Gloria a noi, morte al nemico

Il titolo è chiarissimo, si tratta di propaganda patriottica. Bauer interviene in tutta fretta sul conflitto in corso, e lo fa con l'insostenibile vicenda di una nobildonna cui la guerra strappa il marito (Ivan Mozzuchin!) e vorrebbe entrare nel servizio segreto per vendicarlo. Si fa invece crocerossina, penetra nel campo nemico, di fronte al letto di un ferito gli afferra il braccio offeso e glielo storce (nella voluttà del gesto improvviso è la «zampata» del regista), infine accetta l'appuntamento notturno dell'ufficiale galante, lo pugnala pronta anche a strangolarlo e gli sottrae i piani d'attacco, rientrando poi tra i suoi che, entusiasti, la premiano con una medaglia. Oltre ai momenti sadici, c'è anche il sogno premonitore sugli orrori bellici, che testimonia di uno spirito pacifista da parte di Bauer. Di segno contrario, anche perché «ideologico», sarà invece il finale del film Il rivoluzionario, che inciterà al proseguimento della guerra secondo il programma di Kerenskij.

Da Alfabetiere del cinema, a cura di L. Pellizzari, Falsopiano, Alessandria, 2006