I diecimila soli

Un contadino (Tiber Molnàr) narra al figlio tornato provvisoriamente di città (Andràs Kozàk) il suo passato di bracciante al servizio dei padroni, negli anni '30, e le sue disgrazie, il '45 e la distribuzione delle terre, l'inimicizia con un comunista suo coetaneo (Jànos Koltai) che al contrario di lui si dedica ai problemi comunitari e generali: egli invece assisterà impassibile a un'uccisione seguita alla lite di un contadino con un poliziotto, e verrà condannato ai lavori forzati. Liberato, è il '56 e allora prende posizione e salva la vita del comunista che i rivoltosi vogliono uccidere. Qualcosa è cambiato in lui. Ma per il figlio questo è passato, storia... ha il futuro d'innanzi. Un esordiente di meno di trent'anni ha realizzato con estrema cura formale e un ritmo lento, senza concessioni retoriche, in scene tenute " sottovoce ", quest'opera notevolissima del risveglio cinematografico ungherese, in cui la descrizione del difficile rapporto tra il mondo contadino e la storia vuole andare oltre al semplice quadro nazionale.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968