Il ginocchio di Claire

Film 1970 | Drammatico 105 min.

Titolo originaleLe genou de Claire
Anno1970
GenereDrammatico
ProduzioneFrancia
Durata105 minuti
Regia diEric Rohmer
AttoriJean-Claude Brialy, Fabrice Luchini, Beatrice Romand .
MYmonetro 3,04 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Eric Rohmer. Un film con Jean-Claude Brialy, Fabrice Luchini, Beatrice Romand. Titolo originale: Le genou de Claire. Genere Drammatico - Francia, 1970, durata 105 minuti. - MYmonetro 3,04 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Un film poco conosciuto di Rohmer (ma fu il primo a essere programmato negli Usa). Riprende un tema tipico del regista. Un uomo, legato a una donna, h... Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes,

Consigliato sì!
3,04/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,08
CONSIGLIATO SÌ
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Un film poco conosciuto di Rohmer (ma fu il primo a essere programmato negli Usa). Riprende un tema tipico del regista. Un uomo, legato a una donna, ha un'attrazione per un'altra ma non riesce a concretizzare. Qui Brialy, diplomatico francese in Svezia, più che amare la giovane Claire, si è infatuato del suo ginocchio. Per lui diventa un'ossessione. Quando finalmente riesce a metterci una mano sopra, il gesto viene preso per un atto paterno.

Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Prima parte
La vicenda si svolge nell'arco di un mese, dal 29 giugno al 29 luglio. Jéròme, un addetto culturale trentacinquenne che sta ormai per sposarsi con una donna con cui ha una relazione da sei anni, arriva a Taillores, sul lago di Annecy, per vendere una villa di sua proprietà. Incontra qui una vecchia amica, Aurora, una scrittrice di origine rumena, e M.me Walter che ha una figlia sedicenne, Laura. Il giorno dopo Jéròme e Aurora parlano dei sentimenti di lui e di un racconto a cui lei sta lavorando. La scrittrice afferma di essere sicura che Laura si sia innamorata di lui e che sarebbe interessante esplorare questo sentimento. Aurora fa in modo che Jéròme e Laura restino soli anche se poi cerca di impedire che lui le riveli di essere in procinto di sposarsi. Dal momento in cui la scrittrice toglie il divieto Jéròme parla del suo matrimonio e si trova a dover consolare la ragazza. I due faranno anche una gira in montagna dove lei si lascia baciare per poi ritrarsi pur rivelando di essere un po' innamorata.
Un giorno però arriva Claire, figlia del primo marito di M.me Walter, accompagnata dal suo ragazzo, Gilles. Di lì a poco tempo Jéròme comincerà a essere attratto in modo irresistibile dal ginocchio destro di Claire che riuscirà a toccare grazie all'aiuto di Aurora a cui ha confidato la propria attenzione per la ragazza. Dopo la partenza di Laura, che si dichiara non più interessata a lui, Jéròme scopre Gilles mentre passeggia in modo affettuoso con una ragazza. Approfittando di un passaggio in motoscafo e del maltempo, l'uomo rivela a Claire ciò che ha visto e approfitta del suo sconcerto per accarezzarle il desiderato ginocchio. Nel momento in cui si appresta a partire è ormai convinto di aver separato i due giovani. Aurora sarà invece testimone della loro rappacificazione.
