aristoteles
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mercoledì 13 aprile 2016
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un tuffo nell'anima
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Sinceramente non pensavo che Bardem potesse arrivare a questi livelli,è assolutamente strepitoso in questa pellicola.
Il mare,una famiglia unita,scelte difficili.
Nella semplicità di alcune immagini,come l'immaginarsi di poter volare liberi o rituffarsi in quell'acqua agrodolce,riusciamo ad ascoltare l'anima vibrante di Ramon.
Vengono le lacrime agli occhi,impossibile non emozionarsi,impossibile rimanere indifferenti.
Nonostante temi cos' pesanti da affrontare il regista riesce nella difficile opera di non arrivare al mattone che si piazza sullo stomaco dopo i primi trenta minuti,riuscendo a regalarci un prodotto dall'altissimo valore etico ed artistico.
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Sinceramente non pensavo che Bardem potesse arrivare a questi livelli,è assolutamente strepitoso in questa pellicola.
Il mare,una famiglia unita,scelte difficili.
Nella semplicità di alcune immagini,come l'immaginarsi di poter volare liberi o rituffarsi in quell'acqua agrodolce,riusciamo ad ascoltare l'anima vibrante di Ramon.
Vengono le lacrime agli occhi,impossibile non emozionarsi,impossibile rimanere indifferenti.
Nonostante temi cos' pesanti da affrontare il regista riesce nella difficile opera di non arrivare al mattone che si piazza sullo stomaco dopo i primi trenta minuti,riuscendo a regalarci un prodotto dall'altissimo valore etico ed artistico.
La scelta finale si può condividere o meno,ma il punto vero è che non esiste giusto o sbagliato quando la sofferenza interiore raggiunge un livello inaccettabile.
Capolavoro da far vedere nelle scuole superiori.
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midnightmoonlight
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lunedì 12 ottobre 2015
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un mare di emozioni in tempesta
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Golden Globe, EFA, Coppa Volpi, Premio Goya a Bardem e, dulcis in fundo, l'Oscar come miglior film straniero. Con mare dentro, Amenàbar racchiude, nello scrigno della sua delicata eppur penetrante regia, una piccola, scintillante perla cinematografica, capace di far breccia anche nel cuore dello spettatore più duro. Il regista porta in scena un tema così delicato, quello dell'eutanasia, senza teatralizzare il tutto ma, anzi, avvicina, con grande concretezza, lo spettatore alla quotidianità di un tetraplegico, dipendente in tutto e per tutto da terzi, anche per compiere le azioni più banali, come cambiare la postura a letto. Gli ingredienti utilizzati sono quattro mura, un letto, e un mostro di bravura, il madrileno Javier Bardem, che dà cuore e anima alle vicende del pescatore galiziano Ramòn Sampedro.
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Golden Globe, EFA, Coppa Volpi, Premio Goya a Bardem e, dulcis in fundo, l'Oscar come miglior film straniero. Con mare dentro, Amenàbar racchiude, nello scrigno della sua delicata eppur penetrante regia, una piccola, scintillante perla cinematografica, capace di far breccia anche nel cuore dello spettatore più duro. Il regista porta in scena un tema così delicato, quello dell'eutanasia, senza teatralizzare il tutto ma, anzi, avvicina, con grande concretezza, lo spettatore alla quotidianità di un tetraplegico, dipendente in tutto e per tutto da terzi, anche per compiere le azioni più banali, come cambiare la postura a letto. Gli ingredienti utilizzati sono quattro mura, un letto, e un mostro di bravura, il madrileno Javier Bardem, che dà cuore e anima alle vicende del pescatore galiziano Ramòn Sampedro. Il movimento corporale, per quel poco che è presente, passa assolutamente in secondo piano di fronte al vortice di emozioni originato dai sussurri di Ramòn, dal suo sguardo così profondo, come il mare, e da quel sorriso, colmo di tristezza, che le sue labbra riescono a disegnare. Ramòn porta fuori da sé quel mare di emozioni, sensazioni, profumi, colori e odori che le persone normodotate danno per scontate. Mettendo la mano sul cuore di chi lo guarda, con estrema sensibilità e sfrontata determinazione, Ramòn fa entrare il pubblico nel suo piccolo regno, dove l'unico obiettivo è raggiungere l'eterno riposo, quella pace che gli è stata data e tolta dall'amore della sua vita, e che giungerà attraverso lo stesso liquido. L'acqua, dunque, si trasforma in un elemento ambivalente, fonte di vita, morte e pace, e la morte stessa perde quell'accezione negativa data dalla maggioranza della gente, trasformandosi in un' oasi sommersa che aspetta solo di essere scoperta.
