esaltare le sensazioni dei pesonaggi coinvolti e mettendo per una volta da parte i sentimentalismi evidenziati in film analoghi, comunque ben fatti, responsabili però di evidenziare solo un lato, forse quello maggiormente esposto, delle persone affette da questo "cancro". Mi è stato infatti difficile proseguire la visione del film e le riflessioni postume, evitando di accostarlo ad un altro capolavoro cinematografico: "Lo scafandro e la farfalla", dove il protagonosita Jean-Dominique Bauby, interpretato da Mathieu Amalric, riesce incredibilmente a superare il desiderio di morte, che invece in questo contesto pervade il film divenendo cardine della storia e trovando il suo feticcio in Javier Bardem, nei panni di Ramón, il quale ci regala una magnifica interpretazione. Incredibilmente il senso del film potrebbe essere riassunto con una citazione tratta dallo stesso: "Le persone che non possono correre imparano a piangere ridendo". Frase struggente, capace di farci cogliere le infime sofferenze che si nascondono anche dietro alle personalità più forti dei tetraplegici, ma ciò non basta a smuovere le dighe di una legge, sebbena dichiaratamente laica, cinica, fredda e spietata capace di strappare una libertà senza vita ad una vita senza libertà. Ciò nonostante Ramón difende il suo sogno provando a seguire i binari della legalità, senza chiedere di essere capito, ma Amato da chi sarà disposto a perseguirlo. Intelligentemente il regista riesce a non schierarsi mostrando egregiamente le difficoltà dei personaggi direttamente coinvolti nella storia, senza banalizzare l'uno o l'altro punto di vista, spesso anche attraverso l'uso delizioso della macchina da presa, riuscendo a far crollare le prese di posizione inevitabili dello spettatore, difronte ai risvolti della storia ed ai grovigli di sentimenti che la caratterizzano. Matura la scelta di trattare fugacemente gli sviluppi ecclesiastici e giuridici riguardanti il tema del film, senza risparmiarsi un'inappuntabile critica. I viaggi attraverso la piccola finestra della camera da letto di Ramón, destinati a raggiungere luoghi e persone amate, uniti ad una tocconte e profonda sceneggiatura sommergono lo spettatore di mare dentro.
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astromelia
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lunedì 19 aprile 2010
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altamente coinvolgente
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splendido film,per il quale ho pianto 2 ore di seguito,sapendo che è stata storia vera,tocca le corde più profonde dell'interiorità individuale,immenso xavier bardem,sono tornata a rivederlo, per riflettere sulla valenza della vita e i suoi inevitabili quesiti.
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ucciolibero
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venerdì 26 febbraio 2010
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la dignità della vita nella scelta di morire.
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Nel film "Mare dentro" di Amenabar ci tuffiamo nella vita vissuta e nella morte sognata di Ramon (interpretato da una splendido Javier Bardem), soffriamo assieme al protagonista l'immobilità e la sofferenza di chi non può fare nemmeno un passo per abbracciare chi ama. Ci troviamo nella condizione di desiderare la morte di Ramon (che, a sua volta, la desidera con tutte le forze rimaste) e speriamo fino all'ultimo che questo accada nella maniera sognata dai protagonisti. Ci facciamo confondere dalla possibilità di un amore "praticamente impossibile" e accettiamo con liberazione l'atto d'amore finale. Insomma nella dialettica tra vita e morte, tra amore e malattia, tra mobilità e immobilità, sta la chiave di questo riuscito e profondo lungometraggio, in cui tutti i personaggi sono essenziali, necessari, in cui non c'è niente di superfluo o eccessivo, nemmeno le divagazioni oniriche di Ramon.
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Nel film "Mare dentro" di Amenabar ci tuffiamo nella vita vissuta e nella morte sognata di Ramon (interpretato da una splendido Javier Bardem), soffriamo assieme al protagonista l'immobilità e la sofferenza di chi non può fare nemmeno un passo per abbracciare chi ama. Ci troviamo nella condizione di desiderare la morte di Ramon (che, a sua volta, la desidera con tutte le forze rimaste) e speriamo fino all'ultimo che questo accada nella maniera sognata dai protagonisti. Ci facciamo confondere dalla possibilità di un amore "praticamente impossibile" e accettiamo con liberazione l'atto d'amore finale. Insomma nella dialettica tra vita e morte, tra amore e malattia, tra mobilità e immobilità, sta la chiave di questo riuscito e profondo lungometraggio, in cui tutti i personaggi sono essenziali, necessari, in cui non c'è niente di superfluo o eccessivo, nemmeno le divagazioni oniriche di Ramon. Quei sogni, quei voli immaginati hanno la delicatezza delle farfalle che planano tra gole e canaloni di un paesaggio aspro ma accogliente e arrivano al mare, grembo e conclusione di tutte le avventure, quel mare dove tutto inizia e tutto finisce, quel "mare dentro" che ci da la forza di iniziare, di cambiare, ma anche di morire. Il linguaggio del regista è asciutto (i dialoghi, la trama, i personaggi, non concedono nulla alla pietà né allo stereotipo della malattia invalidante), non c'è mai il tentativo (come spesso accade) di dettare regole che valgano per tutti. Amenabar prova a mettere al centro di tutto la dignità della vita e le scelte di ogni essere umano. Il finale, tragico e meraviglioso, dipinge un mare che continua ad agitarsi dentro di noi e non risolve (perché non può e perché non vuole) il dubbio che, fin dall'inizio, macera le nostre coscienze e i nostri cuori. Lo sguardo perso (forse incosciente) di Julia, la donna a cui Ramon invia la sua ultima poesia, ci fa pensare, ci fa parlare, ma non ci indica nessuna strada. Quella strada, sembra dire Julia, ognuno di noi, se vorrà, dovrà percorrerla da solo. "Buon viaggio, compagno!".
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andromeda1967
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martedì 25 agosto 2009
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pino
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splendido, dolcissimo intenso
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