Per la prima volta in modo esplicito il regista fa riferimento alla natura letteraria dei "Racconti" nel momento in cui ne trasforma uno in film. Ecco così che le datazioni progressive, anziché far assumere alla narrazione una forma diaristica le attribuiscono una valenza di scrittura: ogni data si trasforma nel titolo di un capitoletto o di un paragrafo di questo racconto osservato nel suo farsi. Procedendo con ordine è necessario fare pertanto riferimento immediato al testo da cui Il ginocchio di Claire trae origine. Si tratta di La roseraie, pubblicato nel n. 5 del 1951 dei «Cahiers du cinéma», con le firme di Eric Rohmer e Paul Gégauff. Il protagonista ha trent'anni ed è sul punto di sposarsi. La sua attenzione è però attratta da due vicine molto giovani: Claire e Charlotte. Decide così di esercitare su di esse le proprie doti di libertino, dato che manca ancora un mese al matrimonio. L'occasione per fare la loro conoscenza è fornita dalle palle da tennis che cadono nel suo giardino. L'uomo è interessato soprattutto a Claire a cui dà lezioni di piano. Nel corso di una di queste, approfittando del suo ruolo di professore fa delle avance: «Era una bella lezione, in cui tutto ciò che si poteva veniva carezzato senza far torto al resto». Claire però ama Jacques, giovane e un po' arrogante e pertanto inviso al protagonista che decide di farle un favore allontanandola da lui. Avendo avuto l'occasione di scoprirlo e fotografarlo in compagnia di un'altra si prepara ad agire. Intanto però dedica le sue attenzioni a Charlotte di cui lo attrae l'area, seminascosta tra i capelli, tra il collo e la nuca. Qualche tempo dopo Claire, incinta di Jacques, chiede consiglio al narratore su suggerimento di Charlotte. L'uomo ne approfitta per rivelarle il tradimento di Jacques. Mostrarle la foto non è necessario. La ragazza è così disperata che giunge al suicidio. Il narratore apprenderà la notizia dopo il matrimonio e la commenterà in questi termini: («Non penso affatto di macerarmi oltremisura nei rimorsi. Non ho più la forza di essere infelice e, da quando sono sposato, le mie inquietudini sono finite».
Le affinità tra il film e il racconto sono evidenti anche se tutto il versante melò è stato cancellato. Rohmer arriva al punto di esplicitare la fonte facendo dire ad Aurora che si rivolge a Jéròme: «Mi ricorda una vecchia storia che volevo scrivere e non so più come finire. C'era un signore di una certa età, trentacinque-quarant'anni, diplomatico, molto austero e severo, modi al di sopra di ogni sospetto, che guarda giocare le ragazzine e di giorno in giorno si fa delle idee, è chiaro. Un giorno la palla cade nel suo giardino. Lui la prende e la mette in tasca e quando le ragazzine arrivano fa finta di cercarla tra le ortiche e quando se ne vanno va a rilanciare la palla da quella parte di là, dove c'è una casa in costruzione. Senonché quella casa appartiene a una vecchia signora invalida ed è molto improbabile che abbia voglia di giocare a palla con quelle fanciulle in fiore. Così le ragazze si incuriosiscono, lui si diverte a rifare questo giochino tre o quattro volte e dopo questa bambinata si lascia trascinare sulla china della follia più totale. Che ne pensi della mia storia? Come potrei finire?».