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valebianco
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lunedì 27 aprile 2015
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complimenti
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....a te Marco: non ne hai azzeccata una! Mica e' semplice, a modo tuo sei un campione.
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stefanocapasso
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venerdì 11 aprile 2014
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su malattia e potere personale
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Amenabar senza sentimentalismi o moralismi sul tema della disabilità. Ramon costretto da 28 anni a letto, immobile, conduce da tempo una battaglia per ottenere l’eutanasia legale. Il suo caso diviene un caso nazionale e suscita l’attenzione di molti che per motivi opposti cominciano ad interessarsi al suo caso. Così la sua vita assisterà ad un improvviso ripopolarsi di figure, attenzioni ed amori. Ma questo non servirà a dissuaderlo dal suo intento.
Il film ha il suo tema principale sull’eutanasia.
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Amenabar senza sentimentalismi o moralismi sul tema della disabilità. Ramon costretto da 28 anni a letto, immobile, conduce da tempo una battaglia per ottenere l’eutanasia legale. Il suo caso diviene un caso nazionale e suscita l’attenzione di molti che per motivi opposti cominciano ad interessarsi al suo caso. Così la sua vita assisterà ad un improvviso ripopolarsi di figure, attenzioni ed amori. Ma questo non servirà a dissuaderlo dal suo intento.
Il film ha il suo tema principale sull’eutanasia. Non entro nel merito, piuttosto porto l’attenzione sul tema che c’è alla base, quello della malattia, e su come questa infici il potere personale dell’individuo ed in sostanza la capacità generatrice. E’ un mondo, quello descritto da Amenabar, dove nei diversi ruoli ogni protagonista è soprattutto preso dal proprio compito esistenziale, perché questo è quello che porta linfa vitale. Il tessuto sociale è quello di persone che portano con se grandi ideali e necessità di autoaffermazione e che per questo un poco perdono il contatto con il se più profondo, quello capace di vivere ed apprezzare il momento. Cosi Ramon che pure si trova a vivere una storia di amore in piena regola, e che tutto sommato riesce a sviluppare le sue risorse e i suoi talenti in modi diversi, rimane attaccato alla sua idea che è quella di una vita senza dignità. E nessuno di chi gli sta intorno, preso anche lui, da idealismi e compiti, riesce a fargli vedere quanta vita Ramon riesca a vivere. Tutto sommato la comunicazione tra le persone intorno a lui è incentrata sul proprio ideale di vita piuttosto che su un vero ascolto dell'altro. Ramon, sceglie di puntare su quello che non può piuttosto che su quello che è possibile e in un atto di estremo esercizio di potere riesce ad organizzare con una adeguata messa in scena la sua fine davanti alle telecamere.
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theophilus
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giovedì 13 marzo 2014
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o la vita o la morte
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MARE ADENTRO
Prima di avere un valore di denuncia pur fortissimo, ma a cui è sicuramente possibile opporre una razionale visione legale e un altrettanto lucido interrogativo di natura morale, un film come Mare dentro è in grado di stimolare al più alto grado la fantasia dello spettatore e – supponiamo – del regista che l’ha girato. Trattasi di una storia drammatica e il dramma è quello dell’impossibilità alla vita, da cui, a sua volta, discende quello dell’inesprimibilità, per pudore, dei sentimenti, racchiusi in un involucro che non ha sensibilità verso l’esterno.
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MARE ADENTRO
Prima di avere un valore di denuncia pur fortissimo, ma a cui è sicuramente possibile opporre una razionale visione legale e un altrettanto lucido interrogativo di natura morale, un film come Mare dentro è in grado di stimolare al più alto grado la fantasia dello spettatore e – supponiamo – del regista che l’ha girato. Trattasi di una storia drammatica e il dramma è quello dell’impossibilità alla vita, da cui, a sua volta, discende quello dell’inesprimibilità, per pudore, dei sentimenti, racchiusi in un involucro che non ha sensibilità verso l’esterno. L’altro dramma è dato dal fatto che il protagonista, Ramón Sampedro, che conduce una vita da tetraplegico da 28 anni, deve dipendere per ogni tipo di necessità dagli altri.
Il film è pressoché interamente girato in interni, in una camera, anzi la cinepresa è quasi costantemente incollata al letto dove Ramón è costretto a trascorrere la propria vita, nella vana attesa di ottenere l’autorizzazione legale, se non proprio l’appoggio morale, a quello che lui chiede da sempre, cioè di poter morire.
