Giorno di festa

Film 1949 | Comico, +13 83 min.

Titolo originaleJour de fête
Anno1949
GenereComico,
ProduzioneFrancia
Durata83 minuti
Regia diJacques Tati
AttoriPaul Frankeur, Jacques Tati, Guy Decomble, Santa Relli, Maine Vallée, Robert Balpo Delcassan, Jacques Beauvais, Roger Rafal.
Uscitalunedì 27 giugno 2016
TagDa vedere 1949
DistribuzioneRipley's Film
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,05 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Jacques Tati. Un film Da vedere 1949 con Paul Frankeur, Jacques Tati, Guy Decomble, Santa Relli, Maine Vallée, Robert Balpo. Cast completo Titolo originale: Jour de fête. Genere Comico, - Francia, 1949, durata 83 minuti. Uscita cinema lunedì 27 giugno 2016 distribuito da Ripley's Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,05 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 novembre 2016

Il postino di un piccolo paese assiste alla proiezione di un documentario sul servizio postale negli Stati Uniti e decide di emulare i colleghi americani. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, In Italia al Box Office Giorno di festa ha incassato 8,8 mila euro .

Consigliato sì!
3,05/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,10
CONSIGLIATO SÌ
Tati sperimenta una pionieristica ripresa a colori che però non avrà mai una proiezione fino al 1995.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

In un piccolo centro della provincia francese sta per avere inizio la tradizionale festa che coinvolge tutta la popolazione. Si innalza il pennone sui issare la bandiera ed arrivano la giostra e qualche altra attrazione. Di queste fa parte un tendone in cui si proietta un documentario sull straordinaria efficienza e velocità della consegna della posta negli Stati Uniti. Il portalettere François ne viene particolarmente colpito e cerca di mettersi al passo con i tempi.
Quando Tati gira questo suo primo lungometraggio ha già trattato il tema della consegna della posta sostituendo René Clément alla regia de La scuola dei portalettere cortometraggio vincitore del Premio Max Linder. Questa volta però l'obiettivo è più alto e non solo perché si passa dal corto al lungo ma anche perché Tati sperimenta una pionieristica ripresa a colori che però non avrà mai una proiezione fino al 1995 per una complessa serie di ragioni.
Girato nel 1947, ma giunto nelle sale solo nel 1949, il film trova in Sainte-Sévére-sur-Indre una location particolare perché il regista vi era stato ospitato e nascosto, insieme al suo futuro co-sceneggiatore Henri Marquet, dalle truppe tedesche da cui era ricercato e aveva promesso che vi sarebbe tornato a girare un film. C'è quindi un debito di riconoscenza nella affettuosa descrizione della vita di paese che lo apre e che ne diviene il soggetto principale prima dell'entrata in scena del postino François. Il quale è sì oggetto di dileggio da parte di chi ne conosce gli impacci ma è anche descritto con tratti che non ne fanno il classico 'scemo del villaggio'.
Quando si trova dinanzi allo strabico che non riesce ad assestare un colpo che sia giusto non gli fa pesare il suo deficit visivo ma mette in atto una strategia che gli dia soddisfazione e lo stesso accade con i bambini che imbucano una finta lettera a cui lui attribuisce la patente di regolarità. Nelle gag che si susseguono Tati sviluppa una sorta di amore-odio nei confronti del burlesque portato al successo da Max Linder. Ecco allora una divertente rivalità 'professionale' con i portalettere americani che si traduce nel desiderio (riuscito) di fare proprie le tecniche di quella comicità offrendo loro una possibilità di dispiegarsi in ambito francese. Senza però tralasciare anche una sottile polemica antiamericana (che il gollismo sul piano politico non faceva nulla per nascondere).
Il documentario che François spia senza pagare il biglietto descrive l'attività dei portalettere made in Usa in modo mirabolante e François viene attratto da questo modello artificioso finendo, lui come coloro che hanno assistito alla proiezione, per crederlo vero e riproducibile. Si accorgerà in prima persona di quanto sia fasulla la parola d'ordine che sembrerebbe dover essere alla base della straordinaria efficienza. L'adorazione della "rapidità" fa dimenticare l'essenza delle relazioni umane. Tati saprà come sviluppare questo concetto nei suoi film successivi.

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GIORNO DI FESTA disponibile in DVD o BluRay

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 9 gennaio 2021
figliounico

 Primo lungometraggio di Tati regista e contemporaneamente attore protagonista in veste di postino in bicicletta, da mane a sera  impegnato a portare raccomandate e telegrammi nel paesello rurale animato da cento personaggi, quella gente comune, protagonista nel dopoguerra del neorealismo italiano, affaccendata nella quotidianità bucolica dei lavori di campagna e dei preparativi del [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Una finestra sul mondo: questo era il cinema per Jacques Tatischeff, in arte Tati. Realismo? O capacità di godersi lo spettacolo della vita? In ogni caso, gli bastava aprire quella finestra, perché entrassero nei suoi film strade e piazze, uomini e donne, immagini e suoni, luci e colori. Così avviene, appunto, in Giorno di festa (1949). Fino a ieri ce li immaginavamo, i colori della piazza e della [...] Vai alla recensione »

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

«Monsieur, se mai si potessero sononizzare i miei film, penserei senz’altro a lei»: queste le parole - forse non proprio le stesse, ma il significato non cambia - rivolte dal grandissimo Buster Keaton a Jacques Tati, in occasione del loro incontro in terra americana. E la prova della stima nutrita dal “comico che non rideva mai” nei riguardi dello “spilungone” francese di origine russa (vero nome Tatischeff [...] Vai alla recensione »

Mario Gromo
La Stampa

Molte altre risate a Un jour de fête, diretto e interpretato da Jacques Tati. E chi è, questo nuovo regista-attore che tenta quella quadratura del circolo che è il film comico? È un Marcantonio alto quasi due metri, figlio di un fabbricante di cornici, e, nella sua prima giovinezza, amante di ogni sport. Non aveva nessuna voglia, di mettersi a fabbricare e vendere cornici; dopo una partita.

winner
miglior scenegg.ra
Festival di Venezia
1949
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