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Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Seconda parte
Questa sembra essere la sfida che maggiormente interessa il regista al suo quinto "Racconto" cinematografico: sottoporre al banco di prova le dinamiche di trasposizione da testo letterario a testo filmico, portandone allo
scoperto gli snodi senza però far mai avvertire in modo troppo marcato allo spettatore il senso dell'operazione. Come i suoi "eroi" ma, al contempo, in modo molto più oculato di loro, Rohmer decide di non raccontarci tutto, divertendosi però ad aprire spiragli che stimolino la voglia d'indagine dello spettatore. La detection rohmeriana (di cui La Marchesa von... costituirà un paradigma) interviene qui su una molteplicità di livelli mai raggiunta sinora. Proviamo a enucleare i più importanti. L'"eroe" dei "Racconti" nel film in cui sembra maggiormente occultarsi raggiunge invece il vertice della propria definizione. In Il ginocchio di Claire a Jéròme non viene concessa alcuna battuta a commento e il vero deus ex machina della vicenda è sicuramente Aurora, la scrittrice. Eppure il personaggio porta a compimento le funzioni del protagonista rohmeriano, giocando a nascondino non solo con lo spettatore ma anche con il proprio autore che lo utilizza per mascherare il proprio intervento. Se nell'apertura del racconto scritto di La mia notte con Maud il narratore affermava: ( Il ginocchio di Claire che lo iato che sussiste tra la narrazione e i fatti viene non solo tematizzato ma "mostrato". Se fino a ora avevamo avuto la versione di un narratore assiomaticamente parziale, in questo caso Rohmer non si limita a raccontarci un fatto narrato con gli occhi di una memoria esplicitamente deformata e/o deformante. Giunge sino a sottoporre al nostro sguardo i piccoli slittamenti dell'azione per poi farli analizzare e raccontare in favore di un'Aurora che sta sullo schermo a rappresentarci. Mai come in questo film poi il "non visto" (e qui il Rohmer regista si svela come colui che "non ci dice tutto") si apre su prospettive capaci di condurre la narrazione in tutt'altre direzioni o, magari, di avercela condotta senza che la decodifica possa ritenersi chiara ed esaustiva.
Rohmer non solo compie in maniera perfetta questa operazione ma si diverte anche a sottolinearcene la struttura. Si pensi solo alle sequenze finali. Jéròme riesce finalmente ad accarezzare il ginocchio destro di Claire mentre la ragazza piange. La invita quindi a risalire sul motoscafo perché ha smesso di piovere. Noi non sapremo mai che cosa è successo dopo perché Rohmer taglia la scena per passare alla narrazione dell'accaduto secondo la versione di Jéròme. Narrazione che, si noti, avviene attorno o in prossimità di un letto (luogo che il protagonista non raggiungerà mai con una delle fanciulle e che rimanda al letto-agorà di Maud). Poco dopo, invece, lo stesso Rohmer esibisce il proprio potere demiurgico facendoci assaporare la sconfitta del suo eroe filtrata attraverso una soggettiva di Aurora. Il gioco delle rifrazioni si è concluso. Sguardo della macchina da presa e sguardo del personaggio coincidono finalmente in un film che ne aveva invece accentuato le differenze. Si pensi ai leggeri scarti tra l'azione del personaggio e la permanenza della camera sull'ambiente (vedi la scena delle sedie sulla spiaggetta vista dal motoscafo) oppure al movimento della macchina da presa all'interno del riferimento che Aurora (ancora una volta una "vera" scrittrice nel ruolo di una sua omologa) fa al vecchio progetto di romanzo: nel momento in cui indica un luogo distante la macchina da presa, che non è affatto in soggettiva, denuncia la propria presenza seguendo il gesto della donna.
A proposito dell'ennesima sconfitta dell'eroe rohmeriano Il ginocchio di Claire, nella sequenza che precede quella a cui si è appena fatto riferimento, ha già provveduto a presentarcene le caratteristiche. Se Rohmer nell'introduzione al volume dei "Racconti" scrive «I miei eroi, un po' come Don Chisciotte, si prendono per personaggi di romanzo, ma forse non c'è neppure il romanzo», Aurora, dinanzi a un affresco riproducente il personaggio di Cervantes bendato su un cavallo di legno mentre si illude di star volando, afferma: «Gli eroi delle storie hanno sempre gli occhi bendati. Sennò non farebbero più niente. La storia finirebbe. Non è grave perché tutti abbiamo bende sugli occhi». In questa ipotizzata assenza di romanzo (mai come in questo caso non accade nulla) l'eroe è predestinato a un'insoddisfazione ontologica che, questa volta, lo conduce a un matrimonio di comodo in cui è già spenta qualsiasi pulsione di ricerca. Ecco allora che l'andirivieni in motoscafo di Jéròme (variante degli spostamenti in auto o delle deambulazioni qui soverchiate dalle conversazioni "sedute")
è una sorta di pendolo che oscilla tra il niente e il niente. In questo percorso si inserisce, profondamente ribaltata, la figura del libertino che Jéròme incarna alla perfezione e che ha fatto individuare a più di un autore ascendenze riconducibili alle Liaisons dangereuses. Se il libertino "storico" afferma con forza una propria libertà individuale nel confronto con una società dominata, nel campo di ciò che attiene all'amore e all'erotismo, dal senso di colpa instillato dalla morale della Chiesa, il libertino rohmeriano sembra invece volersi liberare proprio da ciò che attiene all'amore e alla sfera erotica. Il seduttore non deve mai essere vittima della seduzione e la passione non deve neppure sfiorarlo. Abbandonarsi è una colpa e, nel cinema di Rohmer, ciò accade raramente e a seguito di una strategia ben precisa. L'agire non conta, e qui il libertino di Rohmer si ricongiunge con quello classico, ma ciò che è importante è piuttosto il suo riflesso nelle coscienze dei protagonisti e la loro rilettura. Ma chi è il vero libertino in Il ginocchio di Ciaire? L'elucubrante Jéròme in costante autodifesa o la sottile Aurora capace anche di concedersi una vitale castità dopo tre rapporti con ragazzi diversi in cinque giorni? La simpatia dell'autore sembra propendere (come spesso accade nel suo cinema) per la donna.