Lo sostiene in questa sua lotta Julia, un’avvocatessa inglese che, a sua volta, ha la vita minata da infarti cerebrali. Fra i due s’instaura presto un rapporto basato sulla condivisione di uno status di sofferenza che non lascia scampo, tanto da spingere la donna a desiderare di darsi la morte insieme a Ramón, una volta che saranno stati dati alla stampa gli scritti di lui, scoperti da Julia. Lei convince il malato - estraneo e riottoso a dare un valore se non individuale alle sue poesie - alla pubblicazione per smuovere l’opinione pubblica a favore di quelli che lottano per ottenere il diritto all’eutanasia.
Sono i momenti più poetici del film, questi: il regista può, infatti, uscire da quella difficile staticità dovendo tener dietro all’immaginazione di Ramón, che si alza dal letto e abbraccia la donna, oppure vola dalla finestra verso quel mare di cui, a volte, nelle mattine ventose, riesce ad avvertire l’odore, o, ancora, rivive il momento oscuro del suo tuffo nell’acqua che stava ritirandosi provocando, così, la sua triste condizione.
Altri personaggi di rilievo nel film sono l’assistente sociale che organizza l’incontro tra Ramón e Julia; Manuela che, con abnegazione, sacrifica la sua vita per accudire il cognato; Rosa, una giovane donna, vedova con due bambini, che s’innamora di lui e l’aiuta a raggiungere il suo scopo.
Particolarmente indovinata c'è parsa la scelta di Belen Rueda, l’attrice che impersona Julia. Ella, con uno sguardo dolcissimo e un sorriso triste e penetrante, sa interagire, unica, col dolore di Ramón e lo conferma nella sua decisione, offrendogli la speranza di una morte ancora più allettante. Col suo ritrarsi finale, Julia tradisce per poi dimenticare, grazie al suo male che la trasfigura ulteriormente, mentre l’altro rimarrà fermo fino all’ultimo nella sua lucida e calma disperazione.
Importante, ancora, nell’economia del film, è il confronto che interviene fra Ramón e un prete, come lui, tetraplegico: il sacerdote, facendo leva solo sullo schematismo clericale imposto dalla Chiesa, non riuscirà in alcun modo a smuovere l’antagonista dalle sue convinzioni.
Il regista non calca la mano sull’aspetto pubblico delle rivendicazioni del protagonista: vediamo un’unica scena in cui a Ramón, spinto dalle donne che lo sostengono a presentarsi in tribunale per ribadire le sue richieste, non viene nemmeno concesso di parlare, perché ciò comporterebbe un vizio di forma che andrebbe contro la legge costituita. Tutto rimane all’interno, nell’intimo del personaggio e di quei pochi che l’assistono e che sono in grado di cogliere la sua disperazione. C’è un prosciugamento, un progressivo e reciproco abbandono che sfocia nell’atto finale in cui unico testimone della morte di Ramón sarà una telecamera. Non si tratta, si badi, del mezzo tecnico del regista, né essa rappresenta il ripensamento estremo del malato ad uscire dall’intimità della sua morte per farne un oggetto didascalico. È invece l’unica possibilità che egli ha di scagionare le persone che hanno contribuito – ognuno in misura tale da non commettere alcun reato – a preparare la pozione che sta per bere e di rivendicare la sua piena autonomia nel togliersi la vita: il regista Amenàbar ha, d’altronde, riportato sullo schermo una storia realmente accaduta.
Le chiavi di casa di Gianni Amelio è l’altro dei film presenti in concorso a Venezia 61 ad aver trattato il difficile tema dell’invalidità fisica. Se entrambe le pellicole evitano brillantemente il pericolo dell’ostentazione gratuita e sgradevole, quello che le differenzia è che il film spagnolo s' impadronisce con grande maestria di un dramma compiuto che registra con pudore esterno, mentre quello del nostro cineasta si addentra in un altro tutto da scoprire e che cresce ed esplode, momento per momento, nelle mani dei protagonisti.
Infine una notazione particolare per Javier Barden, che a Venezia ha vinto la coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile – al film, invece, è stato assegnato il Leone d’argento per la miglior regia. Invecchiato in modo straordinario per affrontare questa parte, l’attore ha in sé quella naturale forza interiore che fa avvicinare Ramón a quello che era prima che si verificasse la sua disgrazia, sapendo così rendere più vivo e vibrante il personaggio da lui interpretato.
Enzo Vignoli,
5 novembre 2004
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julianne
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giovedì 17 ottobre 2013
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un inno alle vita nella descrizione di una morte
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Alejandro Amenàbar narra la toccante storia (vera) di Ramòn Sampedro, primo spagnolo ad aver chiesto l'eutanasia poichè paralizzato da più di vent'anni. Una storia emozionante, intensa, in cui amore, sogno, rimpianto, paura e speranza si fondono in un'opera che arriva dritta al cuore, grazie agli interpreti - primo fra tutti l'incredibile Javier Bardem nei panni di Sampedro, poi ancora Lola Duenas e Belén Rueda - alle musiche - composte dallo stesso Amenàbar, anche sceneggiatore e produttore - alla fotografia e ai dialoghi. Momenti romantici e poetici si intrecciano ad altri ilari e leggeri, raggiungendo un'intensità che sfiora il lirismo.
Oscar e Golden Globe come Miglior Film Straniero, Leone d'Argento e Miglior Attore al Festival di Venezia, Oscar Europeo per Miglior Attore e Miglior Regia e ben 14 Premi Goya per questo capolavoro spagnolo.
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Alejandro Amenàbar narra la toccante storia (vera) di Ramòn Sampedro, primo spagnolo ad aver chiesto l'eutanasia poichè paralizzato da più di vent'anni. Una storia emozionante, intensa, in cui amore, sogno, rimpianto, paura e speranza si fondono in un'opera che arriva dritta al cuore, grazie agli interpreti - primo fra tutti l'incredibile Javier Bardem nei panni di Sampedro, poi ancora Lola Duenas e Belén Rueda - alle musiche - composte dallo stesso Amenàbar, anche sceneggiatore e produttore - alla fotografia e ai dialoghi. Momenti romantici e poetici si intrecciano ad altri ilari e leggeri, raggiungendo un'intensità che sfiora il lirismo.
Oscar e Golden Globe come Miglior Film Straniero, Leone d'Argento e Miglior Attore al Festival di Venezia, Oscar Europeo per Miglior Attore e Miglior Regia e ben 14 Premi Goya per questo capolavoro spagnolo. Il film del giovane Amenàbar non è una semplice pellicola sull'eutanasia, ma un autentico inno alla libertà e, soprattutto, alla vita, che, come ricorda più volte Sampedro (Bardem) "è un diritto, non un obbigo".
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no_data
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domenica 7 aprile 2013
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è giusto morire?
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capolavoro assoluto per regia e per la recitazione di Javier bardem lo stesso protagonista di "Non è un paese per vecchi" e questo la dice lunga a quale grandissimo attore siamo di fronte,passando da un killer spietato,ad una persona fragile com il protagonista della pellicola
Il film lascia decisamente spazio a pensieri propri ed a proprie interpretazioni,il protagonista morendo raggiunge un suo desiderio fisico e mentale, ma nello stesso momento compiendo l'atto reca immenso dolore,a persone lui molto vicine,che fino a quel momento hanno fatto molto per lui senza nessun interesse proprio. Alla fine c'è linevitabile confronto della sua scelta con quella fatta dalla sua compagna di sventura, e che forse alla fine avrebbe avuto piu senso la vita del protagonista, che almeno con il pensiero si poteva muovere, e sicuramente muoveva le cose intorno a se, invece della scelta fatta da lei paralizzata nel pensiero e sopratutto indifferente alla vita che la circonda.
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capolavoro assoluto per regia e per la recitazione di Javier bardem lo stesso protagonista di "Non è un paese per vecchi" e questo la dice lunga a quale grandissimo attore siamo di fronte,passando da un killer spietato,ad una persona fragile com il protagonista della pellicola
Il film lascia decisamente spazio a pensieri propri ed a proprie interpretazioni,il protagonista morendo raggiunge un suo desiderio fisico e mentale, ma nello stesso momento compiendo l'atto reca immenso dolore,a persone lui molto vicine,che fino a quel momento hanno fatto molto per lui senza nessun interesse proprio. Alla fine c'è linevitabile confronto della sua scelta con quella fatta dalla sua compagna di sventura, e che forse alla fine avrebbe avuto piu senso la vita del protagonista, che almeno con il pensiero si poteva muovere, e sicuramente muoveva le cose intorno a se, invece della scelta fatta da lei paralizzata nel pensiero e sopratutto indifferente alla vita che la circonda.
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fedson
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martedì 19 febbraio 2013
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l'occasione di morire o la scelta di vivere?