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Stefano Lo Verme

Jéròme, un diplomatico in procinto di sposarsi, si reca a trascorrere un mese sulle rive del lago di Annecy in compagnia di una sua intima amica, la scrittrice Aurora. Insieme a loro si trovano anche madame Walter e la sua figlia sedicenne Laura, che si prende una cotta per Jéròme; l'uomo, però, prova una profonda attrazione per la sorellastra di Laura, Claire, fidanzata con il coetaneo Gilles.
Il ginocchio di Claire è il quinto capitolo del ciclo dei sei "Racconti morali" realizzati dal regista francese Eric Rohmer, che si è ispirato a La roseraie, una breve storia scritta da lui stesso e pubblicata sui Cahiers du cinéma. Ambientato in una ridente località di provincia sulle sponde del lago di Annecy, il film di Rohmer svela fin da subito il suo carattere in qualche modo "letterario" quando la scrittrice Aurora (Aurora Cornu) anticipa allo spettatore lo sviluppo della vicenda, raccontando al suo amico Jéròme (Jean-Claude Brialy) la trama di una novella che non sa ancora come concludere. Ed è proprio sul rapporto (innanzitutto dialettico) fra i due personaggi, Aurora e Jéròme, che è costruita questa pellicola, considerata uno dei titoli più importanti nella produzione di Rohmer.
L'azione si svolge nell'arco di un mese esatto, dal 29 giugno al 29 luglio, nell'amena tranquillità delle calde giornate estive di una località lacustre. Lo spunto di partenza del film sembra quasi voler rielaborare quello de Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos: anche qui, infatti, al centro della scena troviamo un uomo con velleità di seduttore e la sua più fedele amica e confidente; anche qui, i due protagonisti pianificano una sorta di "strategia erotica" che vede coinvolti altri (inconsapevoli) individui. Sulla base di questo schema narrativo, Rohmer innesta un'analisi lucida e distaccata delle dinamiche che caratterizzano le relazioni interpersonali e le pulsioni amorose; in particolare, soffermandosi sul desiderio di Jéròme nei confronti della giovane Claire (Laurence de Monaghan), e sulla sua ossessione feticistica per il ginocchio destro della ragazza.
Lo studio dei sentimenti e delle passioni umane si rivela così l'autentico nucleo della pellicola, lontana da qualunque pretesa di giudizio critico verso i personaggi. Con Il ginocchio di Claire, Rohmer firma una commedia raffinata e dal retrogusto assai amaro, che sconta forse una certa freddezza intellettuale, ma può vantare a suo favore un eccellente uso del linguaggio cinematografico e la fotografia dai toni pastosi di Néstor Almendros.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 17 gennaio 2010
valeriamonti

Un incontro fortuito con una vecchia amica e Jerome, il protagonista del film, entra a far parte di un gioco che potrebbe minacciare i suoi imminenti programmi futuri. Da lì a un mese, infatti, dovrà sposarsi con la donna con cui sta bene e dalla quale si sente totalmente appagato. Il gioco seduttivo, tra finzione letteraria e realtà (complice l’amica scrittrice), si svolge grazie alla frequentazione [...] Vai alla recensione »

lunedì 6 settembre 2010
fedeleto

Rohmer ha sempre cercato di portare a chiarire la morale dell'uomo, e nei precedenti film ne abbiamo avuto una conferma(la fornaia di monceau,la carriera di suzanne,la collezionista,la mia notte con maud),ora il regista affronta una morale di sicuro piu' originale delle precedenti.Un uomo di nome jerome che oramai si sta per sposare ,reincontra una sua amica scrittrice,ed in parte inconsapevole [...] Vai alla recensione »

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