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Alejandro Amenábar esercita un duro lavoro di regia raccontando la storia di un uomo (Javier Bardem) reso tetraplegico a causa di un incidente: un tuffo mal finito. Film spagnolo basato sulla conoscenza di se stessi (in tal caso del protagonista Ramòn), sulla voglia di vivere e sul desiderio di morire, ma che fa riflettere sui valori di ciò che abbiamo e delle piccole cose che ci portano avanti nella vita di tutti i giorni. La pellicola si avvale di una linea pesantemente drammatica che scorre lenta, con un ritmo ipnotico e quasi immobile (proprio come il protagonista) in grado di intimidire lo spettatore fino a coglierlo nel cuore, suscitandogli grandi e profondissime emozioni che pochi film sanno ormai regalare.
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Alejandro Amenábar esercita un duro lavoro di regia raccontando la storia di un uomo (Javier Bardem) reso tetraplegico a causa di un incidente: un tuffo mal finito. Film spagnolo basato sulla conoscenza di se stessi (in tal caso del protagonista Ramòn), sulla voglia di vivere e sul desiderio di morire, ma che fa riflettere sui valori di ciò che abbiamo e delle piccole cose che ci portano avanti nella vita di tutti i giorni. La pellicola si avvale di una linea pesantemente drammatica che scorre lenta, con un ritmo ipnotico e quasi immobile (proprio come il protagonista) in grado di intimidire lo spettatore fino a coglierlo nel cuore, suscitandogli grandi e profondissime emozioni che pochi film sanno ormai regalare. Ma si tratta anche di un film ottimamente interpretato da un immenso Bardem (candidato al Golden Globe ma premiato con una meritatissima Coppa Volpi), da una Lola Duenas veramente da premio Oscar in una memorabile performance dell'avvocatessa affetta da CASADIL, e dal resto del cast che non guasta e combacia con gli altri attori. Tante sono le emozioni, tanto grandi sono gli interpreti e tanto grande è il film, premiato nientemeno che un Premio Oscar al miglior film straniero. Ottime colonne sonore che rendono benissimo la vena sentimentale che circonda il film in tutta la sua durata. Un film di una tale sensibilità che nemmeno l'imperatrice Hollywood è in grado di produrre. Con questa interpretazione, Bardem si aggiudica un posto tra i miei attori preferiti e non c'è nulla che gli possa togliere dalle mani un futuro secondo (e speriamo meritato) Oscar. Grande film di grandi interpreti.
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budmud
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sabato 5 maggio 2012
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manca qualcosa
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Sembra un film incompiuto. Sono d'accordo con il Fumagalli in larga parte (non si capisce perchè il protagonista agisca in quel modo), ma comunque un buon film. personalmente ho trovato la recitazione di Bardem un tantino sopra le righe, ma forse lo ha fatto appunto per cercare di trasmettere i motivi che non si capiscono (senza riuscirci peraltro). Discreto e vedibile.
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tiamaster
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mercoledì 25 aprile 2012
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magnifico!!!
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Non ho mai pianto così tanto nel vedere un film,e io piango molto raramente (non ho pianto nemmeno in million dollar baby),infatti questo film è magnifico,commovente,struggente.Javier Bardem è straordinario nel interpretare un ruolo così difficile e delicato,la fotografia e la sceneggiatura di portano inevitabilmente a commuoverti,così come la bellissima regia.Il film è perfetto nel esaminare un argomento delicatissimo e lo fà con sottile intelligenza,e con una drammaticità rara e unica sostenuta da un ottimo cast e da caratterizazzioni dei personaggi rare e credibili.Una scena in particolari và menzionata (anche se dovrebbero essere decine):quanto il prottagonista immagina di volare:pelle d'oca.
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Non ho mai pianto così tanto nel vedere un film,e io piango molto raramente (non ho pianto nemmeno in million dollar baby),infatti questo film è magnifico,commovente,struggente.Javier Bardem è straordinario nel interpretare un ruolo così difficile e delicato,la fotografia e la sceneggiatura di portano inevitabilmente a commuoverti,così come la bellissima regia.Il film è perfetto nel esaminare un argomento delicatissimo e lo fà con sottile intelligenza,e con una drammaticità rara e unica sostenuta da un ottimo cast e da caratterizazzioni dei personaggi rare e credibili.Una scena in particolari và menzionata (anche se dovrebbero essere decine):quanto il prottagonista immagina di volare:pelle d'oca.Guardate questo film è vedrete un autentico capolavoro,un unione di poesia e drammaticità.
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